AllynChannel
trasmette
come promesso.
Sono
sempre loro:
Sasuke e Naruto. Il compleanno di Mikoto, una tragedia, più
che altro per
Sasuke, poi per Fugaku, e Madara, ma che vuole? Ahaha Shisui e Itachi
daranno
il loro meglio.
Io
torno con il
capitolo ventotto e nel caso le regole non vi bastassero e la
curiosità vi
scorresse addosso c’è sempre la nuova fic su
Naruto, Gaara e Sasuke.
Un bacione!
-->
Loro anime da ardere:
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Vi
aspetto <3 e vi
ringrazio, come sempre
VENTOTTESIMA
REGOLA: le
madri sanno sempre tutto, anche quando fai del tuo meglio per fingere.
Quando
troppe persone iniziano ad essere a conoscenza del tuo segreto forse
è il
momento di cambiare nome.
“Da
quanto va avanti?” Zio Madara non era mai stato un
ficcanaso, anzi, più riusciva a mantenersi
nell’ombra, lontano dagli affari di
famiglia, più si riteneva soddisfatto.
Eccezione fatta
per il suo nipote prediletto, e questo Sasuke
lo sapeva.
Fin
dall’infanzia, Sasuke, era stato il pupillo dello
stravagante Zio. Non esisteva compleanno o Natale, o festa, in cui
Madara si
dimenticasse di regalare un indispensabile consiglio di vita al bambino.
“Non
farti mettere
sotto da nessuno”
“Noi
Uchiha siamo
superiori a chiunque”
“Tu
mi somigli ragazzo.
Non dimenticarlo mai”
“Non
dovrai piegarti di
fronte alle difficoltà, saranno loro a inchinarsi di fronte
a te”
E
così via, queste erano più o meno le deliranti
perle che lo
Zio Madara andava sussurrando nelle piccole orecchie di un Sasuke al
tempo ancora
bambino.
La condizione
mentale attuale di Sasuke però non era
totalmente da attribuire alle parole dell’uomo, ma tutti in
famiglia sapevano
che, invece di riderci su, il più piccolo degli Uchiha aveva
preso quei
consigli alla lettera.
Forse era un
difetto genetico, ma entrambi, zio e nipote,
erano a modo loro due pazzi, due pazzi che si rispettavano, esemplari
unici nel
loro genere, e in quanto speciali non potevano non sentirsi superiori
agli
altri, complici nella loro misantropia, complici nel loro acume,
complici nel
cinismo e infine, dopo anni, con grande turbamento di Sasuke, complici
anche
nelle scelte sessuali e sentimentali…
Il ragazzo aveva
sempre provato ammirazione per lo Zio, anche
se questo ogni tanto gli incuteva terrore o gli faceva accapponare la
pelle con
il solo sguardo, ma, dopotutto, quel pazzo con i capelli da metallaro e
la
pelle da vampiro era l’unico in grado di tener testa a suo
padre, Fugaku. E poi
Sasuke l’aveva sempre preso da modello, addirittura ricordava
un tema delle elementari
in cui aveva sostenuto che il rapporto di coppia perfetto fosse quello
tra suo
zio e…il suo compagno, Hashirama.
Merda.
Sasuke si chiese
se la colpa della sua condizione non fosse
da delegare all’uomo che ora incombeva su di lui e sul suo
attuale –sottocoperturanellavestedimiglioreamicoidiota
– ragazzo.
“Zio?”
Aveva gli occhi sgranati, mai quanto quelli azzurri di
Naruto.
Un accenno di
sorriso nacque sulle labbra del biondo, che
guardò il compagno.
“Cosa
andrebbe avanti?” Sasuke incrociò le braccia e
sostenne
lo sguardo indagatore del parente.
Il sorriso di
Naruto si spense.
“Oh,
non prendermi per cretino, pivello. Tu e questo coso…avresti
potuto trovartelo più…ah,
accidenti, sì, quando hai intenzione di dirlo a tuo padre?
