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Autore: lyssa    12/07/2014    1 recensioni
Non appartiene a quel posto. Nell’osservarlo, lo sguardo cristallino della principessa si fa appena più triste: Shireen sa cosa significa essere relegati e costretti in un luogo che non si sente come proprio. Vorrebbe avvicinarsi e parlargli ma, ogni volta che prova a instaurare un qualche tipo di conversazione, Rickon le rivolge un’occhiataccia e si volta dalla parte opposta. Se Shireen rimane in silenzio non è per una qualche forma di timore, ma perché parlare con una persona che non è disponibile al dialogo è una cosa sciocca.
[rickon/shireen, what if?, future fic]
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rickon Stark, Shireen Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Raccontami degli unicorni
Genere: Slice of life, Generale
Rating: Verde
Conteggio Parole: 687
Avvertimenti: Future fic
Riassunto: Non appartiene a quel posto. Nell’osservarlo, lo sguardo cristallino della principessa si fa appena più triste: Shireen sa cosa significa essere relegati e costretti in un luogo che non si sente come proprio. Vorrebbe avvicinarsi e parlargli ma, ogni volta che prova a instaurare un qualche tipo di conversazione, Rickon le rivolge un’occhiataccia e si volta dalla parte opposta. Se Shireen rimane in silenzio non è per una qualche forma di timore, ma perché parlare con una persona che non è disponibile al dialogo è una cosa sciocca. 
Note: Scritta per un prompt per LDF su LJ! Una cosina molto veloce e senza troppe pretese.







Rickon adesso indossa farsetti ricamati e i capelli corti sono, se non ordinati, per lo meno puliti, eppure continua a portarsi dietro l’aria selvaggia di quel Nord di cui Shireen ha letto solo nei libri.

Non appartiene a quel posto. Nell’osservarlo, lo sguardo cristallino della principessa si fa appena più triste: Shireen sa cosa significa essere relegati e costretti in un luogo che non si sente come proprio. Vorrebbe avvicinarsi e parlargli ma, ogni volta che prova a instaurare un qualche tipo di conversazione, Rickon le rivolge un’occhiataccia e si volta dalla parte opposta. Se Shireen rimane in silenzio non è per una qualche forma di timore, ma perché parlare con una persona che non è disponibile al dialogo è una cosa sciocca. Non si può costringere qualcuno a fare amicizia.

Tuttavia non desiste. Prova ogni giorno, piena di quella convinzione che ha ereditato dal padre e ogni giorno Rickon ignora i suoi approcci.

« È vero che a Skagos vivono gli unicorni? »

La voce morbida si spegne nell’aria, senza ricevere risposta alcuna. “Va bene” si ripete Shireen, Rickon parlerà quando è pronto e non è assolutamente un problema, perché dopotutto non hanno molto altro da fare oltre ad attendere la fine della guerra. Sebbene non sia arrabbiata con lo Stark, un flebile sussurro fuoriesce dalle labbra rosee nell’afferrare il libro più vicino. Ha letto tutto ciò in suo possesso: l’unica cosa che Shireen vuole è sentire qualche nuova storia, chiudere gli occhi e lasciare che la voce di Rickon dipinga luoghi selvaggi che non potrà mai visitare, guidandola in un mondo nuovo.

Non fa in tempo a sfiorare il dorso di uno dei tanti tomi di storia che qualcosa di morbido si strofina sul suo braccio. Trattiene a stretto un urletto sorpreso Shireen, ma la sua espressione si fa più tranquilla quando realizza che si tratta di Cagnaccio e un sorriso genuino le si dipinge sul volto. Il metalupo non le fa paura. L’animale appare sempre tranquillo in sua compagnia e, in ogni caso, se avesse voluto farle del male lo avrebbe già fatto da tempo. Non c’è nulla da temere.

Il manto del lupo è morbido e folto sotto le sue dita: Shireen abbandona completamente il libro e rivolge la sua totale attenzione a Cagnaccio. Rickon li osserva da qualche metro di distanza, le labbra appena socchiuse. Quando incontra lo sguardo della principessa fa una smorfia, ma decide di avvicinarsi ugualmente a loro.

« Sì. Li ho visti. » Shireen lo guarda, più interessata al fatto che l’altro abbia parlato piuttosto che alla risposta in sé e si ritrova incapace di nascondere un sorriso soddisfatto.

« E come sono? »

« Grossi. Con un corno. » Fa spallucce, passandosi distrattamente una mano tra i capelli. « Una volta io e Cagnaccio ne abbiamo ucciso uno. » Per la prima volta da quando lo conosce, Rickon sorride. « Ma non è una storia adatta a una principessina come te. » Le ultime parole sono sputate con un tono chiaramente denigratorio, ma Shireen decide di non farci caso. Un giorno forse riuscirà a capire il motivo del suo astio, un giorno forse Rickon si aprirà completamente a lei. Forse potranno confidarsi a vicenda, pensa, in un istantaneo moto di ottimismo.

« Per favore, parlarmene. » Shireen non è veramente consapevole di aver allungato una mano su quella dell’altro. Se ne rende conto solo quando il contatto diventa reale: sfiora la pelle calda con la punta dei polpastrelli e sotto il suo tocco, Rickon sussulta e si irrigidisce. La mano morbida della principessa si ritrae allora in un gesto istintivo, come se la pelle dell’altro fosse incandescente.

Gli occhi chiari di Rickon la fissano e nonostante Shireen non riesca a leggere quello che vi è dietro (Fastidio? Stupore? Entrambi?) sente di doversi scusare. Le parole prendono forma nella sua mente, fremono lì sulla punta della lingua, ma Rickon le sorride e per un istante solamente, effimero quanto un battito di ciglia, la principessa non capisce più niente e le parole le muoiono in gola.

Quando l’altro inizia a raccontare, tutto ciò che Shireen riesce a dire è un flebile “grazie” sussurrato sotto voce. 
 
   
 
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