Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: Shayla_the_angel    30/08/2008    1 recensioni
Questa è la fic originale che avrebbe dovuto intitolarsi I'm Bill Kaulitz, ma ovviamente ho dovuto cambiare il titolo...in ogni caso lei fa la cameriera in albergo...quella notte ci sono le stelle cadenti...un desiderio comune e uno scambio d'identità...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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PER UNA STELLA

 

01. Clara

 

Ciao a tutti, mi chiamo Clara e per pagarmi gli studi all’università, lavoro come cameriera in un albergo di Berlino.

Ascolto parecchia musica e mi tengo aggiornata riguardo tutti i nuovi gruppi.

Quel giorno, non ricordo bene, forse era una mattina di dicembre…oh, sì. Era il 13 dicembre del 2007. Sapevo che nell’albergo dove lavoravo sarebbero arrivati quattro ragazzi che facevano parte di una band che stava emergendo parecchio in quel periodo. I Tokio Hotel.

Ma procediamo con ordine…

Erano circa le sette di mattina…

“Clara! Vai a preparare le suite al quinto piano”

“Sì…”

Mi piaceva lavorare con le cuffie alle orecchie, quindi accesi il mio piccolo lettore mp3 e, cantando, cominciai a rassettare.

Le stanze erano enormi, come dei veri e propri appartamenti, ma del resto era proprio per quello che le star venivano in quell’albergo.

In ogni caso, sistemai i letti, pulii i pavimenti e i bagni, senza sospettare ancora che in quelle quattro stanze ci sarebbero stati dei ragazzini scapestrati.

Beh, ma torniamo alla storia.

Finii di preparare le stanze, poi tornai al piano di sotto, per portare le lenzuola sporche e recuperare quelle pulite per le altre camere.

La mia mattinata di lavoro proseguì così, tra una breve pausa sigaretta e l’altra mi misi a pulire quasi tutto un piano.

Alle 15, terminato il mio turno, andai al mio secondo lavoro (sì, l’università costa parecchio), in libreria.

Mi piaceva da morire quel lavoro, e poi era vicinissimo all’hotel, quindi mi allontanai a piedi e in cinque minuti riuscii a dare il cambio alla mia collega.

“Senti, ce la fai a stare qui fino alla chiusura?”

“Perché? Dove vai?”

“Arrivano i Tokio Hotel e io volevo andare a vederli…”

“Ah davvero? E dove arrivano?”

“All’hotel qui di fianco…”

“Ah…beh, in teoria io dovrei tornare a casa presto, perché è il compleanno di Daniel…”

“Dai, fammi questo favore…”

“Va bene, ma poi come facciamo per le chiavi?”

“Non preoccuparti…vengo a prenderle a casa tua più tardi…”

“Mmm…non mi convince molto questa storia…”

“Dai…beh, ora scappo! A più tardi”

Rimasi immobile a guardare Corinne andarsene. Chissà perché, riusciva sempre a fare quello che voleva…

Ero troppo buona, come diceva sempre mio padre.

Rimasi al lavoro fino alle 20 e 30, l’ora di chiusura. Fortunatamente le pulizie bisognava farle al mattino. Mi sarei rifiutata comunque di pulire un altro pavimento.

Corsi fino alla macchina, e feci ritorno a casa, in tempo per cambiarmi ed andare dal mio fidanzato.

“Daniel! Sono arrivata…scusami per il ritardo”dissi, aprendo la porta. (Avevo le sue chiavi di casa e lui aveva le mie)

Lui era seduto davanti alla tv, lo sguardo imbronciato.

“Daniel”

“Che c’è? Ti rendi conto di che ore sono? Ti ho aspettato…speravo di uscire a cena…”

“Mi dispiace, ma Corinne mi ha costretta a restare fino alla chiusura…”

“A volte mi sembra che tu preferisca il tuo lavoro a me…”

“Ma che stai dicendo?”

Non valeva la pena di discutere con lui. Lasciai il regalo sul tavolo, poi me ne andai.

“Quando ti sarà passata, fammelo sapere!”esclamai, sbattendo la porta.

Risalii in macchina e appoggiai la testa al volante. Le lacrime scorrevano contro la mia volontà.

Non volevo stare lì, quindi andai in un posto poco distante. Un luogo dove andavo sempre, quando avevo bisogno di conforto.

Il cancello era chiuso, vista l’ora.

Riuscivo a distinguere chiaramente i fiori e il lume che avevo portato il giorno precedente.

“Mamma…che posso fare? Non è stata colpa mia”disse, appoggiandomi alle sbarre.

Levai lo sguardo al cielo. Ricordai di aver sentito al telegiornale che quella notte ci sarebbero state le stelle cadenti.

   
 
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