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Autore: Bellis    30/08/2008    5 recensioni
L'ascesa di Voldemort ha causato la morte di molti Maghi e Babbani. Due di loro hanno pagato un prezzo peggiore della stessa dipartita, spingendo coloro che ancora ispirano la loro esistenza alla Magia Bianca, i membri dell'Ordine della Fenice, ad un estremo, disperato atto di fiducia.
Quale sarà l'esito?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quanto tempo è passato da che ho scritto l'ultima mia fiction su Harry Potter? Mah, probabilmente dei secoli! :D
Spero che questa Ti piacerà, Lettore, e che mi lascerai un breve segno del tuo apprezzamento o della tua delusione :) Non so se il mio stile un poco... ehm... asciutto si adatta a questo tipo di racconto, però... provo :P
Ed ora...

Buona Lettura!

United We Stand

Prologo

La stanza era fredda, buia, polverosa. Claustrofobica.
Un vecchio e stantio ufficio della Stazione Centrale di Londra. Abbandonato da anni, cadente in ogni sua parte. La scrivania in pura plastica stava pencolando di lato, una delle sue gambe si era spezzata sotto il peso del Tempo. La sedia era rovesciata e sporca, il pavimento inguardabile.

Un grosso, smilzo cane nero era accucciato in un angolo, la bocca semiaperta ed i canini sporgenti, teso, pronto a scagliarsi alla gola di chiunque oltrepassasse la porta a vetri frastagliata.

Un'ombra si profilò all'esterno, stagliandosi contro il vetro oscurato come un fantasma inatteso; appoggiò la spalla alla superficie liscia e la mancina sulla leva della maniglia, facendola scattare con facilità.
Gli occhi scuri del cane seguirono ogni movimento della sagoma, mentre dalla sua gola proveniva un basso, minaccioso ringhio.

Un breve spicchio di luce limpida lampeggiò attraverso l'atmosfera malsana, per il tempo appena bastante a permettere l'ingresso di un giovane uomo.
Gli indomabili capelli neri ricadevano sulle lenti circolari ed appannate dal freddo invernale. Era avvolto in una veste da Mago lunga, coperta da un cappotto che ne lasciava intravedere il bordo inferiore.
Riaccostata la porta, ebbe appena il tempo di voltarle la schiena e rivolgersi al cane.
Sembrò annaspare per un attimo, quindi si accasciò contro la parete incrostata, appoggiandovi il capo.

L'animale, che aveva cessato il suo rauco avvertimento, emise un breve guaito.
La figura rannicchiata e nera si allungò, si dilatò, crebbe, trasformandosi, nel giro di pochi secondi, nell'ultimo discendente dei Black. Sirius Black, l'Animagus, fece dondolare i capelli ondulati e lunghi, avvicinandosi all'altro, preoccupato, le sopracciglia aggrottate nell'ansia.

"James! James, che cosa...? Il tuo messaggio! Il tuo Patronus! Che è successo?" si accoccolò a fianco dell'amico, osservando il suo volto pallido per qualche istante, come inebetito.
Quindi, come ricordando qualcosa d'importante all'improvviso, estrasse dalle pieghe della veste sobria una bacchetta dall'aria solida e massiccia, puntandola contro la serratura arrugginita, "Colloportus!" bisbigliò, ed un breve fiotto di luce fuoriuscì dal catalizzatore magico.

Black non controllò se il suo incantesimo aveva sortito l'effetto voluto, se l'ingresso era stato bloccato.
Fissava la figura ansimante di James Potter, che gli aveva posato una mano sulla spalla, in un'abbastanza decisa richiesta di attendere.
"Il Quartier Generale... Sirius. Ci hanno... scoperti... erano..." gli occhi bruni, apertisi per un istante, si richiusero. Il Mago scosse il capo, con uno scatto di terrore che fece sobbalzare l'altro Animagus.

Sirius non poteva credere a ciò che pur stava osservando, coi suoi occhi.
Era James Potter, l'abile, capace, eccellente James Potter, quello che ora tremava nell'orrore di fronte a lui. Era il suo amico, il suo vecchio camerata, il suo compagno di scorribande che non si tirava indietro di fronte a nulla.

"Frank e Alice... erano di fianco a me! A pochi passi di distanza! Silente voleva che... mi ha chiesto di coprire la loro ritirata, fino alla Passaporta. Io e Silente dovevamo... lasciare il luogo per ultimi... dopo di loro..." lentamente, inesorabilmente, il livore di Potter, dovuto al forte coinvolgimento emotivo, si stava tramutando in gelida rabbia.
"Li hanno presi, Sirius. Catturati, e..." rabbrividì, scrollando il capo, puntellandosi con le mani sul sudicio lastricato in un debole e trascurato tentativo di mantenersi in posizione eretta. "Ed è colpa mia." concluse, in un mal represso singulto.

