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Autore: _Sherazade_    13/07/2014    3 recensioni
Ayla, Ragazza come tante.
A diciotto anni si ritrova orfana, ma con grandi sacrifici e con l'aiuto degli amici riesce a non abbattersi e a sopravvivere in una qualche maniera.
Dopo qualche anno la vita sembra essere tornata tranquilla, ma Ayla non sa la triste verità: sta per morire.
È qui che entra in campo Apodis, un demone della morte.
Il suo lavoro è quello di aiutare le anime degli uomini a trovare la strada per l'altro mondo e impedire che gli spiriti malvagi se ne impadroniscano.
Il suo ultimo incarico è proprio Ayla.
Apodis si troverà di fronte a una scelta: seguire il proprio lavoro e prendere l'anima di Ayla, oppure dare retta al proprio istinto e lasciare libera la giovane.
Una semplice scelta che cambierà le loro vite.
Scritto nel 2009, rielaborato nel 2014.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iris - custode dei mondi'
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- Capitolo Primo -



L’ufficio era vuoto quando Apodis entrò.
Sulla sua scrivania c’era il documento da compilare. Ancora una volta era riuscito a portare a termine l’incarico senza dover impiegare troppo tempo.
Non era da molto che era diventato un demone della morte, solo un secolo, giorno più, giorno meno. Si era già distinto fra i suoi colleghi per efficienza e nel giro di poco aveva portato a termine oltre mille missioni.
Era relativamente giovane, aveva solo millecentocinquanta anni. Solitamente per diventare demoni della morte, oltre che distinguersi nella comunità, bisognava essere molto più anziani, e avere maturato una maggiore esperienza.
Ora lavorava nella provincia di Bergamo, si era ambientato abbastanza in fretta, nonostante il fatto che precedentemente coprisse un’area molto più vasta, tuttavia era di una piccola zona che aveva bisogno. Il lavoro era comunque molto impegnativo, tuttavia molto meno stressante del precedente.
I demoni della morte svolgevano un lavoro della massima importanza, per questo era un lavoro pesante e concesso solo ai migliori. Il loro compito era quello di accompagnare le anime dei mortali verso il varco della vita ultraterrena. Questo li avrebbe condotti vero la loro destinazione finale, il Paradiso, o in una dimensione di passaggio, dove le anime avrebbero atteso di reincarnarsi, per poter tentare ancora di accedere al piano di purificazione.
Apodis era orgoglioso del suo lavoro, sapeva bene quanto il suo ruolo fosse importante. Le anime dei mortali erano fragili una volta lasciati i loro corpi e potevano perdersi molto facilmente, o peggio, essere catturate da spiriti malvagi;il compito dei demoni della morte era proprio quello di protegger queste anime, di difenderle a qualunque costo.
Una delle parti certamente più ingrate dell’essere demone della morte era il dover prendere le anime dei bambini.
Apodis aveva detestato quella parte del suo addestramento, tutti devono passarci, e non devono farsi intenerire. Essere demoni della morte richiedeva un certo distacco dagli altri, e non c’era spazio per tenerezze o altro. La sola consolazione in tutto questo era quella di sapere che tutte quelle anime, comprese le più fragili e piccole, sarebbero finite in un posto migliore, privo di pericoli o sofferenze.
Ora Apodis si occupava del secondo settore, il primo era appunto quello dei bambini, che partiva appunto dai bambini in fasce fino al compimento del quindicesimo anno. Il secondo, il suo, prendeva i ragazzi di sedici anni, fino agli adulti sulla quarantina.
“Per fortuna che non devo più farlo” pensava ogni tanto quando vedeva i colleghi del primo reparto.
Oltre al lavoro Apodis non aveva altro, si faceva voler bene, ma rimaneva sempre troppo sulle sue. Ael, il suo migliore amico, lo definiva un brontolone, un pignolo e un rompiscatole, ma dal cuore d’oro, lato che non mostrava sempre.
