Anime & Manga > Naruto
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Autore: Tomoko_chan    13/07/2014    9 recensioni
Hinata, ormai cresciuta, decide di prendere in mano la sua vita e di lottare per ciò che vuole. Finalmente, otterrà l'amore di Naruto, ma a quale prezzo? La storia di un primo amore morboso e possessivo, di una cattiveria capace di insidiarsi anche nel cuore più puro, di un Sasuke che si fa prima Diavolo tentatore e poi Angelo Salvatore, di un'anima afflitta dalla crudeltà del mondo e da un'umanità sporca e diabolica. L'animo puro di Hinata rimarrà tale dopo l'Apocalisse?
I nostri occhi – così diametralmente opposti – erano capaci di entrare dentro l’anima dell’altro, di carpirlo affondo, di scoprire la sua essenza ed era evidente quanto la mia, sempre nascosta, diventasse sempre più simile alla sua – cattiva.
[NaruHinaSasu][Angst][YinYang][Fumo][Amore&Odio]
Storia classificatasi seconda al contest "Tre è il numero perfetto!" indetto da Ayumu7 sul forum di EFP e vincitrice del premio "Miglior Lui" (Sasuke).
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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                       Requiem for a Dream.~
 


L’amore colpisce in modo subdolo,
spesso improvviso.
E’ un sentimento irrazionale che penetra
dolcemente e invade tutto l’organismo,
come un’endovena che si diffonde capillarmente
e che modifica il nostro modo di pensare e agire.
Provocando, a volte, una narcosi totale.
-
Piero Angela
 
Summer.
 
Mi dispiace molto.
So di aver fatto molto male alle persone che più ho amato in tutta la mia vita, ma non l’ho fatto di proposito, non è la mia indole. Ho ferito altre persone, ma mi sono accorta che la lama era a doppio taglio troppo tardi: ho colpito anche me stessa, rovinandomi la vita. E pensare che tutto era cominciato con una semplice cotta adolescenziale… Una storia comunissima, quasi banale, direi: lei, innamorata di lui, irraggiungibile, quasi. Vedete, era il mio ultimo anno di liceo. Per anni sono rimasta a “distanza di sicurezza” da un ragazzo che fin dal primo sguardo – occhi cielo, mozzafiato, mi guardava e mi sentivo in Paradiso – mi aveva rubato cuore e anima. Era meraviglioso quanto unico. Un tipo di bellezza mediterranea, con il suo corpo slanciato e muscoloso, la pelle abbronzata, gli occhi azzurri e i capelli color grano, difficile da trovare a Tokyo, la terra del Sol Levante, dove tutti avevano capelli color pece e occhi dello stesso colore, come il suo miglior amico Sasuke, l’altro protagonista di questa storia, e, dopotutto, simili a me, nonostante il mio sguardo chiaro. Un ragazzo assolutamente poco banale, unico, era il protagonista dei miei pensieri e dei miei desideri fin da quando ero poco più che una bambina; eppure, la mia indole, la stessa che non mi permette di ferire qualcuno per volontà, mi aveva sempre impedito di dimostrargli affetto o di dichiararmi perché, fin da quando ne ho memoria, sono sempre stata una persona timida e riservata, decisamente debole, trasparente, invisibile. O almeno così dice mio padre.
Comunque, quell’anno, appunto perché era l’ultimo, avevo deciso di cambiare, con fine ultimo dichiararmi e ottenere il suo amore. Entrare nella sua cerchia era la cosa più semplice da fare, perché c’ero già: le mie amiche erano le stesse che, intraprendenti com’erano, aveva legato con lui - Ino Yamanaka e Sakura Haruno, le splendide cheerleaders della nostra scuola, la Konoha High School.  Che poi, Naruto – questo era il suo nome –  fosse apertamente un corteggiatore della mia amica Sakura, era un altro paio di maniche. Mi feriva molto vedere come pendesse dalle sue labbra, ma quell’anno ero decisa: niente mi avrebbe fatta desistere, avrei lottato per essere felice e vivere finalmente il mio ultimo anno in tranquillità. Mi battei per il suo amore fin dal primo giorno e mi resi conto che tutti nella nostra cerchia se ne erano accorti dal primo momento, ovviamente tutti tranne lui. Vedete, tutti dicevano che fosse stupido e infantile, ma io l’ho conosciuto, e quella non è altro che una maschera. Il vero Naruto è profondo, premuroso, dolce e spensierato, non certo un idiota! In ogni caso, quel giorno eravamo tutti seduti in sala mensa, all’ora di pranzo, a consumare il nostro pasto: io, Naruto, Ino, Sakura, Sasuke e Shikamaru, Kiba, Neji e Ten Ten, altri nostri amici.
