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Autore: imsuperwoman    12/07/2014    0 recensioni
"...ma tu non dormi mai?”
“Si.”
“Quando?”
“Di notte(?)”
“Ora è notte..”
“Ma ci sei tu, preferisco parlare con te.”
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-1 Rosso-

Il sangue scorreva nella vasca, non sentivo nessun dolore, nessuna sofferenza. Bagnai con l’acqua fredda i miei polsi lesionati, poi ritornai nel mio letto nel profondo della notte. La notte, la routine era questa: mi alzavo e pensando a tutta la mia vita orribile mi facevo del male per poi fingere che andasse tutto bene il giorno dopo. Non avevo nessuno accanto a me, nessuno mi voleva, nessuno mi salvava. Era un incubo da cui ogni giorno, ogni ora, ogni momento desideravo svegliarmi.
Mia madre e il suo compagno Dean non facevano altro che litigare e a urlare durante il giorno, solo la sera la situazione sembrava calmarsi. Comunque odiavo tutto ciò. Mio padre viveva lontano da noi, ci aveva abbandonate quando avevo solo due anni.
Non ero bella, anche se mia nonna me lo ripeteva sempre “Jane sei bellissima, con quei capelli color oro, gli occhi color caramello e la bocca di rosa.” No, non ero bella, non ero carina, non ero accettabile, ero proprio brutta. Chiunque mi avesse detto il contrario non lo accettavo e credevo che mi stesse prendendo in giro.
Nessun ragazzo mi voleva, nessuno mi guardava, nessuno mi diceva qualcosa di gentile. Purtroppo ero innamorata di uno stronzo, non era mai successo nulla fra noi ma lui ma mi aveva fottuto con i suoi occhi, con le sue buone maniere che servivano solo a copiare i miei compiti fin quando ancora studiavo.
Amavo la notte ma purtroppo la mattina arrivava in fretta.
“Buongiorno pulcino.” Mi disse mia madre.
“Buongiorno” feci un sorriso che scomparve poco dopo e presi una fetta biscottata con la marmellata.
“Siediti a fare colazione con noi.” Dean spuntò alle mie spalle con un giornale in mano.
“No, vado.” Prima di uscire dalla cucina mi fermai. “Dopo scuola torno per prendere la borsa della danza ma non rimango a mangiare.” Non mi diedero neanche conto, poiché stavano già discutendo per quanto zucchero mettere nel caffè. Sospirai e uscì.
Un autobus mi condusse vicino la scuola, ma prima di varcare il cancello andai al tabacchino, comprai un pacco di sigarette e ne accesi una.
 
“Signorina Label.” Sospirò il professore quando mi consegno il test corretto.
Fantastico un’altra insufficienza.
“Dopo le devo parlare.”
Caro prof vada a fanculo. Annuì.
Durante quella lezione parlò tanto, tantissimo ma non riuscì a seguire neanche una parola poiché Derek era davanti a me. Era girato verso il suo amico accanto a me ed io m’immaginavo di baciare le sue labbra, accarezzare la sua pelle, ma non potevo.
Stavo scarabocchiando il quaderno quando a un certo punto Derek e tutta la classe scomparvero.
“Ehi ,addormentata, è suonata.” Urlò un mio compagno ridendo con altri due. Mi alzai e con le cuffie nelle orecchie m’indirizzai verso l’uscita.
“Label, si fermi.” Proseguì ignorando la voce del professore. “Si fermi!”
Tornai a casa, presi il borsone per la danza e uscì senza essere notata dai miei genitori.
 
 
“E un, due e tre… e un, due e tre.” Ripeteva la signora Tatiana, la mia insegnante di danza, battendo le mani a tempo.
Ero distratta e non avevo la forza di impegnarmi, quindi facevo gli esercizi senza regola.
Tatiana si avvicinò: “Jane un, due e tre!” Scossi la testa e ripresi il ritmo.
Quando finì la lezione, mi fermò.
“Jane…cosa ti succede, cara?”
“Nulla…” Sto morendo dentro, ecco, questo mi succede.
“Ti ricordo che fra pochi giorni abbiamo un saggio molto importante, t’impegnerai?”
“Si, certo.”
“Se hai qualche problema, ne possiamo parlare.”
“Non ho nulla, ok?” risposi sgarbatamente e uscì.
 
