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Autore: Unhappy_Reader    10/07/2014    2 recensioni
Song-fic su Gale Hawthorne che, nel Distretto 2, è solo coi suoi rimpianti. Song-fic su Gale Hawthorne che, nonostante non voglia dirselo, ha finito di vivere.
[Noemi - Se tu fossi qui]
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note autore: come in ogni song-fic, è ovviamente consigliato ascoltare la canzone scelta come sottofondo alla lettura. Qui il link per l'ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=Fgaqs9i1LFs.
Ho trasformato il femminile in maschile e viceversa e ho tagliato alcune parti per questioni di significato.
Detto questo, buona lettura e buon ascolto! Silente_Wagrave

Se tu fossi qui
 
Gale Hawthorne sedeva nella sua casa, una costruzione come un’altra del Distretto 2. Come ogni giorno, pensava a Katniss Everdeen. Catnip gli mancava più di ogni altra cosa, forse perché, data la vita che conduceva, era anche l’unica. Ma non voleva averla lì; non voleva prendere un treno a correrle incontro arrivato al Distretto 12. No. Non sarebbe stato fattibile. Lei l’avrebbe respinto.
L’unica cosa che l’avrebbe reso felice sarebbe stato il tornare indietro nel tempo e non creare quella bomba; tornare indietro nel tempo e non lasciarsi sfuggire la ragazza di fuoco.
Ma non poteva. E questo lo uccideva.
Se tu fossi qui
io sarei da solo
e la casa non avrebbe più pareti.
Se tu fossi qui
non saresti certo mia,
mai.
“Ha importanza? Tanto tu continuerai a crederlo.”
Mai come quella volta Gale aveva sperato in un “no”. In un “ti perdono”. Ma non era arrivato. Da quel giorno, lui non aveva sorriso solo un paio di volte, e brevemente. Senza sentimento.
Senza nulla.
Nulla.
Era ciò che sentiva dentro di sé. E, nei rari casi in cui il nulla lo lasciava in pace, c’era solo e soltanto dolore.
Se tu fossi qui,
non è colpa tua,
ma saremmo separati dal silenzio.
Mi ricordo, sai,
quando
sono andato via.
Pensò, in quel momento, a cosa avrebbe potuto dirle. La risposta fu chiara, netta, ovvia: nulla. In fondo, lui se n’era andato, lui aveva progettato la bomba che aveva ucciso Primrose e lui le aveva regalato anni di tristezza. Forse lei ancora lo aspettava, forse Katniss era pronta a cercare di mettere insieme i pezzi e farsi una vita con lui. Ma lui, lui se n’era andato.
Lui, codardo, se n’era andato.
Tutte le parole sono naufragate,
tutte sono state cancellate
da un vento improvviso
che invade questa stanza,
da un faro che acceca
la mia meraviglia.
Quante volte Gale aveva provato a scriverle una lettera… ma anche ora, dopo cinque anni dalla fine della guerra, non riusciva a trovare le parole. Come poteva iniziare?
“Cara Katniss” era falso, “Ciao, Catnip” era patetico e iniziare di botto era crudo. La forma era sostanza e, anche se non lo fosse stata, lui non aveva niente da dirle che lei già non sapesse.
Katniss sapeva che gli dispiaceva e sapeva di essere ancora amata da lui. Ma aveva sposato Peeta in ogni caso, e forse, forse aveva già avuto dei figli da lui.
Tutti i nostri sogni esagerati,
come quei palazzi vuoti e abbandonati…
“Potremmo farlo, sai. Scappare nei boschi.”
Gale avrebbe fatto d tutto, di tutto per tornare a quel momento, avrebbe fatto di tutto per fuggire davvero nei boschi con Katniss e non tornare mai più.
Era il loro sogno impossibile.
E ora, un “loro” non esisteva neanche più.
Se tu fossi qui
io vorrei da te
una quiete che precipita dall’alto.
Si alzò. Accese la radio. Su “Capitol Music” davano una canzone che non conosceva, ma non gli importava. Ballò. Ballò per non piangere, per dimostrare a se stesso che era ancora una persona come tutti.
Ho ballato, sai,
lo faccio quando esulto di tristezza.
Ma alla fine cadde sul divano rivestito di seta, e pianse sul prezioso tessuto.
- Mi manchi, Catnip – singhiozzò disperato.
Ma lui, probabilmente, non mancava a lei. La radio continuava a ignorarlo, diffondendo la musica per la stanza.
Tutti i nostri sogni esagerati,
come quei palazzi vuoti e abbandonati,
come tutti quei ragazzi inceneriti,
come tutti i nostri sogni esagerati…
Urlò d’agonia.
Nemmeno uno di quei piccoli di sogni si erano avverati. Non per lui. Prese a pugni la radio fino a sfondarla e farla tacere. Si portò le mani insanguinate al viso.
Non rimaneva niente di lui, di loro. Quanto avrebbe voluto essere stato estratto al posto di Peeta Mellark, quel giorno, sette anni prima.
Quanti sogni esagerati ed irrealizzabili aveva.
Di Gale Hawthorne rimaneva solo uno straccio, troppo legato alla vita per porle fine, troppo deluso dalla vita per farsela piacere.
Come se tu fossi qui…
Se Katniss Everdeen fosse stata lì con lui, probabilmente l’avrebbe consolato, rimanendo ben lungi dall’amarlo; ma sarebbe stata lì, forse sarebbe riuscita ad essergli di nuovo amica.
E non c’era. Non c’era, non c’era, non c’era!
Strillò per l’acuta sofferenza, si rivoltò a terra, urlò frasi sconnesse, affermando che non era giusto, che doveva calmarsi, che però non era affatto giusto.
Svenne.
Tutti i nostri sogni esagerati,
come quei palazzi vuoti e abbandonati
che vedevi
quando andavi a scuola…
Tu sei lì ancora…
Nella stanza rimase lui. Lui e nient’altro. Un giovane uomo distrutto. Senza più sogni, senza più ricordi - perché ricordare faceva male -, senza più autostima o autoconsiderazione.
Da quanto tempo non leggeva? Da quanto tempo non mangiava? Da quanto tempo non rideva, non parlava, non viveva?
Troppo, certamente.
Siamo lì ancora…
Erano ancora lì?
Gale, nel nero oblio dell’incoscienza, se lo chiese. Erano ancora lì? Il suo era solo un sogno?
Si disse di sì. Si disse che erano lì a scuola, bramando i boschi. Si disse che Katniss lo amava ancora, si disse che andava tutto bene.
Erano ancora lì? La risposta che Gale si diede fu un sì.
 
Ma purtroppo, Gale Hawthorne conosceva la vera risposta.
  
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