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Autore: ToraStrife    08/07/2014    0 recensioni
Dedicato alla memoria di Giorgio Faletti.
Alla scomparsa del poliedrico artista, sette tra i suoi personaggi più famosi (Vito Catozzo, Carlino, Suor Daliso, Franco Tamburino, il Testimone di Bagnacavallo, il Cabarettista Mascherato e Poldo) si riuniscono per dargli l'ultimo saluto.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Requiem per Artisti'
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Faletti
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Dedicato alla memoria di Giorgio Faletti

faletti


-Minchia, signor tenente!

Il novellino stava così commentando la triste notizia che aveva investito come un'autobomba l'intero reparto della Squadra Speciale.

- Porco mondo che c'ho sotto i piedi! - Si lasciò sfuggire l'ufficiale Catozzo. - Se scopro chi è che l'ha freddato, viva glielo faccio mangiare! - Minacciò, mostrando la pistola d'ordinanza che custodiva ancora gelosamente nella fondina.

- Papà, cioè,  Tenente Catozzo, a mamma, cioè, vostra moglie non piace che diciate le parolacce!

- E lo so, Adriano, mio figlio e sottoposto, ma questa è notizia è davvero troppo insopportabile, mondo cano! - Disse l'ex agente di polizia che alzando le mani al cielo, il pancione traballante, che con l'età non si era mai sgonfiato, merito dei sempre ottimi manicaretti di Derelitta. - Ma come faremo senza di lui, porco mondo, come fa-re-mo!

- A proposito, tenente: E' stato invitato formalmente alla messa in onore del defunto, che si terrà alla Chiesa delle Piccole Madri Addolorate del Beato Albergo del Viandante e del Pellegrino.

- Allora non dobbiamo assolutamente mancare, mio caro Oronzo Adriano Celentano Catozzo!

- No, papà, ehm, cioè, tenente, io non posso! Devo uscire a cen...ehm, di pattuglia con il mio comp...collega Rocco.

- E va bene, e va bene. Ma se scopro che fate le cose da orecchione, giuro sulle tue sorelle Crocefissa, Derelitta jr, Addolorata, Immacolata, Selvaggia e Deborah...

- Si va bene, pà. Ciaooo! - Tagliò corto l'agente ancheggiando vistosamente verso l'uscita.

---

- Siamo qua tutti riuniti per ricordare un uomo eccezionale, un esempio dalla cui ispirazione abbiamo tratto vita tutti noi.

Il sermone della monaca stava cominciando ad annoiare Carlino. Era stato invitato dalla lontana Passerano Marmoreto per presenziare alla funzione.
Il viaggio era stata una piccola odissea: i biglietti per il treno erano stati affidati al suo amico Piero, ma questi si era reso, come al solito, irreperibile.
In suo aiuto era venuta la cognata, che aveva rimediato un passaggio dall'autista del carro funebre locale.
A un certo punto del viaggio c'era stata una sosta forzata perché il guidatore era stato preso dal dubbio che la passeggera con i roberti voluminosi potesse essere in realtà un morto sfuggito dalla bara (che per Giubileo sono un po' come clienti che scappano senza pagare) e aveva provveduto a farle un'autopsia con i fiocchi in cambio di Pompe funebri in grado di risvegliare i morti.
Dopo l'ispezione, la cognata, imbarazzata, aveva proposto il solito patto di segretezza al ragazzino.
Carlino ne aveva approfittato per fare una richiesta particolare.

- Stavolta il giumbotto compramelo nero che devo andare a un funerale!

Ed era così che il fanciullo stava in chiesa, pavoneggiandosi con il nuovo capo di abbigliamento funereo.
Tuttavia l'entusiasmo venne presto meno, perché l'atmosfera lugubre e la monotonia del discorso lo stavano facendo addormentare.
Si accorse che in fondo alla Chiesa vi era un Juke-Box.

- Che modernità! - Si complimentò Carlino. - Al posto di quel vecchio organo avete messo un giuche bocse.

E fu così che inserendo una monetina per le offerte selezionò il brano catechistico più in voga: Hard Rock Hallelujah.