Tornai a casa e feci una doccia. Stesi molto tempo sotto l’acqua gelida.
Mia madre mi chiamò per la cena più volte, tra una litigata e l’altra con Dean, ma io non avevo fame.
“Ehi, lo so che non sei venuta perché non hai appetito, ma ti ho portato un po’ di pizza, se vuoi, mangia.” Stese un po’ ferma e poi uscì.
Io rimasi nel letto con la coperta sopra la testa.
 
“Hai da accendere?” mi chiese un ragazzo.
Annuì. Ero seduta nella staccionata nel parco vicino la scuola, era molto presto e faceva freddo essendo dicembre.
Il ragazzo mi ritornò l’accendino e sparì in una nube di fumo. Era biondo, era tutto quello che riuscì a scorgere del suo viso. Indossava degli anfibi, un paio di jeans neri e un giubbotto di pelle.
Vidi l’orologio e mi affrettai ad andare verso la scuola.
“Ehi Ja.” Mi fermò Micaela. La conoscevo da molto tempo, si reputava mia amica ma alcune volte non si comportava da tale.
“Mic.” Mi girai verso di lei.
“Oggi hai qualcosa da fare?”
“Oltre la lezione di danza…no, perché?”
“Stasera faccio una festa da me, ho già detto tutto alle altre ragazze, se vuoi venire, mi farebbe molto piacere.”
“Si, piacerebbe anche a me.” In realtà non volevo.
“Bene, allora a stasera.” Baciò la mia guancia e si allontanò con lo zaino in una sola spalla.
M’indirizzai verso l’angolo del cortile, dove c’erano le mie amiche. “Amiche”, diciamo le ragazze che mi sopportavano.
“Jane.” Urlò Deborah, una tipa tutto pepe, riccioluta e snella. Accanto a lei si trovavano Nicole, bionda, alta e con un carattere molto calmo e Holly, un maschiaccio.
“Micaela ti ha detto della festa?” ridacchiò.
“Sì, voi volete andarci?”
“Be’… vediamo cosa combina?” Aveva l’abitudine di sparlare tutti.
Sorrisi e salimmo le scale verso la classe.
Eravamo poggiate sul banco quando Derek arrivò, salutò tutte tranne me. Io non esistevo, ero invisibile.
 
