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Autore: sakura_kinomoto    28/08/2008    0 recensioni
Molti mi definiscono demone, altri preferiscono essere notturno, altri ancora semplicemente creatura infernale.
Forse sono tutto questo.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I could breath my life in you. Titolo: I could breath my life in you.
Fandom: Originale.
Autrice: sakura_kinomoto
Beta-Reader: sku
Raiting: PG
Conteggio parole: 1045 parole, one-shot.
Avvertimenti: introspettivo (as my beta said), sovrannaturale, dark, anche un po' angst.
Nota #1: per lo scritto sotto incolpate Stephen King, i Trivium e gli HIM. Io non centro assolutamente nulla.
Disclaimer: il tutto è frutto del mio criceto con manie vampiriche del mio cervello e degli ultimi sei mesi di letture su questo tema, potrei dire che il personaggio è mio *risata malefica che si perde nel vuoto* ma lo potrebbero dire tutti -_-
Nota #2: il titolo è preso da 'Resurrection', by His Infernal Majesty.

I could breath my life in you.

Molti mi definiscono demone, altri preferiscono essere notturno, altri ancora semplicemente creatura infernale. Forse sono tutto questo, eppure sono semplicemente un essere che ha avuto la grazia di ricevere la vita eterna insieme ad un'anima corrotta e destinato a vivere portando l'inferno in terra.
Sono un essere immortale, che ha visto il variare dei secoli e delle culture, la distruzione di massa e la lotta per la ricostruzione. Non cerco lo scontro con gli esseri mortali, non creo l'occasione per scatenare disastri; da quando l'umanità esiste, e noi con loro, c'è sempre stato un essere umano che vive lontano dagli altri, prima lontano dai villaggi e dai gruppi nomadi, ora alle periferie degli immensi agglomerati urbani che loro stessi hanno creato. Creature senza nome nè destinazione, che aspettano con ansia la venuta di colui che porrà la parola fine alla sua esistenza. Esseri dei quali a nessuno importa, relitti di una nave che sta lentamente affondando; prede perfette, ma imperfetti esseri mortali, indegni di ricevere l'immortalità.
Gioisco tra i massacri e le guerre, dove il sangue scorre a fiumi pronto per essere saggiato. Dove l'odio, la disperazione, ma soprattutto la rassegnazione ad un destino di morte rendono l'aria satura di paura, paura per la propria stessa ombra, della quale nessuno più si fida. Paura per un buio che nasconde i proprio demoni, che da bambini pensavano nascosti sotto il letto, ma che in realtà li seguiva passo passo, dal sogno all'incubo, dalla culla alla fossa.
Banchetto tra gli sgozzamenti, dove il combattimento corpo a corpo provoca sì, uno spreco di sangue, ma allo stesso tempo vedere quella linfa vitale zampillare dalle loro carotidi crea l'eccitazione di un ricevimento di morte, ultimi secondi di vita raccolti dalla mia bocca per donarmi altri attimi da vivere.
Brindo ai ghigliottinamenti, dove la recisione netta delle teste apre il rubinetto al mio vino preferito, il sangue esce come una cascata per tuffarsi in coppe argentee, bicchieri di cristallo, per essere innalzate in un muto brindisi di ringraziamento verso quelle vittime che donano il loro nettare.
Mi descrivono di una bellezza strabiliante, bianco come il marmo e freddo come la morte, perché io sono morte, io bevo dal collo la vita per poi spezzarla quando la preda è ancora cosciente, non per farla soffrire ulteriormente, poiché che essa non sentirà nulla, ma perché se fosse già morta sarebbe inutile e la trasformazione sarebbe già in atto appena l'ultima goccia di sangue fosse stata spillata dal suo corpo.
Siamo pochi. Siamo come uno di quei moderni Country Club, l'iscrizione costa caro, nel nostro caso, la vita. Solo ogni secolo nasce qualcuno che può entrare, qualcuno che ha già in sè il comportamento regale che ci contraddistingue, il disprezzo per gli altri e la superiorità intrinseca nei propri pensieri. Sono queste le caratteristiche che cerchiamo, non si possono acquisire, le devi avere, esse verranno esaltate dopo la trasformazione, amplificate fino allo stremo, per diventare quasi perfezione.
Non c'è bisogno di essere istruiti per essere come me, appena la trasformazione si compie, il nuovo sa. Il sapere viene risvegliato, il modo di comportarsi, l'etichetta, se così la si vuole chiamare. Si sa che non bisogna permettere che la trasformazione avvenga in tutti, che bisogna spezzarla, con un colpo netto, sul nascere. Essere come me non è un privilegio, ma è predestinazione; per questo siamo pochi. Egli sa che ciò che prima considerava necessario ora non lo è più, l'emozione di vedere una vita che nasce diventerà semplicemente l'attesa di un nuovo pasto.
Quando il nuovo sta per venire al mondo da un ventre indegno bisogna seguirlo, prima che intraprenda la strada errata di qualche delirante uomo di fede che cerchi di convincerlo a sacrificare le sue buone qualità per una vita di miseria e preghiera. Sarà l'unico a sapere che lo aspetta un futuro tra noi, ad avere la certezza che io esista veramente e non sia solo il parto di un irlandese o di un qualsiasi altro autore. Perché questa è la realtà, io esisto, vivo tra loro; troppo ciechi per rendersi conto che possa esserci qualcos'altro al mondo, esseri miserabilmente mortali, troppo occupati a seguire le loro passioni, fugaci fiamme che si spengono ancora prima di essere assaporate e godute. Resi ciechi dall'incapacità di immaginare che qualcosa di così malvagio, secondo loro, possa essere stato plasmato dallo stesso creatore o creatori.
Io non sono un malvagio, sopravvivo, tra orde di barbari che mi scacciano con oggetti sacri o acque benedette, illusi. Esse mi provocano lo stesso fastidio di una mosca che ronza attorno al mio orecchio, semplice fastidio. Nulla creato da mente umana può nuocermi, nulla può ferirmi. Sono immortale, quindi estraniato dal loro modo, fatta eccezione per il loro sangue, unica mia fonte di vita. Solo il Sole può uccidermi, il fuoco o un altro vampiro. Ma questi non sono stati creati dall'umanità, essi esistevano prima che loro respirassero l'ossigeno. Armi divine, per un essere a cui è stato concesso il dono divino dell'eterna vita. Essere eterno incastrato in un corpo umano che può ancora provare il ricordo delle loro emozioni più forti, la fame e l'eccitazione. La bramosia di un collo esposto alla luce della luna, il veloce scorrere del sangue caldo nella mia bocca, il lento scorrere della vita che si affievolisce tra le proprie braccia.
Disprezzo coloro che giocano con le prede, spaventandole, rendendosi visibili solo per il piacere di poter percepire nell'aria la paura, il terrore. 
Ho ucciso molti miei simili, trasformati per errore, dotati delle nostre qualità ma che non le hanno sviluppate. Stolti. Esseri che hanno istigato i mortali gli uni contro gli altri; noi siamo superiori, non dobbiamo scatenare nulla.
Gli esseri umani sono come un mandria, l'allevatore porta al pascolo le mucche, cerca l'erba migliore da far mangiare loro, le fa ingrassare, cerca le bestie migliori e poi le uccide, per procurare il sostentamento per sopravvivere. Io faccio la stessa cosa, solo che non porto al pascolo le persone, aspetto dietro l'angolo, il loro mattatoio personale.
Ma perché avere paura di me? La morte è un evento naturale, io ne sono solo la personificazione.
Io sono un non-morto.
Io sono un vampiro.
  
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