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Autore: Locked    12/07/2014    4 recensioni
{Scisaac}
“Scott, voltati.”
E sospiri, perché non vuoi farlo e insieme muori dal desiderio di scorgere ancora quel lampo nei suoi occhi, quello che ancora non sei riuscito a riconoscere.
“Non intendevo dirti quelle cose” sussurri. Sei quasi sicuro di aver percepito la sua risata dolceamara, soffocata nella gola ancor prima di nascere.
“Sì che volevi.”
E a quel punto ti volti, perché i tuoi nervi sono già contratti all’inverosimile e non sopporti di essere l’oggetto degli scherzi di nessuno. Ma quel bagliore negli occhi di Isaac che hai visto prima, quello che ti ha fatto chiedere che cosa fosse in realtà l’amore e riflettere su tutti i suoi casini, quello non c’è più.
Non c’è più perché ora non è semplicemente un bagliore, è una luce brillante come quella del sole, accecante e stordente come un’esplosione nucleare, sfavillante come le vie di New York di notte. E’ come se tutti i suoi occhi fossero stati inondati da quel lampo sfolgorante, e questa volta sei sicuro che non c’entrino gli istinti da lupo. Perché quelli sono gli occhi di Isaac, l’essere umano, e sono meravigliosi.
“Perché … sto uscendo con Allison per ... far scattare qualcosa in te."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Isaac Lahey, Scott McCall
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note di regia:
Dunque, uhm, è la prima volta che pubblico in un Fandom diverso da Glee e sono un tantino terrorizzata. Questa è una Scisaac riconducibile alla puntata 3x13, fatemi sapere cosa ne pensate se vi va! Giù vi lascio i miei contatti.
 

 

A Marika, che è una meraviglia e che mi ha guidata fin qui.


 

The sunlight in his eyes, the starlight in your smile.





E’ che non sono geloso di lei, sono geloso di te.

Gliel’hai detto davvero. Giel’hai detto davvero e non sembra neanche possibile che sia stato così facile. A dire la verità è stato come prendere una boccata d’ossigeno puro dopo minuti – ore, forse – passati nell’agonia di un’apnea interminabile.

Non di lei, di te.

Ti sembra strano che quelle parole gliele abbia dette tu; tu che ti tieni tutto chiuso dentro, nascosto con cura dietro cumuli di sorrisi brillanti e di risate goffe e cristalline. Tu che hai sempre pensato che dei sentimenti non sei bravo a parlare, che è meglio dimostrarli coi gesti, perché quelli, quelli sono importanti. Non le parole, impalpabili, inafferrabili, invisibili parole, cancellate dalla corrente inestinguibile dell’eternità e da altre parole che prenderanno il sopravvento sui ricordi fragili.

Di te.

E quegli occhi traslucidi – che devi ancora capirlo bene, di che colore siano – sono diventati acquosi, accesi di una luce nuova e scintillante, brillanti di emozioni che non conosci bene tu e non conosce bene lui, perché cosa possono saperne due ragazzini dell’amore?

E cos’è quello, poi? Amore?

Forse.

Per giorni, settimane, mesi ti sei ripetuto che era una faccenda di branco. Che tu sei diventato una sottospecie di Alpha, e ora hai bisogno che i tuoi Beta ti stiano vicino. E’ una questione di sopravvivenza, tutto qui. E invece non è sopravvivenza, non c’entrano le tue tendenze da licantropo stravagante questa volta, anche se sembra che l’ombra di quegli occhi vermigli ti perseguiti anche nei sonni più tranquilli.

Ed è vero, forse ci hai messo un po’ per capire che non era neanche Allison il problema. Perché quella ragazza l’hai amata – o almeno credi –, ma ora l’hai dimenticata – credi anche questo, nessuno ti ha dato un manuale d’istruzioni per essere un adolescente modello, quindi puoi solo affidarti ai tuoi istinti –.

E i tuoi istinti sono chiari, limpidi come l’acqua della sorgente più pura del bosco di Beacon Hill, trasparenti come l’aria che entra ed esce a sbuffi irregolari per la corsa nei tuoi polmoni.

I tuoi istinti ti guidano nel cuore della notte, quando hai un incubo ed hai paura che lui sia ferito, e allora rotoli via dalle coperte e ti catapulti nella sua stanza, che è giusto accanto alla tua. Ed è ovvio che basterebbe aguzzare l’udito e sentirlo respirare avvolto da bozzoli di lenzuola morbide, ma lo sai – lo sai e non l’hai ammesso nemmeno a te stesso – che l’unica cosa che ti tranquillizza è vederlo coi capelli scompigliati sulla federa del cuscino alzare ed abbassare il torace al ritmo dei suoi sogni.

