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Autore: ReaRyuugu    10/07/2014    1 recensioni
“Com'è possibile che il figlio di un marinaio così valoroso abbia paura del mare?”
Si era sentito porre una simile domanda molto spesso, Makoto, ma non era mai riuscito a rispondere con qualcosa di diverso da un pacato sorriso.
Tutti, dalla sua nascita, si aspettavano che diventasse un vero e proprio uomo di mare pronto a solcare e domare le onde più crudeli, ma mai in tutta la sua vita quella distesa verde e azzurra di acqua che pareva protrarsi all'infinito alla vista dei suoi occhi timorosi aveva suscitato in lui il minimo interesse di scoprire cosa nascondesse.
Preferiva guardare la vita scorrere dalla riva, in una silenziosa convinzione che l'oceano fosse un territorio da non violare per nessuna ragione, un dominio che non rientrava nella competenza dell'uomo, un suolo sacro da non profanare.

{AlternativeUniverse - Makoto e... ?} {Metto shonen-ai per sicurezza, ma è solo accennato}
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Tachibana, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{Sirena

 

 

“Com'è possibile che il figlio di un marinaio così valoroso abbia paura del mare?”

Si era sentito porre una simile domanda molto spesso, Makoto, ma non era mai riuscito a rispondere con qualcosa di diverso da un pacato sorriso.

Tutti, dalla sua nascita, si aspettavano che diventasse un vero e proprio uomo di mare pronto a solcare e domare le onde più crudeli, ma mai in tutta la sua vita quella distesa verde e azzurra di acqua che pareva protrarsi all'infinito alla vista dei suoi occhi timorosi aveva suscitato in lui il minimo interesse di scoprire cosa nascondesse.

Preferiva guardare la vita scorrere dalla riva, in una silenziosa convinzione che l'oceano fosse un territorio da non violare per nessuna ragione, un dominio che non rientrava nella competenza dell'uomo, un suolo sacro da non profanare.

 

La verità era che, fin da quando era piccolo, di storie sulle creature leggendarie che popolavano le onde del mare ne aveva sentite anche troppe.

Squali giganteschi pronti a divorare intere navi, bestie misteriose con tentacoli capaci di stritolare qualsiasi cosa, enormi serpenti, creature dotate di un aspetto talmente terrificante che la mente umana non sarebbe mai stata in grado di concepire.

Perché avrebbe dovuto immettersi in questo mondo sconosciuto, perché adirare inutilmente l'animo di esseri che avrebbero potuto distruggere una o più vite umane senza alcuna esitazione?

E non importava quanto gli dicessero che quelle erano solo antiche leggende: lui sapeva che un fondo di verità doveva esserci per forza.

 

Ecco perché, davanti a quel particolare incontro, la reazione che ebbe fu solo un pochino meno disastrosa di quella che ci si sarebbe dovuta aspettare.

Proprio perché era uno dei pochi uomini a rimanere sulla terraferma, era a lui che spettavano la maggior parte dei compiti di forza che pochi altri avrebbero potuto svolgere quando mariti e figli erano lontani miglia e miglia: quella sera come altre stava sistemando tutto ciò che era rimasto attorno al pontile (scatole di merci vuote, gomene, addirittura un'ancora!) quando una figura apparentemente umana, seduta sul punto più lontano del molo, catturò la sua attenzione.

“Ehi, è pericoloso starsene lì!”

La richiamò, ma quando sentì la sua voce quella ‘figura’ non fece che sussultare, voltandosi di scatto prima di buttarsi di nuovo nell'acqua.

E, Makoto poteva giurarlo, laddove sarebbero dovute esserci le gambe, alla luce della luna brillavano accese mille e mille scaglie dello stesso colore del cielo.

 

Da quel giorno, lo sguardo che aveva dedicato al mare era stato completamente diverso.

Ogni sera cercava di incontrare nuovamente quella creatura, quasi sperando di interagire con lei, di sapere cosa fosse, da dove venisse.

Passava ore intere, durante la sera, seduto sulla cima del molo, laddove nessuno lo aveva mai visto andare con così tanta sicurezza: osservava le onde sotto di sé, sperando di riconoscere quella sagoma in controluce che gli si era impressa nella memoria, ma più il tempo passava, più si convinceva che era stato solo uno scherzo della sua mente.

 

Questo, almeno, fino al giorno in cui quell'essere sbucò di nuovo dal pelo dell'acqua, apparendogli davanti come un animale curioso, sorreggendosi sul legno ruvido del molo con le braccia ricoperte di scaglie quasi trasparenti.

