Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Bruna_mars    08/07/2014    3 recensioni
Carlotta è una ragazza ribelle, trasgressiva e non crede nè nell'amore nè nel principe azzurro. Si sa, Cenerentola fugge perdendo la scarpetta, il principe la cerca disperatamente ed alla fine si sposano felici e contenti. Lei pensa sia solo una sciocchezza, del resto l'amore non esiste, ma nonostante ciò la storia di Carlotta assomiglia in tutto e per tutto a quella della povera ragazza sfruttata che, dopo aver ritrovato il suo principe, vive per sempre nella gioia e all'insegna dell'amore. Ma se i pretendenti fossero due e la nostra Charlie fosse tremendamente confusa senza sapere ciò che vuole? Chi le restituirà la sua scarpetta?
Dal testo: Ci eravamo ritrovati, il mio principe azzurro era lì: i suoi occhi azzurri mi guardavano illuminati, mentre finivo rapida fra le sue braccia robuste. Posai leggera le mie labbra carnose e rosse su quelle sottili e chiare di lui, mentre accarezzavo la sua schiena. Ci eravamo riconosciuti nonostante le maschere, nonostante io mi fossi tagliata i capelli, ma quelle erano differenze minime: il nostro cuore ci avrebbe condotto sempre l'uno dall'altra.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

POV Carlotta:

 

Il ragazzo dai capelli biondo cenere tornò sulle mie labbra. Le schiusi, lasciando che le nostre lingue cominciassero a muoversi a ritmo di una danza lenta, mentre io tenevo il suo viso tra le mie mani e lui mi prendeva per i fianchi, portandomi completamente fra le sue braccia. Non andava bene. Non stava bene, noi ci eravamo lasciati ed avevamo deciso di chiudere per sempre, eppure eravamo lì, a contorgerci per fare l'amore, trattenendoci giusto un po', lo stretto necessario per non finire nel letto proprio la sera in cui sarebbero dovuti arrivare i parenti per il matrimonio di mia sorella. Ed io mi sarei dovuta preparare per l'addio al nubilato. Lo staccai con forza, spingendolo per il petto possente, sentendo la forma dei suoi pettorali perfetti.

« No.. » Mugugnai mentre lui tornava a baciarmi, senza la minima intenzione di lasciarmi andare. Non potevo. Non potevamo. Il suo sorriso mi faceva completamente andare in estasi, provavo qualcosa che non avevo mai provato con nessuno anche solo pensandolo.

« Fermo. » Mi decisi ad allontanarlo definitivamente, spostandomi dietro il letto. Lo guardai negli occhi, quei diamanti cristallini mi facevano sentire male, mi confondevo sempre di più, non sapendo cosa volevo.

Con una sola occhiata riuscivamo a capire, ad intenderci. Perciò lui annuì, abbassando di poco lo sguardo: « Capisco. » Disse passando dalla mia parte per uscire dalla mia stanza. Gli accennai un debole sorriso, prendendogli la mano.

« Amici? » Chiese.

« Amici. »

« Sicura? »

Gli accennai un sorriso malizioso, dandogli una lieve spinta sulla spalla destra, muscolosa al punto giusto.

« Sì.»

« Non so se riuscirò ad esserti amico, Charlie. »

« Ce la farai, Francè. Ce la faremo. »

Lo guardai mentre scendeva le scale, sotto gli occhi straniti di mia madre. Non le era mai andato a genio, fin da quando aveva messo piede per la prima volta in casa, qualche mese prima. Eppure era tutto finito. Sapevo come andavano le cose con ogni singolo ragazzo con la quale mi accingevo a stringere lentamente, per poi prenderlo a parolacce qualche mese dopo, in preda ad una crisi. Del resto non tutte le storie sono come quelle di Cenerentola. Non si trova il Principe Azzurro in una notte, non ti riporta la scarpetta e non ti cerca come un pazzo disperato per un'intera settimana o forse più. Insomma, l'amore vero e proprio non esiste. Attrazzione, sì, ma amore proprio no. Sono sempre stata una di quelle ragazze capaci di credere all'amore della propria vita, quello che non si trova facilmente e che riesci finalmente a trovare superati i quarant'anni, magari sei già sposata, magari lui si chiama Brad Pitt ed è già fidanzato con una figona da paura. Certo, questi complessi me li faccio solamente io.

