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Autore: deli98    08/07/2014    0 recensioni
Questa è una storia che si è ripetuta più volte e come vedrete ha sempre come protagonisti i due fratelli italici.
Chissà perché alla fine tendiamo a fare gli stessi errori, senza accorgersi di esserci già passati.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Appena sono entrato dentro al campo mi sono sentito morire. Non auguro a nessuno quello che adesso tocca a me.
Le persone non sembrano vere, sembrano piuttosto degli scheletri ambulanti! Anche io diventerò come loro? Al sol pensiero mi viene da piangere, ma non è il momento per lasciarsi andare con questi sentimenti.

Quando sono arrivato mi hanno portato subito nell'infermiera, dove mi hanno praticamente torturato: mi hanno costretto a denudarmi davanti a dei dottori, che mi hanno visitato per vedere il mio stato di salute, poi dopo aver compilato tutti i dati in una cartella mi hanno dato degli stracci per coprirmi. Mi hanno fatto passare in un'altra stanza dove mi hanno rasato a zero. Una vera umiliazione, farsi tagliare i capelli come una pecora. Poi mi hanno tatuato un piccolo codice sulla nuca. Da adesso per tutti sarò il numero 984. Ancora più umiliante, non vi pare? Tutto il mio onore è andato a farsi fottere nel giro di dieci minuti.

-Bene, 984. Benvenuto nel campo di concentramento di Messina! Spero che il soggiorno sia di suo gradimento.- Che simpatici che sono.
-Ma fottiti.- L'ho detto molto piano, ma sono stato sentito lo stesso.
-Porta rispetto a chi è superiore a te, verme!- Con una mano mi stringe il collo e mi schiaccia i nervi, facendomi urlare di dolore. -E questo è solo l'inizio.-
-Portatelo a fare una visita e mostrategli subito il suo lavoro. Senza perdere troppo tempo.- Una guardia mi spinge fuori dalla porta, mentre un'altra legge la mia cartella facendosi due risate. Cosa ci sia di così tanto divertente lo sa solo lui.
-Però! Ti hanno assegnato un bel lavoretto da svolgere!- Anche l'altro da un'occhiata al fascicolo e scoppia a ridere insieme all'altro.
-Eh, sì! Evidentemente ti hanno considerato abbastanza forte da farlo.- Lo fanno apposta a tenermi sulle spine? -Ti hanno mandato a fare il lavoro più duro di tutti, nella fonderia.- Fonderia? Dovrei fondere i metalli? Non so niente di queste cose! E le due guardie vedono la mia espressione evidentemente molto divertente per loro, perchè non smettono di ridere. 

