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Autore: Alaska__    08/07/2014    9 recensioni
{ Luke, Annabeth e Talia • Il ladro di fulmini/Lo scontro finale }
«Annabeth…» Il nome della bambina uscì dalle sue labbra in maniera quasi involontaria, come se la sua lingua avesse deciso di agire da sola. Luke non aveva mai rivelato a nessuno quanto gli volesse bene – nemmeno a sua madre – ma quello gli pareva il momento giusto.
La bambina si fermò, voltando il capo verso di lui. Luke si grattò una guancia, imbarazzato. Avrebbe solo dovuto pronunciare quelle semplici tre parole –
ti voglio bene – così da essere a posto con la sua coscienza, ma la sua lingua pareva fatta di sasso.
«Niente. Volevo solo dirti che un giorno dobbiamo andare a salutare Talia», concluse. La piccola annuì, mentre l’ombra di un sorriso compariva sul suo volto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Talia Grace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Parole non dette

 
«Mi…» Luke tossì e le sue labbra luccicarono di rosso. «Mi amavi?»
[…]
«Eri come un fratello per me, Luke» mormorò. «Ma non ti amavo».
-Rick Riordan; “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: lo scontro finale”.

 
 
La testa del manichino volò via, compiendo una perfetta parabola in aria, prima di cadere a terra con un lieve tonfo. Luke rimase immobile, osservando ciò che aveva appena fatto. Era ormai da mezzora che si allenava nell’Arena, menando fendenti a quel manichino – ormai del tutto distrutto.
Aveva tirato di spada con foga, mettendo tutta la sua rabbia in ogni azione, lasciando che essa conducesse ogni suo singolo movimento. Era un automa, una macchina che si muoveva sotto azione dei suoi stessi sentimenti e delle sue emozioni.
Ad ogni fendente pensava sempre a lui: Ermes.
Il nome del padre fece ribollire la rabbia nelle sue vene. Luke alzò nuovamente la spada, ricominciando a torturare il manichino con ancora più foga, immaginando di avere davanti il suo divino padre, con tutte le sue bugie e i suoi silenzi. Luke l’aveva visto per una sola volta in vita sua, ma non aveva ancora dimenticato il suo volto, mentre gli negava la possibilità di sapere quale sarebbe stato il suo destino – la possibilità di capire perché sua madre fosse impazzita. Il ragazzo era convinto che May non fosse sempre stata così fuori di testa: un tempo, doveva essere stata una persona normale, altrimenti Ermes non avrebbe mai messo gli occhi su di lei.
«Dei! Loro e i loro stupidi segreti» mormorò, centrando il manichino in pieno petto e lasciando lì la spada.
«Luke!» Una voce da bambina lo distrasse. Il ragazzo si girò, sorridendo quasi involontariamente – come sempre, quando sentiva la vocina allegra di Annabeth. La bambina stava correndo verso di lui, con i riccioli biondi sciolti sulle spalle.
«Ciao, Annabeth» la salutò Luke quando si fu avvicinata, scompigliandole i capelli. La piccola sorrise, in quel modo che riusciva sempre a far star bene anche Luke. Ormai era Annabeth la sua famiglia, l’unica che gli fosse rimasta a cui voler bene.
«Che fai di bello? Ti alleni?» chiese Annabeth, guardando la spada conficcata nel manichino. Si avvicinò, posando una mano sull’elsa.
«Esatto. Attenta!» esclamò Luke. Annabeth aveva appena estratto la spada e rischiò di cadere poiché l’arma era molto pesante per le sue piccole braccia. Il biondo l’afferrò appena in tempo prima che ruzzolasse a terra.
«Pesa!» si lamentò la piccola.
«E tu non dovresti avvicinarti alle armi». Luke le prese la spada dalle mani, infilandola nel fodero che portava al fianco.
