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Autore: Sparks_    10/07/2014    6 recensioni
[Everlark] [post-Mockingjay]
La prima one-shot che pubblico. Paurosamente romantica.
Dal testo:
"E Katniss sorrise, al solo pensare del ragazzo del pane. Lui le diceva che lei lo aveva salvato dal baratro: forse era vero, visto che in quegli occhi azzurri che conosceva tanto bene ritrovava la serenità tanto agognata, e che le mancava così tanto. Passavano le giornate insieme fino a cena, in una sorta di muto accordo, separandosi prima di andare a dormire. Peeta aveva ancora paura dell’ibrido di Capitol City che a volte (sempre più raramente, e in modi davvero lievi) prendeva il sopravvento.
Parlavano di tutto, dalle cose più stupide a quelle serie, alternavano risate a pianti, e quando lei aveva le sue “crisi da sensi di colpa immotivati”, così soprannominate dal ragazzo, la cullava fino a che non si addormentava.
E Katniss sorrise, perchè tra le sue braccia si trovava a casa. "
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ti va di guardare le stelle?

La vita a volte prende delle pieghe inaspettate. Katniss Everdeen lo sapeva bene: lei, una ragazza del Giacimento che voleva solo sopravvivere e proteggere l’unica persona che era certa di amare, aveva innescato una catena di eventi che avevano portato la libertà a tutti, la felicità solo ad alcuni. 
Lei era una di quelle a cui la felicità risultava soltanto un ricordo lontano: come poteva essere felice sapendo che Prim non avrebbe più potuto soridere, sentire il calore del sole sulla pelle, vedere sbocciare i denti di leoni a primavera? 
Dente di leone. Quel nome fu come ricevere una secchiata d’acqua in faccia: lei aveva il suo dente di leone personale. Qualcuno che aveva perso molto, oh molto più di lei: la sua famiglia, gran parte degli amici e sè stesso. Come si sentiva stupida quando pensava a Peeta Mellark, colui che l’aveva salvata così tante da volte da perdere il conto, colui che pur di tornare da lei aveva combattuto contro un depistaggio e tortur inimmaginabili, colui che nonostante tutto sorrideva. 
Era bello il sorriso di Peeta, così luminoso e grande, faceva venire voglia di sorridere. 
E Katniss sorrise, al solo pensare del ragazzo del pane. Lui le diceva che lei lo aveva salvato dal baratro: forse era vero, visto che in quegli occhi azzurri che conosceva tanto bene ritrovava la serenità tanto agognata, e che le mancava così tanto. Passavano le giornate insieme fino a cena, in una sorta di muto accordo, separandosi prima di andare a dormire. Peeta aveva ancora paura dell’ibrido di Capitol City che a volte (sempre più raramente, e in modi davvero lievi) prendeva il sopravvento. 
Parlavano di tutto, dalle cose più stupide a quelle serie, alternavano risate a pianti, e quando lei aveva le sue “crisi da sensi di colpa immotivati”, così soprannominate dal ragazzo, la cullava fino a che non si addormentava. 
E Katniss sorrise, perchè tra le sue braccia si trovava a casa. 
Ripensò alla conversazione che l’aveva fatta ridere, per la prima volta da mesi, avuta con Peeta quel giorno: 


