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Autore: gemelli89    12/07/2014    1 recensioni
Riflessioni su due dei personaggi più discussi e discutibili della saga. Possono due uomini così diversi all'apparenza, essere in realtà più simili di quanto vogliano ammettere?? A voi i commenti...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“Credo che Harry abbia il diritto di sapere!”
“Forse sarebbe meglio aspettare, Sirius. Aspettare che Harry sia pronto ad affrontare tutto questo” replicò Remus.
“Sappiamo tutti perché Voldemort è tornato e qual è il suo obiettivo primario. Se qualcuno di noi avesse ancora qualche dubbio, ci è stato tolto quando ha attaccato Harry dopo il torneo Tremaghi. Vuole finire il lavoro che ha iniziato quattordici anni fa, vuole uccidere Harry. È giusto che sappia!” si infervorò Black.
Grimmauld Place, la vecchia tenuta della nobile e antica casata dei Black, ereditata da Sirius e ora quartier generale dell’Ordine della Fenice, era stata offerta dal suo proprietario a Silente come rifugio per poter organizzare l’offensiva contro Voldemort. L’Ordine era in cucina. I vari membri erano seduti intorno al grande tavolo posto al centro della stanza, altri preferivano stare in piedi e camminare, forse un modo per scaricare la tensione. Sirius era seduto a capotavola, alla sua sinistra Remus, alla sua destra Tonks , accanto alla ragazza erano sedute Emmeline Vance e Sturgis Podmore. Dall’altro capo del tavolo, di fronte a Sirius era seduto il signor Weasley, alla sua destra Elphias Doge e alla sua sinistra Dedalus Lux. Bill Weasly era seduto su una panca un po’ lontano dal tavolo. Piton era in piedi appoggiato allo stipite della porta mentre Silente era alle spalle di Lupin, assorto nei suoi pensieri, indeciso, forse per la prima volta in vita sua, sul da farsi. L’unico un po’ distante, un po’ nascosto, in un angolo della cucina era Mundungus.
“Non sta a te decidere cosa è bene per Harry!”, la signora Weasley era  scattata alle parole del malandrino, distraendosi per un attimo dalla preparazione della cena.
“Neanche a te se è per questo!” ribatté il giovane Black.
“Severus, tu cosa ne pensi?”, Silente era intervenuto nella discussione, portando l’assoluto silenzio nella stanza. Adesso tutti gli occhi erano puntati verso il mago che fino a quel momento era stato in assoluto silenzio.
“Credo che il ragazzo non debba essere informato di tutto quello di cui siamo venuti a conoscenza. Sarà fatto quando sarà capace di affrontare questa situazione. È troppo volubile e debole, il Signore Oscuro potrebbe approfittarne”.
Silenzio.
“Sai Mocciosus qual è la cosa più divertente di tutta questa situazione?” ghignò Black.
“Sirius” lo interruppe Remus conscio che l’uso di quel soprannome non avrebbe portato a niente di buono, ma l’amico non parve ascoltarlo.
“Non la fiducia che Silente, inspiegabilmente, ha nei tuoi confronti. Ma quanto il fatto che tu ti prenda la briga di esprimere la tua opinione sulla vita del figlio di James” concluse Sirius, il tono di voce alterato.
“Sirius adesso basta!”. “Lasciali parlare” era stato Silente ha interromperlo, e il licantropo si zittì immediatamente, chiedendosi come facesse quell’uomo ad avere la stessa autorità anche fuori dalla scuola, nonostante non fosse più il suo preside e nonostante lui fosse un mago ormai adulto.
Non capiva come mai il preside volesse far continuare quello scambio di opinioni tra Sirius e Piton. Confronto, che lui sapeva bene, si sarebbe concluso in un litigio. Ma d’altronde Silente sapeva sempre quello che faceva, ci sarà un perché si disse Lupin.
Sia Sirius che Severus non sembrarono accorgersi dello scambio di battute tra Remus e Silente, troppo impegnati a guardarsi negli occhi come a volersi sfidare.
Un silenzio surreale riempì la stanza, Molly aveva ancora una volta lasciato da parte la cena voltando lo sguardo verso i due maghi, anche le nuvole sembravano immobili, interessate ad ascoltare il proseguo dello scontro. D’altronde anche i muri sapevano che l’argomento James Potter era un tabù per Piton.
Il mago dal lungo mantello nero rispose dopo minuti che sembrarono ore, “Non mi interesso della vita del figlio di Potter, mi interesso della sorte del prescelto”.
