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Autore: Alessia 37    11/07/2014    1 recensioni
A volte andare a pallavolo è come entrare volontariamente in un incubo...
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL RIMBALZO
 
Il mio nome è Alessia ed è passato un anno da allora, ma ancora tremo dal terrore per ciò che è successo, ho deciso di scriverlo, di farvelo sapere per avvertirvi di ciò che può succedere in un giorno qualsiasi della propria vita.
Partiamo dal principio…
 
E’ un giorno piovoso come tanti altri: a scuola tutto come al solito: i compagni di classe e anche io che facciamo confusione e non ascoltiamo i prof.; e quando finalmente suona la campanella e tutti corrono fuori da scuola per tornare a casa. Arrivata a casa mi rilasso poi però mi ricordo che devo andare a pallavolo perciò sbuffo,ma mi torna il sorriso pensando a quanto mi divertirò con le mie compagne di squadra.
Più tardi io e mie due amiche, Lilian e Eleonora, che sono in squadra con me ci prepariamo perché di lì a poco la nostra allenatrice Marty ci passa a prendere per portarci in palestra, così con lei in macchina con noi non possiamo neanche lamentarci.
Quando arriviamo alla palestra del Liceo, ci fiondiamo subito in spogliatoio a cambiarci. Io esco per prima dallo spogliatoio e vado in palestra, dove c’è talmente freddo che mi sembra di essere dentro un freezer e rabbrividisco.
Un fruscio…
Un’ombra in fondo alla palestra…
Altri brividi, poi tutto finisce; arrivano Lilian e le altre, la temperatura torna bruscamente più alta. Turbata prendo una palla per giocare a “schiaccia sette” con loro, intanto che aspettavamo le altre nostre compagne di squadra. Passano i minuti, sono arrivate tutte, ma dell’allenatrice non ce n’è traccia; iniziamo a preoccuparci così una di noi la va a cercare.
Poi tutto a un tratto si sente un urlo che non ha più nulla di umano.
Impaurite, ma coraggiose accorriamo tutte, dove pensiamo di aver sentito provenire l’urlo e troviamo la nostra amica paralizzata dal terrore che indica qualcosa sulla parete della stanza dove si trova. Alziamo tutte lo sguardo allarmate, nuovamente la temperatura si abbassa, là c’era sangue; del sangue sgorgava copioso dal soffitto e scendeva lungo la parete e la finestra. Tutte rabbrividiscono e distolgono gli occhi dal muro orripilate; i miei occhi, invece, rimangono incollati su quell’immagine macabra, paralizzati dalla paura, ad un certo punto mi accorgo con orrore che il sangue non scende più dal soffitto fino alla finestra, ma dalla finestra risale verso l’alto fino a dove prima usciva.
Caccio un urlo terrorizzata; le altre mi guardano e cercano di capirne il motivo e poi a un tratto vedono e capiscono. Mi guardano tutte in assoluto silenzio come se io avessi una spiegazione per ciò che è successo, ma io non ce l’ho.
Il suono di una palla che rimbalza solitaria…
Tutte si stringono alle altre, spaventate da quel suono, ed insieme torniamo in palestra. Il rumore non c’è più, la temperatura però si abbassa ancora di più, ci guardiamo in torno ma non vediamo niente d'insolito, poi alziamo lo sguardo e là appesa al canestro c’è una testa grondante di sangue da cui hanno tolto gli occhi. Un altro urlo inumano, poi ricominciano i rimbalzi, arrivano da dietro di noi; le prime coraggiose che si girano sono quelle a cui sono più amica tra queste c’è Lilian.
5 secondi…
5 secondi, è il tempo che ci hanno impiegato per finire dal mondo dei vivi a quello dei morti, il tempo di cui non vorresti essere partecipe, un tempo in cui l’impossibile perde significato e diventa macabramente possibile.
Sventrate, decapitate e scuoiate ecco come sono morte le mie amiche.
Tutte noi arretriamo terrorizzate e finalmente riusciamo a scorgere chi è stato…
Quella che sembrava una normalissima palla fino a pochi minuti fa, ora è grondante di sangue con profondi occhi rossi che luccicano di cattiveria e ha ucciso la nostra allenatrice e le nostre amiche. Altro urlo di disperazione e paura, non so dire quanto tempo sia passato o quanto questo sia durato, ma la palla indemoniata si avventa su di noi; cerchiamo di scappare ma è troppo veloce. Poi lo vedo: là in fondo alla palestra un tubo di metallo appuntito che luccica illuminato dalle lampadine, mi fiondo di corsa per prenderlo, ma la palla mi vede e in poco mi raggiunge. Poi essa spicca un balzo puntandomi come se fossi un bersaglio del “tira a segno”, ma quando è a pochi metri da me, una mia amica gli salta addosso. Sono stupita e commossa dal suo gesto perché doveva aver capito cosa cercavo di fare e ha deciso di sacrificarsi per me.
Non dimenticherò mai quel suo gesto che mi ha salvato la vita, ma soprattutto non mi dimenticherò mai il suo nome: d'altronde è uguale al mio.
Però ora non ho tempo di pensare se voglio salvare la mia vita e anche quella delle ultime sopravvissute, agisco: prendo il tubo e con un’ unica mossa trafiggo la palla, impegnata ad infierire sul corpo di Alessia.
Tutto finisce, e finalmente guardo le altre, ma con orrore vedo che sono tutte morte tranne Valentina che però perde molto sangue, senza pensarci neanche un secondo prendo il cellulare e chiamo l’ambulanza; quando arriva, però lei è già morta.
Mi guardo intorno un’ultima volta poi amaramente comprendo: sono l’unica sopravvissuta di quel massacro...
 
Torno a casa oggi dall’ospedale psichiatrico, dove sono stata per tutto l’anno, esco da qua ma non sono guarita, quelle immagini mi perseguitano sempre sia nei sogni che di giorno. Finalmente però torno a casa.
Sto per aprire la porta di camera mia quando le mie orecchie sentono:
Uno strano suono…
Uno strano rumore...
UN RIMBALZO…
   
 
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