Mi pare una cosa
seria la vostra, no? Cuoricini ovunque, di quel tipo, ecco”
Sasuke
imprecò mentalmente, doveva mantenere la calma,
uccidere lo zio, che sapeva, uccidere Minato e Kushina, che sapevano,
sotterrare tutti insieme a Naruto in una fossa nel
deserto…ah, avrebbe dovuto
uccidere anche quell’Hippie di Hashirama, perché
sicuramente sapeva anche lui.
“Sei
vecchio, stai dando i numeri” Negare, fino alla morte,
combattere, fino alla morte.
“Non
mancarmi di rispetto, moccioso”
Madara non
sembrava arrabbiato, ma aveva cambiato postura, il
piccolo nipote che prima pendeva dalle sue labbra adesso lo stava
sfidando.
“Alla
tua età anche io ero come te, negavo. Ho negato per
anni fino a quando…” Si interruppe.
“Fugaku
non la prenderà bene, oltretutto, tuo
fratello…anche
lui non è che sprizzi testosterone da tutti i
pori” Continuò.
A Sasuke vennero
i brividi, ancora ricordava i frammenti di
conversazione che aveva sfortunatamente intercettato. Shisui,
Itachi…Fugaku
sarebbe crollato a terra, infarto assicurato.
“Signor
Uchiha…” Naruto si schiarì la voce,
aveva la gola
secca. Sasuke gli strinse il polso con forza, non voleva assistere ad
massacro,
dove il biondo, naturalmente, avrebbe avuto la peggio.
“Nar-“
“Sas’ke,
lasciami parlare”
“Che
vuoi tu, testa gialla!” Madara si avvicinò ancor
di più,
sfidando il giovane.
Sasuke si
guardò intorno, felice di vedere che nessuno era
abbastanza vicino da poterli sentire, o notare.
Tutti
allegramente coinvolti nelle loro sane conversazioni,
nessuno stava sudando sette camicie per dimostrare ad uno zio
infallibile di
non essere omosessuale.
“Ehm,
la prego di non pressare Sasuke. E’ vero, stiamo
insieme…”
Fine dei giochi,
fine di tutto, il moro pregò il cielo di
morire in quel momento, un fulmine, un asteroide, un aereo, una puntura
di
vespa, un colpo…voleva morire in quel momento ed
allontanarsi dal disastro
imminente. Era rovinato. Lo aveva saputo fin dall’inizio, fin
da quando aveva
incontrato quell’idiota con i capelli color del grano. Aveva
deciso la sua fine
da bambino. Lui l’aveva detto, se lo era ripetuto in testa
come un mantra, non
avrebbe dovuto portarlo a quel compleanno, era inaffidabile, una mina
vagante,
li avrebbe traditi…
Piangere avrebbe
peggiorato la situazione, e poi lui non era
un tipo da lacrime, e queste di certo non avrebbero impedito alle
labbra di Zio
Madara di diventare così sottili e tirate.
Tre. Due. Uno.
Pronti all’esplosione, Naruto sarebbe
scoppiato in mille pezzi, colpito dal raggio laser Madara.
“Stiamo
insieme e…Sasuke non è pronto, per lui, per
me…è
stato difficile, lei capirà sicuramente. Anche se oggi le
cose sono cambiate
rispetto al passato…”
“Mi
stai dando del vecchio?” Madara si accigliò, ma
non
pareva realmente arrabbiato. Sasuke aveva le mani freddissime e la
salivazione
azzerata, dì li a poco sarebbe collassato a terra.
“No…No”
Naruto alzò entrambe le mani. “Sto solo dicendo
che…ognuno ha i suoi tempi e Sasuke non vorrebbe essere una
delusione per suo
padre o per l’intera famiglia, e sa che lei, rispetto agli
altri, riuscirà a
capirlo e ad aiutarci”
Sasuke
ricominciò a respirare, sentì la mano sudata e
fredda
di Naruto stringere la sua, con forza. Naruto lo capiva, meglio di
chiunque
altro era riuscito a spiegare a quell’uomo alto e algido le
sue emozioni, le
sue paure.
“Sasuke”
Madara lo guardò negli occhi, poi guardò Naruto,
le
loro dita intrecciate. “Da quando fai parlare gli altri per
te?” E sorrise.
“L’amore ti ha rimbecillito…io almeno ho
conservato la mia dignità e…”
“Madara!
