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Autore: SerMisty    10/07/2014    5 recensioni
«Nonno Alejandro» il bambino più grande ne approfittò per rivolgersi a lui, «volevamo chiedere una cosa a te e alla nonna».
«Tutti e quattro?» l’uomo sorrise. «Escuchas, Heather, deve essere una cosa importante».
«Farà meglio ad esserlo» borbottò lei nella sua tazza, benché fosse pronta ad ascoltare fin dall’inizio.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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«Nonna!»
Quattro bambini si aggiravano per casa, sbirciando nelle stanze. Il maschio più grande guidava la comitiva, seguito a ruota da due gemellini e dall’unica femmina che camminava con il pollice nella bocca ancora un po’ sdentata.
«Nonna Heather!»
La donna si voltò indietro mentre finiva di versare il caffè nelle tazze. I capelli biancastri ondeggiarono intorno al collo – aveva deciso di tagliarli di nuovo corti, forse in un momento di nostalgia verso i vecchi tempi.
«Cosa c’è, bambini?» chiese. Poi, aggrottando le sopracciglia: «Vi prego, non ditemi che uno di voi se l’è fatta addosso».
«Sono grandi, Heather, non hanno più di questi problemi» un uomo più o meno della stessa età di lei apparve ridendo dal corridoio. La bambina più piccola continuò a succhiarsi il pollice e abbassò lo sguardo con aria colpevole, al che l’uomo le accarezzò i capelli. «Eccetto te, Princesa, ma a te si perdona tutto».
La bambina lo guardò con gli occhi che brillavano. Heather alzò gli occhi al cielo, allungandogli una tazza di caffè.
«Sei sempre il solito» sibilò.
«Nonno Alejandro» il bambino più grande ne approfittò per rivolgersi a lui, «volevamo chiedere una cosa a te e alla nonna».
«Tutti e quattro?» l’uomo sorrise. «Escuchas, Heather, deve essere una cosa importante».
«Farà meglio ad esserlo» borbottò lei nella sua tazza, benché fosse pronta ad ascoltare fin dall’inizio.
I bambini si guardarono, come indecisi su chi dovesse parlare per primo.
«Mamma ci ha parlato di quando lei e papà si sono incontrati…» cominciò il più grande.
«Anche il nostro papà!» intervennero in coro i due gemelli, che con i loro capelli biondi mostravano la combinazione e la predominanza di geni differenti rispetto a quelli degli altri due bambini.
«…E così ci siamo chiesti, come vi siete conosciuti tu e la nonna?»
Alejandro e Heather spalancarono gli occhi, sorpresi. Non si aspettavano una domanda del genere.
La prima a ritrovare l’uso della parola fu Heather – e scelse naturalmente le più acide di tutte.
«I vostri genitori dovrebbero imparare a tenersi le cose per loro» bofonchiò.
«Dai, Heather, è una domanda di tutto rispetto» Alejandro sorrise maligno, solo e unicamente per provocarla. «Raccontiamoglielo».
«Io ho più rispetto della privacy di quanto ne abbiano i tuoi figli».
«Sono solo i miei figli quando fanno qualcosa che non ti piace, eh?»
«Oh, per favore, Nonna Heather!» il bambino più grande, chiaramente il portavoce, non demorse. «Come vi siete innamorati tu e il nonno?»
«Questa è già una domanda differente» replicò la donna, secca. «Chi vi ha detto che ne sono innamorata?»
Alejandro alzò gli occhi al cielo e si chinò lentamente, facendo segno ai bambini di avvicinarsi.
«Non badatele, è arrabbiata con me perché prima le ho rovesciato l’aranciata sulla maglietta» sussurrò. «Fra un po’ le passerà e tornerà a coccolarmi come sempre».
«Non ti ho mai coccolato!»
«Fra un po’».
I quattro ridacchiarono. Alejandro si rimise in piedi.
«Ti prego, Nonna Heather, racconta!» pregarono i bambini tutti in coro, eccetto per la più piccola che probabilmente non sapeva ancora parlare molto bene.
«Ti prego, Nonna Heather» Alejandro le strizzò l’occhio e la donna capitolò.
«Va bene, va bene!» sbuffò. «Andiamo sul divano, almeno».
I bambini cacciarono un urletto di gioia e corsero fuori dalla cucina, seguiti più lentamente dai nonni. Si sedettero sul morbido tappeto davanti al divano e aspettarono che loro si accomodassero.
«Racconta, racconta!» la incitarono i gemelli battendo le mani.
