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Autore: Sunnie    28/08/2008    3 recensioni
Un amore che non vuole finire ma che per ironia della sorte deve terminare. Una scelta difficile. Una scelta sbagliata. La via più breve che non sempre è quella più giusta.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wecome To PageBreeze

La via più facile

 

 

 

 

 

Salve a tutti!

Mi scuso in anticipo, perchè il miio computer ha deciso di non far vedere gli spazi in questa fic (devo ancora capire la causa del problema...Pagebreeze, internet, bah...è tutto un macello >.<)

Comunque, finchè la benedizione divina non scenderà su di me e non mi permetterà di far ritornare gli spazi, abbiate pazienza ^^

Io intanto cercherò (invano >.>) di far tornare le cose normali (nel caso che leggiate questa fic e troviate magicamente gli spazi, non vuol dire che sono pazza, ma che è accaduto un miracolo oppure sono diventata un genio. Penso che sarà più probabile la seconda opzione, decidete voi ^^).

Spero almeno vi piaccia!

 

 

 

 

 

 

 

 

Un rumore di una porta sbattuta.

Un ragazzo, solo, in una cucina disordinata.

Le mani che tremano mentre finisce di sparecchiare la tavola imbandita.

Mette i piatti, insieme a residui di cibo, bicchieri e posate nel lavello. Ne rompe qualcuno, che si frantuma sul pavimento in tanti cocci taglienti.

Il ragazzo si china a raccogliere i cocci, ma si ferma e si siede sul pavimento. Si passa una mano fra i capelli biondi. Respira profondamente. Pensa a tutto quelle cose che nella fretta della vita era riuscito a trascurare.

 

 

 

 

 

Un rumore di porta sbattuta.

Un ragazzo, solo, scende le scale frettolosamente. Salta alcuni gradini, si sbilancia, ma non cade.

Continua la  sua corsa, esce dal portone del palazzo, e corre, corre fino a che i polmoni non sembrano prendere fuoco.

Quando si ferma i capelli neri gli ricadono sulla faccia arrossata dalla fatica. Alcune ciocche si incollano al viso, ma non per colpa del sudore.

 

 

 

 

 

Il ragazzo dai capelli dorati si porta stancamente fuori, nel balconcino della sua cucina, che si affaccia su un rigoglioso cortile interno, fiorito. Il cielo è azzurro, neanche una nuvola ricopre la sua limpidità e un sole illumina la cittadina in un caldo pomeriggio primaverile. Una giornata splendida. Il buon umore sembrava aver invaso tutto il quartiere.

Il biondo poggia le sue mani sulla ringhiera del balcone. Si sporge per osservare il cortile sottostante, gli occhi appannati dalle lacrime.

 Eh sì proprio una splendida giornata, pensa.

Ma mentre la vita intorno a lui sembrava scorrere normalmente, Naruto pensò che quel sole in cielo sembrava brillare solo per gli altri, mentre tutto ciò che lui considerava importante si sbriciolava davanti ai suoi occhi.

 

 

 

 

 

Il ragazzo si appoggia stanco contro uno splendido albero in fiore.

Cerca di riprendere fiato e si scosta dagli occhi ciuffi di neri capelli che non avevano intenzione di stare al loro posto. Solo allora il ragazzo si rende conto di avere pianto, sentendo la sua pelle bagnata e i suoi occhi stanchi, gonfi.

E la coscienza delle sue azioni non tardò ad arrivare.

Il ragazzo continuava a guardarsi le mani, che tremavano. Con una sola cosa nella testa cominciò ad abbandonarsi sulla superficie ruvida della corteccia, lasciando che calde lacrime continuassero a scendere per la sua pelle bianca.

 

Perché?

 

Gli aveva chiesto implorando. Ma lui non era riuscito a dare una risposta.

Avrebbe voluto tornare indietro e fingere che le cose non fossero cambiate in modo così irreparabile. Ma era troppo tardi. E lui non riusciva più a reggere oltre.

 

 

 

 

Basta, imploravano i suoi occhi.

Stringeva morbosamente il parapetto mentre lacrime amare gli scendevano dagli occhi, prima palesemente, poi tramutandosi in un pianto isterico.

Naruto si accasciò per terra, la schiena contro la fredda ringhiera, le spalle scosse da violenti singhiozzi.

 

Ancora. Ancora una volta. Sempre la stessa storia.

 

Basta. Era stufo di arrabbiarsi, era stufo di soffrire.

Gli vennero in mente le parole pronunciate dal moro, urlando, poco prima di sparire dal portone di casa.

