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Autore: Axelle_    09/07/2014    2 recensioni
Eleonora si convinse che non avrebbe sorriso mai più.
E smise di parlare, perchè le uniche parole che aveva erano per lui.
E smise di dormire, perchè sognava solo le sue mani che la accarezzavano come una volta.
E smise di rispondere alla sua migliore amica, invidiosa del fatto che lei lo vedesse tutti i giorni.
Poi arrivò George.
~
“Eleonora! Vieni sotto, ti ammalerai!” la richiamò leggermente preoccupato.
Eleonora, soddisfatta, lo raggiunse.
“Maledizione Eleonora” imprecò George vedendola fradicia.
Senza pensarci due volte si sfilò la felpa e la aiutò a infilarla.
“Ti piace proprio la pioggia, eh?” chiese mentre le sfregava le braccia per trasmetterle calore.
Eleonora annuì con un sorriso sbarazzino.
“Rain” sospirò poi George, guadagnandosi un’occhiata confusa dalla giovane.
“Credo proprio che ti chiamerò Rain, d’ora in poi” spiegò, osservando che la pioggia andava via via fermandosi.
Eleonora sorrise, pensando al magnifico pomeriggio che aveva passato e che si era concluso in bellezza.
“Rain again” pregò silenziosamente il cielo, mentre il profumo di George le avvolgeva il corpo.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, George Shelley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3.

 
Eleonora era seduta a gambe incrociate al centro del suo letto, lo sguardo rivolto verso il cellulare di fronte a lei.
Erano passati giorni da quando la sua migliore amica aveva rinunciato a contattarla, dato che da parte di Eleonora non c’era stato che silenzio.
Sapeva di essersi comportata da stronza, ma le faceva male pensare che lei fosse lì, in Italia, a casa con i loro amici mentre a lei era stato portato via tutto.
Sospirò ansiosamente, senza cambiare posizione.
“Eleon-“ la madre entrò nella sua camera senza bussare, ma si bloccò osservando stranita quello in cui la figlia era impegnata.
Spostò più volte lo sguardo dal cellulare alla figlia, che la ignorò,  prima di chiudere silenziosamente la porta borbottando un: “Non ne voglio sapere niente.”
Eleonora si morse il labbro inferiore e emise un mugolio frustrato.
“Tutto questo è ridicolo” affermò poi e colta dall’impeto del momento, digitò il numero della sua migliore amica, che sapeva a memoria.
Tuut.
Eleonora sbuffò tremolante.
Tuut.
Quel suono la innervosì ancor di più. Cominciò a torturare il bordo della sua maglietta color cioccolato.
Tuut.
Stava per riattaccare, quando la sua migliore amica rispose.
“…Pronto?” disse esitante.
“Ehi” mormorò Eleonora.
“Ciao.”
“Mi dispiace” sospirò prendendosi la testa tra le mani.
“Lo so.”
“Mi manchi” confessò Eleonora.
“So anche questo.”
Seguì una piccola pausa.
“Non hai intenzione di dirmi niente?” provò allora Eleonora, col timore di aver mandato tutto a puttane quella volta.
La sua migliore amica sospirò profondamente prima di rispondere.
“Non so cosa aggiungere. Anche tu mi manchi. E ti capisco. E se te lo stessi chiedendo, sì, sei perdonata per avermi ignorato” la rincuorò.
Chi hai conosciuto?” le chiese poi, facendo rimanere Eleonora sbigottita.
“Come fai-“
Deve essere successo qualcosa di importante dato che hai trovato il coraggio di chiamarmi” gongolò la sua migliore amica, che conosceva Eleonora fin troppo bene.
“Si chiama George” ammise alla fine Eleonora.
“Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!” trillò la voce dall’altra parte. Quella reazione strappò una risatina alla ragazza.
“E a dirla tutta sono anche in ritardo. Sai, dobbiamo veder-“
Uscite già insieme? Wohoo, qualcuno qui ha fatto colpo eh!”
“Non usciamo insieme!” Eleonora quasi urlò, sgranando gli occhi e arrossendo lievemente.
Beh, non farlo aspettare. Anzi, chiamami quando torni a casa, voglio i dettagli!”
Eleonora scosse la testa divertita e dopo averla rassicurata che avrebbe fatto tutto ciò, chiuse la chiamata e si ritrovò con un peso in meno sul cuore.