«Onta!» biascicò la bambina.
Heather si agitò sul posto, anche perché lo sguardo malizioso che Alejandro le rivolgeva non aveva perso il suo effetto nel corso degli anni. Sbuffò di nuovo.
«Non c’è poi molto da raccontare» brontolò sbrigativamente. «Ci siamo conosciuti durante il reality che ci ha reso famosi e cinquant’anni dopo sono ancora qui a sopportare il suo brutto carattere. Ecco tutto».
I bambini abbassarono la testa, delusi.
«Sarebbe meglio dire che cinquant’anni dopo continui a distruggere i sogni delle persone» osservò Alejandro. «Vogliono una storia, non un titolo di giornale!»
Heather fece per ribattere, ma gli sguardi speranzosi dei suoi nipoti la costrinsero a sospirare rassegnata.
«Era la terza stagione del reality» cominciò, e immediatamente i bambini drizzarono il capo, attentissimi, «e Nonno Alejandro faceva parte dei nuovi concorrenti».
«Ed ero il più bello di tutti» intervenne lui.
Heather strinse gli occhi, irritata dall’essere stata interrotta.
«Eravamo rivali e arrivammo fino all’ultima puntata, poi abbiamo scoperto che riuscivamo a sopportarci a vicenda ed eccoci qua. Fine».
Un nuovo sospiro da parte dei bambini.
«Ora ricordo perché ero sempre io a raccontare le favole della buona notte» rise Alejandro. «Non credi di aver saltato qualche parte?»
«Tutti dettagli» sibilò Heather.
«Davvero? Il fatto che tu fossi gelosa di me è un dettaglio? E che arrossissi a ogni parola che ti rivolgevo? E quella volta che finimmo per dover fare lo sposo e la sposa? Hai saltato tutte le parti migliori, Querida
I bambini ridacchiarono e Heather ringhiò.
«Perché non parliamo invece delle tue tecniche poco ortodosse per eliminare le ragazze dal gioco e di come alla fine sei stato battuto miseramente dalla sottoscritta?»
«Solo perché mi hai tirato un calcio nelle noci di cocco!»
Il bambino più grande si ritrasse in un sibilo di empatico dolore, i gemelli si guardarono con confusa paura. La bambina continuò a succhiarsi il pollice, senza capire.
Heather si alzò in piedi, punta sul vivo, sbattendo la sua tazza di caffè sul tavolino accanto al divano.
«Molto bene» dichiarò. «Se pensi che io non ne sia capace pensaci tu a fare il cantastorie».
E si allontanò oscillando i pugni chiusi.
Alejandro sospirò rassegnato. Poi si chinò verso i nipotini, prendendo la bambina e mettendosela in braccio.
«Nonna è arrabbiata?» chiese lei, mangiandosi le r.
«Non più del solito, Princesa. È solo che non le piace dover ammettere di volermi bene».
«Perché?» la r sparì di nuovo.
«Perché è fatta così, ed è uno dei motivi per cui la amo tanto. Tranquilli» fece segno ai maschietti di avvicinarsi, «ve la racconto io la nostra storia, e vedrete che anche lei ha sempre provato lo stesso per me».
«Uhm. Nella tua versione, forse».
Il sorrisino soddisfatto di Alejandro lasciò intendere che fosse molto meno sorpreso dei bambini nel veder ricomparire la moglie dallo stesso corridoio lungo il quale era sparita.
«Non eri andata via?» sogghignò.
«Ho deciso di restare» Heather scrollò le spalle e si mise a sedere nuovamente. Uno dei gemelli le si arrampicò sulle gambe per accoccolarsi fra le sue braccia e lei lo lasciò fare. «Solo per controllare che non parli male di me, naturalmente».
«Naturalmente».
E mentre Alejandro cominciava a raccontare il bambino più grande pensò che probabilmente sua madre aveva ragione quando diceva che i nonni, dentro, erano ancora gli innamorati e insopportabili concorrenti del reality.








Angolino d'autrice: Salve ancora, gente! :D
Questa piccola storia viene fuori nuovamente da un prompt del solito blog di tumblr, Imagine your OTP. Mi sono divertita molto a scriverla XD Del resto Ale e Heathy ce li vedo così, a litigare fino alla fine dei tempi ma senza mai lasciare la stanza per più di un quarto d'ora :P Se non litigassero non si amerebbero tanto! 
Va beh, spero che vi sia piaciuta o che almeno vi abbia fatto sorridere. A risentirci!
Ser
  
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