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Autore: kbonny    08/07/2014    5 recensioni
A volte nella tua vita accadono cose che non puoi minimamente immaginare o prevedere. Cose che la vita può sconvolgertela, ma anche cambiartela, migliorarla, renderla unica e meravigliosa.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Premessa
L'idea di quasta storia è nata un po' di tempo fa, ma non trovavo l'ispirazione per iniziare a pubblicarla (anche perchè effettivamnete un'idea per il finale ancora non ce l'ho.... ) essendo anche la mia prima long.
Almeno per il momento non ho inserito elementi temporali, ma diciamo che potrebbe essere collocata a metà della IV stagione.
Alcuni elementi sono puramente inventanti e senza alcun riferimento veritiero (es. nomi di vie e loro posizione)
Buona lettura






Il sole era ancora nascosto all’orizzonte quando uscì di casa quel mattino. L’aria fredda colpiva pigramente il suo viso ancora assonnato. Si, decisamente qualche ora in più fra le calde coperte del letto non le sarebbero dispiaciute.
Camminava spedita verso la 54th avvolta nella sciarpa e con le mani affondate nelle tasche del pesante cappotto. Le strade erano semideserte a quel’ora, il tutto avvolto da un silenzio quasi surreale per una città come la grande mela. In dieci minuti svoltò nel viottolo nascosto all’incrocio di St George Street e Rooswelt Avenue.
Infilò la chiave nella toppa della porta ed entrando accese la luce. Il laboratorio luccicava e profumava di pulito.
-Oggi è il grande giorno- mormorò Emily fra se stessa rendendo un respiro.
 Fece qualche passo verso l’armadio alla sua destra levando sciapa e cappotto ed indossando un lungo grembiule blu con un ricamo bianco al cento. Attorcigliò i capelli sulla nuca fermandoli con un mollettone. In quel momento una voce alle sue spalle la salutò:
 - Buongiorno Emily.-
- Ehi Micky, buongiorno! - esclamò lei voltandosi verso un basso signore sulla cinquantina con delle braccia robuste, i capelli brizzolati, i baffi folti e un’espressione cordale ed amichevole. Alzò che occhi all’orologio  appeso ala parete: le 4.30.
- Come mai sei già qui?- domandò la ragazza.
- Olga mi ha chiesto di venire a darti una mano, visto che poi per il resto del giorno non ci sei, e quindi eccomi qua - rispese allegro indossando un grembiule simile a quello di Emily.
- Oh, mi dispiace. Non volevo creare problemi.- disse dispiaciuta Emily.
- Ma che problemi!- rise Micky -Un paio d’ore che saranno mai, e poi ti dirò, qualche straordinario mi fa sicuramente comodo- sussurrò facendole l’occhiolino.
La ragazza gli sorrise grata –Grazie-
- Su, forza iniziamo, i nostri forni reclamano prelibatezze- E così si misero al lavoro.
Erano da poco passate le 10.00 quando si levò il grembiule e salutando i colleghi uscì in strada.
Le strade si erano riempite ed ovunque il caos e la vitalità della città si era svegliato dilagando in ogni angolo. Passò per casa giusto il tempo di prendere una busta gialla che aveva lasciato sul comodino accanto al letto.
Arrivata al marciapiede fermò un taxi e indicò all’autista l’indirizzo a cui recarsi. Durante il tragitto tenne lo sguardo puntato sulle ginocchia e pensava al modo migliore per effettuare quell’incontro: era agitata, nervosa e la tensione era a mille.
Aveva rimandato quel giorno per settimane, tanto che Jack le aveva ripetuto fino allo sfinimento -Vuoi mollare proprio adesso che probabilmente sei arrivata ad un passo dal traguardo?-
In effetti però quella era la sua paura più grande, tante sofferenze e sacrifici, e alla fine? Se fosse stato tutto un buco sull’acqua? Se invece era sulla strada giusta ma la conclusione fosse stata una delusione? Se…
- Mi scusi signorina- la ridestò il taxista - Purtroppo qui la strada è bloccata da alcune volanti della polizia. La sua destinazione è proprio dietro quel palazzo- le disse indicando di fronte a lui. -Posso fare il giro dell’isolato, ma ci vorranno almeno 10 minuti-
-  La ringrazio. Si fermi pure qui. Faccio volentieri due passi- rispose Emily porgendo il denaro.
- Guardi, segua l’area pedonale qui a destra- aggiunse premuroso l’uomo.
- Grazie mille, buona giornata- lo salutò riconoscente la ragazza.
Seguì la via superando un gruppetto di curiosi che osservavano degli agenti che perlustravano parte della strada che era stata transennata da un nastro giallo, e al centro un lenzuolo bianco che sicuramente “nascondeva” un cadavere.
“La criminalità non ha mai fine” pensò Emily  distogliendo lo sguardo verso la sua strada.
In quell’istante andò però a sbattere contro un uomo che a passo svelto seguiva una bella donna mora con dei tacchi alti.
- Oh, mi scusi! - si scusò lui – Non l’avevo vista-
- Non è niente si figuri- disse Emily allontanandosi voltandosi poi un attimo sentendo i due litigare in modo strano, quasi allegro.
- Sei sempre il solito sbadato – lo stava punzecchiando la donna.
- Andiamo Kate, quante storie. A proposito, qualcuno di nostra conoscenza abita da queste parti, magari ha visto qualcosa-
- Castle, ma non la smetti mai di volare con la fantasia?-
- Mai, tesoro-
- NON chiamarmi, tesoro!-
- Va bene…tesorino-
Emily sorrise scuotendo la testa riprendendo il cammino.
 
