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Autore: Mokusha    11/07/2014    3 recensioni
“Cos’hai visto? Quand’eri laggiù.”
Dean si irrigidì, fuggendo via dalle sue mani. L’espressione sul suo volto si indurì.
Lo raggiunse e lo abbracciò di nuovo.
“E’ tutto okay.” disse, rassicurandolo. “Va tutto bene se non ne vuoi ancora parlare. E’ tutto okay.”
Dean parve rilassassarsi sotto il dolce peso delle sue carezze.
“E tu?” chiese “Cosa vedevi da lassù?”
“Te.” rispose “Io guardavo te.”
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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TIDES WILL BRING ME BACK TO YOU

PROLOGO

UNCOMMON FAIRYTALES



Dallas, Texas
14 marzo 2022

 
La ragazza si bloccò sulla soglia della stanza: non era molto luminosa, le tapparelle erano quasi del tutto abbassate. Era anonima e spoglia. I macchinari riflettevano sui muri bianchi una luce verde fredda, inquietante, come il ripetitivo ‘bip-bip’ che emettevano.
Hayley fissava attonita i numeri e le linee che scorrevano sullo schermo.
Castiel le posò dolcemente una mano sulla spalla. “Puoi entrare, se vuoi.” le suggerì, spingendola un po’.
Lei si voltò, guardandolo fisso negli occhi.
Era terrorizzata, glielo si leggeva in faccia, nella fragilità dei suoi diciassette anni. Le mani erano strette attorno alla tazza di the caldo che aveva in mano.
“Hayley, tesoro.” disse, accarezzandole una guancia. “Stai bene?” le domandò, osservandola preoccupato. La ragazza sbatté le palpebre prima di annuire.
Mosse un paio di passi incerti verso il letto al centro della stanza. Fissava il pavimento. Non voleva vedere le tumefazioni, le flebo, gli aghi, la mascherina dell’ossigeno che copriva il naso e la bocca di Dean.
Non voleva trovarsi faccia a faccia con quella realtà, si rifiutava di accettare che fosse vero. Aveva paura di posare gli occhi su di lui e vedere qualcosa che le avrebbe spezzato il cuore.
“Come sta?” sussurrò, rivolgendosi a Castiel.
Lui si strinse nelle spalle. “Ormai dovresti sapere come sono i medici. Non si sbilanciano. Dicono che per ora le sue condizioni sono stabili, ma vogliono aspettare che si svegli dal coma, prima di pronunciarsi. Come direbbe lui, sono dei gran paraculi.”
Hayley tentò di sorridere, ma il nodo che le serrava la gola era troppo soffocante per permetterglielo, così si limitò a sospirare tristemente.
Castiel la superò e le afferrò le spalle.
“Guardami.” le ordinò. Lei obbedì, permettendo agli occhi blu dell’uomo di incontrare i suoi. “Tesoro, andrà tutto bene, okay?” le disse.
Hayley si accorse di come la sua voce non avesse potuto evitare di tremare sull’ultima parola, e capì che Castiel stava più che altro cercando di convincere sé stesso: lei non era l’unica che rischiava di perdere qualcuno.
Si sentì una codarda, egoista e tremendamente colpevole.
Era solo colpa sua se Dean si trovava lì, in quelle condizioni. Se Castiel si stava costringendo a mostrarsi forte per lei, mentre tutto ciò che amava poteva venirgli strappato via da un momento all’altro. La colpa era esclusivamente sua, perché era stata egoista e capricciosa.

Posò la tazza sul comodino, e avvicinò una seggiola al letto. Si sedette e prese una mano di Dean tra le proprie: era calda e ruvida. La strinse forte, tra le sue mani pallide e fredde, cercando di aggrapparcisi con tutta la sua forza, come quando era piccola, per tenerlo lì con lei.
“Può sentirmi?”
“I dottori non ne sono sicuri” spiegò Castiel “Ma io credo di sì.”
Hayley annuì. Avrebbe avuto così tante cose da dire, ma non sapeva neppure da che parte cominciare. Non voleva piangere, eppure era certa che se avesse aperto bocca, le lacrime non l’avrebbero risparmiata.
“Vado a mangiare qualcosa, okay? Se hai bisogno chiamami, sarò qui di sotto. Sam arriverà tra poco.” la voce di Cas interruppe i suoi pensieri.
“Va bene.” rispose, sistemandosi meglio sulla sedia. Continuava ad accarezzargli la mano. Prese un respiro profondo.
“Ciao papà.” sussurrò “Ci sono io qui con te, okay? Cas è andato a mettere qualcosa sotto i denti. Si sta comportando molto bene, sai? Non ha dato di matto, anche se in realtà quello che di solito da di matto sei tu. Dici sempre che tu sei sempre stato l’unico adulto, e che io e Castiel siamo due bambini che si sono cresciuti l’un l’altra.”
Hayley sorrise, stringendo più forte la mano del padre.
“E io non so cosa faremmo noi se tu… Se noi dovessimo rimanere… Se…”
La ragazza si interruppe, chiuse gli occhi e li strinse forte, rincacciando le lacrime e cercando almeno un briciolo di quel coraggio che la sua famiglia le aveva insegnato ad avere.
“Ti ricordi la mia favola preferita, da bambina? Quella di come la mamma ti avesse regalato un angelo? Lo so che non è esattamente una favola, ma tu e Castiel me l’avete sempre raccontato come se fosse tale. E a me non importava se i genitori delle altre bambine leggevano loro le favole delle principesse, quella era l’unica storia che volevo sentire. Te la ricordi, papà? No?”
Hayley guardava il volto di Dean, lo scrutava attentamente, sperando di vedere anche il più impercettibile movimento.
“Okay.” riprese “Non ti preoccupare, adesso te la racconto io, vuoi? Non sono brava come Castiel, però tu porta pazienza e ascoltami lo stesso, va bene? Va bene, papà? Okay? Ti voglio bene, sei? Ti voglio bene” ripeté. "Ti voglio bene, papà."


 
Note dell'autrice: Davvero, qualsiasi speranza abbiate per questa storia: LASCIATELA.
   
 
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