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Autore: ICChin__    11/07/2014    3 recensioni
(...) sapevi benissimo quanti anni erano passati, lo sapevi troppo bene, lo sapevi così bene da far male eppure te lo chiedevi spesso, ma era una domanda a cui non avevi mai risposta o, più semplicemente, a cui non volevi dare risposta (...)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Your heart is where I belong
Personaggi: Magnus Bane, Alec Lightwood, Jace Herondale, Clary Fray, Isabelle Lightwood, Simon Lewis
Contesto: post CoHF
Desclaimer: Non possiedo Shadowhunters e mi inchino alla superba mente di Cassandra Clare per aver creato delle saghe così straordinarie. Non possiedo nemmeno Magnus, ma mi piacerebbe vederlo almeno una volta.
Note: Ho appena finito City of Heavenly Fire. Si, l'ho appena finita e ho i feels a pezzi, ma mi è piaciuto un sacco questo finale, era il giusto finale per questa saga, per la storia «dei Fairchild, degli Herondale e dei Lightwood». E, beh, questa non è altro che una breve fic, perché mi sono presa troppo male che dovevo condividere la mia presamalggine con tutto il mondo.

 

 

Quanti anni erano passati dalla sconfitta di Johnathan Morgenstern, Magnus?
Forse troppi, perché li potessi contare sulle dita delle mani. Effettivamente, per poterli contare sulle dita delle mani avresti dovuto cercare un demone che avesse moltissime dita e non eri sicuro di voler vedere una cosa del genere.
Non eri sicuro neanche di voler sapere quanti anni erano passati, non è forse vero? O, forse, sapevi benissimo quanti anni erano passati, lo sapevi troppo bene, lo sapevi così bene da far male eppure te lo chiedevi spesso, ma era una domanda a cui non avevi mai risposto o, più semplicemente, a cui non volevi dare risposta; quasi volessi per forza dimenticarla, ometterla dai tuoi ricordi, cancellarla, perché eri bravo a cancellare quello che non volevi ricordare, eri bravo a relegarlo in una parte remota della tua memoria millenaria e affogare in altri ricordi più piacevoli. Non è forse vero Magnus?
Clary e Jace, Isabelle e Simon, le persone a cui avevi imparato a volere bene, a cui, per quanto tu negassi, ti eri affezionato e legato in modo idissolubile, profondo, se n'erano andate già da un pezzo. La loro pelle era aggrinzita, era diventata ruvida, stropicciata come un foglio di carta appallottolato e tu non avevi potuto fare altro, per l'ennesima volta, che vederli vivere, invecchiare, morire mentre il tempo, il loro tempo con te, ti sfuggiva dalle dita troppo velocemente, troppo per una persona come te che aveva ancora, letteralmente, tutta la vita davanti.
Avevi visto crescere i loro figli, li avevi guidati, avevi raccontato loro storie fantastiche, storie d'amore, di combattimenti, di vampiri, di come avevi tentato di salvare la regina Maria Antonietta e Luigi XVI, del perché ti avevano esiliato- ingiustamente secondo il tuo parere. -dal Perù e un'altra dozzina di stati, di come i loro genitori si mettessero sempre nei guai, da giovani, e venissero sempre a chiedere aiuto a te- e, qui, non omettevi certo di dire come risolvevi sempre la situazione brillantemente, anche se Jace e Simon ti rovinavano sempre il racconto delle tue gesta eroiche con i loro commenti che solo da una coppia di stupidi qual'erano ti potevi aspettare. - e, per ultima, avevi raccontato loro la storia di un grande amore sbocciato una sera, durante una delle solite feste che avevi dato a casa tua, quando un gruppo di Shadowhunters ti era piombato in casa e tu avevi visto un ragazzo dai capelli neri che se ne stava ai margini del gruppo i cui occhi, del più bel blu che avessi visto, guizzavano da un punto all'altro della stanza quasi avesse paura che qualcuno potesse saltargli addosso da un momento all'altro (E tu, Magnus, l'avresti volentieri fatto.), di come lui ti aveva chiesto di uscire, di come avevi accettato, del primo appuntamento, delle labbra di lui che si increspavano quando sorrideva, della luce che gli brillava negli occhi, della gentilezza e della forza che era racchiusa dentro quel corpo che tanto amavi. Gli parlasti di Alexander Gideon Lightwood e del vostro amore, il più profondo e sincero che avessi avuto nella tua lunga vita.
