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Autore: Juls18    11/07/2014    1 recensioni
Credeva di sapere cosa volesse dire Amare. Aveva già amato prima, si era già sentita innamorata, ma in realtà, non aveva capito niente dell'amore. Non fino a quando era arrivato lui che aveva illuminato la sua vita in un modo nuovo, speciale, che l'aveva fatta sentire una donna nuova. Ora sapeva cos'era l'Amore, quello con la A maiuscola.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Da quando stava con lui, tutto le era parso diverso

L’Amore si può capire solo dall’Amore

 

Da quando stava con lui, tutto le era parso diverso. La vita di tutti i giorni, la sua routine quotidiana, la sua casa, il suo stesso riflesso allo specchio… tutto era diverso. Ogni cosa sembrava avere acquistato un aspetto nuovo, come se un qualcuno avesse acceso una luce che prima non era mai stata accesa. E il suo mondo ora era luminoso e bello. Poteva l’amore trasformare così tanto la sua vita? Non che prima non si fosse mai innamorata, anzi. Le sue storie erano sempre state storie serie, fin da quando era giovane. La sua prima storia, sei anni. La seconda, quattro. Aveva detto già ti amo, aveva già sperimentato quella sensazione allo stomaco, quella specie di sfarfallio continuo che sembrava non attenuarsi mai. Sapeva cosa fosse l’amore, eppure le sembrava di non averlo mai provato prima, o capito fino in fondo. E il merito di questo era solo suo, il suo più grande e folle errore di una notte.

Era iniziata proprio così, come una follia di una notte. Lei usciva da una storia lunga, quattro anni, finita male, finita nel solito modo, con delle corna. Lui, invece, era il bello e dannato che non si concentra mai su una sola donna per più di una notte. La sera in cui si erano conosciuti lei aveva bevuto più del solito, aveva bevuto per dimenticare, per cercare di fare sparire dalla testa quello stronzo, altra parola non c’era, che l’aveva fatta soffrire, che le aveva spezzato il cuore. E il modo migliore per dimenticare un uomo, come le avevano anche suggerito le sue amiche, era bere. Bere fino a non ricordarsi niente, e lei le aveva ascoltato.

-Gli uomini fanno schifo… pensano di poterti trattare come vogliono. Ti dicono ti amo, sei la mia vita e poi… zac, ti fregano andando a letto con un’altra. Poi tornano da te, in lacrime, dicendo che è stato uno sbaglio, un errore, che tu lo DEVI perdonare e che lo devi CAPIRE. Che non è colpa sua, è successo e basta. Certo, tu devi essere cornuta, mazziata e anche deficiente e perdonarlo. Voi uomini siete tutti dei maiali-

non sapeva nemmeno con chi stava parlando al momento. Era andata al bancone per ordinare l’ennesimo drink della serata e aveva iniziato a fare un filippica al povero barista. Ma adesso stava parlando al… vuoto. O almeno così pensava.

-Non siamo maiali. Siamo fatto così, non riusciamo a stare fissi su una cosa per troppo tempo-

a parlare era stato il ragazzo più bello che lei avesse mai visto. Alto, moro, occhi scuri, profondi e magnetici. Il classico bello e dannato, quello che tutte le donne vorrebbero avere, almeno, per una notte, quello che sai già ti spezzerà il cuore, ma non t’importa.

-Non cerchi nemmeno di difendere la categoria?-

lui aveva riso.

-No, grazie, non ci tengo. Senti, vuoi un consiglio? Gli uomini si dividono in tre categorie. Quelli seri e noiosi, che una volta che si sono innamorati vivono solo per la loro donna, che fanno tutto quello che dice lei, che si sposano e vivono le loro vite senza fare niente di troppo eccessivo. Sono i noiosi. Poi ci sono quelli che cercano la ragazza giusta, ma una volta che la trovano si accorgono che non è quello che vogliono, sono gli eterni indecisi. Infine ci sono quelli che sanno che non sono fatti per una donna, che preferiscono stare liberi e cercarne una ogni volta che ne hanno voglia. Sono quelli che voi definite gli stronzi-

lei lo aveva guardato sconvolta.