Ehi, ti avevo perso” Hashirama comparve dal niente,
un sorriso enorme ed infantile sul viso abbronzato. Abbraccio il
compagno,
cingendolo da dietro, per poi posargli un bacio velocissimo sul collo.
Madara
si zittì, si liberò dalla presa
dell’altro e si voltò.
“Tu!
Sparisci”
“Dignità,
eh?” Sussurrò pianissimo Naruto, Sasuke sorrise,
si
sentiva stranamente leggero. Averlo detto a qualcuno lo faceva sentire
meglio,
libero.
“Ma…amore…io”
Hashirama mise il broncio.
“Non
ora…non vedi che…” Madara pareva
improvvisamente
impacciato, Hashirama gli aveva preso le mani e l’aveva
costretto a guardarlo.
“Stavi
parlando con i ragazzi?” Disse, sottolineando la
parola “ragazzi”. Sasuke capì che
sì, anche Hashirama sapeva.
Numero familiari
a conoscenza del segreto: due.
“Sasuke
caro, Naruto, l’amore è bellissimo, non fatevi
troppi
problemi, chi vi ama capirà” E detto questo
baciò Madara sulle labbra e se ne
andò sorridendo come un ebete.
“Morto,
lo voglio morto” Sillabò lo zio, pulendosi con la
manica della camicia.
“Voi
due…” Sospirò. “Ho capito,
cazzo, mi sembra di vivere in
una fottuta Soap. Tu, testa bionda, non fare cretinante, Sasuke, polso
e… non
lasciargli prendere il potere, nella coppia deve esserci il maschio
dominante,
ricorda!”
Sasuke
capì che suo zio stava delirando, che Hashirama
l’aveva destabilizzato, che quel sottolineare continuamente
l’espressione
“maschio dominante” rimandava alla conversazione
che avevano avuto poco tempo
prima sul “chi sta sotto, chi sta sopra”. A quanto
pare, allo zio Madara stava
a cuore il didietro del nipote prediletto. Sasuke si sentì
in colpa, ma annuì
comunque.
“Sta
arrivando Fugaku” Li avvertì con un sospiro, prima
di
congedarsi imprecando.
“Tuo
zio è pazzo” Riuscì a concludere
Naruto, prima che il
capofamiglia li raggiungesse.
“Sasuke…”
E guardò prima Naruto, poi il figlio.
“C’è la torta
in tavola, vai a fare una foto con tua madre e la famiglia”.
Il moro
sospirò e si incamminò verso gli altri.
***
“Obito,
esci da sotto il tavolo” La voce allegra di Hashirama
risuonò tra il borbottio generale.
“Su,
accendono le candeline”
“A Rin
piaceva spegnere le candeline” Piagnucolò Obito.
“Devo
chiamare Madara per aiutarmi a farti uscire?” Lo
minacciò l’uomo.
Obitò
allargò gli occhi e zampettò fuori dal
nascondiglio, si
sistemò la giacca, infilò il cellulare in tasca e
guardingo seguì Hashirama al
tavolo.
Mikoto sorrideva
felice, protagonista per un giorno, bambina
per un giorno.
Sasuke
pensò a come le si sarebbe spezzato il cuore. Ma aveva
sempre Itachi, dopotutto, no? Lo stomaco gli si strinse in una morsa.
Kushina non
faceva che congratularsi con lei, troppo vicina,
così come Minato a Fugaku, gli stringeva la mano, si
lasciava andare in
racconti sull’infanzia dei figli, a cosa stavano giocando? Ai
felici consuoceri?!
A Sasuke cominciò a girare la testa.
“Itachi
dov’è?” Chiese Obito.
“Con
Shisui, no?” Rispose Madara.
“Andatelo
a chiamare, voglio una foto con i miei bambini”
Disse Mikoto, che nel contempo osservava deliziata le fiammelle appena
accese.
Qualcuno
andò a chiamare il ragazzo, e tra borbottii e
canzoncine di auguri Itachi si presentò mano nella mano con
Shisui, entrambi
ubriachi fradici.
“Fu-ga-ku?”
