Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: arangirl    10/07/2014    0 recensioni
Songfic basata sulla canzone di James Blunt "Goodbye My Lover".
Insieme di flashfict sui pensieri di alcuni protagonisti davanti alla perdita del loro amore, sulle note di questa struggente canzone.
{AryaxDaenerys}, {LorasxRenly}, {JaimexCersei}, {JonxYgritte}, {CatxNed}
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Piccole note d'apertura, le coppie sono tutte canon a parte la prima, che ho preso da una long fict che sto scrivendo, se non vi tornano i conti è per quello. La Jaime/Cersei è leggermente spoiler per chi segue solo la serie, nulla di sconvolgente, ma il rapporto tra i due è molto più vicino a quello del libro rispetto che a quello della serie! Ovviamente vi consiglio di leggerla ascoltando la canzone, che trovate qui. Detto questo, buona lettura!





Did I disappoint you or let you down? 
Should I be feeling guilty or let the judges frown? 
'Cause I saw the end before we'd begun, 
Yes I saw you were blinded and I knew I had won. 
So I took what's mine by eternal right. 
Took your soul out into the night. 
It may be over but it won't stop there, 
I am here for you if you'd only care. 
You touched my heart you touched my soul. 
You changed my life and all my goals. 



Sapeva di essere stata immersa nell'oscurità per molto tempo, un'oscurità così tremenda e avvolgente che non lasciava spazio a nessun'emozione, a nessun sentimento. Aveva perso se stessa per lungo tempo, senza che questo le importasse. Ma era stato prima di conoscere lei. Lei aveva squarciato l'oscurità con il fuoco dei suoi draghi, lasciandola cieca di fronte a tanta luce. Daenerys aveva ritrovato quel poco che restava del cuore di Arya Stark in quella desolazione di dolore e disperazione che era la sua vita; l'aveva ritrovato distrutto, tra la cenere e le rovine della gioia che un tempo lo circondava e le aveva dato nuova vita. Le aveva dato una missione, uno scopo, e le fiamme che l'avevano circondata avevano infiammato il suo cuore. 
Ma ora era tutto finito. Mentre cavalcava verso Grande Inverno, per tornare a casa, con la fredda pioggia che le congelava le ossa, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era quanto era stata felice di averla accanto, di poterla stringere tra le braccia, di donarle tutta se stessa e di riceve qualcosa che non aveva prezzo in cambio. Quella felicità che era riuscita a tramutare in disperazione con le sue menzogne. Il ricordo del volto di Daenerys, del suo dolore mentre scopriva la verita che le aveva tenuto nascosta la perseguitava nel sonno, incapace di perdonarsi per aver ferito l'unica persona che contava qualcosa nella sua vita. 
Non sapeva cosa l'attendeva una volta raggiunto il Nord, l'unica cosa di cui era certa era la sua fedeltà. L'avevano mandata ad ucciderla e lei l'aveva lasciata in vita, l'aveva amata senza remore per la luce che le aveva mostrato, e sarebbe stata sua per sempre. Daenerys l'aveva lasciata andare nonostante il tradimento, senza volerla al suo fianco, ma Arya sarebbe rimasta in attesa; una sola parola, un gesto, e sarebbe tornata da lei, pronta a proteggerla, pronta a non lasciarla mai andare. Sospirò mentre la condensa del suo respiro si librava nell'aria, la strada che molti anni prima aveva percorso con suo padre e sua sorella che si apriva di fronte a lei, riportandola a casa. Cercò nel suo cuore una speraza che riuscisse a colmare il vuoto che si sentiva dentro, che lei aveva lasciato.


And love is blind and that I knew when, 
My heart was blinded by you. 
I've kissed your lips and held your head. 
Shared your dreams and shared your bed. 
I know you well, I know your smell. 
I've been addicted to you. 



