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Autore: LifeIsAMovie    10/07/2014    1 recensioni
“Harry, io ti lascio. Non riesco più a vivere con la paura di essere beccato dai tuoi genitori, non posso andare avanti così! Non mi piace dover amare una persona solo dentro una casa polverosa e, si, è eccitante a volte, ma è anche dannatamente stressante! Non voglio più essere il tuo segreto.”
Quelle parole gli vennero in mente non appena lesse la scritta “Holmes Chapel” su un cartello che non vedeva più da un infinità di tempo. Quanto? Forse 6 anni? Si, 6 dannatissimi anni fa, quando ancora non aveva avuto il coraggio di dire ai proprio genitori di essere gay.
Quelle parole, decisamente non dure quanto altre che avrebbe potuto sentirsi dire, all’epoca sembravano lame pronte a lenire i suoi sentimenti fino a ridurli in brandelli.
Ora stava tornando la dove tutto era iniziato e dove tutto era finito con quelle poche parole dette senza un pizzico di cattiveria e, forse, questo era quello che gli aveva fatto più male.
Ma dopo sei anni uno dimentica, no? Dopo sei lunghissimi anni uno non dovrebbe più pensare a un amore passato.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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KISS ME LIKE YOU WANNA BE LOVED.
 

Questa è stata la prima OS che ho scritto...ho deciso di pubblicarla senza motivo ahahahahahah
Spero vi piaccia e a me piacerebbe leggere le vostre recensioni.
Ciaooo! xx


“Harry,  io ti lascio. Non riesco più a vivere con la paura di essere beccato dai tuoi genitori, non posso andare avanti così! Non mi piace dover amare una persona solo dentro una casa polverosa e, si, è eccitante a volte, ma è anche dannatamente stressante! Non voglio più essere il tuo segreto.”
 
Quelle parole gli vennero in mente non appena lesse la scritta “Holmes Chapel” su un cartello che non vedeva più da un infinità di tempo. Quanto? Forse 6 anni? Si, 6 dannatissimi anni fa, quando ancora non aveva avuto il coraggio di dire ai proprio genitori di essere gay.
Quelle parole, decisamente non dure quanto altre che avrebbe potuto sentirsi dire, all’epoca sembravano lame pronte a lenire i suoi sentimenti fino a ridurli in brandelli.
Ora stava tornando la dove tutto era iniziato e dove tutto era finito con quelle poche parole dette senza un pizzico di cattiveria e, forse, questo era quello che gli aveva fatto più male.
Ma dopo sei anni uno dimentica, no? Dopo sei lunghissimi anni uno non dovrebbe più pensare a un amore passato.
Quante altre storie aveva avuto dopo quella? Meno importanti, certo, ma pur sempre storie degne di un romanzo.
Parcheggiò qualche chilometro dopo il cartello che dava il benvenuto nel piccolo paese. Davanti alla sua vecchia scuola c’erano tutti gli amici che aveva lasciato quando se n’era andato per seguire la sua strada.
Scese sorridendo e si levò i wayfarer, della linea Ray Ban, per metterli appesi sul colletto della sua maglietta.
-Ei poeta!- Liam, uno dei suoi più veterani amici, gli andò incontro con un sorriso mozzafiato stampato in viso e la mano pronta per stringere quella del riccio. Non era abituato a vederlo in giacca e cravatta, gli fece davvero strano dato che Liam era solito andare in giro con camice a quadri aperte, giacca jeans e altre cose totalmente diverse da uno smoking.
-Solo scrittore per ora.- sorrise divertito Harry prima di stringere la mano del ragazzo che si era lasciato crescere un po’ di barbetta ma risultando comunque curato. Si strinsero dandosi una pacca sulla spalla.
-Tu invece? Sei un pezzo grosso eh?- nessuno dei due lasciava la stretta mentre si dirigevano all’interno del vecchio edificio.
-Non mi lamento- Liam era davvero troppo modesto, non molti possiedono una fabbrica che costruisce gli aerei più a norma di sicurezza del regno unito.
-Ei ei, guardate qui chi c’è!- Harry corse incontro ad un ragazzo biondo che si era trasferito nel secondo anno di liceo nella sua classe, all’inizio tutti lo prendevano in giro per il suo strano accento ma alla fine si rivelò un tipo davvero forte.
-Harry!- il ragazzo appena lo vide spalancò le braccia per farsi abbracciare.
-Niall! Allora? Ei è davvero forte la tipa che ha scritturato la tua casa!- gli sorrise, era davvero davvero felice di riaverlo al suo fianco. Quel Niall aveva un dono nato, portava allegria ovunque andasse.
-Ti piace? Tra poco dovrebbe uscire il secondo cd- il biondo era decisamente entusiasta del suo lavoro, infondo è quello che avrebbe voluto fare da sempre.
-Ed ecco a voi l’immancabile scrittore di best seller!- si sentì abbracciare da dietro ma riconobbe immediatamente la voce, il suo accento era di gran lunga migliorato.
-E il professore!- quando la presa si allentò poté girarsi e abbracciare il suo amico Zayn.
I ragazzi iniziarono a parlare delle loro vite, troppo impegnate per essere occupate da figli, mogli o quant’altro. Di tanto in tanto qualcun altro dei vecchi alunni si avvicinava a loro per un autografo, una foto o semplicemente per chiacchierare e per ricordare i scherzi che quel gruppo di amici organizzavano sempre ai professori e ai ragazzi nuovi che venivano in quella scuola che, per il suo buon nome,  non ammetteva scherzi, quindi i 4 ragazzi si ritrovavano sempre in qualche aula per scontare la loro punizione.
Dopo mille chiacchiere, Harry, si estraniò dal gruppo iniziandosi a guardare in torno, tra tutte quelle facce, famigliari e non, ne cercava una in particolare che, ne era sicuro, l’avrebbe riconosciuta a mille km di distanza. Ma di quella faccia nemmeno l’ombra, così fu costretto a chiedere.
-Scusa, Zayn?- lo prese per avvicinarlo un po’ di più a se, per non farsi sentire da tutti gli altri.
-Si?- Zayn gli sorrise, cordiale come al solito.
-Sai per caso se ci sia Louis da qualche parte?- si vergognò da morire una volta formulata quella domanda.
-In realtà ha detto di non sentirsi bene nel momento esatto in cui sei arrivato, quindi è andato subito via.-
-Ah capisco, grazie- Harry non volle pensare che l’abbia fatto apposta, non poteva averlo evitato volontariamente dopo tutti quegli anni.
Si disse che magari non sapeva nemmeno che sarebbe venuto ma la sua espressione era delusa perché contava davvero di rivederlo, anche solo da lontano e di sfuggita.