Quando avevi raccontato loro tutto quello che potevi raccontare e quando anche loro si erano fatti grandi e, ormai, i tuoi amici avevano abbandonato questo mondo te ne eri andato, non ce l'avevi fatta a rimanere, perché non c'era nulla che potesse ancora legarti a New York ad eccezione dei ricordi. Ricordi belli, ricordi brutti, ma sopratutto ricordi di lui.
Il giorno in cui Alexander era spirato lo ricordavi bene, vividamente, quasi fossero passate poche ore invece che anni. Lo tenevi tra le braccia, il corpo di lui ormai segnato dal tempo, ma ancora bello ai tuoi occhi, con quelle iridi così azzurre che non erano cambiate e che ti avevano sempre guardato con amore, un'amore che avevi sempre ricambiato. Eravate rimasti così, l'uno accanto all'altro per ore in silenzio, senza dire nulla. Avevi così tanto da dirgli Magnus, avresti voluto che lui rimanesse con te ancora per molto tempo, per più tempo, ma come diceva Shakespeare «per tutti quelli che amano il tempo è eternità.» e se il tempo dell'amore era eterno, allora tu e Alec avevate vissuto la vostra eternità, un'eternità durata 74 anni. Poi, Alexander, dopo quei meravigliosi 74 anni si era spento con il sorriso sulle labbra e una promessa. La promessa che vi sareste rincontrati un giorno, perché Alec ti avrebbe aspettato. Ti avrebbe aspettato per sempre e tu questo lo sai, non è vero Magnus?
Dopo la sua morte, avevi vissuto ancora per anni e anni, avevi vagato per il mondo, avevi visto la guerra, ma avevi visto anche la pace, la bellezza del mondo, l'amore e in tutti quegli anni avevi vissuto pienamente.
Tutto sommato avevi vissuto una vita felice, non è vero Magnus? Una lunga vita che ti aveva portato dolori e fatiche, ma anche immense gioie e amori.
Avevi vissuto una vita molto lunga e, ora, ti sentivi pronto a congedarti dal mondo, dagli esseri umani, dai Nascosti e dagli Shadowhunters e raggiungere finalmente Alexander per poterlo riabbracciare, baciare, per poter vedere quegli occhi azzurri come il mare e perdertici dentro nuovamente, per poter vedere ancora quanto amore quegli occhi avevano ancora da darti, perché anche se non sapevi dove si trovava, sapevi che Alec ti stava aspettando, sapevi che l'avresti rivisto, ne eri sicuro. Dopotutto eri o non eri il Sommo Stregone di Brooklyn? Nulla per te era impossibile.
Così, con il sorriso sulle labbra, chiusi gli occhi e ti lasciasti condurre dalla Morte nell'ultimo luogo nel quale ancora non avevi vissuto, nell'ultimo luogo che ancora non avevi visto, nel luogo dal quale non c'era ritorno, nel luogo nel quale avresti rivisto Alec e, nel quale, sareste rimasti insieme per una nuova eternità.
Per sempre.

 

«Magnus, ci hai messo tanto.»sbuffò una voce maschile.
«Sono un uomo impegnato.»scherzasti.«E poi, prima di venire qui, dovevo assolutamente provare a lanciare una marca di ombretti glitterati!»
«Ti stavo aspettando.»continuò la voce che proveniva dietro a Magnus.
«Anch'io stavo aspettando questo momento.»dissi con la voce incrinata, di chi ha ritrovato qualcuno di prezioso dopo averlo perso.
«Ti amo.»disse l'altro uomo, le braccia che cingevano la vita dello stregone.
«Anch'io, Alexander Gideon Lightwood.»risposi.
«Per sempre.»
«Per sempre.»

 

Serviamo liberamente,
perché amiamo liberamente,
giacchè dipende dalla nostra volontà
amare o meno;
da essa dipende se stiamo in piedi o cadiamo.

  
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