-Così per le donne non c’è speranza. O si beccano un uomo zerbino, o un eterno bambino o uno stronzo? Tutto qui?-

-Tutto qui, esatto. Toglietevi dalla testa l’idea del principe azzurro. Quello non esiste-

Di quella sera poi non ricordava altro. Non ricordava come lui l’avesse convinta ad andare via insieme, ma era successo, e si era ritrovata a casa sua, nel suo letto.

Il mattino dopo era stato quanto di più imbarazzante lei avesse mai vissuto. Se n’era andata prima che lui si svegliasse, e aveva cercato di dimenticare quella notte. Ma non era stato possibile. Ogni volta che usciva e andava da qualche parte, lui era là. Si erano ignorati a vicenda per più di un mese, un mese in cui lei non aveva potuto fare a meno di vedere che lui era sempre con una donna diversa. Sempre.

-È il classico stronzo… lascialo perdere-

e lei avrebbe lasciato perdere se lui non fosse tornato. Più bello che mai, con quello sguardo che le faceva sciogliere qualcosa dentro che nemmeno lei sapeva cosa fosse.

-La ragazza che maledice gli uomini-

-Lo stronzo per eccelenza…-

Lui aveva riso.

-Credo sia la definizione giusta. Se ti offro da bere, lo accetti?-

Lei aveva annuito. Si erano detti solo poche parole. Avevano bevuto i loro drink, praticamente senza scambiarsi una parola, solo guardandosi. Prima di capire cosa stesse succedendo, si erano trovati avvinghiati a scambiarsi un bacio appassionato, fin troppo appassionato. Così avevano passato la loro seconda notte insieme, ma la mattina dopo lei era rimasta.

-Non so nemmeno come ti chiami…-

lui l’aveva guardata, le aveva scostato una ciocca di capelli che le ricopriva il volto e le aveva detto

-Andrea-

-Elisabetta-

-Piacere Elisabetta-

 

Da quella seconda notte erano passati sei anni, e ancora lui era con lei. Molto spesso lei si chiedeva come fosse stato possibile. Sei anni, la sua storia più lunga, iniziata nel modo più insolito che lei potesse mai pensare. Avevano fatto tutto al contrario loro due. Erano prima finiti a letto insieme, due volte, poi lui le aveva chiesto di uscire. Avevano scoperto di avere molto in comune, stesse passioni musicali, stessi gusti per quanto riguardava i film, o quasi, stessa passione per i libri e la lettura. Ed era stato in quel momento che per lei era scattato qualcosa. Una volta aveva letto che quando incontri una persona che ha letto, come minimo, la metà dei tuoi libri, quella persona conosce già metà della tua anima. E così era stato per loro. Si erano piaciuti subito, avevano capito che provavano un’attrazione reciproca che non passava in una sola notte. E dopo sei anni, ancora non era passata.                                                                                                                        Elisabetta si sentiva felice mentre osservava l’amore della sua vita dormire tranquillamente. Non che quei sei anni fossero stati sempre tutto rosa e fiori. Avevano avuto i loro momenti di crisi, le loro folli litigate, erano arrivati fino al punto di dire le fatidiche parole

-È finita-

ma alla fine erano sempre tornati insieme. Convivere era stata la scelta più facile che potessero fare. Ora avevano la loro casa, con i mobili che avevano comprato insieme, cioè lei aveva scelto i mobili mentre lui aveva comprato la televisione. Quella cosa era piena di loro. Di foto, che lei aveva deciso di fare sviluppare per poi sparpagliarle per tutta casa,

-È necessario avere delle foto. Se no la casa è impersonale e fredda-

la bandiera della squadra di calcio preferita di lui,

-Come posso tifare se non ho la mia bandiera?-

le mensole piene di souvenir presi durante le loro vacanze e l’immensa libreria, piena di libri. Una volta si erano scelti i loro settori. Una parte per lui, una per lei. Adesso quella libreria era un unico, gigantesco, libro. I libri erano stati messi in più file sovrapposte, appena si vedeva uno spiraglio si cercava subito di riempirlo.