-Ma, Harry, io non ci penserei molto se fossi in te, perché….vedi…Lou è fidanzato.- lo sguardo, ora preoccupato di Zayn, si spostò sugli occhi chiari di Harry che non aveva ancora avuto una reazione ben precisa.
Continuava a chiedersi perché avrebbe dovuto importargli qualcosa, perché Zayn glie lo aveva detto con così tanta cautela e soprattutto perché lui credeva ancora che a Harry importasse di Louis.
Ma infondo non era stato Harry a chiedergli del ragazzo? Perché l’aveva fatto?
Restò il resto della serata con quelle domande vaganti nella sua testa ma più in la gli si aggiunse un terribile pensiero che cercò di cancellare repentinamente.
È normale che un ex ci rimanga male quando ci si fidanza di nuovo? Harry pregò che la risposta fosse si per non sembrare ancora del tutto matto.
Decise di tornare nella sua vecchia casa verso l’una di notte.
Nel breve tratto di strada che percorreva per arrivare a casa sua, passò davanti la vecchia casa Tomlinson e intravide delle luci accese. Si fermò accostando al marciapiede e sentì un enorme baccano provenire da quelle mura che un tempo ospitavano i gemiti di due ragazzini innamorati.
Voleva scendere e andare a citofonare ma si convinse che forse era meglio non farlo, l’avrebbe rivisto a scuola uno di questi giorni.
Rimise in moto per tornare nella sua casa di famiglia.
Era completamente vuota ma proprio come l’aveva lasciata 6 anni prima. I genitori erano andati ad abitare vicino casa della sorella Gemma ma non avevano mai avuto il coraggio di vendere casa e Harry glie ne fu grato. Perché nonostante tutte le litigate avvenute in quel soggiorno, tutte le sfuriate e tutte le minacce di scappare via, quella era pur sempre casa sua dove aveva passato anche momenti indimenticabili con la famiglia e i suoi amici. In quella casa c’erano entrati tutti…tranne Louis che non era ben accetto dai famigliari del ragazzo riccio e completamente, follemente innamorato.
Tolse la pellicola che copriva il divano e quella che copriva il televisore che aveva fatto riattaccare appena saputo del suo ritorno in quel paese per qualche giorno.
Iniziò a fare zapping mentre con i piedi si levava le scarpe.
Dopo aver constatato che non davano nulla di buono, decise di spegnere tutto per andare a farsi una doccia prima di buttarsi sotto le coperte.
Non vedeva l’ora di andarsene da quel posto…era troppo pieno di ricordi più o meno belli legati a Louis e alla loro storia che aveva dimenticato con grande fatica, o almeno ci aveva provato.
 
La mattina dopo fu invitato dal comitato di benvenuto della scuola a fare colazione nel solito bar che frequentava da ragazzo prima delle lezioni mattutine. Accettò più per cortesia che per altro.
Appena arrivato vide Zayn stretto a una biondina dalla carnagione chiara, riconobbe Perrie la ragazza di cui Harry aveva ricevuto le foto qualche tempo prima. Con loro c’era Niall che trafficava con il suo telefono di ultimissima generazione, a Harry venne da ridere pensando al suo vecchio BlackBerry scassato ma che funzionava ancora alla perfezione, più o meno.
Si avvicinò a loro per salutarli e per presentarsi a Perrie, la futura moglie di Zayn.
Entrarono nel bar dove c’erano la maggior parte di quelli che erano la sera prima alla festa di benvenuto.
Si vedeva che non sapevano più reggere le feste come ai tempi del liceo.
Liam prese posto vicino ad Harry che era intento a portarsi una tazza di caffè vicino alle labbra.
-Sapete cos’è successo ieri notte?- Liam interruppe il silenzio dovuto alla stanchezza dei presenti.
Tutti gli risposero di no o scossero la testa per fare un cenno negativo al ragazzo che abbassò notevolmente la voce per dire la grande notizia che girava per tutto il paese dalle prime luci dell’alba.
-Sembra che qualcuno che veniva a scuola qui sia stato denunciato dai vicini per schiamazzi notturni.-
Tutti scoppiarono a ridere immaginando in quale contesto sia avvenuta, ma Harry no. La sua mente lo riportò alla notte passata in cui aveva sentito delle urla piene di odio e rancore provenire dal quella casa.
No, non poteva riguardare lui quella notizia, è una cosa surreale per Harry perché Louis non è mai stato il tipo di persona che urla e sbraita ma una di quelle che evita le discussioni facendo il menefreghista. E questo faceva totalmente impazzire Harry che non riusciva mai a capire fino a che punto quella storia importava a Louis.
-Scusate io devo andare- Harry si alzò velocemente dalla sedia posando i palmi delle mani  sul tavolo in metallo tra gli sguardi perplessi di tutti.
-Cosa devi fare?- Niall lo guardò alzando un sopracciglio.
-Devo mandare una mail alla casa produttrice.- si congedò così velocemente che nessuno dei presenti ebbe il tempo materiale per dirgli altro e farlo restare.
Era ancora deluso perché non era riuscito a vedere Louis nemmeno quella mattina.
Si chiedeva dove si fosse cacciato quel ragazzo così difficile da avere ma così facile da amare.
Stava attraversando la strada con gli occhi bassi sulle sue scarpe vecchie pensando che potrebbe scrivere un libro e buttarci dentro tutti i sentimenti provati in quei mesi di puro godimento con un ragazzo ai limiti della perfezione ma cambiando la storia e i personaggi, per una vendetta personale pensò di farli provare al ragazzo che avrebbe impersonato Louis, quando un profumo famigliare gli stimolò il senso dell’olfatto più di qualunque altro senso stesse cercando di tenere sveglio in quel momento.
Venne girato da una spallata data per sbaglio, ma chi glie l’aveva data non si era per nulla preoccupato di fermarsi e di chiedergli come stesse.
Strizzò gli occhi alla vista di un ragazzo basso, capelli castani e corti ma che si allungavano più avanti per essere alzati di poco, le mani nelle tasche e il passo di chi è pronto a sfidare il mondo con una nuova percezione delle regole.
Harry, non capendo il perché, lo seguì prima di prendere coraggio e fare una corsetta per posargli una mano sulla spalla.
-Si?- il ragazzo si girò velocemente e sorridente, guardò per un attimo il ragazzo che lo aveva chiamato e una volta riconosciuto imitò la sua stessa espressione stupita e meravigliata quasi.
 Harry, il suo Harry, non era cambiato di molto dall’ultima volta in cui l’aveva visto salire su un treno per poi fare ritorno solo ora in quella piccola cittadina. I tratti del suo volto si erano solo induriti di più mostrando gli anni passati, credeva Louis, su un computer per cercare sempre le parole giuste da dire.
