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Autore: _eco    08/07/2014    7 recensioni
A Deb
[Everlark]
- Tana per… -
- Peeta. – deve ripeterle lui, ogni volta.
Ma non importa. Peeta confida che, un giorno o l’altro, Katniss memorizzerà il suo nome.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione: Si tratta di una one-shot molto breve e senza pretese. Non scrivo sugli Everlark da molto tempo, ma l'ho fatto perché Deb mi diceva sempre "scrivih, scrivih! O ti picchio con il righello!" No, non è vero. Ho avuto questa idea e l'ho buttata giù.
Siamo in un ipotetico pre-Hunger Games, molto pre. Il signor Everdeen è ancora vivo, nel ricordo che Peeta richiama alla mente. I bambini sono più o meno spensierati, più  o meno. xD Possono permettersi di giocare ogni tanto. Spero che non sia troppo surreale.
Buona lettura :)
S.
A Deb, perché adora gli Everlark, e anche io li adoro.
E di conseguenza io adoro lei. ♥

Tana per Peeta


Tutti i grandi sono stati bambini, ma pochi di essi se ne ricordano.
Tutti i bambini sono cresciuti, ma alcuni di essi pensano semplicemente di averlo fatto troppo in fretta.
 
Peeta Mellark ha vent’anni anni, quasi ventuno. La sua statura, le spalle larghe, la leggera peluria bionda sul viso sono avvisaglie del fatto che è ormai un adulto, un uomo.
Peeta non è più l’ometto di papà, la cui unica preoccupazione era quella di glassare bene i dolcetti per non beccarsi uno scappellotto dalla mamma.
Non è più il bambinetto che, quasi per caso, aveva scoperto quali meraviglie le sue piccole manine potessero creare, usando i colori per i pasticcini come tempere da spargere sulla carta.
 
Peeta Mellark è uno di quei bambini che hanno saltato le tappe e sono cresciuti tutt’assieme.
Peeta Mellark è anche uno di quei pochi adulti che ricorda ancora la piacevole sensazione della neve sulla lingua, dell’erbetta fra le dita dei piedi e dell’impasto colloso delle torte fra le mani.
Peeta Mellark è un adulto un po’ strano, lo si deve ammettere: ciò che ricorda è vero solo per metà.
Nelle immagini che si affollano nella sua mente, molo spesso c’è una patina luminosa che offusca tutto.
Peeta ha capito che è questa l’avvisaglia più evidente per i ricordi non reali.
E poi c’è anche Katniss e il gioco che ormai è diventato per loro un abitudine.
Vero o falso?
A molte domande Katniss sa rispondere. Ma a molte altre no, e tutto ciò che può fare è rannicchiarsi accanto a lui, appoggiare la testa sulla sua spalla e rimanere in silenzio a guardarlo lottare con i suoi demoni, impotente.
 
C’è un ricordo della sua infanzia che gli piace rivivere in continuazione. Katniss gli ha detto che è vero. È vero di sicuro, perché lo rammenta anche lei.
Il cortile della scuola, le risate dei ragazzini che riecheggiano e si fondono. L’innocenza di chi non è ancora una potenziale vittima degli Hunger Games. Di chi può ancora permettersi di crescere gradualmente.
C’è una bambina con le trecce d’inchiostro e gli occhi grigi. C’è un ragazzino che si ostina a nascondersi il più vicino possibile al muro davanti al quale la bambina fa la conta.
Ha la verve della cacciatrice, Katniss. Non annuncia mai il suo arrivo, non fa mai rumore. Stana la sua preda, la coglie di sorpresa, poi corre al muro prima che l’avversario liberi tutti gli altri.
Peeta non è silenzioso per natura, e di certo non fa nulla per attenuare i rumori che rivelano la sua postazione.
Katniss lo trova sempre per primo, perché a Peeta piace il sorriso beffardo che anima il suo visetto ovale e il luccichio che le attraversa gli occhi da Giacimento.
- Tana per… -
- Peeta. – deve ripeterle lui, ogni volta.
Ma non importa. Peeta confida che, un giorno o l’altro, Katniss memorizzerà il suo nome.
 
Quando ha uno dei suoi attacchi, Peeta si rintana dietro mura spesse e invalicabili. Katniss prova sempre a scavalcarle, ma man mano che si avvicina al traguardo scivola un po’ più giù.
Peeta non fa niente per farsi trovare, in quei momenti. Ma Katniss rimane quel che è: una brava cacciatrice, che avvista i movimenti più piccoli e indicativi, capta i borbottii più innocui e fondamentali, studia il respiro più o meno accelerato.
Stana la preda, la coglie di sorpresa.
Porta indietro Peeta, ogni volta, con pazienza e tenacia.
 
- Tana per Peeta. – sussurra, posandogli un bacio in fronte.
Lo sapeva, Peeta, che avrebbe imparato il suo nome.

 
  
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