“Fai parte dell’ordine adesso, dovresti essere più sincero Piton.” Ecco ricomparso il suo solito sorriso beffardo. “Puoi mentire a chi non era a Hogwatrs con noi. Non a me, non a Remus. Forse lo stesso Silente se n’era accorto. Lei diceva che eravamo dei visionari. Ti interessi a Harry perché è il figlio di LiLy”. Non era una domanda, era un’affermazione.
Lily Potter. Cosa avevano in comune Lily Potter e Severus Piton? Questo si chiedevano molti dei presenti. A qualche passo da Sirius, invece, Remus Lupin era in allarme rosso, le viscere gli si contorcevano esattamente come quando mancavano pochi giorni alla luna piena, stava ad indicare pericolo in vista. Era l’unico malandrino a cui Lily avesse confessato tutto quello che era successo veramente tra lei e Severus, era l’unico malandrino che aveva cercato di asciugare le lacrime della futura signora Potter, neanche James era al corrente di tutto. Sapeva che si erano incontrati poco più che bambini, che lui le aveva raccontato tutto quello che c’era da sapere sul mondo magico, che per lei, Severus, era stato l’amico a cui appoggiarsi nei momenti di solitudine e tristezza e con cui condividere le gioie della vita da strega. Era al corrente anche della sofferenza che aveva investito Lily dopo l’offesa che il suo migliore amico le aveva rivolto davanti a tutta la scuola. Sofferenza che, era sicuro, aveva provato anche Piton.
Gli occhi di Piton a sentir pronunciare quel nome si accesero di una luce particolare. Colpito, pensò Black.
Non ci mise molto a rispondere, “Ti vorrei ricordare, Black, che io e la Evans” pensò di usare il cognome del marito, ma non ci riuscì, sarebbe significato aprire una vecchia ferita. Ferita che sanguinava ogni giorno, gli bastava rivedere i suoi bellissimi occhi verdi nel viso del suo peggior nemico, gli bastava incrociare Harry, “non ci siamo parlati per tanti anni”.
“Questo non ti ha impedito di continuare a tenere a lei”, Sirius  ghignò come a voler alludere ad altro, “Come non ha impedito a lei di preoccuparsi per te”. Gli occhi, dell’ex mangiamorte, di solito privi di ogni emozione si dilatarono fino all’inverosimile, le labbra si serrarono. Nei suoi occhi si lesse sgomento, incredulità, paura, terrore e senso di colpa. Una reazione strana per uno dei migliori occlumanti del mondo magico, reazione che non sfuggì ai membri dell’Ordine. Colpito e affondato pensò Black. Quel gioco babbano gli era parecchio piaciuto. Continuò. “Dopo ogni attacco era sollevata nel vederci rientrare a casa sani e salvi ma subito dopo si agitava, chiedendoci se qualche mangiamorte era morto e se sapevamo chi fosse. Non voleva arrendersi all’evidenza.”
Aveva ascoltato il discorso di Black, ma la sua mente si era soffermata su altro, Lily l’aveva perdonato o perlomeno non aveva smesso di volergli bene, non aveva smesso di credere che lui potesse cambiare strada. E lui come l’aveva ripagata? Uccidendola. Consegnandola al nemico.
“Black, noto che Azkaban, non ti ha tolto l’abitudine di parlare a sproposito”. Non voleva dargli l’ennesima soddisfazione.
“Sai com’è, un malandrino non si lascia piegare da niente. Ottiene sempre ciò che vuole. Era una delle caratteristiche che Lily adorava”. Sorrise. Era un gioco troppo facile per lui. Voleva capire e sarebbe arrivato fino in fondo, anche se rievocare il ricordo dei suoi due migliori amici lo faceva soffrire.
“Sappiamo tutti a cosa ha portato la vostra presunzione. Era convinto di essere l’uomo giusto per lei, voleva conquistarla a tutti i costi, l’ha perseguitata, l’ha convinta che fosse l’uomo della sua vita, che l’avrebbe resa felice, che l’avrebbe protetta e invece è morta! E tutto per colpa sua!”, in un impeto di rabbia aveva cacciato fuori tutto quello che aveva covato dentro per anni. Si era colpevolizzato per la morte di Lily, ma non aveva risparmiato Potter dalle sue colpe, anche se in fondo sapeva benissimo che era solo un modo per poterlo odiare di più.
A quelle parole sia Remus che Sirius scattarono in piedi. “Non ti permettere Mocciosus! Non permetterti di infangare la memoria di James!”.