Insieme a loro vengo trascinato in mezzo a lunghissime file di magazzini e capannoni.
-Eccoci arrivati!- Mi portano nell'edificio più grande di tutti, con tanto di ciminiere.
-Una volta dentro ti farai spiegare da qualcuno il tuo compito. Buona fortuna!- Mi aprono la porta e con una spinta mi buttano dentro. Un fortissimo calore mi investe all'improvviso e l'aria rovente è quasi irrespirabile. Mi guardo intorno e quello che e vedo mi mette i brividi: colate interminabili di metallo fuso che scendono da enormi contenitori, pezzi di ferro rovente gettati nell'acqua, nubi di fumo tossico e vapore. Sono finito all'inferno?
Un guardia mi raggiunge e mi strattona -Hey tu! Che ci fai qui? Sei nuovo?- Urla cercando di far sovrastare la sua voce in mezzo a tutto questo frastuono. 
-Chi sei? Come ti chiami?- Mi stringe per le braccia, forse per paura che scappi. 
-Romano.- Rispondo d'istinto, poi però mi ricordo del codice. L'uomo mi guarda storto. -Adesso puoi anche dimenticati il tuo vero nome. Ora mai sei diventato un numero come tutti gli altri. Questo è 725.- Afferra un'altro per gli stracci che indossa e lo costringe ad avvicinarsi -Tu, 725! Fagli vedere cosa deve fare.- Lui trema di paura.
-Vieni, ti faccio vedere.- Insieme incominciamo ad inoltrarci verso il cuore della produzione.
-Tu sei nuovo di qui, quindi certe cose non puoi ancora saperle. Ti darò dei preziosi consigli, quindi cerca di tenerli bene a mente. Per prima cosa, cerca di imparare in fretta il tuo lavoro, devi essere veloce e non fermarti mai. MAI, hai capito? Non devi fermarti ad aiutare nessuno, né tanto meno prendere il posto di qualcun altro a meno che non te lo ordinano. Se farai così non rischierai di essere ucciso. Seconda cosa, devi sempre portare rispetto ai tuoi superiori, cioè a tutte le guardie e la gente dell'esercito che viene qui per dei controlli. Non parlare mai se non ti viene richiesto, non guardarli negli occhi e tieni sempre la testa bassa. Terzo, non devi mai lamentarti del tuo lavoro o della scarsità di cibo e nemmeno della stanchezza fisica. Se lo fai ti assegneranno un lavoro ancora più pesante o ti faranno morire di fame. Quando ti chiedono com'è il cibo o il lavoro tu rispondi sempre che è buono. Potrebbero anche premiarti se svolgi il tuo lavoro alla perfezione e se 
non ti lamenti mai, ma è molto raro. Ci sono dei turni da rispettare, il tuo dovrebbe iniziare esattamente dalle 6 del mattino e finire alle 18 e poi verrai sostituito da quelli delle 18 alle 5. Sono 12 ore di lavoro continuo, non esiste il pranzo. Se vuoi andare al bagno, devi chiedere sempre il permesso, anche se non sempre ti lasciano, ma lo fanno solo per farti soffrire. Dopo il turno hai quindici minuti d'orologio per mangiare e subito dopo devi andare nel dormitorio e puoi dormire. Se ti vedono fuori dal dormitorio non esitano un momento ad ammazzarti. Molti hanno fatto questa fine. Hai capito? Nessuno ti ripeterà queste regole di vita una seconda volta, quindi vedi di ricordartele.-  Si, sono proprio finito all'inferno.
-Ecco, qui c'è uno spazio vuoto dove puoi lavorare.- Mi fa avvicinare ad uno di quei grandi contenitori di pietra dove si fonde il metallo.
-Che cosa dovrei fare?- Ho il presentimento che sia la cosa peggiore di tutte.
-Oh, è semplice! Quando 211, quell'uomo lassù sul ponteggio ti darà il segnale che il metallo è alla temperatura giusta, dovrai tirare quella catena insieme a 778, quello dall'altra parte, e versare il metallo dentro a queste forme per fare il rivestimento esterno delle bombe. Devi fare attenzione a non essere troppo veloce o troppo lento, perchè se fai troppo in fretta rischi che ti si versi tutto addosso, mentre se sei troppo lento il metallo perde la temperatura e si raffredda. Tu e 788 dovete fare le cose contemporaneamente, mi raccomando.- Fa per andarsene ma lo fermo -Aspetta! Ho una domanda: che fine ha fatto quello che stava qui? Lo hanno spostato?- Ho paura della risposta.
-Eh, no! E' morto ustionato sotto la colata.- Detto questo si allontana per tornare a fare quello che stava facendo.
Oggi è il mio compleanno e lo sto passando rinchiuso in questo bellissimo posto. Feliciano mi ha proprio riservato il meglio!
Devo solo ringraziare lui per tutto questo. Bastardo.



