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Autore: _xiansmile    11/07/2014    1 recensioni
E se Katniss non si fosse mai offerta volontaria? E se fosse toccato realmente a Prim? Cosa sarebbe successo? Questo racconto parla dei settantaquattresimi Hunger Games se Katniss non si fosse offerta volontaria e quindi se fosse toccato a Prim scendere nell'arena.
Raccontato in prima persona dal punto di vista di Prim.
"E' reale tutto questo?"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi giro, sento il calore di Katniss sul mio viso. Non è la prima volta che mi sveglio mentre lei dorme. Ho paura. Domani è il giorno della mietitura e sì, ho una probabilità, anche piccola, di partecipare agli Hunger Games. E’ il mio primo anno. A dir la verità, non ho mai capito lo scopo di questi giochi, se così possono essere chiamati. Capitol city, la capitale del nostro mondo, sorteggia un tributo uomo e un tributo donna in tutti e dodici i distretti per poi rinchiuderli in un’arena e vederli uccidere fra di loro. Loro dicono di farlo per ricordare i giorni bui, ovvero i giorni quando i distretti si ribellarono contro Capitol city, perché loro avevano e hanno tutto e noi niente. E così dalla fine della rivolta il presidente Snow, il capo, decise di far ricordare a tutti i distretti che Capitol city è più forte e che quindi non possono ribellarsi. Sono passati settantaquattro anni e non è ancora cambiato nulla.
Mi alzo e vado in cucina. Ranuncolo, sempre sveglio, mi guarda, con quell’area di gatto ferito. Lo prendo e lo abbraccio. Sentire il suo pelo, il suo calore è rassicurante. Poi guardo l’orologio. Sono le sei del mattino. Tra un po Katniss, mia sorella, si dovrebbe svegliare per andare a caccia. Dalla morte di papà, è sempre stata Katniss a guidare la famiglia, a procurarci il cibo, a farci vivere. Se non fosse stato per lei ora sarei morta. Beh, la mamma è caduta in forte depressione e quindi, non poteva fare tanto per noi.  La sento, sento Katniss alzarsi dal letto e andarsi a vestire. Noi dei distretti possiamo permetterci solo un paio di abiti Invece Capitol City ne ha miliardi.
“Paperella! Che ci fai sveglia a quest’ora?” Sento la voce di Katniss, la sento bisbigliare per non svegliare mamma. Odio quando mi chiama paperella, mi fa sentire ancora una bambina. Ma io non lo sono. Ho dodici anni e a dodici anni si è grandi. Ma poi penso che forse sarà l’ultima volta che lo sento dire e quindi la lascio fare. Alzo un sopracciglio e penso di non farla preoccupare inutilmente, quindi non le dico di aver paura.
“Ho sentito Ranuncolo miagolare e poi mi sono ricordata di non avergli dato da mangiare ieri sera.” Sorrido, mostrandole la pancia magra del nostro gatto. So che odia quel gatto.
“Non ho ancora capito perché non lo facciamo arrosto. E’ più cibo per noi!”
“Fa parte della famiglia, Katniss!” La mia voce si è alzata, tanto da far svegliare mamma.
“Va bene, paperella. Ranuncolo rimane con noi. Ora vado a caccia. Gale mi aspetta!” Mi da un bacio sulla fronte, mi sorride e se ne va.
Già, Gale. E’ il suo migliore amico. Se lui dovesse morire, Katniss cadrebbe in depressione come era caduta la mamma.
“Ehi paperella. E’ pronto il bagno, ho trovato l’acqua. Ti devo fare carina per la mietitura, no?” Ora è la mamma che mi chiama. Adoro fare il bagno. Strofinarmi la pelle con una spugna, strofinarmi i capelli con le mani bagnate. Mi è sempre piaciuto.
“Grazie”
  
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