PER
UNA STELLA
01.
Clara
Ciao
a tutti, mi chiamo Clara
e per pagarmi gli studi all’università, lavoro
come cameriera in un albergo di
Berlino.
Ascolto
parecchia musica e mi
tengo aggiornata riguardo tutti i nuovi gruppi.
Quel
giorno, non ricordo
bene, forse era una mattina di dicembre…oh, sì.
Era il 13 dicembre del 2007. Sapevo
che nell’albergo dove lavoravo sarebbero arrivati quattro
ragazzi che facevano
parte di una band che stava emergendo parecchio in quel periodo. I
Tokio Hotel.
Ma
procediamo con ordine…
Erano
circa le sette di
mattina…
“Clara!
Vai a preparare le suite
al quinto piano”
“Sì…”
Mi
piaceva lavorare con le
cuffie alle orecchie, quindi accesi il mio piccolo lettore mp3 e,
cantando,
cominciai a rassettare.
Le
stanze erano enormi, come
dei veri e propri appartamenti, ma del resto era proprio per quello che
le star
venivano in quell’albergo.
In
ogni caso, sistemai i
letti, pulii i pavimenti e i bagni, senza sospettare ancora che in
quelle
quattro stanze ci sarebbero stati dei ragazzini scapestrati.
Beh,
ma torniamo alla storia.
Finii
di preparare le stanze,
poi tornai al piano di sotto, per portare le lenzuola sporche e
recuperare
quelle pulite per le altre camere.
La
mia mattinata di lavoro
proseguì così, tra una breve pausa sigaretta e
l’altra mi misi a pulire quasi
tutto un piano.
Alle
15, terminato il mio
turno, andai al mio secondo lavoro (sì,
l’università costa parecchio), in
libreria.
Mi
piaceva da morire quel
lavoro, e poi era vicinissimo all’hotel, quindi mi allontanai
a piedi e in
cinque minuti riuscii a dare il cambio alla mia collega.
“Senti,
ce la fai a stare qui
fino alla chiusura?”
“Perché?
Dove vai?”
“Arrivano
i Tokio Hotel e io
volevo andare a vederli…”
“Ah
davvero? E dove arrivano?”
“All’hotel
qui di fianco…”
“Ah…beh,
in teoria io dovrei
tornare a casa presto, perché è il compleanno di
Daniel…”
“Dai,
fammi questo favore…”
“Va
bene, ma poi come
facciamo per le chiavi?”
“Non
preoccuparti…vengo a
prenderle a casa tua più tardi…”
“Mmm…non
mi convince molto questa
storia…”
“Dai…beh,
ora scappo! A più
tardi”
Rimasi
immobile a guardare
Corinne andarsene. Chissà perché, riusciva sempre
a fare quello che voleva…
Ero
troppo buona, come diceva
sempre mio padre.
Rimasi
al lavoro fino alle 20
e 30, l’ora di chiusura. Fortunatamente le pulizie bisognava
farle al mattino. Mi
sarei rifiutata comunque di pulire un altro pavimento.
Corsi
fino alla macchina, e
feci ritorno a casa, in tempo per cambiarmi ed andare dal mio fidanzato.
“Daniel!
Sono arrivata…scusami
per il ritardo”dissi, aprendo la porta. (Avevo le sue chiavi
di casa e lui
aveva le mie)
Lui
era seduto davanti alla
tv, lo sguardo imbronciato.
“Daniel”
“Che
c’è? Ti rendi conto di
che ore sono? Ti ho aspettato…speravo di uscire a
cena…”
“Mi
dispiace, ma Corinne mi
ha costretta a restare fino alla chiusura…”
“A
volte mi sembra che tu
preferisca il tuo lavoro a me…”
“Ma
che stai dicendo?”
Non
valeva la pena di
discutere con lui. Lasciai il regalo sul tavolo, poi me ne andai.
“Quando
ti sarà passata,
fammelo sapere!”esclamai, sbattendo la porta.
Risalii
in macchina e
appoggiai la testa al volante. Le lacrime scorrevano contro la mia
volontà.
Non
volevo stare lì, quindi
andai in un posto poco distante. Un luogo dove andavo sempre, quando
avevo
bisogno di conforto.
Il
cancello era chiuso, vista
l’ora.
Riuscivo
a distinguere
chiaramente i fiori e il lume che avevo portato il giorno precedente.
“Mamma…che
posso fare? Non è
stata colpa mia”disse, appoggiandomi alle sbarre.
Levai
lo sguardo al cielo.
Ricordai di aver sentito al telegiornale che quella notte ci sarebbero
state le
stelle cadenti.