Ael e Apodis non si somigliavano molto, sia fisicamente che caratterialmente, e per questo molti si chiedevano come potessero essere tanto amici. La verità era che nessuno conosceva i due demoni veramente, nel profondo.
Apodis si mise alla scrivania cominciando a compilare il documento, ma non passò molto tempo che nel piccolo ufficio entrò Elar, un suo collega.
- Hey, ciao. Com’è andato l’incarico? Hai avuto problemi? – chiese il demone biondo.
- No, tutto ok. Stavo giusto compilando il modulo. A te invece come è andata? – ogni incarico doveva essere registrato. I demoni avevano costruito, nel corso dei secoli una vera società, molto ben organizzata.
Per meglio mescolarsi agli uomini i demoni li avevano studiati per secoli, capendo qual’era il modo migliore per stare loro vicini, senza però dover necessariamente svelare la propria identità. La maggior parte dei demoni sperava che un giorno tutto potesse tornare come in antichità, dove uomini e creature magiche convivevano insieme e in armonia.
Come detto prima i demoni si erano mescolati fra gli uomini, strutturando i loro lavori in maniera simile a quella umana, celando però quali che fossero i loro reali ruoli. Apparentemente svolgevano lavori di amministrazione, affittavano gli uffici, o li comperavano, e da lì svolgevano i loro lavori.
Ognuno di loro aveva un ruolo ben preciso, e ogni categoria aveva le sue specialità che potremmo definire innate. Queste si rivelavano ad un certo punto della loro vita.
I demoni della morte ad esempio potevano teletrasportarsi per seguire meglio i loro protetti, i demoni della guardia invece, il cui compito era quello di aiutare le creature magiche in difficoltà ed evitare che cadessero nelle mani sbagliate, potevano manipolare il tempo per brevissimi istanti; alcuni demoni potevano mutare forma, ad esempio  i demoni vedetta, meglio noti come demoni drago, potevano trasformarsi in quelle creature tanto affascinanti quanto pericolose…
Insomma, ognuno si dava da fare nel suo piccolo per la comunità.
In antichità gli uomini e tutte quelle creature che si crede facciano parte solo dell’immaginario collettivo, vivevano insieme in armonia, poi qualcosa era cambiato; così demoni, fate, elfi e tutti gli altri dovettero nascondersi all’occhio umano senza però smettere di sperare.
Era ancora troppo presto, e lo sapevano, ma un giorno le cose sarebbero cambiate. Barock, il saggio re dei demoni, aveva notato dei piccoli cambiamenti nell’uomo, e questo lo portava a sperare in bene. Esisteva un gruppo di demoni, non molto grande, che avrebbe voluto sottomettere l’uomo, e prendere il comando con la forza, ma per fortuna Barock riusciva a tenerli a bada.
Non esistevano particolari regole o codici di comportamento, ma solo una in particolare era da tenere a mente, e da non violare: nessuno avrebbe mai dovuto rivelare la sua vera natura ad un essere umano. Pena la morte.
Molti purtroppo perdettero la vita a causa di quella orribile legge, creata per difendere entrambe le parti. Uno degli ultimi a trasgredire fu Ael, il quale venne miracolosamente graziato.
Si era innamorato di una ragazza umana che lo aveva aiutato dopo che aveva avuto un piccolo incidente di volo. Grazie ad Apodis, e a un piccolo aiuto “divino”, i due innamorati vennero lasciati liberi, e la ragazza venne trasformata in demone. Anche se non era di sangue puro, le venne comunque concesso di vivere.
Inizialmente Apodis era contrario, e aveva cercato di dividere la coppia, ma vedendo l’amico tanto determinato e innamorato cercò di conoscere la ragazza. E capì. Instaurarono una bella amicizia, che oramai durava da oltre ottocento anni.
La coppia venne allontanata dalla comunità, esiliata, perché comunque era stata infranta le regola più sacra dei demoni e agli occhi della maggior parte della comunità non poteva essere perdonata questa cosa. Apodis, che era l’unico a sapere dove vivevano, di tanto in tanto passava a trovarli.
Aldilà di tutto per lui l’amicizia era sacra, più di qualsiasi veto importo dalla corte dei demoni. Così veniva chiamata la comunità intera dei demoni riunita sotto il re Barock.
 