« Che ci faceva lui qui? » Domandò mia madre, pronta a farmi il terzo grado. Ed io, pronta a dileguarmi rapida, feci un piccolo cenno con la mano, come se dovessi raccontarle il tutto più tardi. Sapeva che non l'avrei fatto. Sapeva come ero fatta, ciò che pensavo ed il fatto che quel ragazzo era forse l'unico che aveva superato ed oltrepassato la soglia dell'attrazzione fisica. Era dolce, Francesco. Quando stavo con lui mi sentivo bene, ma dopo qualche mese riuscivo a lasciarli tutti. Con lui avevo fatto il record di sei mesi, poi mi ero scocciata di quel rapporto morboso e gli avevo detto che non mi sentivo pronta a superare i sei mesi. Sì, era stata una situazione abbastanza stupida, ed i miei soliti commenti erano appunto i soliti: non sapevo cosa dire, perciò approfittando del fatto che ero troppo brava nella recitazione, mi inventavo le scenate più assurde, le situazioni mi precipitavano in testa e faceva male. Mia madre mi aveva detto più volte di mettermi la testa sulle spalle e cominciare a rendermi conto di ciò che stavo facendo: avrei trovato il ragazzo giusto?

Certo, non come Cenerentola.

 

Ragazze, alle sei tutte a piazza di Spagna.

 

E così alle sei in punto ero lì, seduta sulla panchina vicino al MC Donald di Piazza di Spagna come ci aveva detto la mia amica Cristina. Avevo sistemato i capelli rapidamente, passandomi un velo di trucco molto leggero sugli occhi. Avevo preso la metro, anche se odiavo terribilmente prendere quel mezzo troppo affollato per i miei gusti. Preferivo di granlunga i tram mezzi vuoti delle ventiquattro ed uno, dopo una lunga serata in pizzeria con gli amici.

« Allora, in discoteca stasera? » Domandò Irene, la ragazza dai capelli rosso accesso, il piercing al naso ed i vestiti punk. Eravamo un gruppetto piuttosto assortito, anche se nessuna di loro, pur volendolo, sarebbe diventata la mia migliore amica. Questo perchè pensavo che le migliori amiche esistessero solo nei film. Insomma, quelle dello Sleepover Club, sempre affiatate, con la quale mai si litiga. Io passavo il tempo a litigare con chiunque, a partire da quello scassacoglioni del vicino di casa. Quel ragazzo passava la vita a suonare il pianoforte, disturbando tutto il vicinato.

« Direi di sì. Ho bisogno di distrarmi. » Buttai fuori il fumo che avevo portato dentro quando avevo avvicinato la sigaretta accesa della mia amica all'angolo della bocca.

« Stasera non posso.. » Sussurò Giulia, l'angioletto del gruppo.

« A cosa dobbiamo quest'assenza? » Chiese dura Paola, mentre le si avvicinava. Eravamo un gruppo piuttosto assortito per via degli stessi ideali che condividevamo. E poi c'era Giulia. La ragazza che non fumava, che non metteva mai vestiti troppo scollati, che non beveva nelle discoteche e che guidava al ritorno per riportarci a casa.

« Esco con Tommaso, alle otto. »

Cominciai a tossire, spostando lo sguardo stupito su di lei:« Alle otto? Ma scherzi? Alla disco ci andiamo più o meno a mezzanotte. Avrai bell'e che concluso con Culetto d'oro. »

Al sentire nuovamente quel soprannome, Irene scoppiò a ridere sinceramente divertita. Ormai la nostra combriccola dava soprannomi a tutti i ragazzi che conoscevamo, forse per divertirci un po'. Culetto d'oro era uno dei miei vari ex, quel solito ragazzo che si porta a letto una volta per poi lasciarlo il giorno dopo. Troppo ingenuo, per i miei gusti. Ce li vedevo Giulia e Tommaso, mano nella mano, ... a giocare a scacchi. Beh, erano quelle passioni da sfigatelli. Legai rapida i capelli in una coda, passando la sigaretta ad Irene che aspirò rapida, poi gettandola a terra.