Chiamò Shisui, tutti lo guardarono. Sasuke stava
per vomitare, Naruto era perplesso.
“Questo
è per te!” E sbam, il ragazzo prese il viso
ridente
di Itachi tra le mani e gli stampò un bacio in bocca.
Madara si
portò una mano alla fronte, Hashirama scoppiò a
ridere, Fugaku impallidì, e con sorpresa di tutti Mikoto
scoppiò a ridere.
“Voi
ragazzi, siete fantastici, venite qua, facciamo una foto
tutti assieme”
Sasuke si chiese
se sua madre fosse impazzita, ma la sua
risata gioiosa contagiò gli altri, che interpretarono quel
gesto come un gioco.
“E
questo è per sensibilizzarvi all’amore globale, su
su,
Sasuke!! Dai un bacio a Naruto pure tu!” Shisui stava
cantilenando, esortando
il cugino.
Mikoto rise
ancora, Fugaku scosse la testa imbarazzato, poi
guardò Sasuke e fece un cenno di diniego con la testa.
“Ragazzi,
ricomponetevi” Ordinò, affidando la macchina
fotografica a Minato che si era fatto triste.
“Tutti
intorno a Mikoto, Obito, smetti di ridere, Itachi,
anche tu, e dopo faremo un discorsetto”
“Fugaku,
amore, non essere così severo, stanno
giocando…” Lo
riprese Mikoto, che proprio di preoccupazioni, sgridate, brontolii
sommessi non
ne voleva sapere, non quel giorno.
Si strinsero
tutti attorno alla donna e al suo sorriso dolce,
Minato impostò l’autoscatto, dieci secondi di
lucetta lampeggiante e sorrisi
tirati, poi il flash e le candeline che si spegnevano,
l’applauso, gli auguri
ripetuti, i baci.
***
Mikoto aveva
aperto tutti i regali, mostrato un volto
gioviale, per niente invecchiato dal tempo, anzi, addolcito da ogni
anno
passato, occhi comprensivi e pazienti.
“Sasuke?”
Lo chiamò con la mano. Il ragazzo la guardò,
seduta
su una sedia in plastica, elegante come una regina, eppure tanto
semplice,
tanto bella.
Amava sua madre,
anche se non gliel’aveva più detto dai tempi
delle elementari, l’amava ancora, proprio come allora.
Si
avvicinò, cercando di individuare l’oscura figura
di suo
padre, l’aveva visto prendere Itachi e Shisui per le orecchie
e trascinarli in
casa.
“Mamma…”
Disse, guardandola negli occhi, capendo perché
Naruto insistesse tanto con il dire che per lui era la donna
più bella del mondo,
semplice, gli somigliava, tantissimo.
“Sasuke”
Sorrise lei, scandendo ogni sillaba del suo nome.
“Mamma”
Ripetè lui. Lei rise, gettando un po’ la testa
all’indietro, ringiovanendo di vent’anni in un
secondo.
Lui sapeva che
l’avrebbe delusa, soffriva, si sentiva
sbagliato, cattivo, un pessimo figlio.
“Vieni
qui, vicino, su, come quando eri bambino” Lo
richiamò
lei.
Il ragazzo
annuì, cercando una sedia, non la trovò,
così con
un sospiro fece quello che non faceva da anni, si sedette
sull’erba, vicino
alle gambe di sua madre.
Lei gli
passò le dita tra i capelli neri, lui arrossì e
per
un attimo pensò di scostarsi, poi invece chiuse gli occhi e
si rilassò.
“Sei
felice, Sasuke?” Quando li riaprì sua madre lo
guardava
con attenzione.
“Perché
questa domanda?”
“Rispondi”
Gli posò l’indice affusolato sul naso.
“E non dire
bugie”.
“Io…”Indugiò,
pensò al passato e poi agli ultimi mesi, a come
si era sentito con Naruto, completo, amato e…felice. Poi
però era venuto il
senso di colpa, la vergogna, la paura, avrebbe deluso tutti, avrebbe
rovinato
tutto.