-Sapevo che eri tu- disse Harry abbozzando un sorriso quasi imbarazzato.
-H…Harry.- Louis ancora non poteva crederci, l’aveva pensato così tante volte nell’arco di questi sei anni e se l’era immaginato in tutte le diverse sfaccettature che la sua mente gli ipotizzava senza mai prendere in considerazione l’idea che fosse rimasto tale e quale a com’era prima. Pensò che, forse, era migliorato solo il vestiario.
-Allora mi hai riconosciuto- il riccio sorrise e parve quasi beffarsi dell’incredulità del castano di fronte ai suoi occhi.
-Si, certo- Louis scosse la testa per riprendersi meglio dallo shock di quell’incontro.
Harry restò a fissarlo ma nel momento in cui pensò alla sua bellezza invariata fece caso ad un livido sotto l’occhio del ragazzo che guardava altrove.
-E quello?- con l’indice indicò il livido che creava contrasto con gli occhi azzurri.
-Una lunga storia.- l’altro alzò le spalle cercando di evitare la domanda troppo invasiva per essere detta da uno che non si fa vedere da sei dannatissimi anni.
-Ah, capisco.- Harry, imbarazzato, si mise le mani nelle tasche cercando di guardare altrove anche se lo sguardo pregava di cadere su quel livido che lo preoccupava realmente.
-Come mai ieri non eri alla festa?- azzardò di nuovo il riccio.
-In realtà c’ero ma me ne sono andato via presto, mi annoiavo- alzò di nuovo le spalle.
-Ok allora, emm, ci vediamo in giro- Louis si aspettò che, dopo aver detto quelle parole, Harry se ne andasse. Ma invece il riccio rimase li a fissarlo ancora per qualche istante in cui Louis trattenne un sorriso.
-Ci vediamo- Louis gli sorrise prima di girarsi per tornare sui suoi passi.
Ci ripensò all’istante e si voltò verso Harry che stava tornando ad attraversare le strada.
-Quanto ti fermi?- gli chiese bloccando il suo primo passo sopra le strisce pedonali.
-In realtà non lo so-
-Ti andrebbe di andare a prendere qualcosa al bar?-
Quell’invito sembrò essere la cosa migliore successa nell’ultimo periodo ad Harry, anche migliore della notizia che il suo libro era al primo posto tra i best seller inglesi.
 -Ora?- chiese Harry ancora sorpreso.
-Si-
Il riccio si avvicino di nuovo a Louis che fece marcia indietro dicendo che non gli andava di andare nel bar dove tutti gli altri ex alunni si erano dati appuntamento.
Harry fu felice di quella scelta perché non avrebbe potuto spiegare in senso logico ai suoi amici cosa era appena successo tra lui e il suo ex ragazzo.
Andarono in un altro bar, non c’era molta gente anche se un tempo era il bar più frequentato dai ragazzi del posto.
-Allora? Hai un altro romanzo nel cassetto?- Louis gli sorrise bevendo un sorso di caffè macchiato.
-Ci sto pensando. Tu? Il tuo lavoro?- sorrise di rimando posando la sua tazza bollente sul tavolino.
-Bene, insomma, mi piace anche se non mi ci sarei mai visto qualche anno fa- ammette senza perdere il sorriso.
-Beh tu sei un gran chiacchierone e la tua voce è bella quindi…- Harry si accorse del complimento involontario e arrossì repentinamente mentre il ragazzo davanti a lui sorrise leggermente divertito.
-Ti ringrazio- annuì in segno di riconoscimento facendo arrossire ancora di più Harry.
-Scusa io volevo solo dire che fai bene il tuo lavoro in radio e che devi per forza avere una voce ascoltabile per farlo e…- cercò di arrampicarsi su dei vetri che mai gli parvero più invalicabili mentre il sorriso di Louis aumentava consapevole dell’imbarazzo che stava provando il ragazzo di fronte a se.
-Ho capito il senso, davvero.-
Stettero zitti per quello che parve un momento infinito in cui i pensieri dei due si riempirono di imbarazzo.
-Andiamo a farci un giro? Ti va?-
Harry annuì chiedendosi perché, se era fidanzato, gli stesse donando tutto quel tempo in sua compagnia.
Davvero ora lo vedeva solo come un semplice amico di vecchia data con cui prendersi un caffè insieme?
Anni fa Harry, per lui, era il ragazzo da amare in una casa lontano dal mondo, era quello a cui offrire riparo e a cui dare carezze calde per riempire i vuoti nel suo petto, non una tazza di caffè.
Harry si ricordò delle parole di Zayn.
“Louis è fidanzato” aveva detto. E evidentemente doveva amarlo davvero questo ragazzo.
Girarono per le stradine senza emettere nemmeno un suono, entrambi con le mani nelle tasche e le parole sulla punta della lingua.
-Ok io…devo andare.- Louis interruppe il lungo silenzio imbarazzante.
-Si, anche io- Harry sembrò respirare di nuovo.
-Ci vediamo sta sera a casa Malik.-
-Ah, vieni anche tu?-
-Non mi ci vuoi?- Louis ci scherzò su ma davvero Harry credeva che sarebbe stato meglio.
-No no, cioè si, cioè non mi cambia nulla- quelle parole fecero prima sorridere Louis che appena si girò per tornare a casa, però, dipinse sul suo volto una maschera di incertezze.
Stava davvero utilizzando Harry per sfuggire dalla sua vita? Di tutti quei pensieri che gli oscuravano la mente, Harry, era decisamente il migliore e averlo li in quel momento era una fortuna per la sua mente torturata da domande e paure. Era una specie di antidolorifico che però aveva qualche difetto, non lo faceva pensare alle cose dolorose nella sua vita ma gli dava un dolore diverso, più bello e poetico ma pur sempre un dolore al petto che si portava dietro da sei anni.
 
La giornata era fortunatamente passata in fretta e Louis non vedeva l’ora che arrivasse sera per rivedere il riccio.
Ora come ora, pensava, era il solo modo per uscire dalla follia della sua vita.
Si era sentito così bene in quel bar con lui, anche solo stando zitto aveva potuto bearsi della sua fottutamente perfetta presenza.
-Ti stai preparando?- la voce del suo ragazzo echeggiava nella casa che aveva ereditato da poco, dopo la morte dei genitori.
-Si- lo vide apparire dalla porta della camera da letto.
-Sai che mi dispiace, vero? Non volevo farti male ieri notte.- James si avvicinò al ragazzo che si alzò dal letto, dopo essersi messo le scarpe, e andò ad abbracciarlo mettendosi in punta di piedi.
-Lo so, sono cose che capitano.- Louis si scostò di poco per baciarlo dolcemente sulle labbra sottili e rosa chiaro del ragazzo che gli cingeva i fianchi.
