Film > Disney
Ricorda la storia  |      
Autore: h o r o    11/07/2014    2 recensioni
[Pocahontas-centric]
One-shot angst, finale alternativo del primo film. Niente John Smith.
Note: linguaggio e tematiche forti.
Si sono ritirati a vivere in quello che rimane della loro foresta. Il loro popolo è stato decimato dagli stranieri, le stesse persone che hanno distrutto i loro villaggi e messo al loro posto costruzioni a immagine e somiglianza delle loro città.
[...]
Pocahontas sembra un nome sbagliato, il nome di un'altra persona. Pocahontas è morta molto tempo fa.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: luoghi e personaggi non mi appartengono, viva la Disney. Attenzione: linguaggio e contenuti forti.
+++



The vow - il voto


Si sono ritirati a vivere in quello che rimane della loro foresta.
   Il loro popolo è stato decimato dagli stranieri, le stesse persone che con il fuoco hanno distrutto i loro villaggi e messo al loro posto costruzioni a immagine e somiglianza delle loro città. Parlano lingue diverse, vestono camicie di ferro e imbracciano portatrici di morte. Fucili, le chiamano, ma agli Algonquin non pare un nome altrettanto appropriato. Sono armi magiche che hanno in se stesse la potenza del fuoco e le loro frecce non possono competervi contro: lo hanno imparato a loro spese. Troppi di loro sono morti così.
   Lei avanza in fretta tra gli alberi quasi fuggendo la propria ombra, diretta al villaggio dei sopravvissuti. I suoi piedi battono ritmicamente su quel terreno che conoscono fin troppo bene, talvolta evitano buche o radici sporgenti quasi autonomamente, svoltano con sicurezza. Procede veloce e silenziosa, gli alberi scorrono attorno a lei in macchie indistinte.
   Finalmente è arrivata, così rallenta. I lunghi capelli corvini le ricadono sulla schiena, sfiorandole le scapole con dolcezza. Per fortuna erano ricresciuti in fretta, dopo quel giorno in cui erano stati tagliati da quelle bestie che rispondono al nome di uomini. Guardare i propri capelli, un tempo motivo di vanità e orgoglio, cadere al suolo, tagliati rozzamente da un coltello, l'aveva ferita profondamente, molto più in fondo di quanto si costringesse ad ammettere: volevano mostrarle che era roba loro, un animale, una selvaggia che non doveva permettersi di lasciare il suo posto. Poco contava che fosse la figlia del capovillaggio, ai loro occhi era una come le altre.
   "Credi di essere diversa dalle altre, ma non hai niente di speciale, vero, puttana? È ora che anche questa selvaggia impari a stare al suo posto."
   Sente ancora la voce di quel sacco di lardo, che la teneva per i capelli, pronto a privarla anche di quelli, mentre i suoi compagni facevano il resto. Aspettava il suo turno, quel cane.
   Un fruscio tra le foglie attira subito l'attenzione del guerriero di guardia. È un giovane dall'espressione dura, con una bruciatura della grandezza di un pugno sul petto nudo. Anche quella era frutto delle torture dei forestieri.
  "Brucia? Eh, lurido figlio di puttana? Ti brucia?"
   E le preghiere non servivano, le urla non servivano. Le lacrime li spingevano solo a fare di peggio. Il pezzo di ferro rovente calava sul petto del suo compagno, e lei non poteva fare altro che restare a guardare, mentre il suo popolo cadeva attorno a lei, con lei.
..
   I muscoli del giovane sono tesi, la vena sul braccio sporge e pulsa; la sua mascella è serrata in una smorfia e sembra che stia trattenendo il respiro. Una parte di lui spera che ad avvicinarsi sia proprio il nemico: sarebbe pronto anche a morire, ormai, e non aspetta altro che un'occasione per vendicarsi.
   Quando la riconosce si rilassa e rilascia il fiato, apre la bocca per dire qualcosa, ma lei procede dritta senza curarsi di rivolgergli la parola.
   Passo dopo passo dopo passo.
   “Pocahontas!” chiama una voce. La donna si volta e incontra lo sguardo brillante della sua compagna di avventure, Nakoma. O forse potevano chiamarsi avventure soltanto una volta, molto tempo prima – quello che pare un'eternità – quando il massimo delle loro aspirazioni era sapere cosa vi fosse al di là del fiume. Ma l'acqua gira e passa, scorre imperterrita e trascina con sé frammenti di una vita lontana, tanto che sembra appartenere ad un altro. Mai potrai ritoccare la stessa acqua che tocchi ora, mai sarai uguale a come sei in questo istante.
   Pocahontas sembra un nome sbagliato, il nome di un'altra persona. Pocahontas è morta molto tempo fa.
   “Nakoma” le dice. Il suo sguardo si posa sul bambino che tiene in braccio, un bambino bianco.
   “Sei tornata” osserva Nakoma, accennando a un sorriso. Pocahontas l'aveva sempre trovata bellissima, amava il suo sorriso spontaneo e i suoi occhi luminosi. Oggi però segni di lividi non ancora guariti intaccano la sua bellezza, come i ricordi dolorosi delle violenze e del dolore, e Nakoma non sorride più come una volta.
   “Come sempre” risponde Pocahontas piano. “Come sta il piccolo?”
   Nakoma lo culla dolcemente tra le braccia, nel modo in cui tutte le madri fanno con i propri figli. “Sta bene” risponde.
   Pocahontas annuisce. Ammira anche questo aspetto di lei: riusciva a chiamare figlio quel bambino, anche se era quello che le ricordava giorno dopo giorno quello che aveva passato e suo padre era uno dei tanti uomini bianchi che facevano razzie, uccidevano e stupravano.
   Pocahontas non sapeva se ce l'avrebbe fatta al suo posto. A volte si diceva che avrebbe potuto affogarlo nel fiume se fosse capitato a lei.
   Ma a lei forse era capitato di peggio. Lei stava per morire della stessa malattia che colpiva indifferentemente uomini bianchi e Algonquin. Un germe crudele contratto quella notte nera, quando l'avevano presa per la prima volta e avevano raso al suolo il suo villaggio.
   Morte. Era l'unica cosa che poteva – e voleva, condividere con i bianchi, con gli invasori.
   Ormai l'unica cosa che le resta è un voto che ha fatto proprio quella notte: quello di portare il più possibile di quei bastardi figli di puttana con sé, nella tomba.

+++
Note
L'idea nasce da uno splendido video di Jon Cozart, "after ever after" (
https://www.youtube.com/watch?v=diU70KshcjA, per chi non lo conoscesse.)
Ci tengo a ringraziare Nox (di Lumos and Nox) per avermi convinto a pubblicare. Grazie! Non lo avrei mai fatto altrimenti.
La scelta dei termini finali particolarmente volgari, che riprendono i flashback, è voluta: ho immaginato che Pocahontas avesse potuto imparare un po' di inglese o di spagnolo dai soldati-colonizzatori, che in situazioni del genere hanno spesso un gergo piuttosto basso. Inoltre la vedo un po' come una ripicca personale di Pocahontas, dopo aver ricevuto e mandato giù insulti su insulti. Inoltre mi sembrava un finale forte per una storia piena di "non detto" (se fate caso ho usato la parola stupro solo una volta, proprio perché è un po' un argomento tabù e mi sembrava credibile il fatto che la stessa Pocahontas esitasse a parlarne).
Spero che la storia vi sia piaciuta... Grazie in anticipo per eventuali recensioni/aggiunte a qualcosa.
Xoxo,
h o r o
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Disney / Vai alla pagina dell'autore: h o r o