“Io
vorrei…”
Lei lo
esortò a continuare, con un’espressione che lui
non
vedeva da tempo, ma che ricordava benissimo. Sua madre era sempre stata
in
grado di leggergli dentro, di capire come si sentiva anche quando
mentiva, era
stata lei ad abbracciarlo ogni volta che si sentiva messo da parte per
Itachi,
era sempre stata lei a sussurrargli, senza che lui avesse avuto il
tempo di
chiederlo, che suo padre lo amava, anche se non era solito
dimostrarglielo.
“Puoi”
Lo sorprese dopo pochi minuti di silenzio. “Io ti amo
lo stesso, qualunque sia il modo in cui tu scelga di vivere”
Lei guardò oltre,
Sasuke si voltò, con il cuore a mille, con lo stomaco
sottosopra, cosa stava
guardando? Poi lo vide, vide che gli occhi neri di sua madre si erano
posati
sull’altro, su Naruto. Per qualche secondo lo guardarono
entrambi, madre e
figlio. Naruto che sorrideva, Naruto che gesticolava, Naruto che si
voltava,
come colpito dal loro sguardo pece e che sorrideva, salutando con la
mano, come
quando era bambino.
Quante volte lei
li aveva visti giocare, quante volte aveva
preparato il letto per Naruto, quante volte aveva messo cerotti e bende
sulle
loro ginocchia, quante volte? Li conosceva, entrambi.
“Io
voglio che tu sia
felice…” Lei gli prese le mani, e Sasuke sapeva di
averle freddissime, di
essere emozionato e confuso e sì, di avere le lacrime agli
occhi, come non
accadeva da secoli.
Aveva capito
bene? Sua madre sapeva? Com’era possibile?
Nessuno poteva averle detto niente, lui non aveva lanciato segnali di
nessun
tipo, e di certo non credeva al detto “le mamme lo
sentono”, ma…guardandola in
viso, intrattenendo con lei una conversazione muta e profondissima, per
un
attimo ebbe come la certezza che invece, quel detto che sbeffeggiava,
fosse
vero, che lei lo aveva sentito, che lei lo aveva visto dentro.
“Ma
mamma, io…”
“Qualsiasi
strada, qualsiasi scelta, qualsiasi amore…voglio
che tu sia felice, voglio poterti vedere felice”
Non poteva
crederci. Quel giorno, sveglio nel letto di primo
mattino aveva avuto come una premonizione, il compleanno di sua madre,
la
rovina, il giorno in cui tutti avrebbero saputo. Però si
sentiva meglio, sempre
più leggero, svuotato dall’angoscia.
Cosa
c’era da dire? Doveva confermare, magari aveva capito
male, magari sua madre alludeva a qualcos’altro, al percorso
lavorativo, ecco.
Ma lei gli
strinse la mano.
“Non
si sceglie chi amare” Poi si sedette vicino a lui
sull’erba,
lontani da tutti, invisibili a tutti, gli posò un bacio
sulla fronte, sulla
guancia e lo strinse forte.
***
[EXTRA]
Extra:
di qualche settimana
prima, di Naruto che proprio non sa tenere un segreto… ma si
sa, certe gioie
vanno condivise con chi si ama.
Aveva
detto a Sasuke
che qualcuno stava male, un parente, uno vecchio.
Sasuke se
l’era bevuta, aveva fatto le spallucce, l’aveva
guardato preparare lo zaino e i soldi per mettere benzina.
“Allora
torno domani, ti saluto mia madre…e” Aveva detto.
“No,
non salutarmi né tua padre, né tua madre,
né il pesce
rosso…poi si insospettiscono” Aveva risposto
Sasuke sistemandosi gli occhiali
sul naso.
“Ma se
conosci i miei da sempre…”Aveva ribattuto Naruto
con
il broncio, già colpevole in cuor suo per il vero motivo del
suo ritorno a
casa.
“E’
uguale!”
Naruto
sbuffò, chiuse la cerniera dello zaino, guardò la
stanza
dove aveva alloggiato per i primi anni di università e dove
ora andava solo per
dormire con Sasuke, dato che l’altro letto era solito
invaderlo quel pazzo di
Suigetsu, che sì, fortunatamente non faceva altro che far
nottata con qualcuno,
o con Karin.
