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Autore: Binuccia    13/07/2014    0 recensioni
-Perché sei qui, Zayn?- mi richiese sperando di poter ottenere risposta.
-Perché sono un alcolizzato- risposi con ovvietà.
-Non è questo quello che volevo sentire. C'è sempre un motivo di fondo; il tuo qual è?-
Sospirai e quasi sconfitto risposi. Più aiutavo gli altri a capirmi e a guarirmi, meno tempo sarei stato qui.
-Perrie- dissi solamente.
-Perrie..è la tu..-
-Era- la interruppi brusco.
Annuì poi riprese -Ti ha lasciato?-
-Mi tradiva- fu tutto quello che le seppi dire.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Avevano deciso e questa volta tutto si sarebbe complicato, lo sentivo.
Avevo perso completamente la fiducia delle mie sorelle e mi toccava vedere la delusione negli occhi della mia famiglia.
Questa volta avevo davvero esagerato ed ero infastidito dal fatto che lo riconoscevo anche, quasi a darmi la colpa.
Tutti addossavano il mio vizio sfrenato di bere solo ed esclusivamente al fatto che volessi vivere una vita spericolata, una vita senza alcuna preoccupazione, senza un minimo di serietà, una vita basata solamente su feste, sesso, divertimento e alcool.
Ma loro non sapevano la motivazione reale del mio problema.
Si, era un problema; diventavo irritabile, il mio umore cambiava repentinamente, avevo difficoltà nel concentrarmi, puzzavo costantemente di alcool, diventavo aggressivo e non accettavo qualsiasi tipo di negazione, tendevo ad isolarmi e per questo motivo gli amici che avevo si potevano contare solo su di un palmo; tornavo tutte le sere ubriaco e per questo sono stato considerato “la più grande delusione della mia vita” o addirittura “lo sbaglio più grave che potessi mai fare”; testuali parole dei miei in uno dei tanti momenti di rabbia da me causati.
La verità era che affogavo il mio amore non corrisposto e tradito molteplici volte nell’alcool, per colpa di una ragazza: Perrie.
Credevo di amarla, ma non ero abbastanza per lei, data la sua storia oltre la nostra”.

¤¤¤¤¤


Dopo un viaggio durato circa due ore in rigoroso silenzio, un complesso di mattoni bianchi si presentò ai miei occhi.
Centro di Riabilitazione per Alcolisti era ciò che capeggiava sul frontone della struttura.
Sbuffai alla vista.
Non credevo che i miei sarebbero arrivati a tanto, davvero.
Avrei preferito che lo strizzacervelli avesse avuto un piccolo studio proprio accanto ad un bar; sarebbe stato decisamente molto meglio.
Ora mi ritrovavo in un edificio distante kilometri e kilometri dall’ultimo locale che conoscevo, e fui invaso da un senso di frustrazione e ansia per ciò che mi era ignoto e ciò che mi aspettava.
Ero preoccupato e timoroso come mai lo ero stato in vita mia.
Non appena mio padre spense il motore, aprii la portiera e mi catapultai fuori facendo scricchiolare qualche sassolino capitato sotto la suola dei miei anfibi.
Un leggero vento si innalzò facendomi inalare un profumo di fiori vari presenti nel giardino che ravvivavano il bianco sporco dei muri e rendevano meno difficile la vista di quell’enorme struttura.
Respirai a fondo abbassando il capo.
“A cosa mi sono ridotto?” pensai e facendomi forza aprii il portabagagli estraendo la valigia preparata precedentemente da mia madre.
Ritornai sul vialetto che portava ad un ingresso principale e mi voltai per vedere i miei, i cui occhi traboccavano di lacrime.
Mi dispiaceva così tanto vederli in quelle condizioni, l’alcool era stato la causa della distruzione, speravo momentanea, della mia famiglia; solo che l’avevo capito troppo tardi.
Nonostante questa constatazione, il pensiero e il desiderio di ingerire alcool nel mio corpo si fece sentire, e la consapevolezza di non poterlo fare mi rese ancora più nervoso.
Fu mamma ad avvicinarsi per prima.
-Ti voglio bene figlio mio, nonostante tutto- e detto questo si allontanò dopo avermi stretto in un caloroso abbraccio al quale risposi debolmente.
Toccò a mio padre, quasi costretto a salutare suo figlio alcolizzato prima di abbandonarlo in quella merda di edificio.
-Non avevamo scelta- tentò mio padre.
Non un ti voglio bene anche io, né ci mancherai, né uscirai da questa spirale discendente.
Niente di niente.
Solo quella frase banale che si sarebbe potuto benissimo risparmiare.
Senza neanche un abbraccio o che so, stretta di mano, si allontanò, sistemandosi in macchina e richiamando mia madre, rimasta a fissarmi come se volesse scusarsi per il comportamento assunto da mio padre.
Ero la sua più grande vergogna, come biasimarlo.
Rimasi solo, dopo che li osservai allontanarsi da me, e quando mi voltai verso la facciata della mia nuova casa, vidi una signora venirmi incontro sorridente.
Vestita formalmente con una maglia bianca, tubino e giacca blu, cominciò a presentarsi.
-Sono la Sig.ra Adele Pale, e sono la direttrice di questo centro di riabilitazione. Seguimi nel mio ufficio- presi la mia valigia e cominciai a seguire la donna, percorrendo il vialetto asfaltato guardandomi intorno.