Non so quanto tempo sia passato da quando sono arrivato qua. Ho cercato di contare in base alle stagioni: la primavera è passata in un soffio, subito seguita da una rovente estate che mi è parsa eterna, un autunno brevissimo e un inverno gelido, con grandi nevicate e un freddo indescrivibile.
Intanto di cose ne sono successe parecchie in questo lasso di tempo. Cose per lo più tragiche, che compongono gli avvenimenti di quasi tutte le giornate.
La maggior parte delle persone sta sempre sulle sue, ma se glielo chiedi, ti raccontano la loro vita passata, prima di finire qua dentro.
Sono riuscito a far "amicizia" con qualcuno, ma alla fine me ne sono pentito. Prima o dopo muoiono tutti o per la fame o per il freddo, oppure per la fatica e il
dolore.  Anche io mi aspetto questa fine, prima o poi toccherà anche a me e spero che arrivi il prima possibile, perchè non ce la faccio più ad aspettare.
E' dicembre e siamo vicini a Natale. Questo lo so perchè le guardie che ci sono non smettono di parlare d'altro e aspettano con ansia le ferie. Mentre noi lavoreremo anche quel giorno. Comunque, ieri c'è stato un po' di trambusto, perchè via radio hanno trasmesso la notizia dell'attacco a Pearl Harbor contro gli USA.
Forse è quello che Arthur sperava da tempo, perchè adesso gli Stati Uniti sono entrati in guerra.
Ma io quanto dovrò aspettare ancora? Intanto però una cosa positiva è successa: non lavoro più nella fonderia perchè adesso mi ritengono debole e senza forze e ora mi occupo di assemblare le bombe. Ci sono parecchi aspetti negativi, anche se prima rischiavo una colata di ferro fuso, adesso basta una scintilla e saltiamo tutti in aria. In più, come ho detto prima, sono senza forze e ogni giorno divento sempre più debole. Non manca molto alla fine, spero. I capelli non me li tagliano più, ora mai sono quasi tornati della lunghezza di prima. Li tagliano solo ai nuovi arrivati, così da poterli distinguere da quelli che sono qua da tempo, con il semplice scopo di torturarli e maltrattarli per puro divertimento.
Cerco di seguire come posso i consigli che mi ha dato l'uomo numero 725 quando sono appena arrivato, quasi un anno fa. E' difficile. Con il carattere che mi ritrovo il fatto di dover subire così tante ingiustizie mi distrugge dentro. Sono costretto a subire in silenzio tutto quello che mi fanno, covando l'odio e la rabbia dentro me, ma non so per quanto tempo posso ancora sopprimere questi sentimenti. Prima o poi esploderò come le bombe che devo assemblare e allora finirò molto male, peggio di come sto attualmente.
Non immagino neanche che il giorno di Natale ricevo una visita. Diciamo anche spiacevole.