-Mi dispiace. Ti amo tanto.- Louis sentì di nuovo la testa di James affondargli tra l’incavo del collo e sospirò rispondendo al suo “ti amo” con un sottile “Anche io, tesoro”.
-Devi proprio andare?-
-Puoi venire se vuoi, l’invito era esteso anche a te-
-No, quelli sono i tuoi amici, io non c’entro nulla.-
-Come preferisci, ma ti prego, non bere mentre sono via.- Louis si sentì in dovere di accarezzargli piano la schiena prima di allontanarlo da se.
-Certo-
Si baciarono un’ultima volta prima che Louis prendesse il pesante giubbotto e uscisse di casa con le chiavi in mano.
Si allontanò da quella casa che aveva ristrutturato il più possibile per non ricordare che fosse sua, di quando era ragazzo e faceva intrufolare di nascosto un ragazzo riccio e impacciato.
Buttare giù quei muri, che avevano impregnata in loro tutta la storia di quell’amore, e farne di nuovi aveva sollevato l’anima a Louis. Pensò che almeno le nuove mura non lo avrebbero rimproverato ricordandogli il passato.
La prima cosa che aveva buttato era il suo letto cigolante che rovinava tutti i momenti più passionali e intimi con Harry che scoppiava a ridere quando, per un qualsiasi movimento, sentiva il rumore stridulo.
Si ricordò quante grida strozzate quelle mura avessero sentito e quanti litigi stupidi avevano iniziato e concluso in quella stanza.
Ma no, quello non era il loro posto, quella era solo una tappa intermedia nella loro relazione. Il loro posto era una casa isolata, al sud del paese, dove passavano tutte le giornate nascosti dalle linguacce di paese che avrebbero sparlato a vita su di loro.
In quella casa, Louis, l’aveva lasciato quando avrebbero potuto benissimo trovare una soluzione o magari anche solo fuggire. Ma entrambi si comportarono da egoisti e quella storia finì senza che nessuno dei due ragazzi ebbe messo un punto per finirla definitivamente.
Louis in qualche modo si sentiva ancora legato a quegli occhi verdi che aveva visto riempirsi di lacrime per colpa sua, sempre per motivi differenti.
Arrivato di fronte casa Malik parcheggiò sul lungo viale pieno di macchine di ogni tipo e grandezza, andò davanti al portone e si ricordò perché la festa fu data proprio la. Quella casa era immensa e non era la prima festa che ospitava.
Le feste in casa Malik erano epiche secondo tutti gli alunni di quella vecchia scuola.
Quando venne invitato ad entrare si trovò uno scenario ben diverso da quello delle superiori e ringraziò di aver avuto il buon senso di vestirsi elegante…almeno un po’.
Erano tutti gruppi di gente vestita a modo e che si comportava con eleganza. Quella casa non era mai stata così in ordine con così tanta gente dentro.
Il livido sullo zigomo gli iniziò a fare male nel momento in cui incrociò gli occhi di Harry. Pensò che quello non sarebbe mai successo con Harry al suo fianco, ecco cosa gli faceva davvero male e si manifestava tramite quel livido fatto da un James ubriaco fradicio.
Ora aveva solo bisogno della sua morfina e Harry era li che si stava avvicinando con un sorriso imbarazzato sulle labbra carnose e rosee.
-Ei sei arrivato.- gli si piazzò davanti e grazie al gradino dove si trovava, Louis, si sentiva finalmente dell’altezza giusta per guardare quegli occhi.
-Ti mancavo?- lo sorpassò per andare dagli altri, sorrise pensando di aver fatto arrossire il ragazzo riccio.
-Ei Lou, il tuo ragazzo?- Zayn lo salutò con una pacca sulla spalla prima di rimproverare con lo sguardo Harry che tornava da loro con ancora del rossore sulle guance.
-Era stanco e non se la sentiva ma ti saluta e ti ringrazia per l’invito.- sorrise al ragazzo moro che si dimostrò davvero dispiaciuto per l’assenza del compagno di Louis ma comunque felice perché c’era il suo amico.
Passarono tutta la serata insieme ma distanti, Harry faceva di tutto per non incrociare gli occhi di Louis mentre Louis si ripeteva che non poteva permettersi un altro contatto ravvicinato con quel ragazzo.
Bevvero tutti un po’ anche se erano partiti con l’idea di non farlo e a fine serata, senza un apparente motivo, Harry e Louis si ritrovarono seduti sul dondolo nel giardino interno di Zayn, illuminato solo da delle lampade notturne dalla luce fredda e bassa.
-Bevi ancora il tè prima di andare a letto?- quella domanda detta con un filo di voce fece sobbalzare Harry.
Perché glie l’aveva chiesto?
-Si, a volte.- rispose senza nemmeno voltare la testa per guardarlo.
-E da chi te lo fai portare?- la domanda successiva era altrettanto improbabile e Harry arrossì.
-A te che importa?- rispose impassibile il riccio ma si sentiva un pizzico di curiosità che non era riuscito a nascondere.
-Mi importa perché ero io a portarti sempre il tè quando dormivamo insieme, mi importa perché eri il mio bambino e io dovevo badare a te…- avvicinò il suo viso a quello di Harry che cercò di indietreggiare nel poco spazio che gli era rimasto.
-Louis sei ubriaco, piantala di dire queste cose- Harry era rosso e impacciato come la prima volta che si incontrarono.
-Mi sento malissimo Harry. Mi sento come un fottuto pezzo di carta nell’oceano, tra poco mi frantumerò.- poggiò la testa sulla spalla di Harry e chiuse gli occhi accoccolandosi a lui che arrossiva sempre di più e si fece immobile e rigido come una statua.
-Puoi respirare eh- Louis sembrava un bimbo innocente in quel momento e Harry si intenerì lasciando da parte il passato.
-Perché ti senti male? Hai un bel lavoro, un ragazzo che ti ama e…- Harry cercò di tirarlo su di morale ma più parlava e più il suo, di morale, scendeva. Ma era un prezzo disposto a pagare per far star bene Louis.
-Non era quello che volevo fare anche se mi piace e il ragazzo che tanto mi ama ieri notte mi ha dato un cazzotto in faccia.-
-Cosa? È stato lui?- Harry sobbalzò cercando di far togliere Louis dalla sua spalla.
-No, resta qui, ti prego fammi restare qui.- Louis iniziò a piagnucolare e Harry non poté non accontentarlo.
-Dovresti lasciarlo- sentenziò consapevole che l’indomani Louis si sarebbe già dimenticato quelle parole.
-Non posso, ha bisogno di me- mosse ancora un po’ la testa per cercare di stare più comodo.