-Prima o poi la sistemo come si deve-

diceva sempre lei, ogni volta che si soffermava ad osservala. Ma quel giorno ancora non era arrivato, soprattutto da quando era arrivato lui. Il motivo della sua eterna gioia, della sua fiducia incrollabile nel futuro, nel suo pensare che, alla fine, qualsiasi cosa sarebbe successa, lei aveva lui, e lui avrebbe sempre avuto lei. Il suo bambino, il suo bellissimo, perfetto bambino. Suo e dell’uomo che accompagnava la sua vita da quei lunghi sei anni. Il bambino aveva solo sei settimane, e dormiva beato nella sua culla azzurra. Ogni momento che poteva Elisabetta l’andava a vedere. Controllava come fosse possibile che loro due avessero creato una cosa tanto perfetta come quel bambino.

-Se continui a guardarlo così finirai per consumarlo-

le sussurrò all’orecchio il suo uomo. La stava abbracciando da dietro, e aveva appoggiato la testa nell’incavo del suo collo.

-Non è bellissimo? Non ho mai visto niente di così bello…-

-Per forza, è mio figlio!-

Elisabetta gli tirò un affettuoso schiaffo sulla mano.

-Sempre il solito modesto, vero?-

-Uno dei tanti pregi che ti hanno fatto innamorare di me, no?-

Elisabetta alzò gli occhi al cielo.

-Credo dovresti dormire un po’-

-Ma se si sveglia…-

-Se si sveglia ci penso io. Sono suo padre, posso occuparmi di lui-

-E io sono sua madre, e come madre, non lascerò mio figlio da solo con te-

-Stai insinuando che non sono all’altezza?-

-Precisamente-

-Insegnerò grandi cose al piccolo! Gli insegnerò le cose importanti della vita-

-Tipo?-

-Tipo a tifare per la sola, unica, mitica, imbattibile…-

-Si si, ho capito, e poi?-

-E poi gli dirò come si fa a conquistare una donna. Proprio come io ho fatto con te-

 -Tu hai conquistato me? Ma se sono stata io a conquistarti!-

-Cosa? Chi era quella che non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso?-

-Chi era quello che andava a casa ogni sera con una donna diversa?-

-Chi è quella che è venuta a letto con me senza nemmeno conoscermi?-

-Chi è quello che è tornato a parlarmi?-

-…Io non sono stato conquistato! Veramente Elly, io e te abbiamo un ricordo diverso della storia. Insomma, è logico che io…-

Dalla culla si levò un piccolo vagito.

-Ecco, grande uomo. Hai svegliato il piccolo-

pochi secondi dopo, la stanza fu piena del pianto del bambino.

-Vieni qua amore di mamma-

Elisabetta prese suo figlio tra le braccia, iniziando a cullarlo piano. Il piccolo, piano piano, smise di piangere.

-Lo ami più di me, vero?-

Elisabetta si voltò verso il suo compagno.

-Credo di si-

-Battuto da un neonato…-

-Il tuo neonato-

-Si, direi che posso accettarlo-

Andrea baciò Elisabetta.

-E poi diciamolo… ha preso gli occhi di suo padre, era logico che tu t’innamorassi di lui!-

Dicono che di solito sono le madri a vantarsi incondizionatamente dei proprio bambini, ma non in quel caso. Se c’era qualcuno profondamente e incondizionatamente innamorato di suo figlio, quello era Andrea.

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti. Prima storia che pubblico in questa sezione… quindi chiedo clemenza. L’ispirazione mi è venuta vedendo la mia amica e il suo bambino. Il modo in cui lo guardava faceva vedere quanto profondamente lo amasse, e in quel momento ho capito che quello è un tipo di amore che non può competere con niente altro. Ed ecco che cosa la mia mente ha partorito.

Spero vi sia piaciuta. Grazie per avere dedicato del tempo a leggere questa storia, e se volete, lasciate pure una recensione! Ogni parere o consiglio, è sempre bene accetto.

Un bacio

Juls

  
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