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Autore: EllaRoberts    11/07/2014    1 recensioni
Questa è la storia di una ragazza umana e un vampiro. Un vampiro che è completamente nuovo nella letteratura vampiresca. Una storia d'amore strana e introspettiva. L'umana in questione è complicata con un anima che attira i vampiro come la luce con le falene.
Sappiatelo non è assolutamente il genere Twilight. Vedremo scontrarsi due mondi completamente diversi. Se il genere vi piace e la storia vi incuriosisce date un occhiata.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:


Seduta sul divano a guardare immagini e belle frasi su internet.
Non era mai stata una ragazza come tutte le altre. Lei aveva un'altra idea di divertimento. Non le piaceva far baldoria tutta la notte e andare a letto alle sei di mattina. Non le piaceva partecipare alle feste. Non le piaceva stare in mezzo alla gente, anzi non le piaceva proprio la gente. Credeva fosse tutta feccia, pronta a giudicare per ogni minima cosa. E non aveva poi tutti i torti alla fine.
Aveva pochi amici e in certi momenti non li considerava nemmeno tali.
C'era chi la chiamava "asociale". Chi "psicopatica". Lei invece era solo una ragazza diversa. Ma si sa, la diversità a memoria d'uomo non è mai stata bene accetta.
Era sola in casa, i suoi genitori erano usciti a comprare qualcosa e i suoi fratelli erano dispersi tra parenti e amici in città. 
L'unico rumore che si udiva proveniva dall'esterno, perché dentro casa non si sentiva volare una mosca. Improvvisamente un rumore fece sobbalzare Lena e ne destò la sua attenzione. Proveniva da sopra, dalla sua soffitta per la precisione. Rimase qualche secondo indecisa sul da farsi, poi decisa si alzò dal suo divano di pelle bianca e si avviò verso la scala che portava al piano superiore. Era spaventata, ma la curiosità in lei era sempre stata più grande della paura. Imboccò il piccolo corridoio e si fermò a metà di esso. Tirò la cordicella che pendeva dal soffitto, facendo scendere una piccola scala di legno. La salì con cautela e lentezza, facendo attenzione a non fare rumore. Cercò a tentoni l'interruttore della luce, ma quando finalmente lo trovò scoprì che la luce era fulminata. Girò gli occhi irritata, poi si voltò per controllare se ci fosse la presenza di qualcuno. Non che servisse a molto dato che non riusciva a distinguere nemmeno le sue mani con quella oscurità. Stufa di quella oscurità la ragazza estrasse dalla tasca del suo jeans scuro attillati, il suo antiquato cellulare e lo accese per fare un po di luce. Spostò il piccolo aggeggio a destra e a sinistra, ma non vide nulla di sospetto. Decise di avanzare un po, non voleva arrendersi doveva scoprire cosa era quel rumore. 
Continuava a non vedere niente e avanzare sempre più, quando da dietro di le sentì ancora quel rumore, era come una cosa metallica che cadeva. Provò a girarsi, ma un paio di pattini buttati li in mezzo che non avrebbero mai più rivisto la luce del sole, la fecero scivolare di lato. Lena credeva di toccare il suolo in modo doloroso invece...una salda presa fredda la trattenne dal toccare il suolo dalle spalle. 
Lena non pensava più era in uno stato di panico totale. Voltò la testa verso la cosa che la stava sorreggendo e distinse una nera figura umana. Come risvegliata da un incubo cominciò a gridare spaventata, la strana figura  lasciò la presa facendola atterrare al suolo. Lena non esitò a rialzarsi e, ancora gridando, con il cuore che le stava per uscire dal petto corse verso la scaletta mettendo sotto tutto quello che le era d'intralcio.