-Lo trovo ridicolo, devi lasciarlo.- il suo tono si fece più duro e finalmente guardò Louis con la coda dell’occhio. Lo trovò con gli occhi chiusi e un sorriso da ebete sulle labbra, le guance arrossate per l’alcool e il giubbotto slacciato per via del calore che si era impossessato del suo organismo.
-Harry?- quella voce gli parve più dolce che mai.
-Cosa c’è?-
-Ti odio- quelle parole lo colpirono in pieno anche se la voce era sempre più dolce.
-Perché?-
-Perché non dovresti essere qui con me ora. Tu dovresti odiarmi per come ti ho lasciato, invece sei qui a consolarmi e a fare l’amico…ma sai che io e te non saremo mai amici vero? E sai perché ti odio? Perché io non ho mai voluto allontanarmi da James ma da quando sono in questo posto di merda mi sento più vicino a te che a lui. Ti odio perché sei la mia cazzo di morfina contro questa vita di merda dopo tutto questo tempo. Ti odio perché non riesco ad odiarti. Ti odio perché mi piaceva come era fatta casa mia ma tu mi hai costretto a rifarla tutta. Ti odio perché quel giorno non hai fatto nulla per farmi cambiare idea e te ne sei solo andato di qua. Sai che avrei voluto che il tuo primo libro parlasse di noi? Invece raccontava una storia d’amore smielata e frustrante. Sai fare di meglio, io lo so-
Finì di parlare e Harry a quel punto non sapeva nemmeno più come si respirava.
Non sapeva minimamente cosa dirgli o cosa fare per uscire nel migliore dei modi da quella situazione. Poi, però, si ricordò che Louis era solo ubriaco e che il mattino seguente non avrebbe più ricordato nulla di tutto questo e tirò un sospiro di sollievo.
-Perché è colpa mia se hai dovuto rifare casa?-
-Perché quelle cazzo di mura gridavano il mio e il tuo nome come quando facevamo l’amore. Te lo ricordi? Non erano gli attimi più belli della tua vita? Cazzo, i miei si- sorrise amaramente e Harry non si trattenne dal fare qualcosa che non avrebbe assolutamente dovuto fare. Appoggiò la sua testa sul capo di Louis e chiuse gli occhi assaporando tutto il suo buon odore.
-Io non…-
-Dai puoi dirmelo, tanto domani non ricorderò più nulla credo.- sorrise e a Harry parve davvero un bambino smarrito.
-Si, era tutto perfetto.- Harry sospirò rassegnato.
Ad un tratto sentì una stretta sulla mano, arrossì spalancando gli occhi quando riconobbe le dita di Louis che si intrecciavano alle sue, lasciate inermi sulla gamba stesa.
Di nuovo la sua testa si riempì di stupide domande.
Perché quel ragazzo si stava comportando così? Non era da lui, assolutamente. Louis non era mai stato il tipo che sbandierava al vento le sue emozioni ne tantomeno in queste situazioni.
Però gli erano mancate quelle mani, quegli occhi e quelle labbra sottili che si screpolavano facilmente con il freddo. Gli era mancata la sensazione di piacevole smarrimento che sentiva quando Louis gli rivolgeva la parola.
Poi ripensò al livido sul volto del suo ex e gli salì, di nuovo, una rabbia che aumentava ad ogni flash nella sua mente che gli mostrava l’accaduto. Improvvisamente sentì il bisogno di salvarlo, di farlo suo di nuovo per portarlo lontano da quel mostro che aveva osato far male a una cosa così fragile e preziosa.
Dopo sei anni, Harry, era ancora convinto che l’unica persona al mondo che potesse farlo stare bene era Louis. Non sapeva perché ma se lo sentiva. Infondo era tornato per questo, no? Era inutile che continuava a nasconderlo a se stesso. Lui non sarebbe mai tornato in quel posto se non fosse stato colto dalla consapevolezza di rincontrare Louis.
-Ora i tuoi lo sanno che sei gay?- quelle parole lo riportarono alla realtà.
-Si- si affrettò a dire stringendo la mano del ragazzo che non aveva alcuna intenzione di mollare la sua.
-Che ti cambiava dirglielo sei anni fa?-
-Nulla, solo, non ero pronto. Tutto qui.-
-Sai cosa ti cambiava? Io lo so. Ti avrebbe cambiato la vita. Vero?-
Harry pensò per un po’ a quelle parole e dovette dargli ragione. Anche da ubriaco Louis pensava meglio di lui.
Senza quella rottura Harry non sarebbe mai partito per cercare una vita lontano da quel posto,non avrebbe mai fatto lo scrittore e tutto sarebbe stato diverso, magari migliore o magari avrebbe vissuto di rimpianti.
-Probabilmente è vero.- sospirò chiudendo di nuovo gli occhi.
-Non mi odi perché ti ho lasciato?-
-No, all’inizio si, ma ora no. Non ne ho motivo.-
-Io mi odio per averlo fatto.-
-Non dovresti.-
-Mi merito tutti i lividi che ho, me li merito tutti.- Louis scoppiò a piangere improvvisamente e il viso rilassato scomparve sotto un cumulo di emozioni troppo forti che lo laceravano dall’interno. Si era addossato tutte le sue colpe e anche quelle di Harry.
Il riccio si scansò facendogli alzare la testa dalla sua spalla e prendendogli il volto tra le mani gli asciugò qualche lacrima con i pollici.
-Non era la prima volta?- era davvero preoccupato.
-No. Ma me lo merito.- abbassò lo sguardo mentre continuava a non trattenere le lacrime.
-Non è vero, tu non te lo meriti, tu sei meraviglioso Louis, non te lo meriti.- Harry lo strinse velocemente a se permettendogli di affondare la testa nel suo petto.
Mai Louis si era sentito così accettato.
Harry iniziò a pensare che se quella notte fosse entrato in quella casa avrebbe potuto evitare a Louis un altro livido. Ma lui che poteva saperne? Era solo uno che scappava di fronte ai veri problemi.
-Ti porto a casa- Harry fece per alzarsi ma Louis lo bloccò e lo guardò con aria quasi implorante.
-No non voglio tornare a casa. E se ha bevuto di nuovo? Io che faccio se ha bevuto di nuovo?-
-Hai bevuto anche tu Louis e non posso lasciarti da solo.- Harry non osava nemmeno per un secondo lasciargli la mano, come se stesse cercando di salvarlo dallo sprofondare del tutto.
-Portami con te. Non lasciarmi da solo.-
Harry era in piedi davanti a lui quando il ragazzo in lacrime poggiò la testa sul suo ventre e aggrappandosi alla camicia nera.
-Non ti lascio solo. Ho detto che non ti lascio solo.- si chinò per aiutarlo ad alzarsi ed entrarono dentro casa dove trovarono solo tutta la loro vecchia compagnia.
