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Autore: La Figlia Della Luna    12/07/2014    2 recensioni
I Tokio Hotel nel mondo fantascientifico de "La città del sole"
opera letteraria di: Tommaso Campanella.

"La città non era altro che una costruzione molto antica, circondata da sette cinte di mura inespugnabili, di cui nemmeno gli abitanti, i solari, ne conoscevano esattamente le origini. Sir Thomas era un nativo del luogo ma non un solare qualunque, nonostante non sapesse nulla dei suoi antenati. Egli rivestiva un ruolo importante con il quale decideva le sorti d'ogni solare abitante dietro quelle mura, che ad ogni accesso in corrispondenza ai quattro punti cardinali, portavano il nome dei corpi celesti. In cima alla città, vi era un tempio dove risiedeva il Metafisico, il punto di riferimento religioso e civico di tutti i solari, in quanto, governava per lo sviluppo sia culturale e spirituale attraverso l’aiuto divino di tre prescelti. Sir Thomas era uno di loro: il Principe Mor".
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Incompiuta
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Capitolo 1

Una notte, un corpo si accasciò sulla spiaggia di una terra sconosciuta. Un naufrago aveva appena perso il suo equipaggio in mare. Un’onda anomala aveva ribaltato la sua nave distruggendo tutto quello che vi era a bordo. L’impatto con l’acqua fu così violento da spazzare via i corpi come foglie al vento. Solo lui poté salvarsi nonostante inabissò con loro, con la stessa irruenza che l’onda, spietata, esercitava su tutto ciò che incontrava e incalzava sul suo cammino.
La nave affondò sotto gli occhi dell’unico sopravvissuto alla strage. Per sua fortuna, riuscì ad aggrapparsi ad una botte di merci che galleggiava sull’acqua salata. Dei suoi compagni di viaggio non ce n’erano tracce, se non parti dell’imbarcazione completamente inghiottita dall’onda assassina. Al naufrago non gli rimaneva altro che nuotare fino allo sfinimento. Così fu. Toccando terra, col corpo fradicio e stanco, riguardo a quello che fosse accaduto, non se ne sarebbe mai più ricordato. Solo la sua identità aveva portato con sé abbandonandosi a peso morto sulla riva.
Il suo nome era: Wilhelm (Bill).
 
"Buona passeggiata, Sir Thomas (Tom)". Augurò un soldato all’uscita di una cinta muraria.
"Grazie". Rispose l’altro, rivolgendogli un sorriso cordiale. Il soldato si chinò davanti a lui con riverenza e rispetto. Aspettò il cenno dal giovane per potersi ricomporre. Egli lo fece, mentre guidava con le stringhe il suo cavallo dal manto nero, verso l’uscita dal portone principale della cosiddetta: città del Sole.
 
Essa si ergeva su un colle molto alto. Il destriero doveva prestare attenzione per scendere a valle che portava fino alla spiaggia dell’isola di Ceylon. La città non era altro che una costruzione molto antica, circondata da sette cinte di mura inespugnabili, di cui nemmeno gli abitanti, i solari, ne conoscevano esattamente le origini. Sir Thomas era un nativo del luogo ma non un solare qualunque, nonostante non sapesse nulla dei suoi antenati. Egli rivestiva un ruolo importante con il quale decideva le sorti d'ogni solare abitante dietro quelle mura, che ad ogni accesso in corrispondenza ai quattro punti cardinali, portavano il nome dei corpi celesti. In cima alla città, vi era un tempio dove risiedeva il Metafisico, il punto di riferimento religioso e civico di tutti i solari, in quanto, governava per lo sviluppo sia culturale e spirituale attraverso l’aiuto divino di tre prescelti. Sir Thomas era uno di loro: il Principe Mor.
 
A distanza di un mese dal compimento del ventiduesimo anno, Thomas fu eletto governatore della città dal Sacro Concilio dei Principi come curatore della generazione, dell’alimentazione e della salute dei solari. Il giovane era inesperto sull’incarico assegnatogli. Lui non aveva benché minima ambizione a diventare un delegato divino del Metafisico, da quel momento, suo padre spirituale. Il ragazzo poche volte partecipava alle assemblee politiche della città. Il caso volle che il suo istruttore, il Principe Sin in carica fin dall’infanzia di Thomas, si accorgesse delle abilità innate del suo allievo. Egli lo seguì con attenzione sino a guidarlo verso a quella che sarebbe stata la sua vocazione: aiutare gli altri a vivere un’esistenza nell’ordine del bene comune, nella pace e soprattutto nell’amore per il prossimo.
 
