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Autore: hissrad    12/07/2014    1 recensioni
Nel suo lavoro come infiltrato nella gilda oscura Raven Tail, Gajeel aveva avuto modo di incontrare Master Ivan più di una volta e la sua opinione si era mantenuta la stessa sin dalla prima volta che l’aveva visto: quel tipo non aveva nulla a che fare né con Makarov né tanto meno con Laxus, pur essendo loro diretto consanguineo. Così, ad un certo punto del suo percorso non esattamente vitale alla Raven Tail per passare false informazioni, al Dragon Slayer viene spontaneo elaborare qualche riflessione su come padre e figlio possano essere così diversi, sebbene partiti da uno stato di simile follia a cui il biondo si è poi fortunatamente sottratto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Gajil Redfox, Luxus Dreher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gajeel si guardò attorno con la solita circospezione, mentre le placche metalliche dei suoi stivali producevano un sinistro tintinnio a contatto con il pavimento di marmo freddo. Ogni suo ritorno al quartier generale della Raven Tail era più angosciante del precedente: si potrebbe pensare che Redfox fosse ormai un maestro nel gestire la tensione, dato il suo attivo ruolo di doppiogiochista, ma non era così semplice. Riuscire a spingere quei maghi oscuri a fidarsi di lui senza rivelare troppo su Fairy Tail e senza palesare i bluff che si inventava per mandare avanti la sua recita diventava un compito di giorno in giorno più arduo.
Il  Dragon Slayer scese le scale che portavano ai sotterranei della base della gilda con aria meditabonda, senza nemmeno curarsi di evitare Kurohebi, a cui venne riservata una mezza spallata senza troppe cerimonie; il mago oscuro gli riservò un sibilo, ma non si arrischiò a fare altro, riconoscendo la superiorità di Redfox, che dal canto suo si limitò a piantare i piedi davanti alla porta e deglutire, prima di sforzarsi di bussare. Oltre quella semplice barriera di legno dotata di pomello male avvitato, c’era il master di una delle peggiori gilde mai esistite e Gajeel non era affatto bramoso di incontrarlo, sebbene il suo rapporto periodico fosse un dovere cui non era possibile sottrarsi – per il bene di Fairy Tail, se non altro.
Nel suo lavoro come infiltrato nella gilda oscura Raven Tail, Gajeel aveva avuto modo di incontrare Master Ivan più di una volta e la sua opinione si era mantenuta la stessa sin dalla prima volta che l’aveva visto: quel tipo non aveva nulla a che fare né con Makarov né tanto meno con Laxus, pur essendo loro diretto consanguineo.
Master Makarov era un vecchietto di dimensioni irrisorie, con un debole per le giovani ragazze e con la tendenza a combinare disastri pari a quella dei maghi di Fairy Tail cui era tanto affezionato. Eppure, bastava che la sua espressione si incupisse o che lanciasse un’occhiata storta a qualcuno per rimetterlo subito in riga e far ritornare chiunque sui propri passi. Makarov non aveva bisogno di ricorrere alla magia per risultare terrificante, perché il genuino rispetto che nutrivano per lui i membri della sua gilda era sufficiente a fare in modo che nessuno mettesse in discussione la sua autorità, proprio come se fosse il padre di quella grande famiglia che era Fairy Tail.
Laxus, dal canto suo, era stato per molto tempo una figura vacillante all’interno della gilda, concentrato più su se stesso e i propri obbiettivi e sprezzante nei confronti di qualunque mago ritenuto inferiore. L’esilio però gli aveva in qualche modo giovato ed era tornato con una rinnovata umiltà e disponibilità nei confronti di una gilda che aveva imparato a riconoscere come una famiglia, una vera famiglia.
A Gajeel venne dato il permesso di entrare e il mago non si attardò: aprì la porta con una spallata irruenta, entrando nell’ufficio e rimanendo per un momento immobile, incerto se andare a sedersi sulla sedia abbandonata davanti alla scrivania del master o rimanere fermo in attesa di ordini.
Non che gli piacesse essere comandato a bacchetta, ma preferiva non far irritare inutilmente Ivan, soprattutto da quando la sua irritazione andava di pari passo con la voglia di massacrare i componenti della sua gilda; Flare mostrava ancora dei lividi sugli avambracci che non sembravano andar via facilmente.
