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Autore: MadHatter96    09/07/2014    3 recensioni
"[...] Kido se ne sta lì, da sola, dondolandosi piano senza staccare i piedi da terra. Non è la prima volta che lo fa, sebbene questa situazione la inquieti, in qualche modo le dona anche una strana sensazione di libertà.
Qui non deve cercare di essere forte, non deve sostenere nessuno, qui c’è solo Tsubomi. [...]"
KidoxKano
[Attenzione: Questa fanfiction fa riferimento all'anime, per cui per capirla davvero bisognerebbe averlo visto.]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shuuya Kano, Tsubomi Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Missing


Se ne sta lì, in silenzio a guardare.
Osserva i bambini che scendono velocemente dallo scivolo, o che raccolgono il loro coraggio per saltar giù dall’altalena e atterrare al suolo fieri, con le mani sui fianchi, in posa eroica.
Quanti sogni… quante illusioni. Illusioni che rendono la tenera età forse il momento più magico della vita… almeno per la maggior parte delle persone.
Per alcuni invece quello è proprio il momento delle ferite, dei dolori, degli strazi, delle paure e delle disperazioni più profonde. Per lei…per loro.
Ma in fondo, ripensando proprio a quelle persone che lei ama tanto, Tsubomi non si sente così sfortunata.
Tsubomi Kido. Un nome che si perde tra gli altri.
Ormai il sole è calato, i bambini le corrono accanto senza notarla – non possono notarla – , è ora di rientrare per loro.
Invece lei rimane lì, nonostante il buio in fondo la spaventi.
Si avvicina piano all’altalena, le piaceva tanto andarci.
Si siede con calma, guardando l’ultima striscia azzurro chiaro che appare all’orizzonte in contrasto con l’oscurità che invade il resto del cielo.
Le stelle giocano a nascondino tra le nuvole sta sera, e i raggi della luna penetrano attraverso il velo argenteo di una di esse, creando un effetto surreale, quasi onirico.
I lampioni che circondano il parco pian piano si accendono, investendolo con la loro luce fredda.
Kido se ne sta lì, da sola, dondolandosi piano senza staccare i piedi da terra. Non è la prima volta che lo fa, sebbene questa situazione la inquieti,  in qualche modo le dona anche una strana sensazione di libertà.
Qui non deve cercare di essere forte, non deve sostenere nessuno, qui c’è solo Tsubomi.
China la testa guardandosi le ginocchia.
Beh… in fondo comunque non ce l’ha mai fatta… ad essere forte. Lei ha sempre pensato di avere il peso minore sulle spalle. È il capo, ma non ha mai meritato questo ruolo.
Lo ha sempre saputo di essere debole… perché lei ha paura.
Ha paura di sparire… di essere sola.
Ecco cosa la spaventa, la solitudine.
Nonostante le persone che la circondano, in fondo al cuore sente sempre quella sensazione; la sensazione di non essere indispensabile, di essere qualcosa che in fondo se anche sparisse non cambierebbe poi così tanto.
Stringe le catene tra le dita fino a farsi male. Lei odia questa sua debolezza, eppure sente in essa tutta sé stessa.
I capelli le ricadono sul viso coprendo quegli occhi gonfi e lucidi. Non vuole piangere, ma allo stesso tempo non vuole nemmeno reprimere ancora. Una volta piangeva con molta più facilità.
Continua a dondolarsi piano, abbandonandosi alle carezze del vento.
È tutto così perfettamente tranquillo, forse l’unico posto tranquillo nella città.
L’unico nascondiglio.
“Ah, eccoti!”
Il silenzio è improvvisamente rotto. Kido sobbalza, colpita in uno  di quei momenti in cui abbassa la guardia.
Si volta repentina, per guardare chi abbia interrotto il flusso dei suoi pensieri – ma a cosa le serve girarsi, infondo – “K-Kano!”
Lui la fissa, con i suoi occhi felini e il suo sorriso allegro: “Eri sparita.”