-Cosa succede?- Liam si affiancò preoccupato ai due ragazzi.
-Si è ubriacato e è scoppiato a piangere, lo porto a casa- Harry si sforzò di sorridere.
-No, a casa no, Harry ti prego.- Louis piagnucolò aggrappandosi ancora di più al busto di Harry.
-No Louis, non ti porto a casa, tranquillo.- Harry cercò di tirarlo su per afferrarlo meglio dal fianco.
-Lo accompagno io?- si offrì Niall posando un bicchiere di spumante.
-Sei quasi ubriaco quanto lui.- gli fece notare Perrie.
-Davvero, ragazzi lo porto io-
Si salutarono e Harry fu accompagnato da Zayn alla macchina. Lo aiutò a portare Lousi fino a li.
-Dove hai le chiavi, Lou?- chiese Harry dolcemente.
-Mi piaceva quando mi chiamavi così, sai?- Louis barcollò ancora un po’ prima di cadere di nuovo tra le braccia dei due ragazzi.
-Dai, dimmelo.- continuò pregandolo il ragazzo riccio.
-Cercale.- Louis parve così malizioso a Zayn da farlo scoppiare a ridere mentre Harry arrossiva.
Harry mise la mano nella tasca del jeans di Louis.
Erano davvero stretti.
-Ei attento a dove tocchi.- si sforzò di ridere e Harry deglutì imbarazzato.
Nelle tasche anteriori non cerano. Ora doveva guardare in quelle posteriori e se possibile era ancora più imbarazzante.
-Mi palpi anche il culo ora?- Louis rise sguaiatamente insieme a Zayn che venne rimproverato da Harry per il suo mancato aiuto.
Le trovò e ringraziando il cielo aprì impaziente la macchina dove il moro poggiò delicatamente Louis che rideva cercando di asciugarsi le lacrime scivolate sulle guance.
-Prima ride, poi piange. Che devo fare?- Harry si poggiò frustrato sul fianco della macchina e si portò le mani tra i capelli.
-Fargli tanto caffè e metterlo subito a dormire.- rispose Zayn sorridente.
-Ok io vado, domani passo a riprendermi la macchina. Ciao Zay, grazie.- si abbracciarono e Harry salì stanco nell’auto.
Mentre guidava sentiva i singhiozzi di Louis e gli si spezzava il cuore ad ogni piccola lacrima che vedeva abbandonare quegli occhi, una volta, di un azzurro vivace e abbagliante.
-Ti prego smettila di piangere.-
-Non ci riesco. Non so perché sto piangendo.-
Harry tolse la mano dal cambio e l’allungò verso il ragazzo al suo fianco che la strinse forte tra le sue.
Arrivarono a casa Styles in dieci minuti ma ce ne vollero altri e tanti per far arrivare Louis fin sopra il divano.
Harry sapeva che quella vicinanza non avrebbe fatto bene a nessuno dei due, lo sapeva ma non gli importava. Aveva deciso di portarlo via da quell’uomo.
-Mi amavi davvero, Harry?- gli soffiò sulle labbra screpolate riscaldandole e cancellando tutti i baci che gli si erano posati sopra da sei anni a questa parte.
-Ti amavo da impazzire Louis.- Harry fece fatica a parlare.
-Ora mi ami? Perché io credo di non averti mai dimenticato.-
-Sei solo ubriaco.- Harry lo spinse lontano da lui.
Louis pregava che il brio dell’alcol passasse in quel momento per essere lucido abbastanza da potersi godere un eventuale bacio con il riccio.
Ma Harry non l’avrebbe mai baciato da ubriaco, pensò.
Harry non smetteva di fissarlo mentre lui cercava una posizione comoda su quel divano.
-Perché mi guardi così?- chiese posando lo sguardo su quello del riccio.  
-Sembri così stanco, Louis.- sospirò Harry senza ancora staccare gli occhi di dosso al ragazzo ubriaco sul suo divano.  
-Credo che…beh si…mi dispiace per prima, alla festa. Non, cioè io non dovevo dirti quelle cose, credo.- si portò una mano sulla fronte mentre parlava confuso dai ricordi.
-Tranquillo.- Harry gli sorrise dolcemente lasciandogli vedere le fossette che anni fa diceva di amare da morire.
-Sei cresciuto davvero tanto.- sentenziò dopo un altro minuto di silenzio.
-Sono sempre lo stesso.- si posizionò ancora più vicino a lui che non smetteva di guardarlo.
-Si, di carattere si, forse un po’ meno timido ma intendevo dire che ti sei alzato.-
-Tu sei sempre uguale, ma mi ti ricordavo più stronzo.-
-Ero stronzo con te perché sapevo che ti eccitava.-
Harry arrossì ammettendolo a se stesso prima di sorridere divertito dalla risata sguaiata di Louis.
-Ti eccita ancora?- si informò tornando serio.
-Non sono affari tuoi- Harry sembrò sfidarlo e Louis accettò la sfida.
Non vedeva l’ora di avvicinarsi di nuovo a quelle labbra.
-Io scommetto di si- Louis lo guardò con un sorriso malizioso che fece ricordare ad Harry tutti gli atti carnali che avevano condiviso. Gli passò un brivido l’ungo la spina dorsale.
-Sei ubriaco Lou.- Harry mise una mano sul petto di Louis per tenerlo lontano.
-Non del tutto. Sono abbastanza lucido da capire che sto pensando di fare una cazzata.-
-Te ne pentiresti. Pensa a James.-
-È pensando a lui che ho deciso di riavvicinarmi a te-
-Che vuoi dire?-
-Che sto bene solo quando penso a te e riaverti qui è così bello. Mi sei mancato.- contro ogni aspettativa di Harry, Louis, si accasciò contro il suo petto come prima aveva fatto sulla sua spalla. Gli parve davvero la persona più tenera del mondo.
Louis, stretto da quelle braccia, non faceva altro che pensare a James e a come ci sarebbe rimasto sapendolo in un’altra casa con un altro uomo che lo consolava e gli aggiustava le ferite causate proprio da lui.
Non sapeva se quello che provava davvero fosse nostalgia o vero amore nei confronti del ragazzo a cui era stretto, non sapeva se lo stava usando come scusa o se questa fosse solo una prova di come sarebbe stata la sua vita se avesse continuato quella storia di sei anni fa. Non sapeva nulla, a parte che stava bene tra quelle braccia.
Entrambi pensarono che quella era la prima volta in cui stavano in casa di Harry senza crearsi problemi. Gli piaceva da morire quella situazione e entrambi pregarono di tornare indietro nel tempo per viverla nel periodo giusto della loro vita.
I pensieri annebbiati di Louis erano in pieno contrasto tra loro.
