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Autore: ehytherejay    12/07/2014    0 recensioni
Un urlo silenzioso riempì l’abitacolo e le lacrime cominciarono a scendere copiose sulle sue guance scavate. Si poggiò al volante, singhiozzando violentemente mentre le mani raggiungevano le tempie in un gesto automatico.
Immediatamente, un bussare leggero gli fece alzare la testa di scatto: quel poco che riusciva a intravedere tra la disperazione nei suoi occhi si mostrava come un Derek preoccupato che lo guardava insistentemente.
//Scritta a caso. 3b.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Stiles abbassò lo sguardo sul pavimento di legno bruciato, le lacrime che premevano prepotentemente sugli occhi ambrati si stavano facendo più pesanti.
«Derek, ti prego» sussurrò con la voce flebile e sul punto di spezzarsi, i denti stretti e le mani a torturarsi a vicenda, «Io so che tu puoi fare qualcosa.»
L’interpellato lo osservò con un’espressione indecifrabile; se non fosse stato troppo concentrato a trattenere le lacrime, Stiles avrebbe giurato che Derek pareva dispiaciuto. La mascella contratta e le sopracciglia aggrottate verso l’alto. Vacillò sul posto, nel bel mezzo del salotto di casa Hale irriconoscibile e prese fiato per dire qualcosa, prima di richiudere la bocca incerto.
«Derek» aveva lamentato nuovamente il ragazzo, «dimmi una bugia. Qualsiasi cosa.» aggiunse dopo qualche secondo di silenzio, volto a far scomparire il greve groppo in gola che gli stava facendo bruciare persino le labbra, ad arrivare agli occhi. Alzò la testa, serrando le palpebre e stringendo le labbra sottili, come se si rifiutasse di vedere la risposta dell’altro, nel vano tentativo di silenziare i singhiozzi sconnessi che partivano dal petto. Derek lo guardo con le labbra schiuse e gli occhi più nebbiosi e pensierosi. Quando le iridi caramellate incontrarono i suoi occhi verdi, l’unica cosa che Derek riuscì a fare fu abbassare la testa, abbandonare il peso dei suoi pensieri verso il suolo, sconfitto. Il singhiozzo che sfuggì dalle labbra del ragazzo bastarono al lupo per sentire stringersi il petto in una morsa dolorosa. Passarono alcuni minuti interminabili in cui l’unica cosa che Stiles riusciva a fare era muoversi in un’area di un metro quadrato e fare respiri profondi nella speranza di sentire il proprio cuore calmarsi sotto il peso della morte che gli sembrava più vicina, ora; il tutto mentre Derek rimaneva fermo immobile al centro della stanza, i pensieri imprevedibili, lo sguardo perso nel vuoto. Quando Stiles si fermò di botto, chiudendo gli occhi e stringendosi la testa tra le mani, Derek si concentrò con un sussulto su di lui, incerto sul da farsi. Il ragazzo si raddrizzò, gli occhi ancora chiusi e, con un cenno verso l’altro, si voltò e si diresse verso l’uscita. Derek lo guardò scomparire dietro il muro bruciacchiato e, prima di sentire la porta chiudersi dietro l’adolescente, prese fiato e, con voce sicura, chiamò: «Stiles.»
Non sentì più rumore di passi, né la porta chiudersi. Solo il battito del ragazzo che aveva accelerato vertiginosamente.
«Io…» aveva continuato il moro, incerto sulle parole da usare in una situazione come quella. «Io non farò del mio meglio per aiutarti.» esordì. «Non ti sopporto e non ho alcun motivo per cui dovrei aiutarti.» continuò. Quando il volto di Stiles, ferito e confuso, fece capolino da dietro il muro, Derek tentennò per due secondi, prima di assumere un aspetto sicuro e da vero Alfa.
«Non ti aiuterò. Mentirei se ti dicessi che andrà tutto bene.»
Quando Stiles stava sul punto di raggiungerlo di corsa e staccargli gli organi interni a morsi, affogando nelle sue stesse lacrime, Derek lo fermò sussurrando «Era una bugia quella che volevi, e ti ho accontentato.»
Stiles si bloccò, rielaborando quello che il lupo gli aveva appena detto nella chiave giusta. Aveva poi abbozzato un sorriso, annuendo piano e con i muscoli tesi: non si sarebbe abbandonato alle lacrime davanti a Derek Hale. Dopo pochi secondi in cui gli unici suoni udibili erano i cinguettii degli uccelli posati ignari sui rami degli alberi del bosco circostante, Stiles abbassò lo sguardo e ritornò sui suoi passi, questa volta varcando la soglia e chiudendosi gentilmente la porta dietro, lasciando l’Hale immobile come l’aveva trovato pochi minuti prima. Percorse i pochi metri che separavano la villa dalla sua Jeep con la mente in tempesta e i pensieri bianchi, maledicendosi mentalmente ogni volta che questi si avvicinavano all’argomento “papà”. Aveva percorso pochi metri, ma gli erano sembrati kilometri. Aprì la portella, arrampicandosi nell’auto e chiudendosela dietro, poggiando deciso le mani sul manubrio, prima che la realizzazione di ciò che stava succedendo, a lui, alla sua famiglia lo colpì con forza facendolo crollare su sé stesso, come se un’onda fredda e scura lo avesse colpito, inerme, in piedi su una vasta spiaggia bianca. Un urlo silenzioso riempì l’abitacolo e le lacrime cominciarono a scendere copiose sulle sue guance scavate. Si poggiò al volante, singhiozzando violentemente mentre le mani raggiungevano le tempie in un gesto automatico.
Immediatamente, un bussare leggero gli fece alzare la testa di scatto: quel poco che riusciva a intravedere tra la disperazione nei suoi occhi si mostrava come un Derek preoccupato che lo guardava insistentemente. Il ragazzo aprì la portella dell’auto, voltandosi verso il lupo ma tenendo le pupille lontane del suo viso.
«Stiles…» aveva sussurrato quello cercando di incontrare lo sguardo dell’altro. Dopo pochi secondi, le lacrime offuscarono nuovamente la sua vista. Serrò gli occhi e tentò di normalizzare il respiro.
«Stiles.» ripeté il lupo, posando gentilmente una mano sul suo viso. Dei singhiozzi disperati riempirono il silenzio che si era propagato per la foresta, prima che la mano di Stiles aveva raggiunto quella più grande posata sul suo viso per stringerla forte, per sentirsi meno solo in quel baratro di solitudine imminente. Forte stretta che in un attimo si era trasformata in un abbraccio disperato, in cerca di calore e asciutto, dopo l’onda buia che lo aveva trascinato nel fondo dell’oceano. Derek lo strinse a sé, cercando di trasmettergli tutto quello che non poteva a parole, carezzandogli piano i capelli, nella speranza che la sua presenza potesse colmare il vuoto che sembrava espandersi nel cuore di Stiles, vuoto che lo divorava ad ogni lacrima che rigava le sue guance.

 
   
 
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