-984! Dov'è 984?!- Una guardia all'entrata del capannone urla il mio nome. Interrompo quello che sto facendo e a fatica mi alzo in piedi.
-Ah, eccoti. Lo sai 984? Oggi è il tuo giorno fortunato. Hai una visita.- Mi avvicino all'uscita e con la guardia attraverso tutto il campo. Ha nevicato tanto la notte scorsa e per terra ci sono almeno 40 cm di neve. Io però ho delle scarpe rotte ai piedi e non ho la giacca. La guardia lo sa ma non fa nulla, tanto per farmi soffrire ancora un po'.
Ha detto che ho una visita, ma con questo posso solo aspettarmi il peggio. Preferisco comunque non fare domande e non chiedere chi sia venuto.
-Ed eccoci arrivati. Prego!- Lo dicono sempre in modo sarcastico per farti innervosire. Ed io mi innervosisco sempre, ma cerco di non darlo a vedere.
Entro dentro gli uffici situati dietro all'infermeria. Il tepore mi investe e mi fa sentire subito meglio, ma appena vedo chi è venuto a trovarmi mi sento i brividi
correre lungo la schiena. 
-Ciao Romano! Quanto tempo è passato!- Feliciano mi fa segno di accomodarmi su una sedia vicino ad un grosso tavolo e lui si siede dall'altra parte. -Grazie, potete andare.- E con un gesto della mano intima tutte le guardie ad uscire. Adesso siamo soli, l'uno di fronte all'altro. Che bastardo. E' venuto fin qui per vedere come soffro.
-Ma come ti sei conciato?! Non è da te indossare quegli stracci. Ti vedo anche dimagrito! Mi raccomando, devi mangiare molto per i lavori pesanti.- E scoppia a ridere come se avesse fatto una bellissima battuta. Io non rispondo, preferisco non dargli corda. 
-Come siamo silenziosi! Non vuoi salutare come si deve tuo fratello? Io sono venuto fin qui per te!- Cosa ha detto? Io non ho fratelli. Sono solo.
-Tu sei come uno sconosciuto per me.- Mi è scappato, ma ora mai l'ho detto. E non avrei dovuto farlo.
-Ah, già. E' perchè sei troppo debole da ammetterlo, vero? Non vuoi ammettere a te stesso che il tuo adorato fratellino ti ha battuto.- Ridacchia e mi guarda studiando la mia espressione. La rabbia che ho sempre cercato di trattenere sta lentamente prendendo il sopravvento.
-Perchè non mi uccidi?- Penso sia una domanda legittima, anche se in parte ho già una risposta. Vuole farmi soffrire per la scelta che ho preso, mi punisce perchè mi sono messo contro di lui. Ma se sono quello di troppo perchè non mi fa fuori?
-Ucciderti? Ma scherzi?! Non mi oserei mai!- Fa il finto offeso. Allora potresti uccidermi lentamente qua dentro. Facile, no?
-Perchè sei qui?- Non ho nemmeno la forza di parlare, talmente sono stanco. 
-Ma te l'ho già detto no? Sono qui solo per vedere come stai!- Non smette di prendermi in giro. Crede di avere a che fare con un cretino? Si sbaglia.
-Per accertarti che sono ancora vivo.- Lui si fa cupo. -E' per questo che sei qui. Vuoi vedere se resisto a tutto, come una roccia. Volevi cambirmi: ebbene sì, mi hai cambiato. Da adesso sono più attaccato alla vita, vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo. Se perdo una gamba nel lavoro ringrazio Dio per non aver perso anche l'altra, ma se perdo tutte e due le gambe ringrazio Dio di avere ancora le braccia, e se perdo sia le gambe che le braccia, ringrazio Dio per essere ancora vivo.
E se muoio, ringrazio Dio per aver smesso di farmi soffrire. Tutto questo lo devo a te. Mi hai fatto capire il vero valore della vita, ma non solo: che la cattiveria 
umana non ha limiti e tu ne sei la prova.- Mi accorgo di essere rimasto senza fiato e velocemente riprendo aria. Quello che si sente adesso è il silenzio pesante tra noi due. Io lo fisso in volto, ma lui non ha il coraggio di guardarmi negli occhi. Che codardo.
-Non è così? Non è per questo che sei qui? Per farmi vedere che sei in alto, che puoi conquistare tutto il mondo da solo. Basta poco per farti cadere dal piedistallo per poi ritrovarti nella realtà, cioè che il mondo è di tutti ma anche di nessuno. Ma questo stenti a capirlo.- Il suo volto è completamente nascosto dalla penombra, ma vedo che stringe i pugni sul tavolo e trema dalla testa ai piedi.