I tuoi istinti ti guidano nei corridoi della scuola, quando non puoi far a meno di seguire la sua fragranza boschiva da una classe all’altra e bloccarti in piedi sul pavimento lucido di sporcizia, se anche lui si ferma qualche metro avanti o dietro di te a parlare con qualcuno.

I tuoi istinti ti guidano irrimediabilmente ed inesplicabilmente a lui, quando lo senti canticchiare sommessamente sotto la doccia e le tue guance e il tuo collo si colorano di magenta, perché tutto ciò che vorresti fare è varcare quella porta e tracciargli con le mani le curve flessibili delle spalle sotto il getto d’acqua bollente.

E quindi ora stai correndo. Forse anche qui c’entrano i tuoi istinti; è probabile, sì, ma non te ne frega nulla.

Non lo sai se quello che stai facendo si possa in realtà definire “fuggire”. A te non è mai piaciuto scappare, ma questa volta è come se avessi osato troppo, se ti fossi spinto troppo in là ed ora stessi cadendo in un vortice inevitabile di domande a cui non puoi, non vuoi e non sai dare risposta.

E la porta di casa tua ha sbattuto contro lo stipite già da una manciata consistente di secondi, perché il terreno che calpesti sotto le scarpe da tennis consunte è sfumato dall’asfalto grigio e ruvido della tua via al verde plumbeo del bosco e l’aria intorno a te è diventata pesante e umidiccia, come se centinaia di migliaia di cristalli di rugiada si fossero sostituiti alle molecole d’ossigeno.

“Scott!”

Corri, corri, corri, finché i muscoli delle gambe non ululano dal dolore e i battiti cardiaci ti pulsano nel cervello.

“Scott fermati!”

Questa volta, quando t’immobilizzi, dandogli le spalle sotto la chioma smeraldina di un albero gigantesco, non si tratta d’istinti, però. Perché conosci a memoria ogni sfumatura, ogni vibrazione, ogni più piccola modulazione della voce di Isaac, e sei convinto che anche senza l’udito animalesco che ti ritrovi saresti riuscito a captare quella vena di disperazione che la incrina in quell’istante.

L’aria sussulta dietro di te, quando anche lui si ferma improvvisamente, quasi travolgendoti.

“Scott, voltati.”

E sospiri, perché non vuoi farlo e insieme muori dal desiderio di scorgere ancora quel lampo nei suoi occhi, quello che ancora non sei riuscito a riconoscere.

“Non intendevo dirti quelle cose” sussurri. Sei quasi sicuro di aver percepito la sua risata dolceamara, soffocata nella gola ancor prima di nascere.

“Sì che volevi.”

E a quel punto ti volti, perché i tuoi nervi sono già contratti all’inverosimile e non puoi sopportare di essere l’oggetto degli scherzi di nessuno. Ma quel bagliore negli occhi di Isaac che hai visto prima, quello che ti ha fatto chiedere che cosa fosse in realtà l’amore e riflettere su tutti i suoi casini, quello non c’è più.

Non c’è più perché ora non è semplicemente più un bagliore, è una luce brillante come quella del sole, accecante e stordente come un’esplosione nucleare, sfavillante come le vie di New York di notte. E’ come se tutti i suoi occhi fossero stati inondati da quel lampo sfolgorante, e questa volta sei sicuro che non c’entrino gli istinti da lupo. Perché quelli sono gli occhi di Isaac, l’essere umano, e sono meravigliosi.

“Perché … perché io sto uscendo con Allison per … per far scattare qualcosa in te.”

Il silenzio che segue quelle parole ti stordisce. Poi però riprendi a sorridere, e se negli occhi di Isaac c’è la lucentezza del sole, nel tuo sorriso ci sono le scintille delle stelle.

“Per farmi ingelosire, vuoi dire.”

“Forse …”

“Stai uscendo con Allison per farmi ingelosire?”

“Forse.”

“Cosa diavolo significa forse, Isa—“

“Oh, al diavolo. Sì, okay. Sì.”

E poi state ridendo entrambi, e le labbra di uno reclamano quelle dell’altro quasi come se stessero ripetendo baciami, baciami, baciami, e questa volta agli istinti puoi cedere.












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