≪ Ah, ragazzi, non ci credo che siamo al quinto anno, ‘ttebayò! ≫ affermò Naruto, con la sua voce squillante.
≪ Io non riesco a credere che tu non sia stato bocciato al quarto, baka. ≫ rispose a tono Ino, strafottente come al solito.
≪ Hmf, acida. ≫ il biondo arricciò il naso in un’espressione molto tenera ≪ Non possono bocciare me, il grande Naruto! Sei solo invidiosa! ≫
Ino stava per controbattere, ma Sakura intervenne prima, alzando la voce ≪ Vedi di studiare fin dall’inizio piuttosto, baka, perché io quest’anno non ho tempo da perdere per farti ripetizioni inutili! ≫
≪ Ma, Sakura-chan… ≫ piagnucolò, per poi tornare entusiasta, rivolgendosi all’amico seduto accanto a lui ≪ Beh, mi aiuterai tu quest’anno, vero, teme? ≫ 
≪ Tsk. ≫ rispose Sasuke, atono, completamente disinteressato ≪ Scordatelo, dobe. ≫
≪ Cosa!? ≫ Naruto sembrava scioccato ≪ Non puoi non aiutarmi! Mi bocceranno sicuramente! Mi avrai sulla coscienza! Chi mi aiuterà… ? ≫
≪ Potrei farlo io. ≫ affermai, con l’intenzione di interromperlo, senza però riuscirci davvero, con la voce flebile che mi ritrovavo.
Nonostante tutto, i presenti si voltarono verso di me, abituati al mio tono quasi inudibile. A sentirmi così tanti occhi addosso, arrossii, come sempre, e presi a torturarmi le dita, in ansia.
≪ Cosa hai detto, Hinata? ≫ chiese Sakura, stupita quanto me per il mio coraggio.
≪ Ho detto… ≫ ripresi, tentando di respirare per ritrovare un po’ di calma, per poi voltarmi verso l’oggetto dei miei desideri ≪ Che potrei aiutarti io a studiare, quest’anno, Naruto-kun. ≫
Alzai gli occhi su di lui, che per un attimo parve non capire, ma poi mi sorrise prontamente e corse ad abbracciarmi, stritolandomi, infinitamente grato.
≪ Grazie, Hina-chan! ≫
Raramente si rivolgeva a me, ma quando lo faceva mi chiamava sempre in quel modo molto tenero, facendo fare capriole al mio povero cuore martoriato. Ricordo che per tutto il giorno ebbi la testa per aria, felice di aver avuto il coraggio per compiere quel primo sforzo che era andato a buon fine. Più volte ricercai mentalmente il calore che quell’abbraccio aveva diffuso nelle mie membra, bisognosa d’affetto come ero. Qui c’è da aprire una piccola parentesi, a questo punto. La mia vita è stata costellata da continue delusioni. Mia madre morì quando avevo circa otto anni, di cancro. Mio padre ci rimase davvero male e dopo la sua morte divenne molto più duro e cinico. Non fece altro che lavorare, privando me e la mia piccola sorellina del suo affetto. E’ stato strano, per noi; condividevamo lo stesso dolore eppure non riuscivamo a parlarne, come due veterani di guerra. Da quando mia madre morì, credo di aver scambiato con lui dieci frasi, all’incirca, e non scherzo. Io fin da subito mi presi cura di Hanabi, mia sorella, con cui ho un rapporto molto speciale. Le faccio da madre, facendo tutto ciò che mia madre avrebbe voluto. Le voglio bene e lei ne vuole a me, ma, all’infuori di questo rapporto, sono rari gli abbracci sinceri, per questo rimasi molto colpita dall’abbraccio di Naruto, che ricordai  ogni volta che mi sentivo sola. Lo so, è stupido aggrapparsi così ad una semplice stretta, ma non ne posso fare a meno. Per me ogni gesto è importante, ogni parola. Chiusa parentesi.
Arrivò il giorno in cui, un pomeriggio dopo scuola, fui invitata, tramite messaggio, ad andare da Naruto per studiare insieme. Ricordo perfettamente l’emozione che mi invase quando cominciai a prepararmi, la stessa inebriante sensazione che mi fece compagnia lungo la strada, nell’autobus, ad ogni mio passo, identica a quella che non mi abbondonò per tutta la sera, neanche quando, con la mano tremante, suonai il campanello.  