Ripensò
a tutte le volte in cui aveva toccato Sasuke, sopra
le lenzuola, sotto le lenzuola, sul pavimento, sotto la doccia. A tutte
le
volte, silenziose, in cui Sasuke l’aveva svegliato nel cuore
della notte,
baciandolo sul collo, infilandogli la mano nei boxer, avvolto dalle
tenebre
come da una coperta sicura, come se si vergognasse della
verità.
Naruto si era
fatto toccare, si era fatto baciare la schiena,
invadere, con una gioia che non avrebbe saputo descrivere a parole.
Ascoltava e
basta il corpo di Sasuke impattare contro il suo, riempirlo e svuotarlo
e
avrebbe voluto dirgli che poteva farlo anche alla luce del sole, senza
vergogna, poteva desiderarlo così, senza vergogna.
“’Suke”
Lo chiamò, prima di aprire la porta e andar via.
“Che
c’è?” Sasuke alzò a malapena
lo sguardo dal libro che
stava leggendo.
Aveva i piedi
poggiati sulla scrivania, le caviglie scoperte,
i pantaloni del pigiama tutti sgualciti. Era bellissimo, per Naruto,
Sasuke era
la persona più bella del mondo.
“Io
vado” Annunciò, premendo le dita sulla maniglia.
Il moro lo
guadò attraverso le lenti degli occhiali, lo
guardò negli occhi e sembrava dire: “cosa vuoi che
faccia?”.
Naruto avrebbe
voluto che si alzasse, posasse il libro e
corresse a baciarlo sulle labbra, poi con la lingua, poi…no,
così non sarebbe
più andato via, però almeno un po’ di
affetto…
Si
sentì triste, come se tra loro ci fosse un muro
invisibile. Sasuke non era di certo la persona più espansiva
ed estroversa del
mondo, anzi, forse era tutto il contrario, ma almeno con lui, almeno
con la
persona con cui faceva, insomma, con cui faceva l’amore, a
cui aveva detto di
amare…ecco, akmeno con lui poteva.
Naruto si morse
le labbra, sostenne lo sguardo pece del
compagno, poi si voltò e abbassò la maniglia.
“Torno
presto” Disse.
Gli
sembrò di vivere una scena da film, quando Sasuke lo
afferrò per il polso e chiuse la porta sbattendocelo contro.
“Tu,
saluta per bene” Gli sussurrò contro le labbra.
Naruto era
storidito, con il respiro di Sasuke sul viso, con
i suoi occhiali appannati vicino agli occhi.
Boccheggiava, e
si sentì in imbarazzo, perché questa cosa lo
faceva sentire tanto sciocco, tanto ragazzina delle medie, tanto
infantile e
innamorato, e debole e…
Sasuke lo
baciò con trasporto, gli infilò la lingua in
bocca,
le dita, che fino a quel momento avevano carezzato solo le pagine
ordinate del
libro, ora erano tra i suoi capelli dorati.
Naruto non
voleva più andar via, neppure per un giorno,
neppure per dire ai suoi che tutto era andato bene che lui e Sasuke si
amavano.
Rispose al bacio
e lasciò cadere lo zaino.
Rispose al
bacio, e decise che sarebbe partito dopo, rispose
al bacio e lasciò che Sasuke gli sganciasse i pantaloni, che
lo trascinasse
sulla scrivania, che lo toccasse
ovunque.
Quella volta
finirono per combattere, con mezzi vestiti
addosso e mezzi sul pavimento.
Combatterono per
la supremazia, e finirono per ridere, per
metterci più tempo del dovuto, per prendersi entrambi, per
ansimare entrambi.
***
“Mamma,
ritardo” Disse Naruto al cellulare, una volta
rivestito e pettinato, con le labbra di Sasuke sul collo per salutarlo
ancora
una volta.
“Parto
ora” Annunciò con un filo di voce, interrompendo
la
chiamata.
“Guida
piano, imbecille” Lo ammonì l’Uchiha,
piantandogli lo
zaino tra le braccia e buttandolo fuori dalla camera.
“Finalmente
un po’ di relax” Borbottò a voce
abbastanza alta
per farsi sentire dal biondo, che rise, e una volta chiusa la porta
sussurrò.