«Vorrei essere brava come te» sussurrò Annabeth, toccando distrattamente lo squarcio del manichino. Luke sorrise, allungando una mano verso il suo fianco e muovendo un po’ le dita per farle il solletico. La bambina ridacchiò, divincolandosi dalla presa dell’amico. Luke rise a sua volta, allontanandosi prima che Annabeth tentasse di vendicarsi.
«Cosa fai qui?» le chiese. «Non sei a giocare con i tuoi fratelli?»
Annabeth scosse la testa, facendosi tutt’un tratto seria. Abbassò lo sguardo, fissando le sue scarpe da ginnastica nuove – un regalino di Chirone dopo che erano giunti al campo. Era riuscita a racimolarne un paio durante la loro fuga verso il Campo Mezzosangue, ma erano troppo grandi per lei.
«Pensavo a Talia» confessò, muovendo il piedino avanti e indietro, e nel farlo sollevò un po’ di polvere. «Mi manca».
Luke le mise una mano sulla spalla, comprensivo, prima di stringerla a sé. «Manca anche a me» ammise, carezzando i riccioli della bambina. Nel pensare a Talia, il suo cuore si era stretto in una morsa d’acciaio. Sembrava quasi che lui fosse destinato a perdere tutta la sua famiglia: prima suo padre, che non lo aveva mai trattato come un vero figlio; poi sua madre, che era impazzita e infine Talia, ormai ridotta ad essere parte integrante di un albero. Almeno Annabeth gli era rimasta.
«Secondo te come sta?» domandò la piccola, sciogliendo l’abbraccio e indicando verso l’albero dove Talia era imprigionata. Luke scosse la testa.
«Spero proprio che stia bene» rispose a voce bassa, quasi sovrappensiero.
«E secondo te, dove si trova adesso?»
Il biondo si grattò dietro la nuca. Secondo la loro credenza – ovvero quella della mitologia greca – le anime buone andavano nell’Elisio. Ma Luke non sapeva dire di preciso se Talia fosse davvero morta o meno. La sua anima era ancora nell’albero, quindi poteva benissimo essere lì.
«Nell’albero» sussurrò distrattamente, continuando a carezzare i capelli di Annabeth. La bimba si girò verso di lui, evidentemente delusa da quella risposta.
«Non mi piace. Secondo me è in un bel posto» ribatté con aria convinta, battendo le mani. Luke rimase in silenzio, con una mano posata sulla spalla della bambina. Avrebbe voluto tanto saperlo anche lui. Gli sarebbe piaciuto rincontrare Talia, per poterle parlare un’ultima volta. Quella notte era accaduto tutto in fretta – troppo in fretta – e lui non aveva nemmeno avuto il tempo di salutarla come si doveva. Non era nemmeno riuscito a dirle quanto le volesse bene.
Annabeth sospirò. «Vado un po’ a casa, visto che tra poco si mangia» annunciò con tono triste. Luke annuì, levando la mano dalla sua spalla. La guardò allontanarsi, con la testa bassa, chiedendosi se anche con lei avrebbe avuto il tempo di parlare, oppure se anche Annabeth se ne sarebbe andata improvvisamente come Talia. Le voleva bene, Luke, in una maniera che lui non riusciva a spiegarsi. Era come avere una sorella più piccola. Annabeth era l’unica che riuscisse a farlo sentire a casa. Forse si trovava meglio con lei che con gli altri suoi fratelli figli di Ermes.
«Annabeth…» Il nome della bambina uscì dalle sue labbra in maniera quasi involontaria, come se la sua lingua avesse deciso di agire da sola. Luke non aveva mai rivelato a nessuno quanto gli volesse bene – nemmeno a sua madre – ma quello gli pareva il momento giusto.
La bambina si fermò, voltando il capo verso di lui. Luke si grattò una guancia, imbarazzato. Avrebbe solo dovuto pronunciare quelle semplici tre parole – ti voglio bene – così da essere a posto con la sua coscienza, ma la sua lingua pareva fatta di sasso.
«Niente. Volevo solo dirti che un giorno dobbiamo andare a salutare Talia», concluse. La piccola annuì, mentre l’ombra di un sorriso compariva sul suo volto.
Luke rimase fermo in mezzo all’arena, osservandola mentre camminava.
Ti voglio bene, Annabeth Chase.
 
