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Autore: shadowofthemoon    13/07/2014    5 recensioni
La storia è il seguito della mia precedente "Per Sherlock Holmes Lei è sempre La Donna".
"Quando Sherlock, in quel piovoso pomeriggio londinese, aveva chiuso il famoso cellulare di Irene Adler in un cassetto, credeva fermamente che non l’avrebbe mai più rivista..."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I
 
 
Quando Sherlock, in quel piovoso pomeriggio londinese, aveva chiuso il famoso cellulare di Irene Adler in un cassetto, credeva fermamente che non l’avrebbe mai più rivista.
Non che non tornasse mai a Lei col pensiero. Ma non pensava mai di rivederla. Per come erano fatti entrambi pensieri del genere erano non solo insensati, ma anche ridicoli. La ricordava, a volte. Non poteva dimenticare quella donna. LA Donna. E nonostante le altre presenze femminili  della sua vita, Lei restava un caso a parte.  Spesso entrava di prepotenza nella sua mente, nel suo mind palace, come aveva fatto quella volta in cui l’aveva trovata a sorpresa addormenta nel suo letto. A volte la vedeva come il giorno del loro primo incontro. Nuda. Ma cercava di non chiedersi il perché. Qualche volta gli tornava in mente quello che era successo tra loro quando l’aveva salvata, ma allontanava immediatamente il pensiero. Lo turbava, e questo non poteva assolutamente permetterselo.
Eppure quando pensava che non si sarebbero mai più rivisti si sbagliava.
 
Era un periodo morto, quello. John era spesso fuori per lavoro, e usciva la sera di frequente. I casi interessanti scarseggiavano. Erano da poco tornati da Baskerville. L’ultimo caso degno di nota. A parte un tentativo di hacking sul sito di John e un curioso video girato in casa loro da uno sconosciuto ( probabilmente Moriarty, ma non era nulla di inaspettato per lui) non era avvenuto nulla di che. Sherlock non sapeva più cosa inventare per distrarre la propria mente. Certe giornate erano insopportabilmente tediose. Gli sembrava di impazzire. E come se non bastasse gli era anche proibito di fumare. C’erano giorni in cui resistere era quasi impossibile. Periodi come quelli erano pericolosi. Da ragazzo in periodi come quelli, indulgeva in comportamenti autodistruttivi. Aveva fatto di tutto per tenere lontano la noia e la disperazione che questa gli causava. Ma quei tempi erano passati, per ora almeno, aveva deciso da tempo di lasciare quelle abitudini, che non erano adatte ad un genio come lui. E poi non avrebbe potuto fare questo a John. Ma nonostante ciò resistere era davvero dura.
Aveva chiesto anche l’aiuto di John e Mrs. Hudson per smettere nuovamente di fumare. Ma già se ne era pentito.
A volte, in realtà spesso, sperava che Moriarty tornasse presto a farsi vedere, piuttosto che morire di noia in casa, avrebbe almeno avuto un avversario con cui confrontarsi, uno degno di nota.
Anche quella notte John non c’era. Non aveva parlato con anima viva per ore. Si era gettato sul letto stremato dalla noia, al buio. Doveva essere immobile da qualche ora quando avvertì un rumore. Era un rumore proveniente dalla piccola finestra nella sua stanza, che aveva lasciato socchiusa. Qualcuno stava cercando di introdursi in casa. Si trattava decisamente di una donna, o di un bambino. E c’era solo una donna capace di introdursi nella sua stanza, l’unica che lo aveva già fatto due volte. Riconobbe immediatamente il suo profumo. Che diavolo poteva volere? Cosa cercava ancora da lui? E soprattutto, non avrebbe dovuto stare alla larga da Londra?
Finse di dormire. Per fortuna quella sera si era messo a letto vestito.
Senti i passi di Lei girare intorno al letto, per poi fermarsi. Restò qualche minuto immobile, come se lo stesse studiando.
Sentì che lasciava cadere a terra i vestiti. Trattene il respiro. Il suo corpo stava reagendo in modo involontario. Odiava quelle reazioni che non riusciva a controllare, che troppo spesso erano avvenute in sua presenza.
Doveva alzarsi? Farle capire che era sveglio? O lasciarla fare, vedere cosa diavolo avesse in mente? Non riuscì a decidersi e restò immobile.
Intanto Irene si era praticamente infilata al suo fianco. Maledisse se stesso. Non aveva ancora imparato niente su di Lei? Al diavolo.
Quando sentì il tocco del corpo della Donna sul suo, ebbe un sussulto. Ricordò le sensazioni che lei gli provocava, sensazioni che cercava sempre di combattere. Quell’insolito calore si diffuse di nuovo nel suo petto. Tentò disperatamente di respirare normalmente, ma il profumo di lei lo avvolgeva completamente.
Per un attimo perse completamente la lucidità, sentì il proprio battito accelerare.
