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Autore: ciungo    29/08/2008    5 recensioni
Una strana notte per la giovane Ludovica, insonne occasionale a causa del caffè.
Altra storia senza pretese, in più stupida e senza senso: spero piaccia per questo, mi sono divertita a scriverla!

P.S. Il rating è giallo, in quanto il linguaggio un po' sboccato.
Saluti!

Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L

udovica si alzò dal letto, giovane donzella insonne occasionale, e si recò in balcone, a prendere l’ennesima boccata d’aria della notte.

Si mise a passeggiare per l’ampia veranda, riflettendo sul fatto che NON avrebbe bevuto più caffè dopo le 5 dell’après-midi, quando all’improvviso ebbe una strana voglia.

Sesso?

Nient’affatto. Succo di frutta, ACE.

Rientrò dentro, si avviò bradipo-style verso il frigorifero, placidamente, tranquillamente, quietamente, palesemente, fantasticamente; prese la confezione del succo quasi vuoto, che, egoisticamente, riservò solo per sé, solitaria compagna di sé.

Agguantato il bicchiere, umido e tendente a scivolarle dalle tozze dita, ebbe una brillante idea: perché non aggiungere un po’ di vodka pura?! Ludovica allora, improvvisamente spoglia dall’aria bradipo-style, ma piuttosto eccitata come una bambina birbante, come un topo quando il gatto è via, si accinse a percorrere lo stretto corridoio a rombi viola e neri verso il salotto, dove troneggiavano su un mobile liquori vari; trovò in prima fila quello che cercava, una mini vodka: dopo di che tornò in cucina, per evitare di lasciare tracce strane in salotto, a preparare il cocktail occasionale. Versò un po’ di vodka, la richiuse col tappo, e la nascose in camera sua, per ogni simpatica evenienza. Riprese il bicchiere e tornò fuori, a rimirare le stelle, la luna, le nuvole, i gufi, i pipistrelli, gli ufo, gli scoiattoli fare all’ammore.

Si appoggio alla ringhiera, e si chiese cosa sarebbe successo, e come avrebbe reagito, se il bicchiere le fosse scivolato e caduto giù, infrangendosi, versando il succo, magari su una macchina. Scoppiò a ridere, piuttosto rumorosamente, nonostante non ci fosse poi nulla di granché divertente.

-Che cazzo ci ridi, tu?! - Irruppe una voce strascicata, palesemente ubriaca come una spugna.

Ludovica, imbarazzata e con un pizzico di terrore, si guardò attorno, che cosa stupida, arrivando poi a riflettere sul fatto che colui che aveva tanto irritato doveva per forza essere giù, o al piano di sotto, o per strada.

Il succo con l’ACE era rivoltantemente, schifosamente, disgustosamente, eccessivamente dolce.

La voce ubriaca e petulante parlò di nuovo:

-Che cazzo, la gente ride, io sono sull’orlo del suicidio, merda!-

Ludovica capì esattamente questa volta da dove proveniva quel brillo piagnisteo, ovvero dal balcone sottostante.

- Fernando?-

- Che cazzo vuoiiiiii?!!-

Ludovica si trattenne, non era il caso di ridere.

-Che ti succede, perché sei sull’orlo del suicidio?-

-Non sono entrato!! Non sono entratooooooooooooh!!!!-

Cominciò a far traballare la ringhiera e a grugnire.

-Dove non sei entrato? - chiese Ludovica cortesemente, che ipotizzando una risposta, pensò che la sua ragazza non gliel’avesse voluta dare.

-Non sono entrato! Ho fallito! Ho fallito! Sono un fallimento! Sono un coglione! Non sono entrato! Ho fallito! Ho fallito!! - Non era una risposta soddisfacente, soprattutto dato il fatto che il tutto era condito dai disperati e ubriachi grugniti e dal rumore della ringhiera che pericolosamente continuava a traballare.

-Cristo, Fernando, sto parlando con te!!-

-Ho fallito! Fallito! Fallito! Fallito! Non sono entrato! Non sono  entraaaa-tooooo-entratoooo-atooo-atooo-ato-òòò! Fallitoooooo!-

La piccola e instabile Ludovica, che buttava le sedie per aria in preda al nervosismo, tornò in quel momento al mondo. Guardandosi con gli occhi sbarrati per l’improvvisa nevrosi ritrovata le mani, di cui una, si era scordata, aveva prese salda sul bicchiere, ebbe una idea malsana.

Come un automa si raddrizzò.

-Opss!-

Lasciò andare il bicchierone ricolmo di cocktail improvvisato; questo, non a caso, si andò a schiantare sulla capoccia del delirante e ubriaco Fernando, che bagnatosi della schifezza, stramazzò a terra, sotto le schegge del bicchierone infrantosi sulla sua testa.