Sentii distintamente alcuni passi veloci che si avvicinavano a me e, dopo poco, la porta si spalancò; non ebbi nemmeno il tempo di mettere a fuoco chi fosse venuto ad accogliermi che mi ritrovai stretta fra due braccia calde e pimpanti, ancora una volta. Naruto mi lasciò libera di respirare dopo poco  e mi accolse in casa sua, facendomi entrare e liberandomi subito dopo del cappotto. Mi invitò col suo tono esuberante a seguirlo in camera sua, e mentre lo seguivo il mio volto diventò paonazzo: non riuscivo a crederci, stavo per rimanere da sola con il mio amato in camera sua. Emozionata, strinsi più forte la maniglia della valigetta scolastica che portavo con me, per poi alzare lo sguardo soltanto quando Naruto aprì l’ultima porta, quella della sua stanza. Ciò che vidi? Disordine, Sasuke, arancione, disordine. Il morale mi cadde per un attimo sotto ai piedi nel vederlo lì, seduto accanto alla scrivania, il volto fino a un secondo prima assorto nella lettura del libro di storia, mentre continuava a giocare passandosi una penna fra le dita. Il suo sguardo nero e cupo fu subito su di me, privo di qualsiasi emozione o quasi: riconobbi un certo fastidio, rabbia, e mi chiesi da cosa fosse causato; ebbi paura di quello sguardo di fuoco.
≪ Saluta, teme! ≫ disse Naruto, riprendendolo con una risatina ≪ Devi scusarlo, non so perché quest’essere sia sempre in casa mia, comunque non ci darà fastidio. Studiamo? ≫
In quel momento, mentre mi sedevo con Naruto alla scrivania e tiravo fuori i miei quaderni, mi resi conto del motivo della rabbia che avevo riscontrato in quegli occhi pece, che ancora sentivo su di me: Sasuke era geloso di chiunque si avvicinasse troppo al suo Naruto, che gli apparteneva neanche fosse il suo giocattolo più prezioso; egoista e possessivo, aggettivi di cui ebbi conferma anche in seguito.
Quel pomeriggio, comunque, segnò la mia entrata in punta di piedi nella vita di Naruto e, inevitabilmente, nella vita di Sasuke: studiammo fino a sera, alternando la trascrizione di appunti a sane risate in cui mi travolgeva completamente, avvicinandoci di molto e cominciando a conoscerci per davvero. A quel pomeriggio ne seguirono molti altri; io finalmente mi sentivo utile, davvero, e ringraziavo ogni giorno per quell’angelo biondo che nei momenti più opportuni mi trascinava fuori di casa, allontanandomi da quel luogo lugubre che non faceva altro che farmi soffrire a causa di ricordi atroci.
Il suo rendimento migliorò notevolmente, nel limite delle sue capacità, e l’anno scolastico trascorse in fretta, vedendoci sempre più vicini. Superammo insieme anche tutti gli esami finali, diplomandoci con voti alti e, quella stessa sera che segnava l’inizio della nostra libertà dalla scuola, mi invitò a uscire.
Mi preparai con cura, cercando di apparire al meglio delle mie possibilità e ben presto arrivarono le nove di sera: Naruto mi stava già aspettando fuori dalla mia grande villa, quindi scesi di corsa e, quando mi vide, arrossì e socchiuse la bocca, stupito.
≪ Sei bellissima. ≫ disse, salutandomi con un lieve bacio sulla guancia, del tutto inaspettato. 
Lo ringraziai arrossendo a mia volta, mentre cominciavamo a camminare vicini, diretti a Konoha, nell’aria calda d’inizio estate.
In quell’ultimo periodo, Sasuke si era fatto vedere molto meno, mi ritrovai a pensare, notando la sua assenza. Ne ero felice – cominciavo ad essere egoista e possessiva anche io come lui, ritrovandomi a desiderare Naruto esclusivamente per me, senza intralci di nessun tipo. Col senno di poi, mi resi conto che in quel periodo stavo già cambiando: fino a pochi mesi prima non mi sarei mai azzardata a fare pensieri del genere, mentre in quel periodo credevo che fosse normale desiderare la persona amata fino a quel punto estremo.