“Ti
amo anche io, Sasuke”
***
“Io lo
sapevo” Squittì Kushina abbracciandolo.
Naruto aveva
dato fondo a tutto il suo coraggio per
confessare ciò che i suoi genitori già sapevano
da tempo. Non riusciva bene a
capire come, ma avevano sempre saputo, e avevano sempre tifato per
Sasuke,
sperato che lui lasciasse Hinata, che fosse felice.
Loro volevano
che fosse felice senza imbrogli o menogne, e
non c’era gioia più grande, perché
Naruto si sentiva bene, e completo e amato,
e… sarebbe potuto esplodere nel salotto di casa sua, tra le
braccia di sua
madre, di fronte al sorriso strano e dolce di suo padre.
“Mi
dispiace, Pa’” Disse guardandolo. Minato gli
posò una
mano sulla spalla.
“Abbiamo
avuto il tempo per capirlo…per guardarti, per
parlare” E puntò gli occhi azzurri su Kushina.
“Ma
avresti preferito un figlio…normale” Naruto stava
piangendo.
Minato li
abbracciò entrambi, li avvolse.
“Naruto,
tu non sei diverso”
“E poi
Sasuke è bellissimo” Si intromise Kushina.
“Eh?”
Naruto si trovò a sorridere.
“E’
la verita” Rise lei. “E’ il benvenuto in
casa nostra,
come membro della nostra famiglia, lo è sempre stato,
dopotutto”.
“Mamma,
non esagerare, Sasuke non credo abbia intenzione
di…”
“Ognuno
ha i suoi tempi” Esordì Minato sciogliendo
l’abbraccio.
“Oh,
se aspettiamo i tempi degli Uchiha dovranno vivere per
sempre nell’ombra” Ribattè Kushina.
“Mamma…ti
prego, va bene cosi”
Lei si
addolcì, ma Naruto le vide comunque negli occhi il
fuoco della rivolta, aveva preso molto a cuore la questione e la cosa
lo
preoccupava, oltre a rallegrarlo molto, ma soprattutto lo preoccupava,
di certo
non voleva che Sasuke venisse a conoscenza del fatto che ora i suoi
genitori
sapevano.
******
Extra: buone
norme di comportamento
alle feste in famiglia
Fugaku si era
sempre considerato un buon genitore. Aveva
considerato Itachi un buon figlio. Ora, chiuso nel salotto si stava
chidedendo
cosa avesse sbagliato.
“Shisui,
smetti di ridere. Itachi, da te non me lo sarei
proprio aspettato. Davanti agli zii per giunta!”
Sentenziò con le braccia
incrociate e lo sguardo severo.
Shisui si
portò una mano davanti alla bocca, cercò di
trattenersi, guardò in direzione del cugino poi del divano,
dove si sedette,
poi nuovamente Fugaku, poi scoppiò a ridere di gusto.
“Oddio!
Guarda che faccia, è incazzato nero!” E
giù risate.
Fugaku attinse a
tutta la sua pazienza per non gridare,
lasciò perdere Shisui, il ragazzo aveva perso qualsiasi
facoltà mentale, ne
avrebbe riparlato con lui quando i fumi dell’alcool lo
avrebbero abbandonato.
Si concentrò sul figlio, che sedeva silenzioso, lo sguardo
pece puntato sui
piedi.
“Tu
sei quello responsabile, tu dovevi dare il buon esempio,
tu…cosa ti è saltato in mente?”
Iniziò.
Fugaku era
sconvolto, proprio non capiva il perché di quel
gesto, non capiva perché avessero dovuto baciarsi, con tutti
gli scherzi che
esistevano, proprio quello? E poi sua moglie, ma che gli era preso?
Ridere così…erano
forse tutti impazziti e lui non se ne era proprio accorto?
Prese forza e
tornò a guardare Itachi che si guardava le
scarpe.
“Non
avete pensato che con quella trovata qualcuno si sarebbe
potuto offendere? Tuo zio…insomma, tuo zio
Madara…”
Indugiò.
“E’
gay, papà?” Itachi
alzò lo sguardo.
