11/07/2014
3 recensioniLight Yagami si sente ad un tratto nudo interiormente, spogliato di tutti i suoi ideali, della sua compostezza e del suo autocontrollo.
Emette un urlo di dolore sovrumano e dentro di sé vede uno scorrere lento e scostante di varie immagini su esperienze vissute davanti ai suoi occhi come carta strappata bruscamente che svolazza leggiadra nell’aria per cadere con delicatezza, in completa stonatura con la sua decadenza interiore.
Oblio.
Tutto confuso, tutto distorto:
gli occhi chiusi e l’espressione tranquilla e beata di L,
la smorfia di dolore di Ukita,
le palpebre che lentamente si abbassano sugli occhi stanchi, spenti e color rubino di Soichiro,
il viso sorpreso di Raye, che si protrae verso il suo assassino, con fatica,
la bocca spalancata dal terrore di Naomi udendo la dichiarazione superba di Kira,
il volto innocente di Misa,
il ritratto di un Mello infantile.
Ricordi sfuocati, che passano senza ordine logico e cronologico nella sua testa la quale trattiene spasmi incontrollati. Basta.
Basta.
C’è un crescendo inesorabile dentro di lui, mentre si rannicchia a terra, in posizione fetale. Vuole così evadere dalla realtà, proteggendosi con il proprio corpo come scudo, le mani sui capelli?
Umano.
Quando hanno paura, gli uomini tornano alle origini. Alle posizioni di difesa.
Umano.
Un tremito convulso, sintomo, per le persone presenti, forse di terrore.
Naturale. Si tratta di Light.
Note stonate.
Dissonanti.
Lui.
Duale.
« Uh… ahah… ahahah... »
Singhiozzi umani tramutati in risata,
prima fievole e poi sempre più rafforzata dal tono di voce che aumenta.
Kira e la sua ultima scena.
Lo spettacolo è quasi finito.
Poi verrà calato il sipario.
Fine.