C'era voluto più di qualche attimo perché Loras trovasse il coraggio di entrare nella tenda silenziosa, scarsamente illuminata. Tante volte aveva varcato quell'ingresso in cerca del suo amore, delle sue carezze, del suo sostegno, solo per poter vedere il sorriso da bambino che gli illuminava il volto quando lui entrava. Adesso ci andava per l'ultima volta, per porgergli l'estremo addio. Non era pronto, sentiva ogni fibra del suo corpo rigettare l'idea di allontanarsi da lui per sempre, di non poter più sentire il calore del suo abbraccio. Sentiva che calde lacrime gli rigavano il volto, ma non se ne vergognava; un uomo aveva pur il diritto di piangere per il suo amore? Prese un respiro profondo e si trascinò dentro, l'aspro odore dell'incenso che bruciava attorno a quel corpo a lui tanto caro. Si avvicinò lentamente, e allungò la mano per accarezzare il volto che conosceva a memoria, tracciandone il profilo con profondo rimorso. "Dovevo esserci io al tuo fianco. Dovevo essere io a stringerti tra le braccia mentre mi lasciavi... Perdonami Renly, perdonami." Pronunciare il suo nome gli procurò un dolore viscerale, fisico, ma non riuscì a smettere, preso da una smania incontrollabile "Renly, Renly..." Gli strinse le mani, così fredde rispetto a quelle a cui era abituato, calde e gentili, che lo facevano sentire a casa ovunque si trovasse "Perché mi hai lasciato solo?" sussurò al corpo senza vita, desiderando con tutto il cuore di poterlo raggiungere, di poter stare con lui ancora per un momento, perché ora che non c'era più tutto gli sembrava privo di senso, vuoto, persino se stesso. "Presto amore mio, saremo di nuovo insieme." Spense tutte le candele, voleva restare un ultima volta al suo fianco nel buio, confortato solamente dalla sua presenza, illuminato solo dalla pallida luce della luna sul suo viso.


Goodbye my lover. 
Goodbye my friend. 
You have been the one. 
You have been the one for me. 


I am a dreamer but when I wake, 
You can't break my spirit - it's my dreams you take. 
And as you move on, remember me, 
Remember us and all we used to be 
I've seen you cry, I've seen you smile. 



Era la prima volta che la lasciava senza provare un devastante senso di rimorso, come se abbandonare il suo fianco anche solo per un attimo fosse il crimine più immondo che potesse compiere. E per lui era così. Lasciarla sola in una corte di serpi, con un marito che la trattava come una bestia, senza poter essere lì a proteggerla era straziante per lui. E poi non riusciva a separarsi da lei senza sentirsi incompleto, spezzato in un modo che nemmeno lui riusciva a comprendere. Ma ora non più. Mentre Approdo del Re si allontanava alle sue spalle, riusciva a provare solo sollievo al pensiero di non dover più vedere Cersei. Perché averla davanti agli occhi, così come era diventata dopo tutto quello che aveva passato, era un dolore troppo forte. Jaime faticava ad associare quella donna alla sua Cersei, alla ragazza malziosa e affascinante che aveva amato così tanto da sentirsi esplodere il cuore in petto. I ricordi delle notti passate insieme si accavallavano agli sguardi pieni di astio e sospetto che avevano accompagnato i suoi ultimi giorni nella capitale, le dolci parole che lei gli sussurrava all'orecchio quando era soli contro il tono distaccato e impassibile con cui l'aveva salutato, prima di partire. Gli mancava la consapevolezza di avere qualcuno al suo fianco, qualcuno che sarebbe sempre rimasto al suo fianco, nonostante tutto e tutti, qualcuno su cui contare, di cui potersi fidare senza riserve. Era stato un sogno, una splendida illusione in cui lui aveva perso metà della sua vita, e metà di se stesso. Si guardò il moncherino, ora ricoperto dalla pesante mano d'oro che era diventata il suo fardello. Ma ripensando ai sorrisi, alle carezze, all'intimita che aveva diviso con lei, pensò che ne era valsa la pena, anche solo per amore del ricordo di lei. E mentre si allontanva da una donna che non riconosceva più, ma che una parte di lui non sarebbe mai riuscito a dimenticare, a smettere di amare, capì. Non avrebbe mai potuto amarla di meno, poteva solo riuscire ad odiarla di più. Sperò che quello fosse abbastanza per riuscire ad allontanarsi da lei, per riuscire a ricominciare a vivere. Lanciando il cavallo al galoppo lasciò finalmente dietro di se la sua gemella, sentendosi allo stesso tempo più leggero e più vuoto.


I've watched you sleeping for a while. 
I'd be the father of your child. 
I'd spend a lifetime with you. 
I know your fears and you know mine. 
We've had our doubts but now we're fine, 
And I love you, I swear that's true. 
I cannot live without you. 