Elar finì di compilare il suo modulo e lo lasciò sulla scrivania del loro capo, Alan.
Elar era un demone non molto più vecchio di Apodis, leggermente più basso, alto circa un metro e settanta, contro il metro e ottantacinque dell’amico. Biondo, occhi verdi, carnagione non troppo chiara, e non molto muscoloso. Riscuoteva un discreto successo tra le donne, ma la situazione di single gli si addiceva molto di più.
Anche Apodis era decisamente un bel demone, capelli scuri, un nero cobalto, che al sole diventavano blu, gli occhi color del ghiaccio e, una bella struttura fisica muscolosa,non eccessiva. Il carattere di Apodis alcuni lo avrebbero definito chiuso,non era tipo da uscire spesso e fare baldoria, ma aldilà di questo aveva una gentilezza che in pochi avrebbero potuto mai immaginare. Il suo alone di mistero attraeva molto il genere femminile, ma a lui questo non importava molto. Non certo perché sperava così di diventare ancora più appetibile, semplicemente non si era mai innamorato in vita sua. Diceva sempre ad Ael: “Mi innamorerò quando vedrò un ippopotamo e un coccodrillo prendere insieme il tè, e in abiti ottocenteschi”.
Ael, nonostante conoscesse molto bene questa battuta, ogni volta scoppiava in una fragorosa risata, mentre Amber, la moglie di Ael, lo sgridava. Voleva che anche lui fosse felice, e che non si chiudesse all’amore. Era una ragazza molto romantica, ed indubbiamente molto innamorata del suo Ael. Erano passati più di ottocento anni e stavano ancora insieme, si amavano come il primo giorno. “Questo è amore” pensava Apodis ogni volta che li vedeva insieme, chiedendosi se mai anche lui l’avrebbe provato. Vedendo però come andavano le cose ne dubitava e si accontentava di vivere la sua vita così  come andava.
 
Alan entrò nell’ufficio, e trovandovi i due ragazzi chiese loro dei rispettivi incarichi. Apodis consegnò subito il suo modulo appena finito di compilare, mentre Elar gli indicò la scrivania.
Alan era il fratello maggiore di Elar; erano molto simili fisicamente, mentre caratterialmente erano l’esatto contrario, mentre Elar aveva un carattere allegro, dinamico e spensierato, Alan era un po’ più chiuso, riflessivo e riservato.
Alan si occupava del lato amministrativo essendo a capo di quel distretto, raccoglieva i dati, smistava fra i  demoni i  vari incarichi, si preoccupava di tenere  informati i superiori e si occupava di ogni singolo aspetto del loro lavoro. Dopo una brevissima esperienza nel reparto infantile capì che  non sarebbe mai riuscito a sopportare quel lavoro, perché come Apodis aveva il cuore tenero. Amava molto i bambini, e doverli “strappare” alla vita lo straziava. Essendo anche padre rivedeva in quei piccoli i suoi stessi figli. Era tuttavia un predestinato nel campo dei demoni della morte, per questo lo spostarono, dandogli un incarico di tipo amministrativo.
 
Nel mondo dei demoni non esistevano dei grossi misteri, ma uno in particolare aveva sempre dato adito a voci, dicerie e piccole leggende metropolitane.
Nessuno sapeva come Barock venisse a conoscenza dei nomi degli uomini da tenere d’occhio, quelli affidati ai demoni della morte. Era Barock infatti  a dare le direttive a tutti i demoni del mondo. Nessuno tuttavia sapeva come lui lo scoprisse, se usasse qualche amuleto, o se era qualcun altro dall’alto ad avvisarlo. Lui faceva da tramite e dava le direttive a tutti gli altri demoni.
 
- Ragazzi, ho i nuovi incarichi, come sempre avete un mese. Mi raccomando, agite con prudenza, ultimamente gli spiriti sono parecchio inquieti, e molti agenti sono stati aggrediti.
Che spiriti e demoni litigassero fra loro non era una novità, ma questo accadeva solo nelle fasi di recupero delle anime. Il fatto che gli spiriti fossero tanto inquieti da attaccare senza che un’anima venga contesa dava di che pensare.
 
