Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: fra_atlas    09/07/2014    9 recensioni
[everlark♥] [post-mockingjay]
Era da molto tempo, moltissimo tempo che non ti sentivo ridere. E di te, Peeta, mi è mancato anche il sorriso. Quel sorriso che m’inonda e mi culla, che rimane impresso nella mia testa e mi scalda le membra.
Ora è la sua voce roca e decisa a riportarmi indietro e... ho paura.
-Tu mi ami. Vero o falso?-
-Vero.- dico senza riflettere neppure un secondo, senza un attimo pensarci.
Butto fuori quella parola, una sola parola che racchiude tutto. Racchiude tutte le lacrime che ho versato quando lui non era accanto a me, racchiude i baci che ogni notte mettevano a tacere i miei incubi, le nostre parole sussurrate tra le lenzuola sfatte, tutto quello che abbiamo condiviso e che credo sia amore.
Perché se amare significa soffrire tanto per la lontananza di qualcuno, non poterne fare a meno; se significa sentirsi parte di quella persona, sentire che il suo sorriso è anche il tuo e i suoi occhi vedono come i tuoi... allora credo di averlo provato. E ora ne sono sicura, Peeta è amore.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Part of me..


Peeta’s POV
 
Non posso credere che lei abbia preso parte ai miei incubi,
lei era e rimarrà sempre amore,
quel sogno sulla pelle che ho vissuto per tanto tempo,
quel sogno sulla pelle che ho vissuto dal primo momento
in cui incontrai il grigio dei suoi occhi
 
La voglia di uscire da questa stanza è quasi soffocante, ma lotto contro una voglia maggiore di restare qui, di continuare a ferire me stesso facendo bene a lei. Perché se tornassi in quella casa, quella casa che era ormai di entrambi, non farei altro se non darla vinta al mostro che è dentro me. Quel mostro che sono io, e che con tanta cattiveria ha distrutto ogni cosa.
Ho rovinato l’atto più dolce del mondo trasformandolo in incubo, nel peggior incubo che lei potesse vivere dopo tutto il dolore che ha subito.
L’esigenza con cui entravo in lei ancora la ricordo, i movimenti violenti da cui cercavo di trarre soltanto piacere volendo infliggerle dolore. L’amore non aveva nulla a che fare con tutto ciò, fluiva rabbia in ogni mio movimento, non amore o dolcezza, pura rabbia ed egoismo.
Mi chiedo quanto di tutto questo faccia realmente parte di me, quanto di tutto ciò che sono stato sono io; pensavo che non sarebbero tornati, pensavo che tutte quelle bugie non mi avrebbe più sorpreso, e invece sono tornate.
E mi rendo conto che nella mia memoria vigono tantissimi vuoti, come archi di tempo vacui, e capisco che abbiamo sbagliato tutto, abbiamo costruito qualcosa sulla sabbia, tutto è facilmente crollato.
 
Ricordo il suo viso, lo rivedo da giorni ormai, ogni notte. Il suo viso implorante, quasi deformato dall’insopportabile dolore. Non posso credere che lei abbia preso parte ai miei incubi; lei che era amore, solo e soltanto amore.
E ogni notte mi sveglio urlando, grondante di sudore e solo. Sempre, tristemente solo.
Cerco di riprendermi in un modo particolare. Penso a lei felice, a lei che si è rialzata senza me. Lei che è forte e potrà farcela; ma allo stesso tempo non si dimenticherà, non si dimenticherà ciò che insieme abbiamo scritto anche se violentemente è stato cancellato. E vivrà, vivrà ogni giorno come se fossi lì con lei.
La immagino tra le mie lenzuola, in questo istante accanto a me, nuda dopo aver fatto l’amore. Le iridi grigie coperte dalle palpebre stanche, le labbra umide e rosse leggermente socchiuse.
La vedo poi mentre si riveste; mentre arrossisce leggermente nascondendosi ai miei occhi, come se tutta la notte avessimo soltanto dormito.
Poi mi saluta con la mano, senza mai dire una parola esce; l’arco tra le dita, i capelli raccolti in una lunga treccia.
 
Mi sveglio e sembra essere passata un’eternità; fatta di ore forse o di interminabili minuti.
La stanza in cui sono ormai da giorni sembra essersi fatta più piccola, scomoda e fredda; ma soffro proprio come soffrivo quando ho chiuso la porta di questa stanza per l’ultima volta giorni fa. C’è buio intorno a me e dentro me. E so che la luce che cerco non è poi lontanissima e irraggiungibile; è soltanto dietro quel muro lì, forse qualche stanza più in là.
Vorrei raggiungerla, riafferrarla. Ma so che lei fuggirà, sfuggirà alle mie mani.
Non vorrà più vedermi, né parlarmi, non vorrà sicuramente più sfiorarmi dopo tutto il dolore che le ho inflitto.
Sento il bisogno di uscire, di fare due passi proprio come mi consigliò Haymitch ieri. L’aria fresca che penetra dalla finestra non basta, come non basterebbe quella portata dal forte vento autunnale.
Perché ciò di cui ho bisogno, più dell’aria che respiro è lei.
 
 
Apro la porta lentamente, come intimorito da ciò che potrebbe esserci fuori.
Com’è il mondo senza lei?
Non vige più la parola perfezione in lui.
Grigio, buio, sovrastato da un cielo perennemente uggioso, quasi tempestoso. Anche l’odore, ciò di cui sa il vento è acre, trasmette inquietudine. Ruggine, muffa, polvere; qualcosa di dimenticato che si ha paura di rispolverare.
La porta è intralciata da qualcosa, sento lo sfregare di una superficie contro il pavimento ruvido.
Varco la soglia lentamente e gli occhi mi bruciano per la troppo luce.
Il mio cuore accelera quando riesco a metterlo a fuoco. Ne accarezzo la copertina ruvida. Sento sulla pelle ogni emozione, ogni ricordo conservato lì dentro. Giro lo sguardo verso casa sua, e la immagino intenta a cercarlo; poi la immagino davanti alla porta, posa il libro a terra e scappa via.
Tutto questo serve a dirmi qualcosa. Ha voluto dirmi qualcosa: che non mi teme, che forse riuscirà a dimenticare e ricominciare. Che vuole farlo, ha fiducia in me.
Ma io non posso, non posso ricadere in un incubo come quello di pochi giorni fa.
Perché non credo in me stesso, non credo di poter rialzarmi quando tutto intorno a me è fatto di ricordi mancanti e pensieri sconnessi.
Ma non posso neppure pensare a lei, lì che mi aspetta senza vedermi mai tornare. A lei che crede in me; ed è forte, cerca di esserlo, mentre io sono qui, come un verme a piangermi addosso.
Mi chino e afferro il libro.
Forse un modo c’è... per dirle soltanto, sei parte di me.  
 




Che dire? 
Scusate per il ritardo e grazie di tutto come il solito..
aspetto di sapere che cosa ne pensate ;)
Grazie

Fra
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: fra_atlas