Mi odio anche io per questo. 

Il tempo di una vacanza, e la felicità vola via.

Caro F,

sei così vicino, eppure così lontano. Un messaggio, una pugnalata, un “ora vado, ciao. Baci” e il vuoto nel mio petto. Il tuo silenzio e la mia attesa. Una lacrima, forse due. Sono bugiarda, perché ho pianto tanto. Le mani tremano e le labbra si seccano, e tu vai via. Tu sei via e io sono qui. Mi manchi? Risponditi da solo. Il cielo è grigio, eppure è Luglio. Io ti amo, eppure non ti voglio vedere. Vorrei correre via, via da te. Ma posso lasciare indietro il mio cuore? Il tuo nome sul mio telefono, il mio sorriso. La tua voce.
2 minuti e 19 secondi di telefonata e voglia di chiederti come stai? Dove sei? Ti manco? Torni? Ti amo … Fa freddo e la chiamata è terminata. Alzo gli occhi al cielo perché scendono nuove lacrime e io non voglio. Voglio richiamarti, ridere al telefono come quella volta in cui io ero preoccupata e tu mi distraevi. Come quella volta in cui tu piangevi e io ti consolavo. Alla fine ridemmo, ricordi? Io sì, come quel “ tu sei la stella che ci guida” che mi hai scritto e che non dimentico.
La telefonata delle undici e mezza, te la ricordi?
“Avevo il cellulare scarico, porca puttana! Come va?” Ora bene … Ma non te lo dissi. Come non ti dissi quanto mi sentissi completa con la tua voce a sussurrarmi nell’orecchio e come sembrasse di averti con me.
“Qualsiasi cosa accada, io so quanto vali. Noi tutti lo sappiamo.” Valgo per te? Sembra che te ne sia dimenticato.
“Chiudi quei libri Sonia, ti prego. Dormi, riposati. Smettila.” Hai ragione … Devo smettere di amarti.
“Muoviti, ti prego … Hanno iniziato e non ce la faccio” e la  paura che tu non fossi con me, in quel momento. La macchina azzurra, la borsa blu. Un bacio a tua madre e un abbraccio a me. Forse ho stretto troppo forte, la tua mano sulla mia schiena.
“Dai …” Ora ce la faccio.
La pioggia cadeva forte, era il 26 Giugno e io stavo facendo la maturità. Eri bellissimo. I tuoi capelli erano più ricci, più scuri. Le tue mani più fredde, avevi paura.
“Le auguro un buon futuro …” Mi giro e sei lì, che sorridi. Io no, perché avrei voluto fare di più. E lo capisci e prima di entrare e iniziare il tuo esame pensi a me, mi abbracci e mi dai un bacio sulla guancia.
E’ passato tanto tempo?
“Sono una delusione”
“Sono sicuro che ti riscatterai all’Università. Ora devo andare. Ci sentiamo. Sò, non mi far stare con l’ansia!”
Ritorni con me? Qui? Adesso?
Istanbul e i suoi rumori, gli odori, te. I tuoi abbracci, i tuoi sguardi, le foto. Le risate, io felice, te vicino. Ti amo? 
Cinque anni. Cinque anni che ti amo senza soluzione, senza un perché, senza cedimenti. Cinque anni che sorridi e ti amo, perché sei perfetto quando lo fai. Cinque anni che ascolto le tue interrogazioni, quasi incantata dai gesti che fai. Cinque anni che rabbrividisco alla tua risata, al tuo tocco, ai tuoi occhi.
Le ciglia tue che mi solleticano il collo quando mi abbracci. Mi abbracci?
Mi sto spezzando e tu sei lontano. Ci siamo persi e non ci ritroviamo.
“Comunque non te l’ho chiesto davanti a loro … Ma è successo qualcosa di grave? Ti ho visto strano oggi.”
“Niente problemi miei”
“Va bene”
Altre lacrime. Lontano, sei lontano. E dimentico, ricordo, piango.
“Ho capito cosa tu possa aver provato …” Abbracciami, stupido!
Il cielo è grigio, anche oggi. Stanotte faceva freddo e io ero fuori, al balcone. La luna mi guardava e rideva di me. Il vento mi sferzava la pelle e faceva male.
Tu fai più male.
“Evita di rifare lo stesso errore”
Scusami, ma ti amo.
Questo è il mio errore …
Scusa, mi odio anche io per questo. 

S.