Mi portò a vedere un film romantico e per tutto il tempo lo sentii fremere, come se desiderasse ardentemente fare qualcosa che però non aveva il coraggio di eseguire; batteva ripetutamente il piede a terra, disinteressandosi completamente del film che stavamo vedendo. Volevo fare qualcosa per aiutarlo, per calmarlo – il solo pensiero che fosse agitato perché quello era il nostro primo appuntamento mi inebriava – così cominciai a diventare ansiosa anche io. Cercai coraggio dentro di me finché, trepidante, allungai lentamente una mano e avvolsi la sua, che smise all’improvviso di agitarsi. La mano di Naruto era calda, grande e ruvida; mi dava conforto, mi faceva sentire a casa; amai toccarla, l’accarezzai, la feci mia ; gli occhi azzurri di Naruto, resi più scuri dal buio della sala cinema, mi guardarono grati e felici, come se avessi fatto esattamente ciò che lui non aveva il coraggio di fare; mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli, intrecciando le sue dita alle mie, facendomi sua.
Non ricordo quasi più niente delle ore successive, forse guardai distrattamente il film, ma non ne sono certa: ero troppo felice per soffermarmi su qualsiasi particolare che non fosse lui. Uscimmo dal cinema tenendoci ancora per mano e non so quanto ne fui contenta. Il mio cuore non smetteva di agitarsi nel petto, quasi volesse uscire e correre da lui, da Naruto, per stargli ancora più vicino.
Mi offrì un gelato e camminammo nel parco buio lievemente illuminato dalla Luna mano nella mano, continuando a parlare, senza scherzare, ma lanciandoci, per la prima volta, in discorsi profondi riguardanti il nostro futuro e le nostre speranze. Era tutto spettacolare, l’atmosfera era dolcissima, fra noi una nuova affinità ci spingeva oltre, ad avvicinarci sempre di più, a scoprirci.
≪ Non so cosa farò della mia vita. ≫ mi confidò ≪ Mi piacerebbe aprire una attività, un locale divertente, ma non so davvero come farò. Ovviamente, di fare l’università come ‘suke non se ne parla neanche. Vedo tante di quelle incognite… ≫ mi strinse maggiormente la mano, per poi fermarsi e guardarmi con i suoi occhi chiari, ancora trasognanti, ma stavolta più seri e determinati ≪ Ma se c’è una cosa di cui sono certo di desiderare nella mia vita… sei tu, Hinata. Se ci sarai tu nel mio futuro, sarà più semplice affrontare il destino. ≫
Ricordo di aver provato mille emozioni diverse in quel momento, dalla felicità alla paura. Finalmente, tutto ciò a cui auspicavo – lui, lui, soltanto e morbosamente lui – si stava realizzando senza forzature di sorta. Spalancai gli occhi, incredula, mentre mi perdevo nel suo viso rilassato, mentre lentamente abbassava le palpebre e si avvicinava a me, sovrastandomi con la sua statura. Stringendomi ancora quella mano mai lasciata durante l’arco della serata, sfiorò appena le mie labbra con le sue, alla ricerca di un tacito permesso che io gli diedi volentieri inspirando forte il suo profumo agrodolce di arance, così mi attirò maggiormente a sé con le dita fra i miei capelli e mi travolse – come sempre, come un uragano – in un bacio dolcissimo e trascinante.
Fu il primo di una lunga serie.
Fu l’estate migliore della mia vita, poiché per la prima volta mi abbandonai alla corrente – a lui – senza preoccuparmi di niente – perché c’era lui – amando come mai nella mia vita, dando tutta me stessa – donandomi a lui - . Uscimmo tutte le sere insieme, incontrando tutti i nostri amici – ma mai Sasuke - il più delle volte, avventurandoci in nuove vie che non avevamo mai intrapreso – quelle verso noi stessi, quelle per incontrarci a metà strada. Ogni giorno, con lui, era una marea di nuove realtà e di prime esperienze, che ogni volta mi lasciavano senza fiato e col volto arrossato tanto adorato da Naruto.  Il ritmo era quasi febbricitante, ma le nostre vite proseguivano, così come l’ampliarsi dei nostri progetti insieme, finché, l’ultima sera d’estate, Naruto mi lasciò molto più sbalordita di tutte la altre volte.