 

~

 
“Cosa vedo? Un sorriso spontaneo.” Così la salutò George quando la vide arrivare.
“Spero che sia importante dato che” lanciò un’occhiata al suo orologio da polso e ci picchiettò sopra l’indice.
“Sei in ritardo” finse di rimproverarla. In realtà era sollevato di vedere Eleonora così di buon umore, per una volta.
La ragazza alzò le spalle, ancora sorridente.
S’incamminarono, Eleonora che seguiva George che per quel giorno aveva deciso di farle da guida di Londra.
“Posso sapere il motivo di tutta questa allegria?” chiede poi il giovane.
Eleonora sospirò impercettibilmente.
“Diciamo solo che ho messo a posto le cose con una persona.”
“Un ragazzo?” si azzardò a chiedere George, mordendosi il labbro inferiore.
La ragazza sentì scivolare via la felicità per un secondo, poi si riprese e rispose con un secco: “No.”
Accortosi di quella reazione, George decise di rimanere zitto.
“Beh, non dovevi farmi vedere Londra? O stiamo camminando a vuoto?” scherzò Eleonora dopo un po’.
George sfoderò un sorriso e annuì.
 
 
 
 
“Oddio, sono stanchissima” ansimò Eleonora, guardandosi intorno alla ricerca di un posto dove sedersi.
George era stato di parola: l’aveva portata al Museo delle cere, sotto il Big Ben e alla Torre di Londra.
Certo, si era divertita, ma tutto quel camminare si faceva sentire, adesso.
“Scansafatiche” la prese in giro George, guadagnandosi un’occhiata stralunata da Eleonora.
La ragazza individuò un muretto e senza pensarci due volte ci saltò sopra, e sospirò felice una volta seduta.
George la seguì a ruota.
“Non ti conviene rilassarti troppo, credo che fra un po’ verrà a piovere” esordì George alzando gli occhi al cielo che era coperto di nuvole grigie.
“Ma se non ha fatto altro che nevicare, in questi giorni” minimizzò Eleonora con un gesto della mano.
“Mmh” mugugnò George non molto convinto.
Il tempo di dire quelle parole che, senza neanche un tuono o un lampo come preavviso, delle piccole gocce d’acqua iniziarono a scendere dal cielo.
George sbarrò gli occhi, rinunciando alla soddisfazione del: “Te lo avevo detto” per cercare riparo.
Trovò rifugio sotto un tettuccio di lamina che manteneva all’asciutto alcune bici.
Solo una volta all’asciutto si accorse che Eleonora non si trovava dietro di lui, bensì a ridacchiare sotto la pioggia.
George la osservò attentamente, quasi incantato, da sotto le ciglia umide: gli occhi di Eleonora era semichiusi e rivolti al cielo, le braccia era morbide lungo i fianchi e un sorriso le solcava il viso.
“Eleonora! Vieni sotto, ti ammalerai!” la richiamò leggermente preoccupato.
Eleonora, soddisfatta, lo raggiunse.
“Maledizione Eleonora” imprecò George vedendola fradicia.
Senza pensarci due volte si sfilò la felpa e la aiutò a infilarla.
“Ti piace proprio la pioggia, eh?” chiese mentre le sfregava le braccia per trasmetterle calore.
Eleonora annuì con un sorriso sbarazzino.
“Rain” sospirò poi George, guadagnandosi un’occhiata confusa dalla giovane.
“Credo proprio che ti chiamerò Rain, d’ora in poi” spiegò, osservando che la pioggia andava via via fermandosi.
Eleonora sorrise, pensando al magnifico pomeriggio che aveva passato e che si era concluso in bellezza.
“Rain again” pregò silenziosamente il cielo, mentre il profumo di George le avvolgeva il corpo.
 

 








Author’s wall.
Aloha <3
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Personalmente, è quello che preferisco <3
Scrivo questa nota perché mi dispiacerebbe non farvi capire il gioco di parole: come ho esposto nel primo capitolo, questa ff è dedicata a Eleonora, che su efp si chiama Rainagain, o più semplicemente io la chiamo Rain.
Quindiiii niente è lasciato al  caso :D
Ringrazio voi che avete recensito e messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate, ma anche voi lettori silenziosi :)
Mi farebbe piacere leggere una vostra recensione e sapere cosa ne pensate <3
Adios,
Axelle.

 
  
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