Thomas riconobbe di avere l’indole dimostratagli dal suo maestro, quando si affascinò nel vedere sorrisi amorevoli stampati sui volti dei suoi concittadini. Si sentiva protetto e partecipe di un mondo dove tutto era possibile se ci si aiutava l’uno e l’altro a crescere i propri figli, ad irrigare i campi affinché ci fossero state provviste sufficienti per tutti e superare le difficoltà, con la consapevolezza sublime e umana di avere qualcuno al proprio fianco e di non essere abbandonato a se stesso.  Thomas amava tutto questo. Egli avvertiva di volerlo difendere, preservare e contribuire alla serenità che si respirava fra le mura della Città del Sole.
Così il giovane decise di candidarsi. Egli avrebbe così, conosciuto al momento delle elezioni, due ragazzi di poco più grandi di lui e fedelissimi alleati al governo venturo: Moritz (Georg), per le abilità militari e Klaus (Gustav), promettente erede per l’istruzione, del Principe Sin. Tutti, come per l'appunto, avrebbero portato l’appellativo di Principe e Governatore Delegato del Metafisico. Essi furono prescelti dal Sacro Concilio dei Principi basato su una monarchia costituzionale elettiva a carattere vitalizio.
 
I giovani prestarono giuramento al Tempio del Sole per adempiere il loro dovere di governatori nella Città del Sole. Thomas, Moritz e Klaus sarebbero stati riconosciuti ufficialmente dai solari con i rispettivi nomi:
 
Mor, sotto il segno divino dell’amore;
Pon, sotto il segno divino della potenza;
Sin, sotto il segno divino dell’istruzione;
 
Divennero così anche figli spirituali del Metafisico, secondo una religione basata sulla natura delle cose e dell’universo.
 
Thomas, nonostante rivestisse un ruolo di vitale importanza per la sua gente, preferiva che fosse chiamato con l’appellativo di Sir, per essere quasi alla stessa stregua degli altri.  Lui, nonostante fosse un principe divino, non si sentiva tanto regale quanto un solare potesse aspirare a diventarlo.  Moritz, Il Principe Pon era molto diverso.  Un amico leale per Thomas, orgoglioso, impavido nell’affrontare il pericolo e nessuno meglio di lui conosceva l’arte del combattimento e l’uso delle armi. Gli avi di Moritz erano tutti uomini belligeranti investiti dal Metafisico come fedeli difensori della città. A quel punto era scontato che il ragazzo ereditasse tale riconoscimento. La figura di riferimento dei solari, che non aveva alcun legame di sangue con cui fare i conti o una dote particolare che lo avvicinassero all’insegnamento era Klaus. La sua candidatura come Principe Sin fu proposta inaspettatamente da un membro anziano del Concilio dei Principi, dichiarando a tutti i presenti, l’intelligenza e la risolutezza del giovane; di quanto lui fosse aperto alla conoscenza che andava anche oltre la città e l’isola in cui risiedeva. Un concetto che spaventava non poco i solari, dato che non erano veterani e non avevano l’esigenza di scoprire quale altra terra o popolo ci fosse una volta salpate le acque che circondavano Ceylon. Per quanto la curiosità potesse essere una qualità alla portata di tutti, questi non la ritenevano necessaria finché avevano la garanzia di poter vivere serenamente, essere difesi nella propria città, accontentandosi nel proprio piccolo.
 
Klaus non era così. Sapeva dentro di sé che la Città del Sole non era un luogo al centro dell’universo che soprattutto ci fossero altri all’orizzonte e desiderava con tutto se stesso di poterci arrivare. Si vociferava perfino, che avesse tentato più volte la fuga dall’isola per andare in avanscoperta e per questo, decisero di affidargli più per ragione divina anziché civile, il compito di istruire i solari, costringerlo a restare, e limitare così le sue aspirazioni. Nonostante ciò, Klaus accettò di buon grado di diventare il Principe Sin con la speranza, che i ragazzi che avrebbe istruito, coltivassero il sogno che lui aveva represso e che cambiassero atteggiamento verso l’ignoto, un giorno o l’altro.
 