L'irresistibile melodia diede uno scossone all'ambiente, tale che le vibrazioni all'orecchio della monaca la distolsero dal discorso di commiato e la costrinsero ad una danza forsennata, come se dal pulpito stesse cantando Suor Cristina di The Voice.

- Spegni quella musica! - Protestò la sua parte religiosa. - Spegni quella musica! - Ripeté la povera Suor Daliso in direzione di Carlino.

Lui non la ascoltò, impegnato com'era a scavare un dito nel naso.

Una risata precedette l'entrata in scena di un altro giovanotto, dall'aria trasandata e strafottente, di quello che doveva essere il bullo del paese.

- Alla nostra suora piace ballare anche nei momenti tristi! - Canzonò.

- Il Mario Gilera! Dovevo sapere che eri stato tu a mettere il Juke-Box! - Protestò Suor Daliso, catturata dall'ipnotica danza metallara.

A un certo punto la musica cambiò.

La suora si sentì improvvisamente libera dal condizionamento musicale.

- Gospel? - Protestò schifato il Gilera. - Perché hai cambiato canzone? - Domandò in direzione del bambino di fianco all'apparecchio musicale.

Carlino, sempre con le dita nel naso, si giustificò con un'alzata di spalle.

- Questa è una musica molto più adatta a lui.

- Beh, a me non piace. - Minacciò il Mario, che mise le mani addosso a Carlino e cominciò a stropicciargli il vestito. - Rimetti l'altro pezzo!

- Mi stai rovinando il nuovo giumbotto funebre. - Protestò Carlino.

- Beh, sono io che decido la musica qui! - Minacciò il bullo.

- Oh, ma davvero?

La voce familiare fece scorrere un brivido freddo lungo la schiena dello spaccone, che si girò e trovò la suora pronta per la severa punizione.

- Questo gospel è incontenibile, viene una voglia matta di battere le mani! - Cinguettò ironica la suora, che eseguì prontamente.

La particolarità era che in mezzo al battimani vi era la testa del Mario Gilera, che riceveva la benedizione divina in tutta la sua violenza.
Il fatto che precedentemente le mani della suora fossero state unte da glicerina e acido nitrico, aggiunsero alla scena anche degli spettacolari fuochi d'artificio.

- Anatrema su di voi! -  Si intromise una voce all'uscio della chiesa.

L'interruzione del battimani esplosivo donò al  Gilera  finalmente un momento di pace.

- Ancora quel seccatore. - Protestò la suora, in riferimento al  Testimone di Bagnacavallo che le stava già puntando il dito.

- Tu, donna, - Continuò l'adepto - Che picchi così un povero bulliccio. E credi che io... e non ti veda?

- E, ma anche a vederla nuda non credo ci abbia  due grandi roberti! - Si intromise Carlino mimando due ghiandole mammarie.

- 'Roberti'? Che mancanza di raffinatezza! - Una voce effemminata carica di rimprovero commentò aspramente l'uscita di Carlino. - Perlomeno chiamale 'Roberte'!

- Ehy, strano signore con il fazzoletto sulla testa! - Rispose seccato Carlino. - Ci parli a me di raffinatezza, conciato come sei?

- Che ragazzino maleducato! - Rispose l'altro. - Rispondere così al grande stilista Franco Tamburino! Anche se, devo ammettere, il tuo giubbotto è meravigliosamente "funeral style"!

- Si dice giumbotto! - Precisò Carlino, con le mani sui fianchi. - Ma ce lo sai te l'italiano?

- A casa mia si dice "italiana", caro - Rimproverò lo stilista, per poi voltarsi verso l'uscita e urlare: - Adalpina! Taca la marcia funebre tradizionale che la gospel è troppo frivola!

- Ci ho già controllato nel giuche bocse ma non c'é - Precisò Carlino.

- Per favore, pecorelle, un po' di contegno! Siamo nella casa del Signore! - Invitò la suora.

- E' dove ci sono le pecore che il Lupo si nasconde in veste d'agnello! - Sentenziò il Testimoni.

- Lupi non so: vedo solo un grosso asino. - Rispose sarcastica la suora all'odiato rivale religioso.