«Siediti, Gajeel.» ordinò con tono imperioso Ivan, seduto dietro la scrivania con i gomiti appoggiati al bordo ligneo e le lunghe dita intrecciate davanti al viso, coprendone una buona parte. L’unica cosa a brillare nella semioscurità erano gli occhi dell’uomo, stretti in inquietanti fessure e caratterizzati da un malevolo bagliore. Il mago non poté fare altro che obbedire, avvicinandosi alla sedia con studiata lentezza e osservandosi cautamente attorno cercando di non farlo notare troppo: per quanto Ivan fosse convinto del fatto che Gajeel facesse il doppiogioco, fidarsi completamente di lui e credere di essere al sicuro avrebbe solo potuto portarlo a commettere sbagli pericolosi.
«Allora, che notizie mi porti?» domandò il master, studiandolo attentamente mentre dal suo tono di voce e dal suo sguardo traspariva un’avidità di informazioni a tratti inquietante.
Il Dragon Slayer si sistemò più comodamente sulla sedia, incrociando le braccia al petto e borbottando: «Gray Fullbuster sta sviluppando una nuova tecnica, l’Ice Make: Double Schyte. Si tratta di una versione migliorata della Death Schyte, dove le falci sono più lunghe, ma comunque per i capelli di Flare non dovrebbe essere difficile neutralizzarle. Erza Scarlett ha equipaggiato un nuovo tipo di armatura adatta a resistere agli improvvisi cambi di gravità, dato che a Fairy Tail è giunta voce che ultimamente ci siano parecchi maghi in via di specializzazione su quel tipo di magia. Lucy Heartphilia ha comprato altre tre chiavi di bronzo che aprono i portali di...» la spiegazione di Gajeel continuò, monocorde com’era sempre stata, mentre il mago sciorinava i bluff che aveva elaborato e memorizzato nelle ultime due settimane.
Il suo lavoro era quello: inventare nuove abilità e migliorie all’equipaggiamento dei suoi compagni per fare in modo che Ivan continuasse a fidarsi di lui, e in compenso riuscire a rubare quante più informazioni possibili sui piani della Raven Tail e sulle reali capacità dei suoi membri.
Quando ebbe finito di parlare, il silenzio che aveva inghiottito le sue parole venne rispettato con cupa solennità dal master, forse intento a riflettere, e mentre spiava la sua espressione per cercare di capire cosa stesse pensando, Gajeel si sorprese a rabbrividire: c’era qualcosa in Ivan che effettivamente ricordava suo figlio Laxus, un tratto della personalità del biondo risalente a quando si era fatto dominare dalla propria sete di potere e aveva cercato di sottomettere con la forza Fairy Tail.
Redfox rintracciava in Ivan lo stesso sguardo calcolatore e spietato che aveva colto in Laxus durante la battaglia in cui si era quasi visto colpire da una Fairy Law a massima potenza, o dove aveva comunque corso un grandissimo rischio. Rivedeva nelle spalle larghe dell’uomo e nelle mani che scattavano nervose la stessa tragica impazienza che aveva segnato per Laxus il periodo di addio alla gilda a causa della sua pericolosità e dei danni fatti ai suoi compagni e alla città.
Non erano del tutto dissimili, anzi, nella loro follia erano quasi uguali.
Ad un certo punto del suo percorso, però, Laxus si era staccato dal percorso del padre e adesso quelle spalle larghe, gli arti gonfi di muscoli e i pugni poderosi non sembravano più una minaccia per Fairy Tail, quanto più una garanzia di protezione. Laxus Dreher era diventato un punto fermo della gilda, un riferimento cui anche Gajeel, in modo blando e del tutto occasionale, guardava.
Chiarito questo, i parallelismi del tutto perpendicolari che Gajeel Redfox aveva fatto passando il tempo a valutare e paragonare i due Dreher, erano principalmente quattro.
Per iniziare con i capelli, che differivano in maniera sconcertante: Laxus era biondo tanto quanto Ivan era moro, e se la genetica non era un’opinione, questo fatto non si sarebbe potuto spiegare a meno che la madre di Laxus non fosse stata la donna più bionda del pianeta – e anche in quel caso Gajeel avrebbe continuato a mantenere delle perplessità.
In quanto ai lineamenti squadrati,  beh, non si poteva dire nulla: Makarov si era dato un bel da fare e probabilmente anche i nipoti dei nipoti dei commessi del supermercato dei suoi nipoti avrebbero ereditato il prepotente mascellone squadrato e gli zigomi decisi – e Gajeel dovette ammettere, non del tutto a malincuore, che certe eredità su Laxus facevano la stessa figura di Mirajane sulla copertina del Weekly Sorcerer, vale a dire un’apprezzabile e porca figura.