¤¤¤¤¤


-Allora Zayn, lui è Will, una specie di sorveglianza in questo posto. Tutto ciò di cui hai bisogno, puoi chiederlo a lui, dubbi, domande e perplessità. Ti aiuterà a farti ambientare e ti mostrerà il centro- disse la direttrice non appena entrò un omone con tanto di baffi, nello studio.
Lo osservai attentamente e il suo viso mi ricordò tutti quei vecchi che in ogni film natalizio fingevano di essere Babbo Natale.
Annuii facendomi vedere abbastanza distratto.
–Quando uscirò di qui?- aggiunsi osservando la stanza.
Una sua silenziosa risatina mi costrinse a puntare il mio sguardo sulla sua figura.
Sollevai un sopracciglio mostrandomi confuso e poi si decise a parlare.
–Tipica domanda di chi entra. Non vede l’ora di uscire, ma nel frattempo non fa niente per poterselo meritare, troppo pigro o orgoglioso di sentirsi dire che sta migliorando- spiegò guardandomi dritto negli occhi.
Un senso di terrore mi attraversò osservando la fermezza con la quale si esprimeva.
Il vecchio Will mi fece segno di seguirlo e dopo avermi mostrato mensa, sala d'incontri, sala divertimenti, palestra e altre varei stanze, mi portò in camera.
Strabuzzai gli occhi alla vista della camera.
-Ma è un carcere! - urlai disgustato dopo aver notato le sbarre usate a mo' di porta.
Sentii Will ridacchiare e scuotere la testa.
-Cosa ti aspettavi, ragazzo? Di vivere in una suite?- aggiunse.
Lo guardai scioccato.
-Beh per quello che hanno pagato i miei, dovrebbe essere il minimo. E comunque almeno una porta normale da permettermi un po' di privacy, che cavolo!- esclamai quasi indignato.
Se prima ridacchiava, ora rideva di gusto.
-Spero tu stia scherzando! Qui dimenticati di avere un po' di privacy, ragazzo!-
- E Smettila di chiamarmi ragazzo, mi metti ansia- dissi ormai sconvolto per ciò che mi aspettava.
Armeggió con delle chiavi facendo scattare la serratura e spalancò definitivamente la "porta", se così poteva chiamarsi.
-Okay questa è la tua nuova camera e stai tran...- cominciò.
-Nah, credevo fosse la tua!- lo beffeggiai data l'ovvietà dell'appartenenza di quella camera.
Will alzò gli occhi al cielo sbuffando e continuando a scuotere la testa.
-Sei sempre così spiritoso? Comunque dicevo: stai tranquillo che non ti chiuderemo in stanza a chiave sempre. Solo quando avrai determinati incontri con uno psicologo e di notte. Per il resto puoi stare tranquillo- riprese informandomi.
-Dimmi che ci sono ragazze con cui me la posso spassare- la mia sembrava una vera e propria supplica.
-Hahahaahah tu non hai capito un bel niente allora. Qui l'unica ragazza che si aggirerà per i corridoi sarà una giovinetta di circa cinquant'anni, dotata di baffi da cui puoi crearci fantasiose trecce e con tanto di ciccia da sembrare un enorme ciambellone. Sono stato abbastanza chiaro?-
-T-trasparente- ero sconvolto più che mai.
Ma insomma i miei a che pensavano quando sceglievano il postaccio che si sarebbe trasformato in casa mia?
In che cavolo di centro mi avevano sconfinato?
-Quanti altri ragazzi ci sono?- chiesi incuriosito.
-In realtà non siete in molti qui. Ci sono circa sette ragazzi, solo ed esclusivamente ragazzi, escluso tu.-
Annuii ormai senza speranze di un presente migliore.
-Perché sei qui? Non hai una famiglia a cui badare?- chiesi volendo sapere di più su quell'uomo che all'apparenza sembrava maligno ma che in fondo si mostrava infinitamente buono.
-Non ho moglie, né tantomeno figli. La direttrice mi ha affidato una stanza qui in modo tale da poter essere sul posto per ogni eventuale evenienza. Sono qui per aiutare ragazzi come te, Zayn- mi confidò.
Era la prima volta che mi chiamava per nome ma ciò che scatenò qualcosa in me fu il fatto di avermi ricordato il vero motivo per cui io fossi lì.
Cominciai ad agitarmi e a chiedere a Will una bottiglia contenente qualsiasi tipo di liquido il cui tasso alcolico fosse superiore al 15%.
Vedendomi in quelle condizioni Will fu costretto a chiudermi in cella con la chiave.
Cominciai a piangere silenziosamente e a muovere freneticamente le sbarre in modo tale da creare un rumore assordante.
Will mi lasciò così, solo e accasciato sul pavimento.
Quella sera stessa mi rifiutai di mangiare la cena.
Will mi aveva lanciato un vassoio contenente un piatto di pasta, un'insalata accompagnata da straccettti di pollo, una mela e due bottigliette d'acqua. "Sei ancora pericoloso per stare a contatto con gli altri. Finché non ti calmi, sarai costretto a stare sempre qui" questo fu quello che Will mi disse prima di lasciarmi.
E più infondo al corridoio, "Domani avrai il primo incontro con il dottor Matthew Martins. Lui sarà il tuo psicologo personale", aggiunse e mi augurò la buonanotte ordinando di spegnere tutte le luci.