“A cercato di proteggerla, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei”, non era riuscito ad arrabbiarsi con Piton nonostante l’impulso di picchiarlo. A cosa sarebbe servito? A creare un ulteriore spaccatura nell’Ordine. Come sempre Lupin si dimostrava il più responsabile dei malandrini.
Non era certo della stessa opinione Sirius, era o non era il malandrino più irresponsabile, impulsivo e attaccabrighe che ci fosse? Certo che sì e non perdeva mai un’occasione per dimostrarlo.
“Invece di addossare la colpa sempre sugli altri, prova a chiederti come mai hai perso Lily!”, per la prima volta dall’inizio della riunione Piton si spostò da vicino alla porta e si avvicinò al malandrino, erano vicini, come se quella discussione potesse sancire chi dei due avesse avuto ragione per tutti quegli anni.
“Hai dato a James la colpa di tutti i fallimenti della tua vita, delle umiliazioni che hai subito a scuola, degli scherzi che ti piovevano addosso e probabilmente l’hai incolpato anche per il fallimento più grande della tua vita. Hai perso Lily perché non sei stato abbastanza uomo!” adesso l’unico erede dei Balck urlava.
“E chi sarebbero i grandi uomini? Tu e Potter? Credevate di essere migliori degli altri e vi divertivate a prendere in giro tutti, umiliavate tutti…”, fu Lupin ha interrompere il professore di pozioni, “Ti ricordo che eri un serpeverde, credevate che essere dei purosangue vi rendesse superiori agli altri. Non credo che tu sia nella posizione per giudicare noi”. Il licantropo aveva parlato con una tranquillità surreale, sapeva che i malandrini non si erano distinti per essere dei martiri ma non accettava che a bacchettarli fosse un serpeverde ed ex mangiamorte.
“Sai perché Lily si è innamorata di James? Lui ha capito che se non fosse maturato, se non fosse diventato un uomo lei non l’avrebbe mai considerato, ed è cambiato, ha cercato di diventare una persona migliore. Mentre tu cos’hai fatto? Cos’hai fatto quando lei ti ha chiesto di lasciar perdere la magia oscura? Quando ti ha chiesto di prendere le distanze dai tuoi amici, che adesso sono tutti mangiamorte?”. La battaglia navale era finita, la flotta Black aveva vinto, aveva battuto la flotta Piton senza troppi problemi, o almeno era quello che pensava il malandrino dal fascino perpetuo. “Noi eravamo delle persone leali, oneste. Noi credevamo nell’amicizia, avremmo sacrificato la nostra vita per quella di Lily e James”. Quando Sirius aveva pronunciato queste parole non sapeva di aver appena offerto un fianco su cui colpire all’avversario.
Rise. Rise di quella risata che non sopportava, rise come rideva un mangiamorte, rise come rideva un assassino, ma non poté trattenersi. “Illuminami Black, chi ha venduto Lily e Potter al Signore Oscuro? Se non ricordo male, uno dei malandrini”. Non aggiunse altro. Sapeva dei sensi di colpa di Black.
Prese Piton per il colletto del vestito e gli urlò in faccia con tutta la forza che aveva in corpo “Io e Remus siamo stati vicini a Lily e James per tutto il tempo in cui erano segregati in casa, li abbiamo protetti, li abbiamo sostenuti. Abbiamo messo ha rischio la nostra stessa vita pur di salvarli e saremmo morti se fosse servito a tenerli in vita”. Aveva urlato così forte che ebbe paura di aver attirato tutti i mangiamorte a distanza di cento chilometri. Però si sentiva meglio, era assurdo, lo sapeva bene ma era così. Tutto ciò che si teneva dentro da troppi anni, tutti i sensi di colpa per aver convinto James a scegliere Peter come custode segreto, tutte le frustrazioni, il dolore e la sofferenza per aver trascorso dodici anni ad Azkaban pur essendo innocente erano usciti fuori, si sentiva liberato.
Sentì una mano circondargli il polso. Era Remus. Lasciò il colletto di Piton che se lo sistemò. Un sorriso soddisfatto gli si era dipinto sul viso. A Sirius montò di nuovo la rabbia. Quel verme non solo faceva parte dell’Ordine della Fenice, non solo si prendeva la briga di intromettersi sulle decisioni sulla vita del figlio di James ma si divertiva anche a torturarli.
“Ricordati che sono quelli come te che uccidono persone come Lily e James”.
“Adesso basta” il preside parlò con la solita calma, come se non fosse successo nulla. Come se si stesse discutendo sul tempo o sull’orario delle lezioni a Hogwarts.