Se ci vogliamo inoltre soffermare sul sorriso da psicopatico in dotazione della famiglia Dreher e tramandato di generazione in generazione con indomito orgoglio, possiamo notare come esso sia sfiorito in un vagamente inquietante e tutt’al più avvilente ghigno malevolo per Ivan Dreher e di come si sia invece evoluto in un arrogante e irrisorio sorriso trionfante per Laxus, che anche semplicemente facendo sfoggio di canini e incisivi è in grado di far colare a picco l’autostima di mezza popolazione di Magnolia – ma ovviamente non di Gajeel, che teneva in conto con una certa fierezza la dentatura piuttosto dragonesca che lui e Natsu avevano la fortuna di poter vantare.
Inoltre, se proprio vogliamo fare un ulteriore confronto che non può fare altro che affossare l’immagine di Master Ivan, sposterei l’attenzione del gentile pubblico sui corpi dei due consanguinei, e dato che la cosa nel caso del master di Raven Tail potrebbe essere spiacevole, suggerisco di partire da lui: esaminandolo per sommi capi, possiamo trovare un corpo allenato, in grado di infliggere colpi brutali ma che nonostante tutto potrebbe affidarsi alle illusioni per salvarsi all’ultimo secondo, ragion per cui non troviamo la pellaccia dura di Laxus, temprata da battaglie vinte grazie al sudore della fronte e alle indomabili saette alle quali è pressoché impossibile sfuggire. Se Ivan potrebbe incantare la vittima per scappare lontano, Laxus potrebbe friggerla a morte finché... beh, finché non muore. E come tutti ben sappiamo, prima che il biondo beniamino riscoprisse le gioie di una pia vita consacrata all’amore per la gilda, alla pietà verso il prossimo e alle gioie della collaborazione con i compagni, friggere i nemici con una scarica elettrica da diecimila volt era considerato non un divertimento quanto più una regola etica da osservare in ogni circostanza – e quest’ultima riflessione strappò a Gajeel un’espressione poco serena nel ricordare quando si era beccato una di quelle scosse pur di fare da parafulmine a Salamander. 
«Ma non importa, lo schiacceremo comunque.» sputò il master della Raven Tail, improvvisamente, tanto che Gajeel fu costretto a sbattere rapidamente le palpebre e lanciare una cauta occhiata sorpresa, arrischiandosi a chiedere: «Chi?».
«Gray Fullbuster. Non importa quali armi stia elaborando, verrà schiacciato come Erza e tutti gli altri. Fairy Tail, il tempo in cui le fate senza ali cadranno al suolo arriverà presto!» garantì Ivan, sottolineando il discorso con una tosse catarrosa che l’avrebbe reso forse ancora più temibile, ma che in quel momento servì solo a sottolineare ad Acciaio Nero le differenze tra Laxus, pulsante di giovinezza e rabbia repressa, e suo padre, ormai sulla via dei reumatismi dovuti all’età e al rancore.
Il mago di Fairy Tail si alzò dalla sedia dopo un breve congedo, adducendo la scusa di una missione da portare a compimento, e mentre usciva dall’ufficio del master e saliva le scale di quella cupa gilda, non riuscì a reprimere un sorriso canzonatorio che calamitò le occhiate perplesse di Flare e Nulpudding, mentre i sibili di Kurohebi facevano da sottofondo alla sua uscita di scena dalla base della Raven Tail. Il senso di oppressione che quel luogo riusciva ad esercitare su di lui era venuto meno non appena aveva pensato a Laxus; sul fatto che Gajeel si ritenesse più forte di lui non c’erano dubbi, ma era il suo senso di rivalsa nei confronti di Ivan a farlo sorridere: Laxus era riuscito a diventare un uomo migliore di suo padre e in quanto suo compagno, Gajeel riusciva a sentirsi fiero di questo. Fiero di avere la possibilità di poter combattere spalla a spalla con uno dei compagni migliori che gli potessero mai capitare, fiero anche di poter confermare che il cambiamento di Laxus non fosse stato un miraggio o un fatto temporaneo, in quanto riusciva a confermare più o meno ogni notte, con preoccupante regolarità, che il Dragon Slayer di seconda generazione si fosse effettivamente ammorbidito. Ma ovviamente non l’avrebbe mai detto ad anima viva, non era mica una ragazzina.
   
 
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