Quel sogno iniziò il suo cammino verso la realtà dal mattino in cui, Sir Thomas al galoppo, percorse metà dell’isola sulla riva del mare. Gli zoccoli del cavallo batterono sulla sabbia, producendo un suono ovattato, mentre il vento trascinava con sé dei granelli che vi si sollevarono durante la corsa. Thomas procedette la cavalcata incitando la bestia ad andare più veloce, e prima che potesse dare un’altra strigliata, dovette tirare bruscamente le redini alla vista di un corpo sulla riva. Il cavallo s’impennò appena, nitrendo spaventato e Thomas cercò di calmarlo accarezzando la folta criniera nera:
"Buono… buono". Disse, smontando dal dorso dell’animale. Il principe aveva ancora le briglie del cavallo fra le mani, facendo sì che il suo passo rallentasse e potesse vedere poco più in là, chi giaceva sulla spiaggia:
"Adesso calma, Heady". Sussurrò Thomas all’orecchio della bestia. Le diede un buffetto sul muso e si avvicinò allo sconosciuto che era disteso sulla sabbia a pancia in giù. Prima, lo guardò dall’alto con aria sospettosa poi, vi si chinò davanti per poterlo studiare nei dettagli. Il principe esitò nel toccarlo, mentre l’acqua del mare increspava attorno al naufrago. Thomas si accorse subito che qualcosa non quadrava: se fosse stato un suo concittadino avrebbe avuto con sé un simbolo d’appartenenza alla Città del Sole, inoltre, quando vi sfiorò il mento per guardarlo in volto, questi aveva dei lineamenti sicuramente diversi da quelli che era abituato a vedere ogni giorno. I suoi capelli erano corti, scuri e odoravano di sale, la carnagione era bianca e indossava abiti strani, di cui il Principe, era certo che non fossero opera di sua madre Madama Simone e dei sarti della città. Contemplò il naufrago per diversi minuti, prima di accertarsi che fosse ancora vivo, accostò l’orecchio alla sua bocca semichiusa. Era sicuramente svenuto. Thomas rammentò che la sera precedente c’era stata una brutta tempesta e sia lui, Moritz e alcuni dei suoi soldati, per l’incolumità della loro gente, setacciarono l’isola per assicurarsi che tutta fosse rientrata nella città, l’unica che con le sue possenti mura l’avrebbe messa a riparo dal temporale. Possibile che qualcuno era sfuggito al loro controllo? Eppure, erano stati così prudenti dall’inizio, consapevoli di quello che poteva accadere a chi fosse rimasto fuori durante la tempesta. Ma a giudicare dai particolari che Thomas scorse del naufrago, e dall’odore forte di salsedine, non c’era altra spiegazione: le onde l’avevano guidato verso l’isola. Una conclusione che per il principe era solo un covo di altre domande alle quali, non sapeva rispondere. Per fortuna però, non misero in crisi la sua indole e il suo dovere morale di aiutare lo sconosciuto. Se era un solare oppure no, l’avrebbe scoperto dopo averlo curato e messo in sesto. C’era ancora tempo per salvarlo. Thomas era il Principe Mor, responsabile della vita delle persone in tutti i suoi aspetti, e contavano sulla sua protezione.
 
Così Thomas, sfilò dalle sue spalle il mantello che fino ad allora l’aveva coperto dall’umidità di quella mattina. Sì accovacciò per sollevare il corpo del naufrago e lo fece montare su Heady, che respirò pesantemente come se si fosse accorto di un peso diverso dal quello del suo padrone. Il principe fece il giro del cavallo per posizionare meglio il corpo sulla sella. Quando Thomas vi mise il mantello per coprirlo, poté scrutare con attenzione il volto del naufrago rilassato e ignaro di aver montato un cavallo: aveva le braccia a penzoloni alla base del collo di Heady e non solo. Qualcosa luccicava sotto l’enorme veste che indossava: un rubino dal colore molto intenso. Uno splendore che il principe non ricordava da tempo di aver visto, dall’ultima volta che gli fu regalato da bambino un anello prezioso, che portava all’anulare sinistro e per giunta della stessa forma quadrangolare. Gli fu detto che era una pietra molto speciale e che solo pochi virtuosi potevano indossarla e aveva molti significati a seconda del Karma della persona.  Il principe osservò lo straniero e il ciondolo per  l’ultima volta, prima di montare in sella e ritornare in città, chiedendosi se fra le sue braccia avesse avuto un nemico. Thomas incitò Heady  al galoppo per raggiungere al più presto la collina. L’animale corse come un vento impetuoso, pronto ad infrangere ogni regola della fisica se fosse stato possibile. Il suo padrone godette di quel tratto i deboli raggi del sole che erano appena spuntati preannunciando un nuovo inizio di giornata  e pensò che il nome che aveva dato al suo cavallo, fosse più che appropriato. Era perfetto. 
   
 
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