Seduti vicini sul grande divano, appogiò la testa sulla spalla di Peeta, che automaticamente le passò un braccio lungo le spalle. 
-Mi spieghi come fai a profumare sempre di cannella?- gli chiese.
Peeta ridacchiò, non si aspettava una domanda del genere.
-Non lo so, sarà il pane che preparo Kat.-
-Da quando mi chiami Kat?
-Scusa, pensavo ti facesse piacere. Katniss è troppo serio, troppo famoso, invece Kat per me rappresenta la vera te, non la ghiandaia imitatrice dei ribelli, non..- qui fece una piccola pausa- non l’ibrido che quei bastardi mi facevano vedere. Scusa, Katniss.-
-No!- quasi gridò la ragazza- No, no mi piace Kat. Mi fa sembrare dolce e carina. Mi piace davvero, tranquillo.- 
-Va bene Kat- sorrise.
Katniss sbuffò. Anche lei voleva trovargli un diminutivo, qualcosa che fosse solo loro. 
-Che succede?- domandò il ragazzo. Si accorgeva sempre di ogni minimo cambiamento nell’umore della ragazza.
-Voglio darti anche io un diminutivo, ma Peeta è troppo corto.-
-Focaccino-
-Cosa?-
-Chiamami focaccino. Io sono quello che ti prepara le focaccine tutte le mattine, e uomo delle focaccine è troppo lungo. Così, chiamami focaccino.-
Rise Katniss. “Focaccino” le sembrava veramente idiota. 
Rise fino alle lacrime per la prima volta da mesi, o forse anni. 
-Che c’è? Ti fa così ridere?- Finse un tono offeso, ma si capiva che stava sorridendo. -Ragazza ingrata-.
-Scusa, ma focaccino è..- lasciò la frase in sospeso, scossa da risate irrefrenabili.
Peeta non resistette: era bellissima mentre rideva. Le alzò il viso e la baciò sulla guancia, mentre lei ancora sorrideva. 
-Grazie- sussurò lei.
-Per il diminutivo, per focaccino o per il bacio?
-Per tutto- disse la ragazza ancora sorridendo. Anche se il bacio non le era affatto dispiaciuto.
Quanto desiderava baciare quel sorriso Peeta, ma non lo fece. Erano entrambi spezzati e dovvano ricominciare lentamente. 


No, quella sera non avrebbe preso sonno Katniss. Si sentiva stranamente accaldata e su di giri. Decise di alzarsi e di andare a sedersi sul dondolo nel viale del Villaggio dei Vincitori. Lo trovò occupato però.
E Katniss sorrise, vedendo un Peeta pensieroso seduto sul dondolo. Era bello anche con quel cruccio, pensò Katniss. Stranamente, non se ne vergognò.
-Hey- lo salutò.
-Oh ciao Kat. Anche tu non riesci a dormire?-
Scosse la testa.
-Vieni qui, dai.- Peeta allargò le braccia e lei si rifugiò subito sul petto del ragazzo, come d’abitudine.
Rimasero stretti in silenzio per un po’ fino a quando Peeta (come sempre) parlò.
-Ti va di guardare le stelle?-
-Sì- rispose Katniss flebilmente. Era tanto che non le guardava, le stelle, e l’idea di farlo con Peeta le piaceva. Si rese conto solo in quel momento del fatto che il suo angolo di felicità poteva esistere solo se ci fosse stato Peeta con lei. Era quello l’amore?
-Vedi, quel gruppo di stelle laggiù? Quella costellazione si chiama cintura di Orione. Quell’altra invece si chiama Orsa Maggiore.-
-Come sai tutte queste cose?-
-Mio padre.- sorrise, Peeta. Dio quanto l’amava. Più della sua stessa vita, più di tutto. Lei era la sua vita.
Katniss si sciolse: la maschera di indifferenza che con gli anni aveva creato si ruppe definitivamente. Sì, l’amore era quello.
Lo baciò, con dolcezza lentamente. Doveva fargli capire che stavolta era diverso,  stavolta era reale.
Era un bacio strano per Peeta, diverso dagli altri che si erano scambiati, e lui ne assaporò ogni secondo. Possibile che fosse reale questa volta?
Si staccarono perchè a entrambi mancava il fiato. Sarebbero restati così in eterno se avessero potuto. 
-Kat, io.. wow… non immagini da quanto volessi farlo. Ti amo, da sempre, anche nel mio momento peggiore c’era qualcosa che mi diceva che ciò che vedevo non era reale. Ti amo e lo farò per sempre. E adesso, ti prego, ho bisogno di saperlo. Tu mi ami. Vero o falso?-
La ragazza dal canto suo, aveva capito cos’era la felicità. Lui l’amava! E lei amava lui. 
Era così, assuefatta da lui. 
-Vero. Vero Peeta, vero- 
-Vero? Mi hai detto vero? Cioè mi hai detto veramente vero?-
-Sì ti ho detto vero- ridacchiò lei, vedendolo così felice e incredulo.
La abbracciò stretta, come per paura che scappasse, e si baciarono a lungo, col sorriso sulle labbra. L’alba li colse così, abbracciati su quel dondolo, ancora a parlare di stelle.

ANGOLO AUTRICE: 
Ok non so da dove sia uscita. È la prima cosa che pubblico, e sono abbastanza in ansia. Vi sarei grata se lasciaste una recensione. Baci baci
Au :)
   
 
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