 

Naruto, smettila di urlare. Non ce n’è più bisogno. Non ti darò più fastidio

 

Una pausa, in cui i loro occhi si erano incontrati, poi aveva mormorato

 

Non posso più Naruto…

 

Aveva abbassato gli occhi, umidi, non riuscendo a sostenere ancora lo sguardo incredulo del biondo.

Lui si era arrabbiato. Urlando gli aveva chiesto, perché. Perché.

 

Perché fra di loro era cambiato qualcosa.

 

Perché ogni volta che stavano insieme finivano per litigare.

 

Perché ogni volta che Naruto lo guardava negli occhi, lui gli abbassava.

 

Perché fingeva di non amarlo, nonostante lui sapesse che non era così.

 

Perché cercava di distruggere tutto quello che avevamo creato insieme…

 

Entrambi sapevano che avevano bisogno l’uno dell’altro

E lo dimostra il fatto che non aveva risposto a quegli interrogativi,ma che se ne era andato, sbattendo la  porta, come ormai faceva spesso.

Ma questa volta era  diverso. Non posso più Naruto.

Questa volta non sarebbe più tornato.

 

 

 

 

 

Maledizione. Maledizione. Maledizione.

Maledizione, continuava a ripetersi il ragazzo, che non capiva.

Non capiva perché  gli era così difficile dire addio, quando l’aveva fatto così tante volte da perderne il conto.

Non capiva perché i suoi occhi feriti continuavano a tornargli in mente, nonostante provasse in tutti i modi di liberarsi da quel ricordo.

O forse non voleva capire.

 

Cosa vuoi dire che non mi darai più fastidio? Sasuke smettila di mentire a te stesso!

 

Le sue urla infestavano la sua mente. Il pensiero di essere stato lui a procurare quel dolore…

Un fastidio lo invase per non essere riuscito a trovare una motivazione convincente per quello che stava per fare, quando invece ce ne erano così tanti. O, no?

 

Smettila di fingere di non capire? Cosa ti è successo? Che cazzo ti è successo?

 

Mentre le sue parole continuavano a tornargli in mente, cercava di convincersi che aveva fatto la scelta giusta.

Ma come poteva essere la scelta giusta, quando le sue parole, erano le parole della persona che più amava a questo mondo e a cui stava per rinunciare per sempre.

Le lacrime non accennavano a smettere, mentre il ragazzo stringeva i pugni fino a farsi male.

“Ti prego, capiscimi Naruto”

 

 

 

 

 

Così aveva scelto di abbandonarlo. Aveva scelto la strada più semplice, la via della resa.

Come aveva sempre voluto fare, del resto.

Ma così facendo aveva posto la parola fine a ben più di una semplice relazione, ma anche alla sua vita.

 Perché Naruto senza di lui, non era niente.

Quando si erano messi insieme, bisognosi l’uno dell’altro, sapevano i rischi.

Sapevano che il loro rapporto sarebbe stato difficile. Sapevano che una volta incontrati, non sarebbero più riusciti a fare meno di stare con l’altro.

Ma Sasuke l’aveva detto, aveva detto quella frase che lo aveva fatto piangere di gioia

 

Sorridimi e questo mi basterà.

 

Quelle parole erano sincere…cosa è cambiato da allora Sasuke? Perché non ti basta più stare con me per essere felice?

Non c’è la risposta. Perché in realtà dovunque stia andando, non sarà mai felice. Lo sa.

 

 

 

 

 

Il pianto che lentamente scema, lasciando il posto a una profonda amarezza.

Ora era il tempo di destarsi, il tempo di dimostrare ciò che prima si era solo immaginato.

Si tirò su sentendosi sempre più pesante, cercando appoggio nel tronco dietro di lui.

Sapeva che se non se ne fosse andato subito via da là, non avrebbe avuto il coraggio di rimanere fermo nella sua decisione.

Erano mesi che ci pensava, mesi che cercava di mettere fine a quella tortura.

Sasuke sapeva che sarebbe stato difficile, ma allora non immaginava neanche quanto.

Era riuscito a fingere di odiarlo, ma lui aveva sempre cercato di rendere le cose più difficili.  Sempre a cercare un motivo, a circondarlo del suo amore e delle sue attenzioni, che non si meritava.

Respirò profondamente. Basta ripensamenti. Si staccò dal tronco e alzò il viso.

E con la morte del cuore si allontanò verso l’aeroporto.

 

 

 

 

 

Naruto sorrise amaramente mentre dalla finestra aperta della cucina intravide una foto appesa al muro di loro due.