Il giovane Black, le labbra lievemente dischiuse ed il volto impallidito per la tremenda nuova, posò entrambe le mani sulle spalle dell'amico.
Sentendo al tatto nella penombra una patina liquida e calda sul tessuto pesante che copriva la parte destra, sollevò la bacchetta magica nuovamente.
Incapace di parlare, la sua mente sillabò internamente, istintivamente la formula che fece scaturire una chiara luce bianca e ferma.
Sul volto di James spiccava una lunga abrasione, ferita che evidentemente aveva cercato di nascondere sotto il colletto della giacca, nel suo tragitto sino alla Stazione.
Sirius, non appena la stanza fu ritornata alla consueta fioca illuminazione, passò la punta della bacchetta sulla linea rossa del taglio, facendolo rimarginare facilmente.

"Remus? Peter?... Lily?" chiese, non appena fu in grado di spiccicar verbo.

"A Godric's Hollow. Sono tutti là." venne la breve risposta.

Black scrutò i suoi lineamenti e vi trovò ciò che si aspettava di trovare.
Magia Bianca scorreva nelle vene di James e sosteneva l'intera sua vita, Sirius lo sapeva, anche se questa poteva essere mascherata, oscurata dalla ribellione incurante di ogni regola che è tipica dell'adolescenza. Ma essa permaneva, ed ora, nel periodo della maturità, si esprimeva col suo maggior vigore.

Non era l'odio del malvagio, quello che Black poteva scorgere con semplicità, scolpito sul volto dell'amico, non quel puro sentimento di malevolenza, ma la repulsione nei confronti dell'Oscurità, l'indignazione che permea l'animo del Buono, la quieta furia di chi sa di agire nel Bene.

Fu sul punto di chiedere perchè non si fosse Materializzato direttamente lì, ma comprese quel sentimento di desolazione che egli stesso provava con una intensità tremenda, e trattenne nel cuore l'interrogativo inutile.

"Vieni, James." pronunciò, con una durezza alquanto forzata, afferrando Potter sotto le braccia ed aiutandolo a rialzarsi.
Chiuse la sinistra saldamente sul suo avambraccio destro, attendendo la sua stretta sul proprio, in risposta.
Quindi, volteggiò elegantemente su una gamba, avvitandosi, e scivolando nella compressione del Nulla.

**************

"James!"

Una voce di donna, colma di subitaneo sollievo, giunse per prima all'orecchio di Felpato, non appena atterrò nell'illuminato e confortevole salotto appartenente alla famiglia Potter.
Fece appena in tempo a lasciare il braccio dell'amico, prima di scorgere l'esile figura di Lily Potter lanciarsi ad abbracciare il marito.
Volse lo sguardo intorno. Remus Lupin sorrideva flebilmente nella sua direzione, con l'aria di chi, pur nel dolore, ha sentito sollevarsi un gran peso dallo stomaco.

"Perchè... perchè avete tardato tanto?" chiese lei, volgendo gli occhi dolci e mesti dall'uno all'altro Animagus.

"Dovevo avvertirlo, Lily." rispose il giovane Potter, controllando con un eroico sforzo la propria voce perchè non tremasse. "Avevamo concordato che ci raggiungesse... da Frank e Alice." incapace di incontrare le iridi di Lupin o della bella moglie, abbassò le proprie al pavimento lucido.

Cadde un silenzio assordante. La piccola pendola sulla mensola del caminetto scandiva i secondi con assoluta precisione, annunciando con discrezione il crescere dell'Oscuro potere di Voldemort.

La perdita, la cattura di due amici fedeli, nonchè ottimi Auror, il cupo alone di freddo e di mancanza riempiva la sala come un malvagio Anatema.

Sirius, benchè la sua indole impulsiva ed irrequieta lo mantenesse ben saldo nella propria autostima e nel proprio coraggio, avvertiva tuttavia la pesantezza della nebbia tragica che si era addensata sul capo dei compagni.

Il suo cuore fece un balzo, quando il suono pacato e cristallino di una voce vetusta e sommessa scacciò la fredda nube del disappunto e del dolore.
"C'è un modo per evitare che accada di nuovo. Ma tale via comporta un atto di assoluta fiducia, di sacrificio e di forza."

Con un turbinio elegante di seta violacea, Albus Silente aveva fatto il suo ingresso nella stanza, e la sua figura eretta e fiera torreggiava sui giovani il cui busto era incurvato dalla recente pena.

[Continua...]

   
 
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