La guardai con la coda dell'occhio. La sigaretta, intendo. La piccola fiamma si spense lenta. Cominciava la festa.

 

 

-------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

« CHE FESTA DA URLO! » Urlò come una matta Irene, mentre mi trascinava sulla pista da ballo. La musica era fortissima, tantissima gente se ne stata a ballare, mentre alcuni si sistemavano sui divanetti. Quelle coppie smielate che avevano deciso di sverginarsi in una discoteca, davanti a tantissima gente. Gli alcolici che c'erano mi avevano attratto ben poco, perciò ero rimasta sobria, o almeno più di quanto non lo fosse stata Giulia. Non la vedevo, probabilmente dopo la cena si era intrattenuta a parlare di animali con Tommaso, si stavano divertendo a modo loro, no?

Quelle scarpe maledette. Lo avevo detto a Paola che non mi piacevano e che mi irritavano leggermente il pollice. Lei aveva insistito, perchè comunque stavano bene col vestito. Feci un sospiro, voltandomi verso di lei, presa a baciare con foga il barista che aveva completamente abbandonato il suo posto di lavoro. Tanto nessuno beveva più quello schifo di bevande fornite dalla discoteca. Uffa, anche io volevo baciare qualcuno e divertirmi. Ma purtroppo tutti i ragazzi abbastanza carini erano troppo presi o ubriachi. Non volevo approfittare di povere anime innocenti che non avrebbero ricordato nulla. Quando baciavo un ragazzo lasciavo il marchio su di lui, come per dire "ROBA MIA; MIA PREDA" e roba del genere, anche se era piuttosto

Mi allontanai a passo rapido, afferrando il telefono nella borsetta che avevo nascosto per bene dietro la scala che, invece di portare nella discoteca, portava chissà dove. Dentro vi erano le chiavi dell'auto di Paola, perciò mi avvicinai alla Polo blu. Tutte le Polo che trovavo in giro per Roma erano blu, possibile?

« Se non torni per le due a casa non vedrai più un quattrino nelle tue mani, cara, ed anche la possibità di uscire svanirà completamente.» Erano state quelle le parole di mia madre prima di vedermi scomparire nel buio estivo, quello non troppo scuro. Feci un sospiro. Dovevo tornare. Inizialmente ne avevo l'intenzione, ma la voglia proprio mi mancava. Aprii lo sportello della macchina, rimanendo seduta sul sedile con le gambe scoperte fuori dall'auto. Il vestito era tremendamente corto. Che stress. Mi ero ben guardata dai maniaci che si facevano vivi nelle discoteche, anche se ero la prima a farmi ogni ragazzo anche solo con lo sguardo.

Lanciai una delle scarpe verso il prato, stufa di quel leggero prurito provocato dal pollice. Presi a mangiarmi le unghie, accennando un lieve sorriso. Non mi sarei mai aspettata una serata del genere, ero convinta sarebbe migliorata, invece no.

« E' tua? »

Sentii una voce abbastanza soave rivolgersi proprio a me, o almeno era ciò che credevo. Spostai lo sguardo sulla figura robusta. Un giovane forse ventenne indossava una camicia nera ed un paio di jeans, un paio di nike. Era a qualche metro da me ed in mano aveva proprio la mia scarpa. Annuii lentamente con il capo. Lui si avvicinò, la scarpa nera in mano.

« Sai, non è da tutti lanciare scarpe a destra e manca. » Mormorò ironico, mentre passava il dito sui contorni di gomma della scarpa che teneva con forza in mano. Il mio occhio puntò il suo tatuaggio sul braccio, indicava il segno di Voldemort, di Harry Potter.

« Anche tu Potterhead? » Chiesi corrugando la fronte, indicando con un solo sguardo quel piccolo tatuaggio sul braccio sinistro.

Accennò ad una risata, anche se non sembrava chissà quanto divertente.