Si alzò con fatica, stringendo i pugni. Poi si avvicinò lentamente, con l’andatura di chi ormai, non ha più nulla da aspettare e che a tutta l’infinità davanti.

Posò la mano sul freddo vetro che lo ricopriva. La foto mostrava due ragazzi abbracciati, sorridenti davanti a una distesa di acqua cristallina e sabbia bianca. Naruto sospirò. Si ricordava di quella vacanza. La migliore della sua vita. La prima con Sasuke, quando si erano appena messi assieme. Singhiozzò, portandosi una mano sui capelli, arruffati dal vento.

La guardò ancora per qualche minuto, prima di distogliere lo sguardo e proseguire vagando per la casa, improvvisamente buia e vuota.

 

Andò nella loro stanza. Il letto ancora intatto. Nessuno ci aveva dormito questa notte. Naruto era rimasto tutto il tempo in  cucina aspettando il ritorno di Sasuke. Inutilmente.

Vagò con gli occhi su i suoi oggetti : i  pantaloni su una sedia di Sasuke, il libro che aveva appena iniziato a leggere sul comodino, il suo quadro preferito appeso sul letto, un suo disegno mai finito.

Distolse lo sguardo,incapace di resistere oltre. Tutto gli ricordava lui e il pensiero che non l’avrebbe più rivisto e che l’ultima immagine che gli sarebbe rimasta di lui sarebbe stata la sua schiena mentre lo lasciava per sempre…lo spinse a capire che c’era solo una cosa da fare.

Dovunque sarebbe andato, lui ci sarebbe sempre stato. La sua assenza sarebbe stata sempre con lui. Tornò in  cucina, strascicando il suo corpo. Aprì un cassetto. Infilò la mano e lo richiuse.

 

 

 

 

 

Andò allo sportello della biglietteria. Dall’altra parte del vetro una omonima ragazza dal sorrise cortese gli chiese cosa desiderasse.

Distrattamente domandò un volo di sola andata per la città più lontana da quel luogo.

Il sorriso di circostanza sul volto della impiegata vacillò per qualche breve istante, dopo il quale si mise a lavorare sulla tastiera.

Lo sguardo di Sasuke era vuoto, perso nel labirinto della sua colpa.

 

 

 

 

 

Lanciò uno sguardo sfuggente alla fotografia.

Mentre lentamente alzava il coltello verso la sua gola gli vennero in mente tutti i momenti passati con Sasuke, prima che lui si richiudesse in se stesso, eliminandolo dalla sua vita.

 

Ti amo, Naruto.

 

La prima volta che glielo aveva detto, sull’erba di un piccolo parco. Cominciò a premere con la lama sul collo abbronzato.

 

Le mani dei ragazzi intrecciati, i loro occhi che si incontrano. Baci sul collo e sulle labbra sorridenti, incuranti della gente che li guardava curiosa.

 

Una sottile striscia di sangue rigò la pelle segnata.

 

 

 

 

 

Il moro prende con mal garbo il biglietto che la ragazza gli stava gentilmente porgendo. Le lanciò un veloce sorriso, per poi affrettarsi velocemente a svolgere le varie seccature che lo separavano dalla sua salvezza.

Nella mente riecheggiavano ancora quelle fastidiose parole e quel gusto di amaro saliva in bocca, ancora una volta.

Perdonami. Ti prego, perdonami.

 

 

 

 

 

Un tuffo. Spruzzi. Le loro bocche che si uniscono sott’acqua, mentre i loro corpi si intrecciano formando una cosa sola.

 

Il corpo di Naruto lentamente scivola sul pavimento in granito. Sulla camicia si estende una macchia di sangue

 

 

 

 

 

Sasuke,scocciato,  si lascia perquisire dagli agenti di controllo. Stupido metal-detektor, pensa.

“Ragazzo, deve togliersi questo braccialetto.” Disse seccato il poliziotto.

Un colpo al cuore. Il braccialetto di  Naruto.

Non devi mai toglierlo, capito? So che è stupido, ma io ci tengo.

Con il cuore a pezzi il ragazzo posò in un contenitore di plastica il prezioso ricordo.

Ripassando nuovamente per il macchinario, l’allarme non suonò.

E mentre si rivestiva, delle calde amiche tornavano a visitare il suo viso stanco. Prese il bracciale e se lo mise in tasca.