Avrebbe dovuto baciare Harry o avrebbe dovuto semplicemente restare fedele a James?
Il problema è che quando sei ubriaco i tuoi gesti non seguono alcun ragionamento, ma solo l’istinto più forte in quel momento. E l’istinto che Louis sentiva crescere in lui era quello che lo spingeva a baciare Harry.
Quando alzò il volto e lo baciò si aspettava quasi che Harry lo scansasse con violenza, quindi, rimase stupito quando il riccio ricambiò quasi subito il bacio socchiudendo le labbra e concedendo alle loro lingue di scontrarsi.
Harry sapeva quanto quei gesti fossero sbagliati e quanto fosse terribilmente sbagliato approfittare della situazione per rubare quei baci a un Louis ubriaco. Pensò, però, che doveva cogliere l’occasione al volo perché sapeva che Louis da sobrio non l’avrebbe mai fatto. si stava comportando da egoista e lo sapeva ma non gli interessava, avrebbe vissuto quel momento fino in fondo e l’avrebbe ricordato solo lui con nitidezza.
Ubriaco o meno, Louis, era tutto quello che Harry voleva e lo stava avendo. Sapeva che l’avrebbe avuto in un modo o in un altro. La mattina seguente gli avrebbe detto tutto quello che provava e gli avrebbe chiesto di restare con lui.
Infondo lo aveva avvertito. Che altro poteva fare?
 Louis si sentì mancare l’aria.
Gli erano mancati quei dannatissimi baci col retrogusto di perfezione.
Harry, felice e voglioso, iniziò a mordergli il labbro inferiore per poi far entrare ancora una volta la sua lingua che si incontrò a metà strada con quella di Louis che non aspettava altro.
Delicatamente Louis lo fece sdraiare sotto di lui e, una volta che si fu messo a cavalcioni sul suo ventre, iniziò a muoversi facendo scontrare le loro parti intime che mano mano aumentavano di volume.
Harry sospirava a ogni contatto che scivolava via lento mentre Louis cercava a fatica di baciargli il collo.
Le loro erezioni continuarono a strusciarsi finche Harry non cercò di parlare facendo fermare Louis.
-Non mi basta.- ammise arrossendo il riccio.
Louis sorridendo finì di sbottonare la camicia ad Harry per poi passare alla lampo dei skinny neri che tirò giù con un po’ di difficoltà.
Scese da sopra Harry e gli fece piegare le gambe mettendosi all’interno, si chinò per baciare il rigonfiamento nei boxer del riccio che strinse un pezzo di stoffa del divano tra le dita lunghe.
Gli sfilò i boxer e iniziò a baciarlo sul basso ventre, poi nell’interno coscia fino ai testicoli, quando arrivò sull’erezione di Harry andò subito con la lingua prima di mettere una mano sull’estremità e di portare la bocca sulla cappella. Lo prese in bocca fin dove riusciva ad arrivare mentre con la mano accarezzava la parte che non riusciva a raggiungere.  
Istintivamente si portò l’altra mano sul cavallo dei pantaloni e iniziò a stringersi costringendosi a non andare oltre.
-Dio, Louis io…non voglio…venire così. Ti prego.- Harry stava davvero faticando a parlare tra un gemito di piacere e l’altro ma si fece capire da Louis che si bloccò ascoltando la sua preghiera.
-Cosa vuoi?- gli chiese guardandolo negli occhi.
-Te, voglio entrarti di nuovo dentro.-
-D’accordo allora.- Louis sorrise malizioso prima di iniziare a sbottonarsi i pantaloni.
Harry si tirò su per dargli una mano e una volta rimasti entrambi nudi il riccio obbligò Louis a mettersi in ginocchio con il petto rivolto verso la spalliera del divano. Si mise in ginocchio dietro di lui e lentamente fece entrare un dito nell’apertura del più grande, quando sentì che si stava abituando infilò un secondo e poi un terso. Li mosse per poco prima di sentire i versi strozzati di Louis.
Tolse le dita e fece entrare delicatamente la sua erezione in Louis che si irrigidì repentinamente ma si rilassò quando le labbra calde e arrossate di Harry sfiorarono il suo collo e le sue spalle.
Iniziò a muoversi lentamente portando una mano sul fianco dell’ex e una sul suo pene per iniziare a massaggiarglielo.
I versi di dolore di Louis si trasformarono presto in gemiti di piacere che rimbombavano in tutto il salotto e nelle orecchie di Harry portandolo ancora di più all’eccitazione. In un impeto di piacere si ritrovò a mordergli una spalla dove c’era un segno violaceo che stava via via sparendo con il tempo.
Un altro livido di James, pensò, e non fu mai così felice di aver scopato qualcuno.
Quando stava per venire non riuscì più a controllarsi e le spinte iniziarono ad essere più veloci senza un ritmo preciso.
Amava davvero così tanto quel ragazzo anche dopo sei lunghissimi anni? Voleva davvero salvarlo da se stesso? Si perché Louis si stava facendo morire da solo restando con quel James. Lo capì perché quando era solo con lui riusciva a vedere il vero Louis, quello malizioso e sempre in cerca di rossori sul suo viso, quello divertente, socievole che parlava a dismisura, quello che non urlava se non per il piacere.
Non quello che si era presentato alla festa, ma quello che si stava scopando sul divano.
Louis venne con un orgasmo seguito poco dopo da quello forte di Harry che continuò a muoversi, se pure più lentamente, dentro di lui. Si fermò solo quando fu davvero esausto e si lasciò accasciare sulla schiena bianca e morbida del telecronista e conduttore radiofonico.
-Beccherò un’altra denuncia dai vicini.- sorrise divertito riprendendo fiato poggiando la testa sui cuscini su cui aveva poggiato il petto.
-Sapevo che eri tu. Ma questo è un motivo migliore per beccare una denuncia, no?- anche Harry sorrise divertito ancora con il fiatone.
-Decisamente.-
Si sdraiarono con le gambe intrecciate e con Louis che teneva la testa sul petto di Harry che lo stringeva forte per paura di un altro suo abbandono.
 
Si  svegliarono la mattina dopo, Louis con un terribile mal di testa e Harry con un dannatissimo senso di colpa che la notte prima non l’aveva bloccato.
-Quindi…è successo davvero?- Louis si mise seduto composto con lo sguardo perso nel vuoto mentre Harry perdeva la sua espressione rilassata.
-Sono ridicolo- Harry si portò le mani tra i capelli e scosse la testa esasperato mentre Louis lo guardava di stucco.
-Perché?-
-Perché prima ti ho voluto e ora mi sento in colpa pensando che tu ti possa sentire male per quello che hai fatto a James che tra l’altro non ti merita nemmeno un po’.-
Louis rimase interdetto da quelle parole ma tornò a sorridere amorevolmente al riccio.