DOPO ALCUNI MESI
“Non è mai cambiato. Testardo, stupido, impulsivo. Mi stupisco solo che abbia lasciato le penne solo adesso”.
Silente era affacciato dalla finestra del suo studio e sembrava assorto nei suoi pensieri, non curante degli schiamazzi dei ragazzi che giocavano a rincorrersi sotto il sole ormai caldo di giugno. Pensava a tutto quello che era successo qualche giorno prima. Voldemort era stato vicinissimo dallo scoprire la profezia e soprattutto dall’uccidere Harry. Quello stesso ragazzo che presto avrebbe scoperto quale futuro difficile aveva in serbo per lui il fato, destino che era stato deciso ancora prima della sua nascita. Quel bambino che, dopo non aver conosciuto i suoi genitori ed essere trattato come un estraneo dai suoi zii, aveva anche perso l’unica persona che gli aveva dato un senso di famiglia. Aveva trovato in Sirius tutto quello che gli era mancato in tanti anni. Affetto, amore, fiducia, il suo padrino era una sorta di filo che lo collegava ai suoi genitori. Gli occhi di Harry si accendevano di passione quando sentiva parlare Sirius e Remus di James e Lily. Quando li sentiva raccontare delle litigate e delle urla che Lily rivolgeva al padre, dei due di picche che la madre rifilava di continuo al grande James Potter, degli scherzi e delle malandrinate che mettevano in atto il quartetto più famoso di tutta Hogwarts, i malandrini. Ciò che però rendeva Harry veramente felice era ascoltare Remus e Sirius parlare della quotidianità della famiglia Potter, di quanto amore regnasse in quella casa nonostante la minaccia incombente, di quanto l’avessero desiderato e protetto. Di tutto quello che aveva vissuto per un anno e poco più ma di cui non aveva ricordo.
Tutto ciò però non impedì a Silente di rispondere al suo interlocutore. Si girò verso di lui e gli sorrise.
“Sai Severus, ho sempre ritenuto, sin dai tempi della scuola, che tu e Sirius foste più simili di quanto voi pensaste”. Piton lo guardò come se lo vedesse per la prima volta. Come poteva Silente paragonarlo a Sirius, un arrogante, uno sbruffone, un prepotente, un invasato.
“Ti starai chiedendo Severus cosa intendessi”, fece una pausa come a voler ponderare le parole, “Entrambi avete combattuto contro la vostra famiglia, tuo padre non ha mai accettato la tua natura di mago mentre Sirius voleva poter rapportarsi alla gente per quello che era e non per quello che aveva, come invece gli aveva insegnato la sua famiglia. Tu hai abbracciato degli ideali corrotti perché ti sembrava la via più facile per rivalerti di una vita vissuta mediocremente, lui ha cercato di dissociarsi da tutto ciò nonostante portasse un cognome che lo faceva sentire sempre sporco, colpevole. Vi siete colpevolizzati per tutti questi anni per la morte di Lily e James, entrambi vi siete fidati delle persone sbagliate, entrambi avete lottato per proteggere l’unica persona che è sopravvissuta la sera del 31 ottobre ed è tutto ciò che vi è rimasto delle persone più importanti della vostra vita. Come vedi Severus, tu e Balck avete tante cose in comune”.
Silente che nel frattempo si era avvicinato alla porta del suo ufficio uscì e lasciò Piton fermo, immobile. Il mago guardava di fronte a sé, l’espressione perplessa, come se gli fosse stato rivelato che il Mago Oscuro fosse in realtà un pacifista o che i capelli di Lucius Malfoy fossero stati ridotti in quelle condizioni da troppe permanenti.
Silente percorreva il corridoio verso l’uscita della scuola, voleva sentire il sole accarezzargli la pelle, il sorriso beffardo disegnato sul volto rugoso. Era riuscito nel suo intento, Severus e Sirius forse in un’altra vita sarebbero riusciti a darsi una possibilità, a conoscersi sul serio, a comprendere che oltre agli errori, alle scelte diverse che in una vita si possono fare, la gente può ritrovarsi a difendere e condividere gli stessi ideali. Che la spavalderia, l’arroganza possono nascondere tante fragilità, tante mancanze, lealtà, onestà, sincerità e che un mantello nero, un volto incupito, un silenzio ostentato possono nascondere coraggio, determinazione e amore. Ecco, l’amore. Ecco cosa accomunava Severus e Sirius, erano in grado di amare incondizionatamente. Uno aveva amato una donna in segreto per anni, mentre l’altro era in grado di amare il suo migliore amico come un fratello.

  
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