Si vociferava che Ivor, uno dei maggiori sostenitori del gruppo “anti-umani”, fosse riuscito a tirare dalla sua molti spiriti e che volesse detronizzare ed eliminare Barock. Molti dubitavano, sia perché non è così facile uccidere i demoni, sia perché le guardie del re erano molto ben preparate e disposte a tutto per il sovrano.
 
Apodis prese la cartelletta che Alan gli stava porgendo, la aprì e ne esaminò il contenuto.
“Ventuno anni, troppo giovane” pensò leggendo i dati della ragazza. Non si poteva dire che la ragazza fosse bellissima, ma rimase catturato dallo sguardo. Non aveva niente di particolare, ma quegli occhi color nocciola lo colpirono. Una strana sensazione lo prese allo stomaco, ma non gli diede molta importanza. Non aveva ancora pranzato, così pensò si trattasse di fame.
- Tutto bene amico? – gli chiese Elar scuotendolo dai suoi pensieri.
- No, niente. Ho solo un po’ di fame, tutto qua. – lo tranquillizzò Apodis.
- Avevi un’espressione strana. Non è che la conosci per caso? – chiese sorridendo.
- No, non la conosco. Mi spiace solo per lei. È molto giovane. – leggendo ancora la cartella scoprì che aveva perso i genitori e il fratello tre anni prima, a causa di un incidente stradale. Anche Elar lesse il documento e cambiò espressione dopo poco.
- Io c’ero. Ho visto questa ragazza tre anni fa. Io ero uno degli agenti sul campo quella sera. E ho accompagnato la famiglia dall’altra parte. Ha sofferto molto poverina, non so come stia ora, ma all’epoca dei fatti era a pezzi. – ne avevano visti molti di casi simili, e ogni volta stavano male a pensarci. Il loro lavoro era importante, ma sapere quello che si lasciavano dietro ogni volta li straziava. Un unico desiderio viene concesso alle anime: poter dare un ultimo saluto ai propri cari, senza però poter entrare in contatto con loro.
- Ragazzi, fa parte del nostro lavoro, lo sapete. Coraggio, dall’altra parte staranno meglio. – disse Alan ai due demoni.
Elar sospirò, - Va bene. Su andiamo, abbiamo un mese davanti a noi. Non abbiamo altri incarichi? – potevano avere più di un incarico alla volta. Questo a volte riusciva a farli sentire meno in colpa, spesso capitava che i demoni si affezionassero un po’ ai protetti, dato che vegliavano su di loro tutto il giorno. Entravano silenziosamente nelle loro vite senza che questi lo sapessero.
Alan scosse la testa e prese la giacca per uscire con loro.
- Che ne dite di fermarci al bar dell’angolo? Ho un certo languorino! – disse Elar sorridendo.
 
“La prossima sei tu, Ayla Eyre” pensò Apodis dando un’ultima occhiata alla cartella prima di chiuderla. “Mi dispiace”
Prese la giacca e assieme agli altri due uscì.



 
L'angolo di Cendri/Shera ^_^

Salve a tutti, sebbene avessi già pubblicato in passato questo racconto, ho deciso di cancellarlo e di ri-pubblicarlo.
Per quale ragione? Semplice: la prima versione faceva schifo O_O.

Questa è la versione rivista e corretta, anche se son certa che abbia comunque altre cose da rivedere.
Spero che ancora word non mi abbia fatto lo scherzo di sostituirmi gli apostrofi con gli accenti T_T, è una vera seccatura pubblicare racconti non del tutto corretti.

Di sicuro ci sarà ancora molto da rivedere, però intanto ecco questa nuova versione; un filino più lunga, e secondo me meglio descritta XD. "Chi si loda si imbroda", lo so, però è vero.
Rispetto alla prima versione ritengo di aver aggiunto il necessario per rendere la storia più fluente e completa.

Spero che vi piaccia.
Ogni commento è ben accetto, sia di critica che altro ;)

 
  
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