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Autore: avalon9    29/08/2008    5 recensioni
La continuazione di Hotoyo. Cosa nascerà dalla collaborazione fra Sesshomaru e Naraku?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Giorno' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Un mattino

Un mattino

 

 

 

 

 

 

 

 

“...e con questo, mancano solo Roderigo e il clow”. Naraku mastica la punta della matita, soddisfatto.

“Jago?”

“Assegnato” risponde stiracchiando con calma le braccia. Alle sei di mattina, dopo una nottata passata ad assegnare le parti e dare l’ultima limatura alle battute, ha voglia solo di un buon letto e una sigaretta all’aria fredda.

Sesshomaru inarca un sopracciglio. Quello gli è sfuggito; una scocciatura in meno, certo; ce ne sono già abbastanza. Non ci deve pensare.“Chi, di grazia?”. Appunto.

Moi, è naturale”

Naturale”. Sesshomaru morde il labbro inferiore. Doveva immaginarselo. Jago è il centro dell’azione; chi altri poteva prendere la sua parte se non il grande registra osannato da pubblico e critica? “Bene.” Sesshomaru chiude con un gesto fluido l’agenda e impila i fogli. Liberato. “Con me hai finito la collaborazione. Gli ultimi due te li puoi scegliere da solo”

“Impossibile”. Naraku rovista nelle tasche alla ricerca di spiccioli. Caffè; ha urgente bisogno di un caffè. Fischietta qualcosa di indefinito e infila le monetine, una alla volta. “Ho una parte anche per te”

“Cioè?”. Sesshomaru soppesa le parole. Con Naraku il problema è quello: non capisci mai quando scherza e quando fa sul serio. Forse perchè non c’è molta differenza.

“Qualcosa adatto a te, tranquillo” Cantilena Naraku con un sorrisetto mentre il caffè scivola nella tazzina di polistirolo. Farà anche schifo, ma almeno è bello caldo. “Il clown”, precisa noncurante con il bicchiere ormai alle labbra.

“Spero tu stia scherzando” ringhia Sesshomaru. Non può abbassarsi a quel livello; si vede in scena: marotte, calzamaglia policroma e sonaglietti. Un brivido gli corre lungo la schiena. Patetico e disgustoso.

“Affatto” precisa Naraku, mentre con l’indice –elegante- scorre i tasti del distributore. “Camomilla?”

Sesshomaru toglie gli occhiali e massaggia le tempie. Cicuta, altro che camomilla, gli ci vorrebbe. Sente gli artigli grattare la carta. Quanti anni per l’omicidio di un grande regista?

“Ma insomma! Ti sto offrendo un’occasione unica”. Naraku gesticola con la tazzina mezza piena, pericolosa. Ha gli occhi affamati di quando non cede un progetto. “Riesci a immaginarlo, almeno?”

“Certo” geme Sesshomaru abbandonandosi contro la sedia. Fin troppo bene.

“Sei impossibile!” sogghigna Naraku. Mezzo caffè si è rovesciato sul tavolo e stanno facendo a gara per salvare appunti e testi. “Attendo a Desdemona. Non ho voglia di riscrivere tutto”

“Nemmeno io, per questo” sbuffa Sesshomaru, sventolando un foglio e stringendo gli occhi. Il foulard di seta; nuovo. Saprà di caffè per un mese almeno. “Che hai? Una folgorazione?”

Naraku mordicchia un dito –ahi, guai in vista- con un rotolo di carta assorbente in mano. “Potrebbe essere un’idea...”. Afferra il pennarello e scartabella sul reggifogli. Desdemona. Desdemona. “Perfetto!”. Si volta compiaciuto. “Adesso sono soddisfatto”

“Illuminami”. Sesshomaru sogghigna, incrocia le braccia e si appoggia al tavolo. Soddisfazione di Naraku uguale grane in vista per lui. E morte di quello che si definisce classico, di solito.

“La faccio affogare. Nel caffelatte”

“Chi, scusa?”

“Desdemona, ovvio”. Naraku cerchia il nome in rosso e aggiunge una bella freccia. Ha già rivoluzionato tre quarti di tragedia –è ancora una tragedia?- e adesso vuole decidere anche la morte. “Pensa: affogata in una piscina riempita con il caffelatte; è un rimedio di bellezza, e le donne, si sa, sono frivole”

“Latte di asina, semmai” precisa Sesshomaru, massaggiandosi rassegnato la testa.

“Puntiglioso”. Naraku gli concede un gesto vago con la mano. “Mai sentito parlare di licenze poetiche?”

“Ceeerto”

Ci rinuncia. Mettersi a discutere con lui quando crea è partita persa. Tanto vale lasciarlo fare. Almeno potrà tornare in fretta al suo libro.

 

“Allora? Che mi rispondi?”. Naraku soffia il fumo con lentezza.

“Riguardo cosa?”. La sigaretta si consuma fra le dita; Sesshomaru adora l’odore del tabacco più della sensazione.

“La parte; la parte”. Naraku giocherella con l’accendino; studia il refolo di vento freddo che scivola nel vicolo della porta di servizio. “Ti considero arruolato?”

“Scordatelo”. Aspira a fondo e stringe le spalle. Ci mancherebbe solo un copione da studiare. Il clow, poi! Sesshomaru odia recitare (odia farlo su un palco, in verità).

“Peccato”. Naraku sistema meglio il basco vinaccia. “Stai perdendo un’opportunità, lo sai?”

“Sopravviverò”. Sesshomaru scrolla le spalle e osserva il taglio di cielo grigio fra i palazzi. “Pioggia” mormora aspirando l’aria umida e collosa. Naraku spegne la sigaretta sul corrimano ( a cosa serve un corrimano, su tre gradini, altrimenti?) e alza il bavaro del cappotto.

