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Autore: Anpan    09/07/2014    2 recensioni
Finalmente erano iniziate le vacanze estive.
L’ultimo giorno di scuola prima della pausa estiva Kagami era al settimo cielo. Finite le lezioni, lui e Kuroko si erano congedati come sempre, promettendosi di incontrarsi durante le vacanze per fare qualche tiro a canestro insieme, e si erano avviati verso le rispettive case.
L’indomani, tuttavia, ben altro aspettava Kagami.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryouta Kise, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tadatoshi Fujimaki; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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Smile, please! 

Primo scatto.

Finalmente erano iniziate le vacanze estive.
L’ultimo giorno di scuola prima della pausa estiva Kagami era al settimo cielo.
Per l’intera giornata non aveva fatto altro che bombardare Kuroko con i suoi pensieri relativi alla pacchia che lo avrebbe atteso durante le vacanze. Si sarebbe svegliato tardi ogni giorno ed avrebbe ovviato al saltare la colazione facendo un ricco brunch tutte le mattine. Dopo di che avrebbe fatto una doccia e si sarebbe precipitato fuori dal suo appartamento con la palla da basket in mano, alla ricerca di un qualsiasi campo da street basket per allenarsi e divertirsi con chiunque gli fosse capitato.
Finite le lezioni, i due si erano congedati come sempre, promettendosi di incontrarsi durante le vacanze per fare qualche tiro a canestro insieme, e si erano avviati verso le rispettive case.

L’indomani, tuttavia, ben altro aspettava Kagami.
Alle otto in punto  il suo cellulare iniziò a squillare e a vibrare sul comodino alla destra del letto, collocato tra il mobile e la parete adiacente, sulla quale una porta-finestra dava accesso ad un balconcino.
La suoneria che aveva scelto iniziava con una parte strumentale alla quale si sovrapponevano, poco dopo, le parole del cantante.
Kagami si accorse troppo tardi che forse quella canzone non era la più indicata ad essere usata come suoneria del cellulare.
Non appena la sentì spalancò gli occhi e, facendo volare le coperte sul pavimento con una manata, si mise a sedere, scosso dall’improvviso ed agitato risveglio. Dopo aver compreso in breve tempo cosa stesse accadendo, afferrò il cellulare prima che la continua vibrazione lo potesse far cadere a terra e lesse il nome di chi lo stava chiamando.

“Kuroko”.

Una vena iniziò a pulsargli sulla fronte.
«Si può sapere come ti viene in mente di chiamarmi alle otto del mattino durante le vacanze estive?! Spero per te che tu sia in fin di vita, altrimenti ti ci porterò io!» disse, non appena ebbe accettato la chiamata in arrivo dell’amico.
Il tono collerico di Kagami non urtò minimamente la sensibilità di Kuroko che, dopo aver allontanato il cellulare dall’orecchio per via del volume alto della sua voce, lo riavvicinò a sé, con fare ancora addormentato. Anche lui era seduto sul letto, con le gambe incrociate e le coperte che lo avvolgevano fino al ventre. I suoi capelli erano ribelli, come sempre, ed assomigliavano in tutto e per tutto agli aculei di un riccio.
«Mi spiace disturbarti così presto, Kagami-kun, ma.. »
Non ebbe il tempo di finire la frase che Kagami ribattè prontamente:
«Se ti dispiace allora potevi fare a meno di chiamarmi e lasciarmi dormire, no?!»
«Se lo avessi fatto poi sarei stato io quello che non avrebbe più potuto  chiudere occhio»
«Ah? Che intendi?» chiese Kagami, ancora con tono scontroso, ma andando leggermente calmandosi.
«Kise-kun mi ha chiamato ininterrottamente dalle sette a intervalli regolari di due minuti fino a poco fa. Mi ha detto che ti doveva chiedere una cosa importante»
«Allora perché non mi ha chiamato direttamente lui?» domandò con la sua voce profonda e ormai acquietata, sospirando.
«Perché sapeva che gli avresti attaccato il telefono in faccia, Kagami-kun»
Kagami stette un istante in silenzio e rifletté su come sarebbero andate le cose se fosse stato Kise a chiamarlo.
Forse Kuroko aveva ragione.
Già si immaginava la scena: lui, innervosito, avrebbe accettato la chiamata solo per evitare che il telefono continuasse a suonare e, sentendo la voce squillante di quello stupido fotomodello che gli dava il buongiorno, avrebbe risposto per le rime, attaccandogli in faccia e, ancora, trasportato dalla foga del momento, probabilmente avrebbe scaraventato il proprio cellulare contro la parete pur di non ascoltare una sola parola di più di quell’individuo fastidioso.
Dopotutto era contento che il suo smartphone fosse ancora intatto tra le sue mani.
«Già.. E quindi? Che vuole?»
Prima di rispondere Kuroko ricordò le parole di Kise quando, alla ventottesima chiamata, si trovò costretto ad ascoltare cosa volesse.
“Kurokocchi, ho bisogno di un favore enorme! Vorrei allenarmi un po’ oggi ed ho pensato che l’ideale sarebbe fare uno one on one contro qualcuno come Kagamicchi, non credi anche tu? Però penso che se lo chiamassi io non mi ascolterebbe neppure, per questo ti sto chiedendo aiuto! Sono sicuro che riuscirai a convincerlo! Te ne prego, Kurokocchi, è una questione di vita o di morte!” aveva detto, aggiungendo poco prima di chiudere “Se ti rifiuterai continuerò ad assillarti per tutta la mattina! A dopo!” con il suo solito tono scherzoso, ma sotto sotto serio.
«Kise-kun ha detto che vorrebbe fare uno one on one d’allenamento contro di te oggi»
«Perché mai se ne esce fuori con un’idea così, all’improvviso?»
«Forse ritiene che tu sia il suo più grande avversario»