Fugaku si morse
le labbra.
“Sì,
quello” Borbottò.
Shisui
afferrò un cuscino e ci rise contro, poi
sussurrò. “Omofobo,
come cazzo fa ad essere omofobo, con
Madara…insomma….” E rise ancora.
Fugaku
l’aveva sentito, si vergognò per un solo istante,
poi
tornò sui suoi passi.
“E’
proprio perché non lo sono che il vostro comportamento mi
ha deluso, poteva offendere…”
“Non
ha offeso nessuno, papà”
“Non
sono cose da fare” Si puntò lui.
“Cosa?
Baciare un altro maschio?” Shisui si posò il
cuscino
sulle ginocchia e si sporse verso Itachi, che sorrise.
“E se
tuo figlio fosse…gay?” Chiese il ragazzo.
Fugaku li
guardò con attenzione, poi esplose.
“Finitela,
entrambi!” Corse a separarli. “Itachi, spiegami
cosa ti è preso”
“Mi
dispiace solo che tu non sia poi così aperto come vuoi
dare a vedere” Sussurrò, e pensava al fratello,
pensava al suo sguardo triste,
pensava al modo in cui si tratteneva, a come evitava di strare troppo
vicino a
Naruto.
“Io
sono aperto”
“Non
è vero, non riesci neppure a dire la parola gay”
Protestò a voce abbastanza alta, non avrebbe gridato
così se fosse stato
sobrio.
“Come
fai a dire una cosa del genere quando sono anni che
Madara e Hashirama frequentano casa nostra come coppia? Non sarei
aperto?”
Fugaku si sentì colto nel vivo.
“Non
è questo, loro non sono tuo figlio” Esplose.
Shisui si
trattenne dal battere le mani e applaudire, la loro
causa sosteniamoilpiccologayrepressosasukesatavaprendendolapiegagiusta.
“E
adesso cosa vorresti insinuare?” Fugaku era in preda ad un
attacco di rabbia repressa.
“Che
va bene tutto, ma se fosse tuo figlio ad essere gay tu
non saresti così aperto, per te sarebbe una
delusione” Spiegò.
“Il
problema non si pone. Tu non sei gay” Rispose Fugaku.
“Non
hai un solo…”Sussurrò Itachi, poi si
zittì.
“E
neppure Sasuke lo è, perciò la questione mi pare
conclusa.
Finitela con queste cretinate” Detto questo si
congedò con una certa ansia
sullo stomaco.
Lui, che aveva
accolto Madara ed Hashirama a braccia aperte,
lui che tollerava le loro sceneggiate, lui che…se Itachi o
Sasuke…cosa c’era
che gli scatevava quel moto di nausea improvviso.
Niente, si
disse, i suoi figli erano normalissimi ragazzi a
cui piacevano le ragazze, il problema non si poneva.
Indossò
un sorriso algido e tornò in giardino.
Cercò
Mikoto con lo sguardo e la trovò, bella come sempre,
seduta sull’erba, abbracciava Sasuke.
Sasuke, con i
suoi lineamenti sottili. Sasuke che non era più
stato fidanzato con una ragazza dai tempi di quella…quella
Sakura.
Sasuke che era
venuto con quello scemo biondo di Naruto.
Naruto e quei
genitori strani. Minato che non gli si scollava
un secondo, e quella madre con i capelli rosso fuoco e lo sguardo
troppo,
troppo gentile.
Cosa gli
sfuggiva?
ECCOCI
qua! Per farmi
perdonare per tutti i ritardi torno con un capitolo più
lungo e due extra. Il primo
risale a prima del compleanno di Mikoto, il secondo invece è
in linea con la
storia.
Itachi
si è messo in
testa insieme a Shisui di aiutare Sasuke con Fugaku, ma
l’uomo pare non capire.
Dopotutto credo sia dura accettare una realtà del genere.
In
ogni caso lui non
facilita le cose ahahah nega l’evidenza
Insomma,
spero che il
capitolo vi sia piaciuto e spero che continuerete a scrivermi, a farmi
sapere
le vostre impressioni e a leggere questa fic.
Un
bacione, vi aspetto!
Allyn