*
 
Il pavimento, al contatto contro la sua guancia, gli dava una sgradevole sensazione di freddo.
Aveva immaginato in diversi modi come sarebbe potuto morire. Diverse volte si era immaginato mentre veniva ucciso da un Titano, altre mentre veniva infuocato da un drago, altre ancora mentre una spada lo trapassava da parte a parte.
In tutti i suoi sogni, però, c’era un elemento comune: Luke avrebbe voluto morire come un eroe. Invece, era disteso su un pavimento freddo, nell’Olimpo, dopo aver estirpato Crono dal suo corpo. Annabeth gli aveva detto che quella era una morte da eroe, ma lui non voleva crederci.
Che eroe era colui che abbandonava la famiglia? Aveva lasciato sola la sua amica al campo, mentre lui covava vendetta nei confronti di suo padre e di tutti gli Dei. Aveva avvelenato l’albero dove risiedeva Talia, l’aveva quasi uccisa per la seconda volta.
Luke aveva notato la ragazza, durante la battaglia, con il suo arco e la sua faretra colma di frecce. Aveva lo stesso volto di quando era diventata un albero, ma era cambiata.
Tutti erano cambiati, lui compreso. Annabeth era ormai una giovane donna coraggiosa, che aveva salvato l’Olimpo. Talia era diventata una cacciatrice di Artemide e aveva contribuito a salvare il mondo. L’unico della famiglia a non essere cambiato era lui. Nonostante fosse il più grande, si sentiva infinitamente piccolo e immaturo. Aveva agito senza pensare alle conseguenze, ammaliato dall’enorme potere di Crono e dal fascino del male, che lo avevano traviato per anni. Se solo non fosse stato così stupido, molti suoi ex compagni del Campo non sarebbero morti. Lui non sarebbe morto.
Eppure era lì, sdraiato, con accanto Annabeth che lo guardava con i suoi occhi grigi spalancati. Talia non c’era. Se lo odiava, lui non la biasimava. Lui stesso si odiava profondamente, dopo tutto ciò che aveva fatto.
Quello era il momento giusto per dire ad Annabeth cosa provava veramente nei confronti suoi e di Talia. Avrebbe voluto ringraziarla perché era stata la sua famiglia, gli era stata accanto e aveva avuto fiducia in lui, persino dopo che Crono aveva preso il possesso del suo corpo. Avrebbe voluto raccomandarle di studiare tanto e diventare un architetto – anche se sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno, perché lei era una cervellona.
Un sorriso stanco increspò le sue labbra per l’ultima volta, prima che tutto ciò che si trovava intorno a lui si facesse buio e freddo. Nemmeno quel giorno riuscì a dire ad Annabeth quanto volesse bene a lei e a Talia.
Ma il suo ultimo pensiero andò a loro due e a tutto ciò che avevano passato insieme.
Vi voglio bene, Annabeth e Talia. 


 


Alaska's corner

*si prepara a ricevere i pomodori* 
*si schiarisce la voce* Ehm... salve! Sono nuova in questo fandom, eggià. Mi mancano circa dieci pagine per finire Lo scontro finale e sono già in crisi. Ho amato la saga di Percy Jackson. Ho aspettato tanto tempo per leggerla, ma ne è valsa la pena. E questo bel biondino di cui ho parlato nella FF è pian piano entrato nel mio cuore ♥ Ho la passione per i cattivi. E poi, Luke è il mio fidanzato. Percy è mio fratello. E Nico è il mio migliore amico (?) Insomma, adoro questi tre eroi. Quando ho letto della morte di Luke ero tipo... sconvolta. Figuratevi che l'ho letta stamattina, mentre ero via e quando sono tornata a casa - per di più sotto la pioggia - ero in trance totale. MA PERCHÈ I MIEI PERSONAGGI PREFERITI MUOIONO SEMPRE. DITEMELO.
Comunque, ho amato l'amicizia tra Luke, Annabeth e Talia. Li ho sempre trovati molto dolci e avevo voglia di scrivere qualcosa su di loro.
Che dire, spero che questa mia entrata nel fandom sia stata apprezzata. Mi piacerebbe scrivere qualcos'altro, ma per ora non ho idee. Magari una Sally/Poseidone oppure una Lukercy - perché sì, li shippo da morire. 
Alla prossima, si spera.
Alaska. ~ 
   
 
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