 

 

 

 

 

 

Naruto disteso al sole, le braccia incrociate dietro la testa. Sasuke che lentamente, piegandosi su di lui, preme le labbra sulle sue.. Il ragazzo spalanca gli occhi. Neri occhi sorridenti incontrano i suoi. Una risata, mentre il bacio si approfondisce.

 

Una lacrima riga il suo viso, ancora una volta, la mano che continua a tracciare profondi solchi sulla pelle già macchiata di rosso.

 

 

 

 

 

Sasuke cerca disperatamente con gli occhi la sua uscita. Troppi cartelli. Troppe persone. Troppi rumori.

Si blocca in mezzo a un traffico di persone che nervose cercano il loro volo. Alcune lo spingono via, altre gli chiedono cosa sia successo. Ha una mano sugli occhi, troppo pieni di lacrime per sopportare la vista dell’aeroporto.

Si concede un momento per riprendersi. Vuole tornare indietro. Deve tornare indietro.

Che diavolo sta facendo? Sta buttando via l’unica cosa decente nella sua vita?

 

 

 

 

 

Un sorriso sul viso del ragazzo. Naruto aveva chiesto, divertito,  il perché. E lui tranquillamente aveva risposto “per la prima volta so di essere dove dovrei stare”

 

La presa del ragazzo che si fa debole. Il coltello che lentamente scivola dalla sua mano, per finire immerso in una pozza di sangue. Il suo sangue.

 

 

 

 

 

Il ragazzo non ascolta quelle preghiere, che mostrano un’altra via, complicata, ma forse quella più giusta.

Ignorandole, riprende la ricerca del suo aero. Finalmente lo trova e si dirige quasi correndo verso la sua gate, la sua liberazione, dove stanno già imbarcando.

Ma la voce che lo spingeva a fermarsi , era l’unica che l’avrebbe portato in un luogo in cui avrebbe potuto dimenticare il passato per vivere finalmente in pace.

Ma le cose non sempre vanno come vorresti tu.

 

 

 

 

 

Due ragazzi distesi su una bianca spiaggia. Naruto chiede gentilmente di fare una foto a una ragazza passata di lì. Si mettono in posa. Il biondo mette una mano sul collo del moro, che a sua volta  mette un braccio sulla vita dell’altro ragazzo. Sorridono mentre il flash abbaglia i loro occhi, già affaticati dal sole.

 

Mentre sente le sue forze abbandonarlo, lentamente, volta la testa verso la fotografia. La sua vista è appannata, ma riesce ancora a distinguere le figure. Le lacrime escono senza controllo. Sforza gli occhi per visualizzare il sorriso di Sasuke. Sorride. Il sangue continua a uscire a fiotti sulla sua camicia bagnata, riversandosi sul pavimento

 

 

 

 

 

Mostra il biglietto alle hostess tutte uguali, nella loro uniforme azzurra. Gli chiedono anche il passaporto. Lui lo mostra. Con un sorriso da pubblicità lo lasciano passare.

Sasuke sente il cuore battere sempre più forte, mentre sta salendo sul mezzo che porrà fine a quel periodo della sua vita, il più bello.

L’incertezza lo riprende, mentre la speranza di un ritorno, resiste alla morte che sentiva nascere dentro.

 

 

 

 

 

Il suo sorriso. Le sue labbra.

 

Un’altra lacrima scende dalla guancia, fino a sporcarsi anch’essa di sangue.

 

 

 

 

 

Entra nell’aero. Altre hostess, altri falsi sorrisi. Che schifo. Gli viene da vomitare mentre cerca, in preda al panico il suo posto. Un uomo grassoccio è seduto di fianco a lui. Fantastico, pensa  lui, mentre il pianto continua a voler venire fuori, in quel posto, in quel maledetto aero che è l’ultimo luogo in cui vorrebbe stare.

 

 

 

 

 

Non potranno dividerci, mai. Lo sai vero, Naruto?”

 

Un sorriso nostalgico mentre i suoi occhi appesantiti si chiudono, terribilmente lentamente. E con l’ultimo soffio di vita rimastogli in corpo, il ragazzo dai capelli come il sole sussurrò “Addio”. Un attimo dopo il suo cuore smise di battere.

 

 

 

 

 

“Paura dell’aereo, vero?”

Sasuke si volta verso quell’uomo dalla faccia tonda, sedutogli accanto. Vorrebbe piangere, ma la situazione è così ridicola che gli viene da ridere. Ride sguiatamente, sotto gli occhi increduli e un po’ offesi dell’uomo.

Non colse in quella risata l’urlo di dolore di un ragazzo, che in quell’istante, aveva perso tutto.

 

 

 

 

  
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