Scese quella scaletta più velocemente che poteva e non si prese nemmeno la premura di richiuderla, non poteva perdere tempo. Era ancora scalza quando si precipitò fuori da casa sua. Non appena si richiuse la porta alle sue spalle, fu colpita da forti brividi. Restò per qualche momento a guardare la casa dall'esterno, poi si rifugiò sulla sua seconda auto. Era spaventata a morte e non riusciva a far calmare la pelle d'oca ne il suo cuore che rischiava seriamente un infarto. L'occhio le ricadeva sempre sulla finestra della soffitta. Non sapeva se essere felice o meno delle assi che la bloccavano non facendo vedere niente dell'interno. Non vedeva niente e non sapeva se fosse un bene o un male .
Se lo era immaginata? No, ne era assolutamente sicura. Perché mai avrebbe dovuto immaginare una cosa simile?  E che spiegazione logica c'era a quelle mani fredde che le trattenevano le spalle? Al solo pensiero Lena rabbrividì. Ma perché una cosa simile doveva accadere proprio a lei?
Non capì quanto tempo era passato realmente, ma il tempo che passò sulla sua seconda auto in attesa dell'arrivo dei suoi genitori, le sembrò un lasso di tempo infinito. Era stato davvero orribile, ma quando la Ford grigia parcheggiò finalmente davanti alla casa, recentemente ritintegiata di arancione. La ragazza scese dalla macchina e si diresse in gran carriera verso i suoi genitori. << Lena! >> La salutò suo padre. Lei non ricambiò il saluto e non appena fu abbastanza vicina cominciò a balbettare con voce gracchiante. << S-s-soffitta, o-ombra, f-f-f-fantasma! >> Sua madre cominciò a guardarla con espressione interrogativa, mentre suo padre sembrava piuttosto confuso. << Dopo. >> Riuscì a dire con un filo di voce la ragazza dai capelli castani e una volta che furono entrati dentro casa e accomodati sul divano, cominciò a raccontare loro, molto accuratamente, quello che era accaduto lei.
<< Lena non andare nel panico. >> Cercò di tranquillizzarla la madre. << Magari hai solo immaginato quello che affermi di aver visto. Magari la figura nera che hai scorto era solo un manichino, effettivamente ne abbiamo parecchi in soffitta. >> Lena ascoltò cosa le stava dicendo sua madre, ma lei sapeva la verità e non era certo quella! Lei era sicura di quello che aveva visto, se no non avrebbe proferito parola.
<< Mamma, prima di vedere la figura nera ho sentito una presa salda e fredda che mi ha trattenuta dal cadere! Quella come me la spieghi? >>
Sua madre non rispose ovviamente confusa, ma suo padre si affrettò a dire. << Non sarà stato niente! Ma se questo può rassicurarti posso andare a controllare, va bene? >> 
In quel preciso momento Lena si sentì una bambina, che afferma che sotto il suo letto o nel suo armadio ci vivano i mostri e i suoi genitori per destare la sua infondata paura controllano in quei determinati posti.
<< No. Non ce ne è bisogno. Magari avete ragione voi. Magari ho solo immaginato tutto >> disse lei guardando le mattonelle del pavimento. << Davvero Lena, posso controllare. >> Insistette il padre, ma lei si limitò a scuotere la testa. Lena era una testa troppo calda, per tutti.
Senza dire nient'altro, con il cuore che era decisamente andato in tachicardia, non sapeva esattamente per cosa. Forse per la rabbia scaturita dal fatto che i suoi genitori non le avevano creduto, o forse per la paura di essere di nuovo vicina alla soffitta. 
Si avviò verso camera sua al piano di sopra. Aveva tanta voglia di sbattersi la porta alle spalle con tanta forza, da non far tremare la casa ma l'intero quartiere, ma non lo fece. I suoi la avrebbero realmente presa per pazza questa volta.
Si butto sul letto di peso e si affretto a prendere le cuffie abbandonate temporaneamente li accanto. Inserì il jack nel cellulare e cominciò ad ascoltare Lana del Rey a volume sparato. La musica rimbombava così forte nelle sue orecchie, che neanche fosse scoppiata la terza guerra mondiale lei si sarebbe mossa dal suo letto a due piazze. 
A furia di star seduta a non far niente Lena finì per addormentarsi.