Subito dopo scuola, andai a lezione di danza. Mentre provavo il mio assolo, le gambe non mi tennero più e svenni.
“Jane” urlavano le mie compagne, le sentivo ma non riuscivo ad aprire gli occhi.
“Spostatevi.” Si fece largo Tatiana con una bottiglia di acqua congelata che bagnò il mio viso.
Aprì gli occhi.
“Stai bene Jane?”
Scossi la testa e poggia le mani sul viso.
“Su non ti spaventare è stato solo uno svenimento.” Mi porse la mano.
“Alzati…”
Le gambe continuavano a non rispondere al mio corpo.
“Ti accompagno io a casa.”
“No.” Avrebbe raccontato tutto a mamma, cercai di mantenere la voce calma “Non occorre Tatiana, posso andare da sola.”
Prese la mia borsa e mi portò in macchina.
Arrivammo davanti alla porta di casa.
“Be’ grazie, ci vediamo domani.”
“Vengo con te, saluto i tuoi genitori.”
Cercai di mantenere la calma. Aprì la porta e dentro era tutto buio. Feci un respiro di sollievo.
“Sei fortunata cara.” Rise. “a domani”
Scossi le spalle e feci un cenno con la mano.
Salì di corsa e andai a farmi una doccia poiché avevo ricevuto un messaggio di Nicole che diceva che mi sarebbe venuta a prendere fra dieci minuti.
Arrivammo a casa di Micaela. Dentro c’erano molto fumo e per terra già salatini schiacciati e sui tavoli c’erano alcolici di ogni tipo.
“Ragazze.” Ci abbracciò. “Ce l’avete fatta.”
Sorrisi e poi vidi Derek dietro di lei seduto al tavolo del salotto a bere un drink. 
Deborah ci raggiunse con due bicchieri, ce li diede e ci condusse, dove c’erano gli altri.
Mi sedetti sul divanetto e poi arrivò lui. Cominciò a fare battute e a ridere senza un motivo, tutto ciò lo rendeva terribilmente sexy ma non mi calcolava minimamente. Così mi alzai e andai a fumare una sigaretta fuori.
“Hai da accendere?” Mi voltai e dietro c’era quel ragazzo dell’altra volta.
“Mi sa che sia arrivato il momento in cui tu ti compra un accendino.” Glielo porsi e risi.
Il posto era abbastanza buoi e quindi non lo potei vedere ancora per una volta bene in viso. Accese la fiamma, che fece per un attimo luce e me lo restituì.
“E che bello c’è se non posso scrocchiarlo a te?”
Risi e divenni un po’ rossa ma fortunatamente c’era buio. “Sei della scuola?”
“No.”
“Sei un amico di Micaela?”
“No.”
“Allora cosa ci fai qui?”
“Mi piace imbucarmi alle feste.”
Stesi un attimo zitta, inspirai del fumo e lo gettai fuori. “Figo.”
Cominciavo a sentire freddo. “Io entro, ci vediamo.”
Mi fermò. “Come ti chiami?”
Mi liberai e sistemai la giacca. “Jane.”
“Io sono Niall.”
Sorrisi e andai via.
Appena spuntai nel salotto, Holly mi afferrò per la mano e mi condusse in pista.
“Hai un bel sedere Label.” Sentì la voce di Derek dietro di me.
Mi voltai ed eravamo così vicini che sentivo il suo alito puzzare d’alcool.
“Dovresti vestirti sempre così.”
Mi feci mille film mentali.
1. Non aveva trovato una ragazza.
2. Gli facevo pena.
3. Era troppo ubriaco da rendersi conto che stesse parlando con me.
“Vieni con me?”
Il mio cuore cominciò a battere velocemente. Lui afferrò la mia mano e uscimmo dall’edificio. Barcollava e cercava la chiave del motorino dentro il giubbotto.
“Dove cazzo sono…”
Lo guardavo. Era dannatamente bello, il suo ciuffo gli cadeva sui suoi occhi da un taglio perfetto.
“Ecco!”
Tornai in me stessa.
“Derek non sei troppo ubriaco per guidare.”
Mi guardò. M’innervosì con i suoi occhi fissi su di me.
“No…”
Non volevo andarmene, per una volta che mi aveva notato, non volevo sprecare l’occasione.
Guidò verso la zona malfamata della città, non credevo abitasse lì.
“Aspetta un attimo.”
Si fermò davanti ad un ragazzo, andò dietro un camion e due secondi dopo risalì nella moto.
La mia mente non connetteva, ero immersa nei miei pensieri e nella mia situazione in quel momento: ero abbracciata a lui.
Si fermò nel parco accanto alla scuola, lì c’erano i suoi amici: Michael e Steve.
“Sto tornando.”
Andò dietro un albero e poco dopo sentì un urlo. Si stava drogando. Scesi dal motorino e stavo per andare ma l’amore che provavo per lui non me lo permise. Non me lo sarei mai perdonato se fosse salito in quel motorino in quelle condizioni e avesse avuto un incidente. Lo raggiunsi era sdraiato per terra con gli altri idioti.
“Andiamo, dio, quanto sei imbecille.”
“Ti sei portato la mammina?” dissero.
“Label sparisci.”
“No, non ci credo!” Tossì Steve. “Label..”
“Non c’era proprio un cane in quella festa ma Label no.” Rise Michael.
“Volevo farmi Micaela, ma shh.” Cercò di sussurrare Derek.
Avevo le lacrime agli occhi. Lo afferrai per un braccio e lo trascinai, ignorando le altre parole di quelli.
“Dove mi porti, non m’interessi.”
Sospirai e trattenni le lacrime.
“Ascoltami.” Mi fermai in mezzo alla strada e lo fissai negli occhi. “Sei una merda ma non posso lasciarti in giro così sballato.” Respirai un attimo. “Io non sono una stronza.”
E continuai per casa mia. Inserì la chiave nella serratura, feci attenzione che nessuno fosse sveglio, feci salire Derek, aprì il letto sotto il mio e lo feci sdraiare.
“Label…” Tirò la mia mano. “grazie.” Urlava e non riusciva a tenere gli occhi aperti.
“Tanto domani non ti ricorderai niente.”
Si addormentò ma per me fu difficile farlo, poiché avevo il ragazzo che mi piaceva da secoli accanto a me.

 
  
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