La ragazza sorride debolmente guardandosi la punta dei piedi: sai che novità.
Sente i passi di Kano avvicinarsi e inaspettatamente il suo corpo si stacca completamente da terra seguendo l’altalena nel dondolio. Per un attimo le stelle le paiono più vicine, poi si allontanano di nuovo e la sua schiena si poggia su qualcosa di caldo.
Alza il viso per scorgere le iridi dorate di Kano a poca distanza dalle sue.
Sebbene sia appoggiata al suo ventre può comunque sentire perfettamente il cuore che batte nel petto del ragazzo, appena sopra la sua testa.
“Che fai?” gli chiede senza aspettarsi una risposta precisa.
“Ti faccio giocare!” le risponde lui ridendo, mentre con un balzo salta in piedi sull’altalena, reggendosi alle due catene.
“Non ho bisogno di giocare.”
“Invece sì! Se si è tristi bisogna distrarsi no?” Ribatte lui lasciandosi oscillare.
Lei non risponde. Chiude semplicemente gli occhi lasciandosi cullare da quel movimento.
Ecco…Shuuya è una persona forte. Lui è riuscito a portarsi un peso enorme dentro senza condividerlo per tutto quel tempo. Certo… ad un certo punto non ha più potuto continuare… ma sicuramente lei avrebbe ceduto molto prima, e ne sarebbe uscita distrutta.
D’altro canto, anche quel silenzio che aveva mantenuto lui in quegli anni ora in qualche modo la ferisce. La ferisce fino a piangere.
Sì è sentita messa da parte, esclusa da lui. Sa che in realtà lo ha fatto solo per proteggerli, ma comunque non riesce ad accettare l’idea che lui non abbia voluto dire nulla, quasi non si fidasse.
“Ehi, si può sapere che hai?” Le chiede lui piegandosi leggermente in avanti per vederle il volto.
Lei sta in silenzio.
“Kidooo!” La richiama lui scuotendola leggermente con il ginocchio.
“…Non ci hai detto niente…” Mormora infine lei, arresa.
“Mh?” Kano sbatte le palpebre, non afferrando bene il concetto.
“Pensavi che noi non saremo stati in grado di aiutarti? Che poi non riguardava solo te… Ayano- oneesan non è solo tua!”
Sulle labbra del ragazzo si disegna un triste sorriso di comprensione: “Ah… è per questo…”
“ Perché…?”
“Hai ragione Tsubomi, sono un idiota.” La interrompe “Ho cercato in tutti i modi di non farti piangere… e invece ora stai piangendo… per colpa mia per giunta.”
La ragazza sobbalza nel sentire inaspettatamente una scia calda lungo la guancia. La asciuga repentinamente. “Non è niente.”
Kano non risponde. Semplicemente le posa piano una mano davanti agli occhi e la porta ancora di più contro di sé. La stringe, quasi a volerla far entrare in lui per nasconderla da quel dolore che sembra provare.
Kido rimane interdetta e perplessa. Non sa né cosa dire né cosa fare.
“Mi dispiace Tsubomi, mi dispiace davvero.”
“Shuuya…” con delicatezza la ragazza gli sposta piano la mano, per potergli sorridere “Va tutto bene ora.”
Le è bastato poco per sentirsi il cuore più leggero, le è bastato sapere che in fondo lui non ha mai smesso di pensare a loro – a lei – nemmeno un istante.
Lui ride: “Meno male, non ho proprio voglia di essere picchiato ora.”
Kido si lascia scappare un sorriso divertito mentre si alza dall’altalena.
“Ah…” Osserva il ragazzo saltar giù “Si può sapere perché mi cercavi? È successo qualcosa?”
“Mmmmh…” Kano si stiracchia portandosi le mani dietro la nuca “Nulla di che… solo che…” le sorride “sentivo la tua mancanza.”
 
 
Salve a tutti!
Non ho la più pallida idea di come possa risultare questa storiella. Mi è venuta in mente dopo aver visto il finale dell’anime, per cui gira tutto attorno a quello.
È il mio primo lavoretto su kagerou project per cui mi affido alla vostra clemenza.
Grazie a tutti ^^!
  
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