-Tu non capisci. Non ti accorgi che sto facendo tutto per noi due? Quando questa guerra sarà finita io e te potremo vivere per sempre insieme, come ti avevo giurato. Ma fin dall'inizio tu ti sei opposto e messo contro di me! Ti ho chiuso qua dentro per evitare che mi intralciassi il percorso. Ma l'ho fatto per te! Perchè poi avremo tutto per noi e potremo finalmente sovrastare sugli altri! Per secoli siamo stati dominati, ma adesso possiamo fargliela pagare, fargli capire come ci si sente ad essere sotto il dominio di qualcun altro!- Mentre mi fa questo delirante discorso mi guarda diritto negli occhi, con i suoi lacrimanti e disperati. La voce è alterata dall'isteria. Non l'ho mai visto così e per un momento provo pena per lui -E poi anche per farti capire che la gente che è chiusa qua dentro non merita di vivere! Avrai visto con i tuoi occhi cosa sono! Ci sono ebrei, musulmani, criminali, assassini, ladri e i traditor...- 
-Allora se le cose stanno così anche io sono come loro.- Lui mi guarda stupefatto.
-C-cosa? No!- Scuote la testa con energia come per cercare di scacciare quella verità, perchè in effetti non si tratta d'altro.
-Quante persone ho ucciso in tutta la mia vita? E quante cose ho rubato? Tante, troppe. Ho perso il conto.- Sembra rassegnarsi a questa verità. -E poi quante volte ho tradito? Se è per questo ti ho già tradito parecchie volte. E sai perchè? Perchè ho detto tutto quello che sapevo agli inglesi!- Oh, no! Questa proprio non dovevo dirla.
-Come?! T-tu cosa...- La sua espressione cambia in una frazione di secondo: all'inizio è incredulo, poi deluso, poi arrabbiato e infine arriva alla sua solita maschera composta da arroganza e superbia. La faccia da fascista. -Come hai potuto! Non avevi il diritto di farlo!- E' così alterato che quasi non lo riconosco. Non è da lui arrabbiarsi in questo modo, in genere sono io quello che fa questo genere di sceneggiate.
Con uno scatto di sporge in avanti sul tavolo e mi afferra per i vestiti. E' così vicino che riesco a sentire il suo inconfondibile profumo. Quello per fortuna non è cambiato.
-Hai una minima idea di quello che hai fatto? Adesso per colpa tua la missione rischia di andare al fallimento! Tutti gli sforzi che ho fatto saranno vani. E questo perchè tu hai detto agli inglesi tutto quello che sai. Ma vuoi sentire una cosa? Puoi continuare a marcire qua dentro per il resto della tua inutile vita, come assassino, ladro e soprattutto come traditore.- L'ultima parola me la sibila all'orecchio facendomi rabbrividire. Poi all'improvviso mi spinge e mi fa cadere all'indietro dalla sedia. Sbatto la schiena per terra e stento a riprendere fiato, mentre lui in fretta fa il giro del tavolo e mi da un calcio in faccia. Il sangue scorre senza fermarsi dal taglio sul sopracciglio e dal naso.
-Ti rendo il calcio che mi avevi dato.- Detto questo spalanca la porta e se ne va via a grandi falcate, ma prima scambia due parole con la guardia.
-Caspita! Qualunque cosa hai fatto te lo sei meritato.- Due guardie mi sollevano da terra e mi spingono verso l'infermeria. -Questo poteva essere il giorno buono che uscivi da qui.- 
Dopo aver fermato il sangue, mi mandano di nuovo a lavorare. Nessuno osa farmi domande e tutti mi ignorano, come se non fosse successo niente.

Dopo aver finito l'interminabile turno di lavoro, siamo tutti a pezzi e a mala pena riusciamo a tenere gli occhi aperti, ma abbiamo tutti fame e come sempre facciamo la coda per prenderci la nostra magra razione.
-A te niente.- L'uomo addetto a distribuire il cibo mi spinge via senza darmi la mia cena. Io provo ad insistere porgendo la mia scodella di metallo.
-Niente cibo per i traditori.- Chiama una guardia per portarmi via. Rimango esterrefatto.
-Il generale Vargas mi ha ordinato di non dare al numero 984 cibo per tre giorni.- La guardia annuisce in silenzio e mi trascina verso il dormitorio.
Non posso crederci! Feliciano ha proprio intenzione di farmi morire adesso.
Non mi resta che rassegnarmi ed aspettare, aspettare che qualcuno venga finalmente a prendermi.

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Povero Roma! Feliciano lo ha condannato a rimanere per sempre rinchiuso mentre, a detta sua, avrebbe voluto costruire un mondo "ideale" dove vivere in pace con il fratello. 

Il prossimo capitolo verrà raccontato dal punto di vista di Arthur! ;)
Alla prossima!


  
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