Mentre cercava di gestire le proprie reazioni, Lei disse “Stia tranquillo Mr. Holmes. Non cercherò di abusare di lei, non c’è bisogno che finga di dormire.”
“ Lei non dovrebbe essere qui, Miss Adler.” le rispose, cercando di mantenere il tono più indifferente possibile.
“ A Londra o nel suo letto?” rispose ridendo.
“Entrambe le cose.”
“ Le spiegherò tutto più tardi, ora vorrei solo riposare un po’ se per lei non è un problema.” Disse, stringendosi maggiormente a lui.
“ Per questo hanno inventato gli alberghi.” Rispose con un sospiro.
Sherlock sentì due impulsi fortissimi ed opposti. Da una parte voleva allontanarla da sé, divincolandosi dal suo abbraccio. Ma una parte di sé sentiva il desiderio di stringere il corpo di Lei al proprio. Non fece nessuna delle due cose. Restò semplicemente immobile. Gli sembrò la mossa migliore.
Nel frattempo il respiro di Lei si fece più regolare e profondo. Si era addormentata.
Ma dannazione. Per cosa l’aveva preso?  
La Donna dormiva ormai profondamente, mentre lui cercava di decidere come comportarsi. Che diavolo ci faceva Lei lì? Non era stato chiaro quando le aveva detto che se ne sarebbe dovuta rimare nascosta, in Canada, per lungo tempo? Che essere umano impossibile! Anche se probabilmente era abbastanza prevedibile che avrebbe fatto di testa sua, ignorando totalmente le sue istruzioni. Figuriamoci. Dopo il primo attimo di smarrimento, si tranquillizzò e tornò padrone di se stesso.
Non dormì affatto quella notte. Dopo un po’ si abituò alla presenza invadente nel suo letto, ed aveva ricominciato a pensare come suo solito, perdendosi nei  ragionamenti. Avrebbe dovuto immaginarlo che La Donna si sarebbe fatta viva nuovamente.
Aveva anche perso la cognizione del tempo, ma doveva essere quasi l’alba, dai rumori che provenivano dall’esterno e dalla luce che filtrava dalla finestra.
Dovevano essere le cinque del mattino quando Lei si svegliò. Invece di allontanarsi da lui, si strinse maggiormente a lui, strofinando il viso contro la sua camicia.
Questo movimento lo fece irrigidire velocemente, mentre cercava di contrastare le proprie reazioni incontrollate. A quel punto si divincolò dalla stretta, cercando di restare il più impassibile possibile. Non poteva mostrarsi vulnerabile di fronte a quella donna. Non si fidava di Lei. Non voleva farlo.
Si mise a sedere sul letto, cercando di mettere un po’ di spazio tra i loro corpi.
“ Allora Miss Adler?”
Anche Lei si alzò leggermente dalla posizione supina , stropicciandosi leggermente gli occhi.
“ Certe volte è davvero noioso.” Sembrava una bambina a cui avevano appena tolto un giocattolo. “ Semplicemente passavo da queste parte e mi è venuta voglia di passare a farle un saluto.”
“ Peccato che lei non dovrebbe nemmeno trovarsi in questo continente.” Si alzò in piedi  restando però immobile vicino al letto. Non capiva perché ma era infastidito. Non capiva se fosse per il fatto che avesse mandato a monte tutta la copertura da lui escogitata, o per il fatto che questo comportasse un rischio per la sua vita.
“Evidentemente il desiderio di non abbandonare certi affari ed abitudini per lei sono più importanti della sua stessa vita. In questo caso, io non posso esserle più di nessun aiuto.” Cerco di trattenere la stizza che sentiva crescere nella propria voce. Non erano passati che pochi mesi. Nonostante il fatto che tutti la credessero morta quella era di sicuro una mossa avventata. Era questo che lo infastidiva tanto? Che lei fosse in pericolo? O che avesse rovinato il piano da lui così ben congeniato?
“Su, non se la prenda Mr. Holmes. Non potevo starmene relegata in una città così piccola per sempre.”
“Non me la prendo minimamente.” Rispose cercando di ostentare distacco.
Parlavano ancora al buio, che lo proteggeva ma che gli impediva di leggerLa e di trarne qualche deduzione.
“E comunque non sono certo tornata alla vita di prima. Ho solo scelto un modo di vivere più adatto a me, rispetto alla carriera di segretaria o di maestra d’asilo.”
In quel momento Lei accese la luce vicina al letto. Sherlock la vide seduta sul letto, con le gambe piegate da un lato, aveva indosso una leggera sottoveste di seta verde leggermente trasparente, dalla quale si intravedeva la lingerie di pizzo.
Anche se l’aveva vista nuda più volte ancora non riusciva a gestire le proprie reazioni e istintivamente distolse lo sguardo dal suo corpo, voltando le spalle al letto.