Kuroko sapeva che quelle parole avrebbero smosso il suo amico. E così fu.

«Oooh… ! Non mi tiro indietro allora! Dimmi a che ora, dove e vedrò di farmi trovare pronto!»
Il sangue ribolliva nelle vene del ragazzo al pensiero di essere ritenuto un avversario temibile da un membro della Generazione dei Miracoli. Significava che agli occhi di Kise doveva apparire persino più forte di tutti gli altri membri della Teikou!
Era carico e fremeva dal desiderio di trovarsi a palleggiare di fronte a lui sul campo da basket.

L’appuntamento era alle 14:30 al campo accanto al fast-food.

Kagami si presentò puntuale e, arrivato davanti al luogo indicato con la palla sotto braccio, vide che Kise era già lì e si stava riscaldando nei tiri a canestro.
«Mi spiace averti fatto aspettare, Kise» disse ironico, mentre varcava la porta a maglie metalliche annessa alla rete che delimitava l’area da gioco, sogghignando al desiderio di scontrarsi contro l’altro.
«Kagamicchi, eccoti!»
Kise lo raggiunse raggiante.
«E dire che pensavo non ti saresti fatto vivo!>> disse sorridendo.
La vena tornò a pulsare sulla fronte di Kagami, che si stava preparando a rispondere con astio alla provocazione di Kise, quando quest’ultimo riprese la parola prima che l’altro ne potesse proferire alcuna. Sul suo volto comparve uno sguardo serio ed il sorriso solare con cui aveva accolto Kagami si tramutò rapidamente in un ghigno malefico.

«Bene, ora vieni con me».

Fece schioccare il dito medio della mano destra contro il pollice.
 Kagami fu afferrato da due energumeni palestrati che indossavano dei completi neri e fu gettato improvvisamente sui sedili posteriori di una berlina dalla vernice altrettanto nera e lucida. Kise lo seguì, salendo in macchina subito dopo di lui e, una volta entrato, richiuse lo sportello, dando l’ok al conducente per partire.
«Ehi, che diamine succede?!» tuonò Kagami.
Kise non si fece intimorire dal suo tono minaccioso e, dopo aver mantenuto una perfetta poker face per alcuni secondi e sostenuto egregiamente lo sguardo assassino del ragazzo, mutò il proprio volto in un sorriso.

«Sarai modello per un giorno, Kagamicchi!»


To be continued…

 
   
 
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