- Insomma! - Protestò una voce tonante che zittì i quattro personaggi. Era il tenente Catozzo. - Porco mondo che c'ho sotto i piedi! Se non portate rispetto alla vittima di oggi vivi ve li faccio mangiare i salmi!

- Sei tu che devi tacere! - Ribatté il Testimone. - Che tieni un figlio culattacchione!

- Cosa ci hai dire su mio figlio, specie di vu cumprà in candeggina? - Protestò il tenente, tirando fuori la pistola.

- Signori! Signori! - Intercedette Suor Daliso. - Manteniamo la calma.

- Uffa, adesso che iniziavo a divertirmi. - Borbottò Carlino. - Anche se da quando è morto lui le battute non sono più come una volta...

- Battute, avete detto?

 La quinta voce che arrivò introdusse a tutti la venuta del nuovo personaggio, che volle comunque presentarsi da solo nello stile scenico che conosceva.

- Chi è quell'uomo che si presenta in una chiesa in un momento buio per tutti noi? - Si chiese teatralmente il nuovo venuto. - Cabà! Cabà! Cabà! Il Cabarettista mascherato! L'unico che ruba le battute ai ricchi per portarle ai poveri di spirito!

- Sì, ma per favore, - Chiese la suora. - Almeno stavolta Bronco lascialo parcheggiato fuori dalla chiesa, che l'ultima volta ha sporcato dappertutto.
C'era cacca per fino sul soffitto.

- Ma neanche col purgante il mio Bronco può tanto. - Protestò il giustiziere mascherato al pari di Zorro. - Quello poteva essere stato solo un elefante scoreggione!

-  A proposito, non è che lo avreste visto?

Il settimo arrivato finalmente completava il gruppo: Poldo, l'inserviente del circo "Frollo, Frollo, Frollo e Schwartenegger", perennemente alla ricerca del povero animale incontinente.

- Finalmente siamo tutti qui. - Disse Suor Daliso.

- E' venuto ormai il momento di crescere. - Aggiunse Carlino.
Il ragazzino si spogliò del suo giumbotto e tolse il cappellino.

Il Predicatore di Bagnacavallo proclamò con tono assoluto. - E' giunto il tempo per noi tutti di tornare a unirci tutti nell'uno.

- Perché uno per tutti, e tutti per uno! - Proclamò il Cabarettista Mascherato.

- Perché è giusto che sia così. - Continuò Vito Catozzo. - Sapete come lo chiamavano a lui? Lo sapete?

- 'A lei', prego. - Precisò Franco Tamburino.

- Che domande, lo chiamavano Giorgio! - Rispose Poldo.

- Sì, ma con rispetto! - Ribatté  Catozzo.

- Ed è tempo per noi tutti di ricongiungerci insieme a lui, nel nome del Signore.

- Adalpina! - Urlò Franco. - Bada te al cavallo e all'elefante mentre siamo via!

Una forte luce cominciò a sprigionarsi dalla bara al centro della chiesa.
Tutte e sette le figure cominciarono ad avanzare, passo dopo passo, fino a sparire dentro di essa.

Sette personaggi in cerca del loro autore, sette figure leggendarie che sono vissute nel cuore di tutti. era venuto il momento per loro di tornare nel big bang di origine che aveva generato il tutto.
E con loro un universo di personaggi, situazioni, canzoni ed emozioni.
Il tutto faceva ritorno alla culla che avevano lasciato per andare per il mondo.

Nell'ascesa fino ai cancelli dell'Al di là, qualcuno, forse Giorgio, commentò.

- In questo momento avrei proprio bisogno di un caffé.

- Non ti preoccupare! - Gli risposero. - Laggiù c'è Manfredi che ti aspetta per offrirtelo insieme a San Pietro.

- Non mi soddisfa tanto questa fine. - Commentò ancora la voce all'origine di tutto. - Mi sembra un po' retorica.

- Ma il ciclo morte e nascita non è retorico e ripetitivo di per sé? - Gli risposero ancora.

- Magari avete ragione. - Commentò infine la voce.

E tutti insieme si riunirono infine, per affrontare l'ultimo viaggio insieme.


    FINE




  
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