≪ Fin da piccoli, io e Sasuke avevamo deciso una cosa di comune accordo, qualsiasi stato il nostro destino. ≫ mi confidò, e solo in quel momento, per la prima volta in quei tre mesi, mi ricordai che esisteva anche Sasuke nella vita di Naruto – ero stata egoista, l’avevo tenuto tutto per me dopo averlo desiderato silenziosamente così a lungo ≪ Finite le superiori, saremmo andati a vivere insieme, a Tokyo. Lo vogliamo fare. Io potrei aprire un bel locale lì, mentre Sasuke potrebbe andare a studiare Legge, come vuole suo padre. ≫ socchiusi la bocca, stupita: voleva andarsene, andar via da me ≪ Non fare quella faccia, fammi finire! Non riuscirei mai ad andarmene senza di te, Hinata, per questo ti chiedo di lasciare tutto e partire, di venire con noi! Pensa, sarebbe perfetto, tu potresti  frequentare lì la Facoltà di Psicologia! Accetti? ≫
Queste furono le sue parole, quella sera: le ricordo con una precisione esaltante. In quel momento esatto, la mia coscienza mi suggerii la via giusta da intraprendere: non lo fare. Sarebbe stato un disastro. Io, Naruto, Sasuke e i suoi occhi arrabbiati su di me: non avevo nessuna intenzione di vivere in un clima astioso come avevo fatto per quasi tutta la mia vita. Con la mia sola presenza avrei reso la vita di Sasuke un inferno; lo avevo capito fin dalla prima volta in cui l’avevo incontrato che non poteva sopportare di vedermi affianco a Naruto, egoista com’era, attaccato morbosamente a lui, l’unico che sopportasse il suo menefreghismo e l’acidità di dimensioni mondiali contenute in quel corpo da sbandato; avremmo cominciato a lottare per lui, perché da quell’incontro, anzi, grazie alla sua silenziosa presenza nella mia vita, si era innescato in me un processo di cambiamento ben maggiore di quello che aveva affrontato il mio corpo nella mia adolescenza: per colpa sua, che mi aveva trasmesso quella malattia come il peggiore dei morbi, la mia mente aveva cominciato ad arrogarsi il diritto di pensare che sì, potevo ottenere tutto quello che volevo finalmente, era un mio diritto avere quanto desideravo, me lo meritavo, finalmente, perché dalla vita avevo avuto troppo poco e quindi potevo conquistare tutto ciò che apprezzavo. Dopo aver visto il suo esempio, in me era nata l’arroganza e l’egocentrismo.
Non lasciargli Naruto – suggerii allora la mia mente perfida e macabra, che fino a qualche mese prima neanche tollerava la presenza di persone senza coscienza.
≪ Sì. ≫ furono le mie parole.
Segnai la mia fine.




 


Spazio Autore~
Già di rado aggiorno le mie altre storie, ma questi sono solo tre capitoli (uno più lungo
dell'altro) che pubblicherò piuttosto sporadicamente, dato che spero di aggiornare
l'ultimo capitolo con i risultati del contest. Quindi!, ricordatevi di questa storia, cari fan,
salvatela sul desktop, memorizzatela, rileggetela, perchè il secondo capitolo arriverà fra
qualche settimana. Vi ricordo che è una storia per stomaci forti - e menti aperte - ,
soprattutto perchè non so da dove diavolo mi sia uscita e perchè avrà un finale pressapoco
apocalittico (quanto mi piace questo aggettivo?) quindi tenete pronti i fazzoletti e un
giubotto antiproiettile perchè potrebbe arrivarvi qualche colpo al cuore (o un infarto, a
scelta), dato che dovrete davvero spremervi per capirci qualcosa. E niente, spero che le
altre partecipanti passeranno a dirmi cosa ne pensano di questa cosa pietosa e che
recensirete in tanti! Vi riporto le premesse fatte alla GiudiciA qui, per comodità. Besos!
  • Il titolo, come sopra, è ispirato a un libro e a un film, appunto “Requiem for a dream”, dove si celebra la morte dei sogni. Un titolo apocalittico, quindi, ma è proprio così che andrà…
  • La storia è strutturata in tre capitoli: Summer, Autumn, Winter, proprio come nel film. Nell’estate si darà vita ai sogni, alle illusioni e alle speranze che poi, nel corso dell’autunno e dell’inverno, andranno distruggendosi.
  • Questo è, fondamentalmente, un diario. Hinata racconta le vicende dal suo punto di vista, ricordando tutti i suoi sentimenti e le emozioni. Il motivo si scoprirà alla fine (vedere note finali).
  • Naruto e Sasuke hanno un piccolo rito, uno scambio di battute, fin da piccoli. Ciò è ispirato al film “Fuga da Seattle”.
  • La canzone è inserita soltanto nell’ultimo capitolo, con le citazioni di alcuni parti che si integrano con i pensieri di Hinata.
  • E’ la prima volta che scrivo qualcosa di vagamente erotico, ma comunque gli accenni non sono dettagliati o pesanti.

 


 
   
 
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