Era in un posto buio, l'unica cosa che riusciva a distinguere era un ombra nera appoggiata ad una parete bianca immacolata. Gli occhioni neri scintillanti di cattiveria dell'ombra erano puntati su di lei. Lena cercò di urlare, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono, non riuscì nemmeno ad allarmarsi per questo perché nel frattempo la parete e l'ombra si facevano più vicine. Cercò di scappare, ma i suoi piedi erano come incollati al suolo. Ma non sentiva alcun suolo sotto i piedi nudi. Era come se fluttuasse nel nulla. Intrappolata nel nulla. Era paralizzata dal panico e dall'impossibilità di muoversi,  intanto l'ombra si faceva sempre più vicina ma quando fu proprio davanti al suo viso.


Lena aprì gli occhi scoprendo che tutto ciò era stato un sogno o meglio un incubo. Un orribile, orrido, lucubbre incubo.
Girò la testa verso le ante del balcone aperte. Fuori c'era buio quindi era già sera inoltrata. Intanto dalle cuffie non proveniva più nessun tipo di suono. Se le tolse velocemente, poi prese in mano il cellulare e accese il display per controllare l'ora. Erano le 23:00. 
I suoi non la avevano chiamata per cena? O per qualsiasi altra cosa fosse un pretesto per controllare cosa stesse facendo, assicurandosi che non ne stesse combinando una delle sue?
Era strano. Lo facevano sempre da quando la avevano beccata sul fatto mentre usava una lametta (non certo per depilarsi ovviamente), era una delle prime volte che lo faceva perciò non le fu così duro smetterla. Ma i suoi genitori dal quel momento erano diventati paranoici. Le avevano anche trovato uno strizza cervelli. Non che le servisse a molto dato che passava tutte le sue ore di sedute a farlo impazzire. Era strano, gente che fa quel mestiere doveva essere pronta e preparata a questo genere di cose, ma Lena era davvero un caso speciale. Era unica, nel modo positivo quanto in quello negativo e questo le piaceva.
Fatto sta che, tralasciando altri dettagli della vita di Lena, quel giorno non la avevano chiamata. Non le restava che supporre a quel punto.
Forse la avevano chiamata, ma lei non aveva risposto così erano saliti a controllare e la avevano trovata mentre dormiva. Sì, probabilmente era andata così.
Lena si strofinò gli occhi , quando levo le mani da davanti il suo viso e spalancò i suoi enormi occhi neri, il suo sguardo si posò totalmente a caso su un angolo della sua stanza, scoprendo con orrore cosa nascondeva. Il panico questa volta la immobilizzò come pietrificata. Nell'angolo della sua stanza si trovava immobile l'ombra della soffitta, o almeno Lena credeva fosse lei. I raggi lunari che filtravano attraverso le tende dai toni color pastello illuminavano i capelli dell'inquetante individuo che si rivelarono di un intenso biondo paglia. 
Lena stava ferma sul suo letto ad osservare con panico infinito quella figura oscura e misteriosamente malefica, che a sua volta non distoglieva lo sguardo da lei come nel suo incubo. Il cuore di Lena batteva così forte da sentirsi distintamente. La ragazza ebbe maggior paura ipotizzando un infarto. 
Nonostante la paura non riusciva a distogliere lo sguardo da quella " cosa", sebbene una parte di lei le stava dicendo che magari era solo un sogno e che rendendosene conto le bastava distogliere lo sguardo per far cambiare scenario. Ma non lo faceva continuava a mantenere il contatto visivo, faceva come si fa con i cani pericolosi. Se vinceva quella battaglia di sguardi lui se ne sarebbe andato con la coda fra le gambe. Qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere non doveva annullare quel contatto pericoloso.
<< Non sono un cane >> disse senza preavviso la figura paurosa nel angolo. La sua voce era calda ed elegante, in qualche modo ad Lena sembrò rassicurante. << Anche se effettivamente mordo. >> Continuò in maniera sarcastica. E con quella frase dal sapore agrodolce si mosse dal recluso angolo mostrandosi meglio alla tetra luce lunare.
Era alto e snello, con qualche accenno di muscoli sulle braccia lasciate scoperte dalla semplice T-shirt nera e sulle gambe fasciate da un jeans del medesimo colore. Aveva dei capelli biondo paglia ricci e lunghi fino a metà collo. Per quanto riguardava gli occhi Lena non riuscì a distinguere il colore a causa dell'oscurità, ma apparivano brillanti e liquidi. Era bello, davvero bello. Aveva quel tipo di viso che poteva benissimo appartenere ad un angelo, ma qualcosa le diceva che in lui c'era più il demone.
<< Sei ancora spaventata? >> Chiese il ragazzo che poteva avere si e no vent'anni. 
Con uno sbalzo di coraggio improvviso Lena si sbilanciò e accese la lampada psicadelica riposta sul comodino li accanto, ma quando la ragazza riportò la sua attenzione al punto dove c'era il ragazzo non trovò nulla.
Era confusa, spaventata e curiosa. Non sarebbe riuscita a dormire nemmeno se avrebbe voluto, perciò non le restava che passare il resto della notte a formulare ipotesi.
Quando il sole fu ormai sorto finalmente Lena riuscì ad assopirsi se non altro per la stanchezza.
<< Hey malata! >> Una voce acuta la svegliò dal suo meritato sogno. Prese il primo cuscino che le capitò per le mani e lo tirò della direzione della fonte di quella voce fastidiosa. Suo fratello Eric, grandissimo idiota. Non sapeva quale errore aveva commesso a svegliare la bestia dentro di Lena che stava dormendo profondamente.





Note Autrice:

Questa storia è tratta in minima parte da una reale. Vorrei finirla, inoltre è la prima volta che scrivo di questo genere. Se vi piace e volete che continui recensite. Se non lo farete capirò che non piace e la lascerò incompiuta. Comunque spero vivamente che lo facciate perché mi piace molto l'idea.
Buoni incubi.

Kiss,kiss ella304.
  
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