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Autore: Frida Rush    11/07/2014    2 recensioni
La mia prima storia in questo fandom in cui spero di trovarmi bene!
L'incontro in Antartide tra Pitch e Frost, i loro pensieri e le loro paure, perchè la Blackice è la perfezione.
Spero sia di vostro gradimento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Pitch
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Sono Frida, da poco appassionata di questo splendido film e innamorata persa della coppia Pitch/Frost (ok, veramente sono proprio pazza di Pitch, ma son dettagli).
Questa è la prima storia che pubblico in questo fandom ed è fondamentalmente basata sui pensieri che ho pensato potessero provare entrambi i personaggi durante il loro incontro in Antartide, la prima volta che ho visto il film!
Spero che vorrete accettarmi nella vostra gang!
Grazie a chi mi dedicherà qualche minuto del proprio tempo, buona lettura!



Niente si sposa meglio con il gelo, dell'oscurità


Aveva detto Pitch durante il loro incontro in Antartide. Jack guardava sorpreso e meravigliato la grande scultura di ghiaccio e ombre che avevano creato poco prima, mentre si battevano. Era davvero enorme, spigolosa e fredda. Inquietante. 
Pitch parlava, parlava della solitudine, del sentimento che aveva provato nell'essere cacciato via dagli altri guardiani. Non era bello essere rifiutati dagli altri, non era bello sapere che la gente non credeva in te, e quello che si provava era più freddo del ghiaccio che produceva il ragazzo. D'altronde, entrambi erano molto simili, entrambi erano emarginati, senza alcuna famiglia... 
"Non dobbiamo per forza restare soli, Jack!"
Frost ci aveva pensato. Ci aveva pensato seriamente ad allearsi con il suo nemico, allearsi con l'uomo nero, far si che il mondo credesse in loro, fare in modo che Pitch fosse la sua famiglia, ed essere la famiglia di Pitch. Sarebbe stato meraviglioso... Entrambi si sarebbero sentiti amati, avrebbero avuto finalmente ciò che più desideravano. 

Daremo loro un mondo in cui tutto sarà...

Nero come Pitch, disse Jack a quel punto. 

E freddo come Frost.

Concluse l'uomo nero. 
Il ragazzo con i capelli bianchi si bloccò. Era davvero quello che voleva? Voleva davvero che i bambini avessero paura di loro? Perché essere amico dell'uomo nero avrebbe portato a questo. Niente più divertimento, niente più palle di neve, niente più cose belle, niente di niente. 
Quando Jack rifiutò bruscamente l'offerta chiedendo di essere lasciato solo, qualcosa si spezzò nella mente di Pitch, ma soprattutto nel suo cuore. 
Come poteva Jack Frost, così simile a lui, rifiutare una tale offerta? Si credeva forse più capace di lui, più importante, magari? Non aveva forse visto nei ghiacciati occhi del giovane il desiderio di stare insieme a lui? 
Sul viso di Pitch si dipinse un'espressione di tristezza pura, accompagnata dal pensiero che ci potesse essere qualcosa di sbagliato in lui, nel semplice fatto di essere stato scelto come guardiano della paura. Questo sentimento di tristezza lasciò subito spazio alla rabbia più totale. Quello che accadde dopo fu un ricordo sfumato, perché l'uomo nero si stava allontanando dal dirupo dove aveva gettato Jack, con il cuore infranto e colmo della sua paura più grande: l'essere rimasto solo ancora una volta, proprio quando aveva creduto di aver trovato un compagno. 
Bene, non si sarebbe fatto più illusioni da quel momento, aveva imparato la lezione. Avrebbe dimostrato a quel ragazzino impertinente che non aveva bisogno di lui, ma soprattutto, cosa più importante, lo avrebbe dimostrato a se stesso.
  
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