Giunta al palazzo scorse l’elenco dei nomi trovando quello di suo interesse: quarto piano, corridoio destro.
Nonostante l’ascensore fosse libero e aperto al piano terra, preferì prendere le scale nella speranza di attutire almeno in parte l’ansia che la stava logorando.
Giunta alla porta rimase lunghi minuti a contemplare la porte in noce marrone.
“Oh, al diavolo!” si maledisse mentalmente premendo il bottone del campanello. L’uomo che dopo qualche istante venne ad aprire, era parecchio simile a come lo immaginava: media statura, capelli brizzolati, occhi chiari e bel portamento.
- Si desidera?- chiese l’uomo.
- Eh, io…lei, lei il signor Jim? - chiese Emily balbettando
- Si, sono io. In cosa posso esserle utile?-
- Eh, salve, mi…mi chiamo Emily. Ecco, mi scusi se piombo così all’improvviso.  Io…io do..dovrei…avrei bisogno di parlarle…è una cosa un po’….un po’ delicata.-  aggiunse la ragazza tentando malamente di controllare il tono le sue emozioni.
Jim la guardò stupito. Pareva timida ma determinata , ma non le sembrava una persona cattiva; probabilmente aveva bisogno di un consulto legale.
- Certo.- Rispose con un sorriso sincero -Vieni accomodati- disse spostandosi dall’ingresso e facendole cenno di entrare.
La condusse nel suo studio e la invitò a sedersi alla scrivani di fronte a lui.
- Bene - iniziò poggiando le mani giunte sul ripiano -Come posso aiutarti?-
- Ecco..io non so da dove cominciare- disse Emily imbarazzata muovendosi a disagio sulla sedia -E’ solo che vorrei alcune risposte, ma non voglio assolutamente creare problemi e disagi a lei o alla sua famiglia-
- Beh, non vedo come questo possa accadere, comunque se non mi dici di cosa si tratta, non concluderemo nulla, ti pare?-  disse Jim gentilmente tentando un approccio di fiducia con la ragazza.
Emily annuì poco convinta, ed esitando un po’ disse: -Vede,io…io credo di essere sua figlia-








Spero vi sia piaciuto questo inizio, e di aver suscitato un po' di curiosità
Ringrazio in anticipo chi recensirà
Ci vediamo al prossimo capito
Bonny  
  
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