Infondo James non lo sarebbe mai venuto a sapere, giusto? Anche lui aveva voluto ancora Harry, almeno un ultima volta prima di lasciarlo andare del tutto.
Si domandò soltanto quanto avrebbe fatto male ad Harry una volta che lui fosse tornato da James.
Ma Louis aveva avuto bisogno di essere amato almeno un ultima volta dalle labbra e dalle mani di Harry.
Era stato puro egoismo il suo. Poi sarebbe tornato  alla solita straziante vita ma con la convinzione di essere stato amato di nuovo anche se non ricordava tutte le sfumature di quella notte.
-Lascialo e torna con me. Staremo bene insieme, sai che staremo bene insieme. Lui non ti merita Lou. Tu sei meglio di quello che sei diventato.- Harry iniziò ad accarezzargli i capelli prendendolo alla sprovvista.
-Non posso Haz. Vorrei davvero tornare con te ma non posso.-
Harry non si scompose, sapeva che Louis avrebbe fatto il difficile. Ma prima o poi avrebbe ceduto. Doveva cedere.
-Perché? Io ti amo ancora, non ho mai smesso di pensare a te, davvero. Sai che non ti farei mai del male, sai che con me staresti meglio.-
-Lo so ma non posso lasciarlo da solo. Tu ieri notte non mi avresti mai lasciato da solo, sbaglio?- si voltò per guardarlo negli occhi.
Harry si alzò velocemente facendo spostare Louis, si mise i boxer e tornò a guardarlo seriamente.
-È diverso, io ti amo e voglio proteggerti.- il suo tono di voce si fece più risoluto mentre vedeva Louis rimettersi l’intimo.
-Non è diverso, io voglio proteggerlo da se stesso, lui prima non era così. Era migliore.- quelle parole colpirono Harry come una stilettata al cuore.
Per una seconda volta, Louis, lo stava lasciando.
-E perché sei venuto con me allora?- la sua voce si stava facendo incerta e tremolante.
-Per respirare di nuovo. Per assaggiare di nuovo la felicità prima di tornare alla mia vita o forse solo perché ero ubriaco. E so che è dannatamente egoista da parte mia ma ti prego cerca di capirmi.- Louis si alzò, gli occhi lucidi, le mani cercavano di sfiorare almeno un lembo di quella pelle che aveva amato e adorato contro il suo corpo. Ma Harry si tirò indietro negandogli quel contatto così bramato.
-No, ok, va bene. Davvero va tutto bene. Sono io che mi sono illuso di poterti riavere nella mia vita. Ora ti prego però, vestiti e vattene da casa mia.- Harry cercò di restare calmo mentre le lacrime minacciavano di cadergli dagli occhi, troppo pesanti per essere trattenute.
-Mi dispiace.- Louis cercò di avvicinarsi di nuovo inutilmente.
-Non importa, non mi è dispiaciuto essere usato da te, me la sarei presa di più con qualcun altro. Ora vestiti e vattene. Ti prego.- si portò la mano sul viso per nascondere la sua frustrazione al ragazzo davanti a lui che si sbrigava a rivestirsi.
Decise in quel momento che avrebbe demolito quella casa e che non sarebbe più tornato in quel posto di merda.
Si girò sfogando il suo risentimento contro il tavolino in legno che cadde pesantemente a terra per colpa di un suo calcio.
-Haz…?-
-Vattene Louis.- non si voltò a per guardarlo andare via ma quando capì di essere rimasto solo iniziò a mettere tutta casa a soqquadro sfogandosi su qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano.
Andò di sopra, si fece un doccia veloce, rifece la sua valigia e si incamminò con il borsone a tracolla verso casa di Zayn dove la sera prima aveva lasciato la sua auto.
Salutò i suoi amici inventandosi una balla sull’ultimo minuto e si fece prestare carta e penna, per scrivere una lettera a Louis prima di dirgli addio per sempre, da Zayn a cui affidò l’incarico di fargliela recapitare senza che nessuno sapesse nulla. 
 
“Hai sempre detto che scrivevo meglio di quanto parlavo e avevi ragione, ecco perché sono qui a scrivere i miei sentimenti, anche se magari non ti interessano dopo come mi hai trattato.
Volevo farti sapere che ti amo, anche se non l’ho fatto da subito, ti amo da circa sette anni.
Scusa è che non riesco a trovare le parole adatte, ne ho così tante che mi girano per la mente che non so quale sia quella più giusta e in più ho la mano che trema e il mio cervello non lavora bene.
Non ti ho odiato la prima volta che mi lasciasti, la colpa era mia non tua, ma ora cazzo tu mi hai respinto per un “uomo” che si ubriaca e si sfoga picchiandoti. Come pensi che mi senta a riguardo? E ti odio solo perché non ti sei lasciato salvare da me, solo perché ti stai uccidendo, perché stai uccidendo la persona che ho amato in sette anni della mia fottuta esistenza e che continuerò ancora ad amare perché, ieri notte, su quel divano eravamo io e te, solo io e te e tu eri così dannatamente perfetto come quando avevamo vent’anni e sembrava che il tempo fosse tornato indietro e io so che vivrò di questo schifo di ricordo che mi terrà legato a te ancora così schifosamente tanto.
Ho creduto davvero in noi su quel divano e volevo che tu lo sapessi.
Ti lascerò combattere la tua guerra, ti lascerò consumarti e ti lascerò chiederti perché, quando la vita ci ha dato una seconda opportunità, tu non l’abbia presa al volo.
L’immagine che apparirà di te nei miei sogni sarà di gran lunga contrastante a quella reale ma preferisco così.
Non ti aspetterò, sai che non lo farò.
Ti amo.
Perché si, nonostante tutto io ti amerò ancora perché i ricordi sono difficili da cancellare quando li hai nel cuore e non nella mente. 
                                                                                                                                                                                                                                               
Hazza. Xx “
 
 
 
 Il cartello con la scritta “Holmes Chapel” gli indicava la fine del paese dove, di nuovo, aveva deciso di ripartire da capo.
Prima di uscire dalla strada principale del paese aveva intravisto Louis e il suo ragazzo camminare insieme verso la loro vecchia scuola. Oggi alcuni dei vecchi studenti avrebbero dovuto parlare ai ragazzi dei nuovi corsi. Lui non ci sarebbe stato.
Louis teneva in mano un pezzo di carta sgualcito e la testa bassa come per nascondersi dal resto del mondo. Il ragazzo lo tirava per farlo camminare più in fretta.
Passò velocemente davanti a quella casa abbandonata a sud del paese che sarebbe stata lo scenario del suo prossimo libro.
Disse addio per l’ultima volta a quel paesino e a Louis Tomlinson. 
  
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