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Autore: _Takkun_    09/07/2014    2 recensioni
Dal testo:
Per quanto continuasse a chiamarlo…
“ACEEEEEE!” … non avrebbe avuto nessun altra possibilità di vederlo, mai più. Poteva piangere quanto voleva, nessuno gli avrebbe permesso di riabbracciarlo per un’ultima volta.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Koala, Monkey D. Dragon, Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Addio, fratello

 
 
Ormai erano passate ore dal momento in cui si era rinchiuso in camera sua, e Koala, da dietro la porta, non poteva far altro che aspettare che si calmasse.
“Sabo…” Sussurrava di tanto in tanto, stringendo con forza i pugni, incapace di fare qualcosa per l’amico. Più volte aveva avuto la tentazione di entrare per parlargli e dirgli che, in ogni caso, non sarebbe stato solo, ma ogni volta fu fermata da Hack. L’uomo-pesce era lì fuori con lei e, seduto a terra con gambe e braccia incrociate, insieme alla sua solita espressione seria, le ripeteva: “Lasciarlo solo, ecco cosa possiamo fare. Interverremo nel momento più opportuno.”
Facile a dirsi, di meno a farsi. Era davvero dura rimanere con le mani in mano nonostante le sue continue urla.
 
§§§§§
 
“Ace!” Un urlo carico di rabbia e disperazione.
“Ace!” Urlare il suo nome, ecco cosa poteva fare nella sua più totale inutilità il vice comandante dell’Armata Rivoluzionaria, Sabo.
“ACE!”
No, non voleva credere alle parole di quel quotidiano, né tantomeno a quella fotografia. Era tutta una menzogna architettata dalla Marina. Volevano far credere a tutti di aver sconfitto i pirati, di essere riusciti ad eliminare per sempre la discendenza del Re dei pirati, solo per rassicurare la massa… ma non era così.
Era certo che sia Ace che Rufy erano riusciti a scappare, e che avevano trovato un posto sicuro in cui rifugiarsi. Suo fratello non era morto, era forte e… E perché? Perché continuava a tirare testate contro il muro?
“Ace!”
Perché, se credeva veramente a tutto ciò, aveva l’irrefrenabile bisogno di distruggere qualsiasi cosa?
“A-Ace!” Si portò una mano sul viso, stranamente umido.
Perché stava piangendo?
Le sue erano lacrime di gioia? No, e questo gli faceva perdere ulteriormente il controllo.
Quelle erano lacrime piene di consapevolezza, e lo sapeva maledettamente bene.
La sua mente aveva già razionalizzato ogni cosa, ma lui doveva mentire a se stesso, evitando la dura realtà, perché quest’ultima faceva troppo male.
Forse stava solo sognando. Probabilmente adesso sarebbe arrivata Koala a svegliarlo come suo solito, riprendendolo per essere un dormiglione cronico, e tutto sarebbe finito lì…
“Ma chi voglio prendere in giro?!”
Concentrò tutta la propria forza nel pugno che sferrò contro la parete, creando delle profonde crepe, ottenendo il risultato di far sanguinare ulteriormente le nocche.
Era tutto vero, vero come quel sangue che ora gocciolava lentamente dalla sua mano al pavimento.
Non riuscendo a trovare la forza per reggersi in piedi, le sue gambe iniziarono a tremare e, senza più un briciolo di energia, cadde in ginocchio con il viso rivolto verso quel freddo muro in cemento mal ridotto.
“Perché? Perché?! Perché?!” Gridò, sbattendo ripetutamente la testa contro la parete, peggiorando ancora di più le ferite che si era procurato.
“Se solo mi avesse permesso di andare a Marineford!” Urlò ripensando a ciò che gli aveva detto Dragon a riguardo.
 
“La prego, signore, mi lasci andare! Partirò solo, non permetterò che i miei uomini prendano parte ad una simile guerra! Ma la prego, sento che in qualche modo potrei fare la differenza!” Non aveva smesso di pregarlo un attimo dal momento in cui era venuto a sapere dell’imminente esecuzione di suo fratello. Lui doveva andare a salvarlo.
“Fare la differenza? Non ho mai sentito nulla di più arrogante in vita mia, detto da un misero ragazzino, poi. La risposta rimane no. I Rivoluzionari non hanno nulla a che vedere con questa faccenda.”
Perché non capiva la sua necessità? Se succedesse qualcosa ad Ace, lui…
“Ma, signore, le ho già spiegato il motiv-“
“Vice comandante dell’Armata Rivoluzionaria. È questo l’incarico che ti ho affidato, dico bene?”
“S-sì, signore ma…”
“Allora, in quanto tale, hai dei precisi doveri da svolgere e delle grandi responsabilità sulle spalle. Gli interessi personali sono secondari a ciò, non voglio ripetermi un’ennesima volta. Ora ritorna ai tuoi incarichi.”
“…”
 
“A-Ace, fratello, perdonami… S-se forse q-quella volta non f-fossi scappato…” Singhiozzò, tentando invano di asciugarsi le irrefrenabili lacrime sul suo viso con il dorso della mano.
 