Sgranò bene le palpebre sugli occhi, Makoto, riprendendosi a malapena dall'infinita sorpresa per essere sicuro di non perdersi un solo dettaglio di ciò che aveva deciso di manifestarsi davanti a lui.

Fino all'ombelico il suo aspetto era ben riconoscibile come quello di un qualsiasi ragazzo, ma era proprio qui che la differenza diventava graduale, e la pelle liscia lasciava posto a squame luminose che andavano a ricoprire tutta la lunghezza della coda rimasta parzialmente immersa nell'acqua sotto di loro.

"Chi sei?"

Fu l'unica domanda che riuscì a rivolgergli, tornando a guardarlo dritto nel viso.

I capelli neri come la notte gli ricadevano in sottili ciocche bagnate sulla fronte, e il viso, incorniciato ancora da altre scaglie lucenti, era illuminato da due occhi dell'azzurro più profondo che avesse mai visto.

E proprio in quegli occhi gli parve di annegare, di perdere il controllo del tempo e della propria coscienza nel modo più dolce e calmo possibile.

Non si era accorto di aver trattenuto il proprio respiro via via che quel contatto puramente oculare diventava sempre più intenso, almeno fino a che questi non si ruppe quasi violentemente.

La creatura caudata tornò nel suo regno, lasciando l'umano imbambolato e immobile sull'ingrata Terra.

 

Ingrata, perché sapeva che, se fosse rimasto lì, non l'avrebbe mai più rivisto.

Ormai non c'erano dubbi, non era una proiezione fantastica della propria mente: il mare, in mezzo a quei mostri terrificanti, ospitava anche qualcuno dotato di una così esagerata magnificenza.

Non riusciva a pensare ad altro, oltre a quel fugace, troppo breve incontro.

Ogni volta che poteva si perdeva alla ricerca di quei capelli neri, di quelle scaglie luminose - di quegli occhi, di quelle iridi estasianti, di una purezza infinita che sapeva non essere propria di questo mondo.

Gli bastava chiudere gli occhi per vederne il ricordo stampato dietro le palpebre, ma non gli bastava, non gli bastava, non gli bastava.

 

Tutto ciò che lo circondava lo sembrava intriso di uno sporco latente, di una patina di disgusto che ormai non riusciva più a non vedere.

 

Aveva bisogno di immergersi di nuovo in quell’infinita limpidezza, di sentirsi completamente circondato da quella sensazione di pace che allora aveva provato.

 

E aveva ragione a dire che non avrebbe trovato niente del genere, nell'ambiente in cui era vissuto fino ad ora.

 

Perché quasi per caso si era reso conto che quella purezza che cercava era laddove non avrebbe mai tentato di cercarla.

 

 

 

 

Le onde del mare restituirono il suo corpo qualche giorno dopo, sebbene non ci fosse più niente di dignitoso nel suo aspetto.

Quando era sparito nessuno aveva idea di dove cercarlo - qualcuno aveva affermato di averlo visto fissare con insistenza il mare, ma tutti erano convinti che la sua sparizione non avrebbe mai potuto avere niente a che fare con una cosa del genere.

“Una povera anima come la sua? Figurarsi!”

“Non avrebbe mai potuto fare l'errore tanto grave di sporgersi troppo dal molo e cadere in acqua.”

“Lui, del mare e delle sue creature, aveva sempre e solo avuto terrore.”

 

 

 

 

 

Sirena [si--na] s.f. Essere della mitologia greca, con la metà superiore del corpo in forma di bellissima persona e la metà inferiore di uccello o di pesce, che ammaliava gli uomini di mare facendoli annegare.

 

 

 

 

Salve!
Questa era la mia entry per il prompt AU della #Spokon69minITA ~

So benissimo quanto sia inflazionato il concetto di associare Haru ad una sirena, soprattutto vista la ending di Eternal Summer, ma appena sentito il tema prescelto la mia testa ha subito deciso di scrivere qualcosa a riguardo.

Beh, in realtà non è mai palesato specificatamente che sia Haru, la sirena per cui Makoto perde la sanità mentale, ma penso sia piuttosto palese…

Amo la MakoHaru e un po’ mi pento di aver scritto qualcosa di così tanto amaro, lo so, quindi la verità è che il cadavere di Makoto altro non è che un involucro e che si sia trasformato in sireno per vivere per sempre col suo amato Haruka (?)

In ogni caso, ringrazio in anticipo chiunque passerà, leggerà e/o commenterà~ accolgo tutte le recensioni a braccia più che aperte, anche quelle che mi diranno di evitare di aggiungermi alla già sicuramente spropositatamente grande massa di persone che infilano sirene e tritoni nelle AU di Free.

A presto ~!

   
 
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