Mentre Jon si allontanava dalla pira funebre di Ygritte un freddo improvviso lo colse, e non aveva nulla a che fare con la neve intorno a lui. In quel momento si rese veramente conto di tutto ciò che era successo; il suo viaggio al di là della Barriera, il doppio tradimento, la corsa disperata per avvisare i suoi fratelli, la battaglia e... Ygritte. I suoi capelli, i suoi baci, il suo volto con le mille emozioni che non tentava nemmeno di nascondere, il suo corpo che si raffreddava nel suo abbraccio mentre moriva. Il pensiero di ciò che erano stati lo tormentava, ma l'idea di ciò che avrebbero potuto essere lo dilaniava dentro. Un matrimonio felice, una casa a cui tornare nelle fredde notti d'inverno, un abbraccio caldo in cui lasciarsi andare, un figlio che portasse avanti la sua memoria. Ygritte non era mai stata una delle donne che Jon era solito vedere a Grande Inverno, devote matrone del focolare, ma era sicuro che nemmeno a lei sarebbe dispiaciuta una casa, un figlio... L'immagine di Ygritte che teneva in braccio il loro bambino, un frugoletto dai capelli rossi e con gli occhi grigi degli Stark. L'avrebbe chiamato Robb. Un singhiozzo gli uscì dalla gola, e cercò di ricomporsi. Non era più un bambino, era un uomo. E allora come mai sentiva bruciarli in petto un dolore così forte da lasciarlo senza fiato, e il desiderio di rannicchiarsi in un angolo e piangere, per suo padre, per la sua famiglia, per i suoi amici e per lei. Piangere fino all'ultima lacrima, sperando che le lacrime versate riuscissero a riempire il vuoto che sentiva dentro. Ma non poteva, la Barriera era sua ora, i Guardiani contavano su di lui, Stannis aveva bisgono di lui, non c'era tempo per il suo dolore, non c'era tempo per perdersi nei ricordi. Avanzò ancora, cercando con tutte le sue forza di non voltarsi; non sapeva se sarebbe sopravvissuto nel vederla un altra volta, faceva ancora così male. Ma non potè impedirselo e l'ultima visione che ebbe di lei fu eterea, la pelle candida in risalto contro i capelli, che ora danzavano, accesi da vere e proprie fiamme.


Goodbye my lover. 
Goodbye my friend. 
You have been the one. 
You have been the one for me. 

And I still hold your hand in mine. 
In mine when I'm asleep. 
And I will bare my soul in time, 
When I'm kneeling at your feet. 
Goodbye my lover. 
Goodbye my friend. 
You have been the one. 
You have been the one for me. 



Catelyn si svegliò nel bel mezzo della notte, turbata da un sogno che non riusciva a farsi tornare alla mente. Allungò la mano accanto a lei, cercando il caldo conforto del corpo del marito. Quando trovò solo il vuoto non riuscì a reprimere un gemito di dolore; era così facile dimenticarsene, perdersi nell'illusione che nulla fosse cambiato. "Oh Ned..." il nome del marito le sfuggì dalle labbra, mentre sentiva gli occhi pizzicarle. Non pensava di riuscire più a versare nessun'altra lacrima, aveva pianto fino allo sfinimento, alla pazzia sulle ossa fredde di suo marito. Com'era possibile che fosse morto, che se ne fosse andato lasciandola sola, quando riusciva ancora a sentire il calore delle sue carezze sulla pelle? Quando ogni sussuro le ricordava la sua voce, il profumo del bosco i suoi capelli. Si alzò a sedere, circondandosi le ginocchia con le braccia, cercando conforto che sapeva non sarebbe arrivato. Pensò ai suoi figli, persi nel mondo "Anche se mi hai lasciata amore mio, non lasciare loro. Veglia sui nostri bambini Ned." Il ricordo del loro ultimo incontro era ancora vivo nella sua mente, il sapore delle labbra di Ned sulle sue, il calore del suo abbraccio. Per i Sette, quanto l'aveva amato... quanto l'amava. All'inizio c'era stato l'imbarazzo del matrimonio combinato, la consapevolezza di essere stata donata come un oggetto da parte di lei, la certezza di essere stato un ripiego per lui, ma fin da subito lei aveva capito che c'era un intesa. Si era accorta di amarlo un anno dopo, quando lui era tornato da lei dopo la guerra e le aveva sorriso, uno dei suoi rari, splendidi sorrisi. E la luce nei suoi occhi quando aveva preso in braccio Robb... Un singhiozzo strozzato le uscì dalla gola al solo ricordo e sentì nuove lacrime cadere; dopotutto non ne aveva ancora versate abbastanza. Voleva pregarlo ancora, affidare al suo spirito Robb e la sua impresa, Arya, Sansa.. Ma era così stanca, distrutta dalle perdite e dal dolore che l'avevano completamente svuotata di ogni forza, e non poteva permettere che qualcuno lo leggesse nel suo volto il giorno seguente. Si lasciò cadere nel letto, in posione fetale, aspettando che le lacrime si asciugassero sul suo volto e che il sonno la prendesse.


I'm so hollow, baby, I'm so hollow. 
I'm so, I'm so, I'm so hollow. 
I'm so hollow, baby, I'm so hollow. 
I'm so, I'm so, I'm so hollow.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: arangirl