Erano giunti su quell’isola da un paio di giorni, ormai, per compiere una missione che era andata a finire nel migliore dei modi. Aveva ancora del tempo libero a disposizione e ne avrebbe approfittato per fare una passeggiata in paese. Nonostante si morisse di caldo con il lungo mantello verde addosso e il cappuccio calato sul viso, mantenere l’anonimato era una prerogativa importante per i Rivoluzionari e, volente o nolente, se voleva prendersi un po’ di tempo libero lontano da mille pratiche da sbrigare, così doveva andarsene in giro in mezzo alle persone.
Sabo sorrise tra se e se. Ancora non aveva avuto la fortuna di incontrare né Ace, né Rufy durante i suoi viaggi e un po’ se ne dispiaceva, era passato davvero molto tempo. Ancora ricordava con nostalgia le avventure passate in loro compagnia al Monte Corbo, i pianti del piccolo Rufy e le ramanzine di Ace nei suoi confronti, definendolo un debole piagnucolone.
“Ma lui non è più piccolo, ora…” Mormorò. Leggeva sempre i giornali, amava tenersi informato su ciò che accadeva, specialmente se si trattava delle imprese dei due fratelli. Il piccoletto era cresciuto, era riuscito a farsi un nome e, come c’era d’aspettarselo, Ace non era stato da meno.
Per quanto lo riguardava, i due non sapevano nulla sul suo conto, adesso. Oltre quella lettera, non aveva avuto modo di contattarli in alcun modo, tenendo sempre conto della riservatezza del suo stato.
Era davvero dura essere un Rivoluzionario ma, in fondo, lo doveva anche all’uomo che gli salvò la vita dieci anni fa. Questo era il suo modo per ringraziarlo di ciò che fece –e fa tutt’ora- per lui e per i suoi compagni.
“Ehi, tu con il cappuccio!” Sentì una voce che probabilmente era riferita a lui, non vedeva nessun altro con un cappuccio addosso. Voltò il capo di profilo, giusto per vedere con la coda dell’occhio il proprietario di quella voce, per precauzione. Gli venne quasi un colpo quando riconobbe quel ragazzo.
“Ace…” Pensò, voltandosi del tutto verso di lui.
Un piacevole scherzo del destino.
Il corvino gli sorrise. “Scusa se ti ho chiamato così, ma mi sembri un viaggiatore e forse sapresti darmi… un’informazione…” Il pirata di fuoco si perse ad osservare il ragazzo davanti a lui, che in quel momento aveva assunto un’espressione raggiante.
“Mi sta guardando con più attenzione, forse ha capito chi sono…” Pensò divertito, pronto ad abbracciare il fratello non appena quest’ultimo avesse pronunciato il suo nome.
“Oh, scusa ancora il mio atteggiamento…” Scosse la testa Ace. “Il fatto è che assomigli molto ad un fratello che avevo e che ormai non c’è più.” Sorrise amaramente il pirata. “In ogni caso, hai mai sentito il nome Barb- Ehi!” Provò a chiamarlo Pugno di Fuoco ma fu tutto inutile, era già riuscito ad allontanarsi. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e strinse con forza i pugni, fino a sbiancare le nocche.
“Sabo…” Mormorò ripensando al fratello. “Quel tipo gli assomigliava davvero molto…” Disse, sbattendosi i palmi delle mani sulle guance. “Non ho tempo da perdere, devo trovare quel traditore al più presto!” Si incoraggiò, lasciando da parte tristi pensieri ed iniziando nuovamente a chiedere informazioni in giro.
 
Perché si era messo a correre? Le sue gambe si erano mosse da sole nel momento in cui aveva sentito quelle parole pronunciate da lui.
“Assomigli molto ad un fratello che avevo e che ormai non c’è più.” Si ripeté mentalmente, accelerando di più la corsa. Quindi erano venuti a sapere dell’incidente, ma come?
“Che sciocco. Le voci girano in città, devono aver sentito qualcuno che ne parlava, ovvio!” Strinse i denti, dandosi dell’idiota per non averci pensato prima. Quindi, in dieci anni, sia Ace che Rufy hanno sempre pensato che lui fosse morto, quando in realtà…
Si fermò di colpo, con le spalle che si alzavano ed abbassavano a ritmo irregolare a causa del fiatone.  
“Loro non devono sapere…” Mormorò. “Se ne venissero a conoscenza mi odierebbero e basta. Sabo rimarrà morto…”
 
§§§§§
 
Era stata la decisione peggiore di tutta la sua vita.
“F-fratello…” Per quanto continuasse a chiamarlo…
“ACEEEEEE!” … non avrebbe avuto nessun altra possibilità di vederlo, mai più. Poteva piangere quanto voleva, nessuno gli avrebbe permesso di riabbracciarlo per un’ultima volta.
Portò i palmi delle mani contro la parete e si fece forza per alzarsi. Si mosse lentamente, andando verso la porta tirando su col naso.
“N-non commetterò lo stesso errore d-due volte…” Singhiozzò. “Sento che…” Si morse il labbro inferiore, facendolo sanguinare, sforzandosi di trovare la forza per parlare. “S-sento che R-Rufy sta bene, non t-te ne sei a-andato invano, A-Ace…”
Posò una mano sulla maniglia, macchiandola con del sangue. “Gli starò vicino…” Disse, aprendo la porta, allarmando Koala e Hack a causa del suo stato fisico. Il biondo, infatti, perse i sensi subito dopo, venendo afferrato al volo dalle braccia forti dell’uomo-pesce.
“SABO!” Urlò terrorizzata la ragazza, andando, sotto ordine di Hack, a chiamare aiuto al più presto.
 
“… eliminerò chiunque cerchi di fargli del male, senza alcuno scrupolo. Te lo prometto, Ace.”
 
 

Angolo autrice:

Non ho chissà quali cose da dirvi, approfitto di quest’angolo per dire che la scena in cui Ace e Sabo si incontrano è tratta da una doujinshi, grazie alla quale è anche nata questa fic.
Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa su Sabo, e non sapevo mai che cosa, ma grazie al penultimo capitolo manga e alla dou citata prima ne è venuto fuori questo. Ringrazio chiunque abbia voluto leggere e chi recensirà.
Un grosso bacione! 
  
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