“Sarai contento”. Storce la bocca infastidito. “ Te ne resti tappato in casa a scrivere, oggi?”

“Secondo te?”. Il libro è pressoché defunto e l’editore ha chiamato tre volte al giorno, ogni giorno, per una settimana. Almeno le bozze! ripeteva come un ritornello. Sesshomaru metteva su un disco di jezz, un bicchiere di vino –di quello buono- e riscriveva battute su battute, mentre la segreteria continuava a gracchiare. “E tu? Hai prove?”

“Di domenica?”. Naraku ridacchia stropicciandosi gli occhi. In serata passerà da Sesshomaru, lo ha già deciso. Il telefono sarebbe più comodo (con il freddo che fa, poi), ma appena riconosce la sua voce mette giù. Vediamo di darti una mano. “ Martedì le prove sono per le nove. Puntuale, mi raccomando”

Sesshomaru si ferma nel vicolo, un guanto di pelle a metà mano e gli occhi sottili. “Prego?” No, no. Ha chiuso, lui, con quella storia. Gli ha dato una mano con la sceneggiatura e le parti. Ma adesso basta. Il libro, il libro.

“Andiamo!”. Naraku si avvicina sornione. Il sorriso maledetto di quando sa come fare per vincere. “Non vorrai lasciare adesso, vero?”

Sesshomaru rotea gli occhi e borbotta. Se si azzarda a giocare ancora la carta dell’orgoglio (lo ha giurato. Quasi) Otello- anzi Jago, come Naraku lo ha ribattezzato- si troverà orfano di regista. “Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cosa1

“Pirandello” annuisce Naraku compiaciuto, abbozzando un applauso. Sesshomaru adora citare; forse per sottolineare la sua preparazione. “Quindi?”

Quindi tu torni fra i tuoi belletti e io fra le mie scartoffie” puntualizza infilandosi il guanto e sistemando il foulard (quello che ne resta).

“Aha”. Naraku annuisce, tranquillo. E Sesshomaru sa che quando concede così, ha in mente qualcosa. Qualcosa che non gli piacerà affatto. “ E sul cartellone che ci scrivo?”

Sesshomaru socchiude la bocca. Cartellone? Che c’entra, adesso, il cartellone? Alza le spalle e infila le mani in tasca. Ha voglia del suo letto, non di filosofeggiare su problemi concreti e inutili. “Quello che ti pare”-

“Soggesttista disertore andrebbe bene? Oppure…”. Naraku conta sulla mano le varie ipotesi, occhi al cielo e labbra appena strette. Sesshomaru lo osserva con la coda dell’occhio zizzagare leggermente sul marciapiede ghiacciato. E avrebbe voglia di dargli una spallata e vederlo scivolare a terra- sotto una macchina magari (ma che macchine vuoi ci siamo, alle sette di domenica mattina?).

“Trovato!” Naraku picchia veloce due dita sulla fronte e riesuma dalla tasca interna il solito quadernetto. “Soggettista disertore causa libro incompiuto. È perfetto, non credi?” sottolinea orgoglioso. “Che ne dici?”

“Ti risparmio”. Sesshomaru fa scattare la serratura della macchina, strappa dal parabrezza la solita contravvenzione (mettere un cartello leggibile è complicato, vero?) e la getta sul sedile passeggero. “Passaggio?” chiede quasi annoiato, mentre allaccia la cintura di sicurezza.

“Su questa carretta?” ridacchia Naraku picchiettando sulla carrozzeria della Porsche. “Preferisco la metropolitana, lo sai”

“Come vuoi”. Sesshomaru avvia il motorino d’accensione e fa un cenno di saluto fugace.

“Ci vieni, vero, alla prima?”. Naraku è così: aspetta sempre l’ultimo momento; lui un attimo prima che prema sull’acceleratore. E te lo chiede con una sigaretta fra le dita e quell’aria di assoluta indifferente apprensione.

“Ovvio. La sceneggiatura è mia, no?”

Ovvio” sorride Naraku, mentre la macchina sparisce dietro l’angolo e lui si avvia alla metropolitana gustandosi una sigaretta decente. “Buon lavoro, scribacchino

 

 

 

 

 

 

Note

 

(1) Pirandello, Sei personaggi in cerca di un autore.

 

 

 

 

 

 

Chiudendo

 

 

 

La continuazione di Hotoyo. Non programmata, e nata anche questa traducendo. Temo che ormai sia ufficiale: il teatro greco è pericoloso, per la mia psiche.

Forse potrebbe diventare una specie di “raccolta”. Non so.

Mi è stato fatto notare, e rileggendo concordo e ringrazio per l’osservazione, che non sembra il mio stile. In effetti, Hitoyo all’inizio, e anche questa flashfic, sono tentativi di variatio. Cioè: mi diletto a provare nuovi modi di narrare. Ne ho scoperti molti, ultimamente. Più di quanti credevo esistessero, e cerco, se non di padroneggiarli, almeno di impratichirmi un pochino.

Come avrete notato, il finale è quasi speculare a quello di Hitoyo (lì “domina” Sesshomaru; qui la scena è di Naralu). Presumo che ci saranno, forse, altre due parti: e ho completato Il Giorno di pariniana ispirazione.

Oh, a proposito! Il titolo di Hitoyo, come molti avranno immaginato, è un rimando (molto indiretto, va bene) a Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino.

 

Bene. Ne approfitto per ringraziare infinitamente chi ha letto Hitoyo e mi ha dedicato un po’ del suo tempo lasciandomi un commento. E quindi, in modo speciale: Miriel67, Rosencrantz, Celina, Blackvirgo e Lete89.

A voi la mia più sincera e profonda riconoscenza.

 

  
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