-Cristo! Fernando! Fernando?! Merda!-

Ludovica, dolce donzella, era impossibilitata dall’oscurità a cogliere qualche possibile e probabile rivolo di sangue proveniente dalla testa del suo vicino di casa. Che fare adesso? Aveva semplicemente perso il controllo, il caffè l’aveva resa nervosa, la vodka instabile, l’ace.. che avrebbe mai potuto fare un mix di arancia e carota?

Chiamare i genitori di Fern? Quale pazza in preda ad una primordiale crisi isterica butterebbe da un balcone un bicchiere ricolmo di schifezza dolcemente imbevibile? Sarebbe potuto morire dissanguato; la polizia sarebbe sicuramente risalita a lei, c’erano tracce del suo acido desossiribonucleico in quel dannato bicchiere del cazzo.

-Cazzo..-

Cosa fare? Ludovica pensava velocemente, anche se non si sa a quanto potesse servire, dato il fatto che era sempre lo stesso circolo di pensieri, soluzioni e possibilità. Affanculo, diamine. Decise di scendere al piano di sotto e suonare come una disperata all’appartamento di Fernando e dei suoi genitori. Aveva fatto un danno, maledettissimo caffè, avrebbe riparato.

Mise le pantofole, si catapultò per le scale, arrivò al pianerottolo, e assicuratasi che la targhetta del nome fosse quella giusta, cominciò ad alternare strilli, trilli di campanello, battiti alla porta.

Un uomo dai capelli brizzolati e scompigliati fece capolino sulla porta appena aperta, un bastone in mano. Cristo, adesso mi picchiano!

-Io.. io..- esordì incerta Ludovica.

-Fernandooooooooooooooooo!!!!- La ragazza in preda al ritrovato panico si catapultò velocemente dentro e andò verso il balcone, seguita da un signor padre di Fernando assai incredulo e assonnato.

Arrivarono entrambi presso l’aspirante cadavere.

-Che cosa è successo?!-

Ludovica, che stava controllando che Fernando respirasse ancora, cosa che per sua fortuna faceva, alzò lo sguardo verso il padre, e balbettò qualcosa riguardo il fatto che glielo avrebbe spiegato quando si sarebbe assicurata che il ferito vicino fosse fuori pericolo, intimandogli così anche di aiutarla. Lo presero, e lo portarono sul divano, dove il signor padre di Fernando  cominciò a disinfettare la ferita, sopra l’orecchio destro.

-Mi vuoi spiegare esattamente adesso cosa è successo? Come hai fatto a..-

-Ma, ehm, non vuole chiamare sua moglie?-

-Donata è in vacanza con il suo amichetto.-

-Ah, oh..

-Allora?- Incitò il signor padre di Gian Battista Fernando.

-Ecco, uh, io ero.. ero insonne nel balcone, a bere un po’ di ace, sa fa bene, vitamina C, carotene per l’abbronzatura, e.. uhm.. Sì, ecco, per incidente, non l’ho assolutamente fatto apposta, mi è per caso scivolato il bicchiere di mano… Non mi ero accorta che suo figlio fosse affacciato e..-

-Ma che fetore.. E’ alcool, Dio! Sei ubriaca?!-

Cazzo. Era solo un goccio di vodka, non..

-Ah.. ma è Fernando..-

Nuovo rumore, altro fetore. Phhrrrrrrr! Peto Revival.

-Si starà mica cagando addosso?-

-Sa, a volte l’alcool fa questo effetto.-

-E’ proprio fradicio. Sicuramente sarà svenuto più per la sbornia che per il bicchiere sulla capoccia.-

-Biascicava qualcosa su un fallimento, un posto dove non è riuscito ad entrare..-

-Ah, sì, non è riuscito ad entrare alla facoltà di medicina, nonostante le raccomandazioni. Da padre, non ho avuto il coraggio di dirgli che è troppo idiota per tentare la carriera da medico.-

-Ah. Eh, uh, meglio che vada adesso, sì.-

-Grazie. Ti va un caffè?-

-EEEEH?? Che diam.. oh, no, no, grazie, molto gentile da parte sua.. però potrebbe mettere a posto il bastone? Mi fa paura.-

Il signor padre di etc, etc.. strabuzzo gli occhi e con tono alla Chuck Norris la rimproverò

-Affronta le tue paure, marmocchia. Questo è solo legno. Io sono solo un uomo, un essere umano, mi dai un calcio nelle palle, e mi ritrovi seduta stante a terra a rotolare dal dolore, invocando il signore per una morte veloce.-

Ludovica ebbe un brivido inquieto, alquanto shockato, per l’affermazione e il tono un po’ fuori luogo.

-Me - meglio che vada, adesso, sì.-

-Ciao, e grazie ancora.- Il signor.., alquanto scocciato

-Buona notte.-

-Notte!-

Ludovica, uscì dalla porta. Ricominciò a salire le scale, ma ad un certo punto si fermò. La bocca le si aprì, sempre più grande, sempre di più. Un mucchio di denti vennero fuori, e lei rideva, rideva, seduta, le braccia sulla pancia, sulle scale.

 

 

 

  
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