« Me lo sono fatto quando stavo con la mia ex. Mi ha costretto a farne uno anche io, voleva fossimo più uniti. »

« Dall'amore non si ottiene nulla. » Dissi io convinta. Afferrai una sigaretta dal pacchetto che Paola teneva ben nascosto nel cofanetto nel resto e gliene porsi una. Scosse la testa. Sexy ma allo stesso tempo bravo ragazzo. Avevo trovato l'uomo giusto per Giulia, anche se non mi sarebbe dispiaciuto dargli una botta e via. Santo Cielo, parlavo come un ragazzo.

« Non è vero. » Disse lui, facendosi spazio accanto a me.

Mi spostai sul sedile del guidatore, mentre lui vicino a me.

« Ah no? »

Chiesi con voce maliziosa, voltandosi verso il ragazzo.

« Io sono Giovanni. »

Improvvisamente ebbi un forte mal di testa. Appoggiai il capo alla spalliera, voltandomi verso di lui. Quel poco alcool che avevo bevuto aveva cominciato a farmi effetto. Feci un sospiro, mentre avvicinavo la mia mano alla sua, prendendola.

« Charlie. »

« Bel nome. » Disse sorridendo. Aveva un bel sorriso. Dei begli occhi. Un blu scuro, non i soliti celestini cacatella che mi fanno più o meno schifo. Nei miei diciannove anni non avevo mai visto occhi del genere ed un sorriso così bello.

« Non lo è. E' un.. soprannome. » Mi passai una mano sulla testa, scompigliando la perfetta piastra che mi aveva fatto qualche ora prima la mia amica.

« Infatti, sembravi italiana. » Mormorò ironico.

Accennai un sorriso affatto malizioso. Forse non avevo mai sorriso così. Lui mi guardava negli occhi, sorridente, ed io facevo lo stesso. Mi sentivo bene ed a mio agio, con lui.

« Hai degli occhi bellissimi, Giovanni. »

« Anche tu. » Rispose egli, facendosi serio.

A rompere quella fantastica atmosfera fu Paola, seguita da Irene. La prima, troppo sobria per via del suo sbaciucchiarsi con quel tizio senza avere occasione di bere troppo, trascinava un'Irene ubriaca come non mai.

« E tu chi sei? » Chiese nervosa al ragazzo. Lo afferrò per un braccio, tirandolo fuori.

« Ma che cazz...» Urlò lui spaventato, quasi scaraventato fuori dalla macchina piccola.

« Metti in moto, dai Charl! » Io non sapevo dove mettere le mani, ma soprattutto il perchè di tutto ciò.

« Ma che succede? » Domandai lasciandole il posto alla guida.

Mi indicò l'orologio. I miei occhi uscirono dalle orbite, quasi le due. Spostai Irene dietro, che si addormentò come per magia. Mentre, partendo, accennai un saluto rapido all'unico ragazzo con la quale avevo intrattenuto una conversazione invece di saltargli addosso. Già mi mancava.

 

ANGOLO AUTRICE:

Salve a tutti, ho scritto questa storia basandomi sui vari film di Cenerentola Moderna che esistono oggi giorno, ma cambiando completamente il comportamento ed i modi di fare della ragazza che in questione rappresenta Cenerentola. Vorrei sapere cosa ne pensate, con chi "shippate" Charlie, se con Francesco o con Giovanni, perchè ho qualche dubbio sul finale di questa storia. Ho già quasi tutti i capitoli pronti e ne posterò uno ogni due/tre giorni. Vi invito a recensire e farmi sapere cosa ne pensate, dato che purtroppo ho la fobia di non piacere alle persone, anche quando scrivo. Potete anche contattarmi privatamente, coloro che recensiranno saranno ringraziati nel prossimo capitolo, dato che per certo so che sarete pochi. Ho deciso di continuare quando ci saranno due recensioni. Vi chiedo di essere generosi, lo faccio solo perchè voglio sapere se vale la pena continuare a postare questa storia. Grazie per l'attenzione :3

 

-Mar

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Bruna_mars