“Non volevo metterla in imbarazzo, Mr. Holmes. Pensavo che ormai ci fosse una certa familiarità tra noi.” Gli disse. Evidentemente aveva notato la sua reazione.
Sherlock non rispose. Non aveva senso negare, né voleva entrare in una discussione tanto stupida. Si girò nuovamente verso di Lei, stavolta per cercare di capire qualcosa, di dedurre qualcosa. Ma come la prima volta che si erano incontrati, faceva fatica a leggerla.
Aveva tagliato un po’ i capelli, ma il colore era sempre lo stesso. La lingerie che aveva indosso era di ottima fattura, elegante e raffinata.
“ Vedo che ha abbandonato subito il basso profilo. E i suoi abiti mi sembrano di fattura europea.”
“Oh, una vita dimessa non fa proprio per me. Ma non si preoccupi non sono tornata alle vecchie abitudini, ho solo sfruttato una delle mie tante abilità.”
“ La mistificazione?” rispose, accentuando volutamente il sarcasmo.
“ Si, potrebbe anche vederla in questo modo. Comunque non resterò a Londra a lungo. Gli impegni mi porteranno altrove.”
“ Se si aspetta che io le chieda qualcosa sulla sua nuova vita si sbaglia. Non credo ad una sola parola che esce dalle sue labbra.” L’ultima frase era la verità. Lottava con se stesso da tempo per non crederle mai. Qualsiasi cosa dicesse.
“ Beh può verificare se lo crede opportuno. Non ho cambiato nome. Ho ancora quello che lei ha scelto per me. Ho solo apportato qualche modifica al suo piano, rendendolo più adatto a me. Ma non sono più una dominatrice. Non potrei più avere protezione ora. Ho aperto un negozio di moda in Canada e poi mi sono creata una nuova carriera.Sono un’artista ora.”
“ Beh potrebbe benissimo fare l’attrice, glielo concedo.”
“ Si recito, ma principalmente sono una cantante. Niente di troppo in vista, stia tranquillo. Con la mia abilità con gli uomini trovare dei sostenitori non è stato difficile. Un mio spettacolo è in scena in un piccolo teatro appena fuori Londra.” Continuò con tono tranquillo.” Non avrei motivo per ingannarla, sono qui per invitarla al mio spettacolo di domani.”
“ Cosa le fa pensare che io possa essere interessato a vedere un suo spettacolo?”
Lei non rispose, limitandosi a sorridere.
A quel punto Sherlock non capiva perché ma si sentiva più calmo. Si lasciò cadere seduto sul letto, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
Sentì che gli si faceva più vicina, sedendogli accanto.
“ Ho letto i vostri ultimi casi sul blog di John! L’ultimo era così divertente! Deve essere stato terrificante vagare di notte per la brughiera. Come in un romanzo gotico!” riprese Lei con tono entusiasta.
In quel momento Sherlock avvertì i rumori che annunciavano il ritorno a casa di John. Si alzò in piedi e andò verso la porta della propria camera “ Aspetti qui. “
Uscì dalla stanza e si diresse dritto in salotto, proprio nell’istante in cui rientrava John.
“ Sherlock, ti ho svegliato?” gli chiese immediatamente.
“ No.” Rispose. Gli era andato incontro istintivamente, nella speranza che non si accorgesse della presenza della Donna nella propria stanza.
“ Ma hai almeno dormito? Per l’amor di Dio! Non puoi fare sempre così, devi dormire! Finirai con l’ammalarti.”
“ Stavo giusto andando ora, volevo solo farmi un tè.” Disse dirigendosi verso la cucina.
“ Ok. Io vado subito a letto, Sherlock. Non ce la faccio proprio più a stare in piedi. Buonanotte. Mi raccomando, cerca di dormire un po’.” disse, andando verso le scale che conducevano alla propria stanza.
“ Buonanotte.” Gli rispose.
Il tè lo preparò sul serio. Mentre aspettava che l’acqua diventasse bollente, cercò di comprendere perché permetteva ancora a quella Donna di comportarsi in quel modo con lui. Di andare e venire a suo piacimento, di tentare di manipolarlo come e quando voleva. La noia lo metteva in una situazione ancora più rischiosa.
Gli sembrava che Lei avesse su di lui l’effetto di una droga. Una di quelle di cui aveva abusato in gioventù. Era come una droga, dalla quale non vuoi dipendere, ma alla quale lasci potere, pur sapendo che ti porterà solo guai. Evidentemente la sua tendenza autodistruttiva non era ancora sparita del tutto.
Quando rientrò in camera, con due tazze di tè in mano, la trovò vuota. La Donna era sparita. Andata così come era venuta, in un attimo, come una folata di vento. Sul letto c’era un biglietto per lo spettacolo.
Sedette sul letto con un sospiro, tenendo ancora le due tazze di tè in mano. Ora doveva solo decidere se andare allo spettacolo o no.
 
  
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