¤¤¤¤¤


Quella notte non riuscii a chiudere occhio, un po' per il cuscino, un po' per alcuni rumori provenienti dall'esterno della finestra situata in camera mia e un po' perché tutto il mio corpo richiedeva alcool e non soddisfacendo questo bisogno divenni ansioso e cominciai a girarmi e rigirarmi nel mio nuovo letto.
La mattina successiva mi svegliai talmente stanco che mi chiedevo come avrei potuto affrontare la giornata e la prima seduta con quello strizzacervelli. Sollevai il busto quel poco che bastava per notare dalla sveglia posata sul comodino proprio accanto al letto, che erano solo le sette del mattino. Frustrato mi lasciai ricadere sul materasso.
Tutto intorno a me era silenzioso e i corridoi erano deserti, tanto che riuscii a captare due suoni completamente diversi.
Erano due voci: la prima era sicuramente quella di Will e la seconda sembrava quella di una ragazza.
Scossi la testa per l'assurdità del mio precedente pensiero.
Will mi aveva assicurato che questo posto ospitasse solo ragazzi e che le uniche due donne fossero la direttrice e la donna barbuta.
Così pensai stessi delirando e giunsi alla conclusione che quella voce fosse solo un'allucinazione.
Dei passi percorsero il corridoio dove si affacciava la mia porta e si arrestarono proprio qui.
Mi voltai.
Una ragazza.
Will con una ragazza, e che ragazza!
Stavano in piedi ad osservarmi mentre Will posizionava una sedia di plastica bianca non distante dalla mia porta.
La ragazza si avvicinò e io mi alzai d'istinto dal letto, raggiungendola.
Era bellissima.
Un po' pallida ma bellissima e solo dio sapeva cosa avrei voluto fare con lei.
Era una ragazza ordinaria, capelli e occhi della stessa tonalità del marrone.
Non era né eccessivamente alta né eccessivamente magra.
Ma era bella nella sua semplicità e ordinarietà.
Al mio gesto la ragazza tentò di indietreggiare ma fu bloccata dal mio palmo stretto intorno al suo polso.
-Chi sei?- le chiesi alzando un sopracciglio mostrandomi sorpreso.
-È la tua psicologa. Il dottor Martins non sta bene e ha mandato una sua tirocinante- prima che quella deliziosa creatura potesse parlare, prese parola Will, avvicinandosi a noi e, notando il polso di lei inglobato ancora dalla mia mano, me la prese e la spostò in modo tale da interrompere il contatto con la ragazza.
Ne fui piuttosto dispiaciuto.
Mi attraeva, di certo non era amore come quello che pensavo di provare per Perrie.
Perrie...era lei la causa per la quale ero stato chiuso qui.
Perrie... avevo donato tutto a quella ragazza, e lei mi aveva illuso, sfruttato e tradito.
-Ho bisogno di bere- confessai ai presenti.
Will diede una leggera pacca sulla spalla della ragazza e le sussurrò un " Sicura che posso lasciarti con questo pazzo?" e ricevendo una risposta affermativa, si allontanò.
-Okay, cominciando il dialogo tu, mi hai salvata dall'imbarazzo se parlarti con il tu o il lei.- cominciò andandosi a sedere sulla sedia che Will le aveva portato.
-Allora Zayn, perché sei qui?- chiese estraendo dalla sua borsa un blocchetto di fogli con una penna.
Io mi misi seduto e l'unica cosa che avevo intenzione di fare era quella di osservarla.
Decisi di non rispondere.
Lei attendeva che io aprissi bocca ma ciò non accadde.
-Ascolta Zayn so che credi sia difficile o addirittura non normale parlare con una completa estranea dei tuoi problemi, ma devi farlo. Devi farlo per te stesso ma soprattutto per tutti quelli che ti aspettano fuori di qui.-
-Di solito io faccio altro con le ragazze, non ci parlo mica-
-Ora imparerai a farlo. C'è sempre la prima volta- sembrava più un rimprovero questo.
-Io non ho più nessuno- dissi a denti stretti e abbassando il capo.
Sussultó a questa affermazione, non se lo aspettava?
-Ci sarà pure la tua famiglia, i tuoi amici... una ragazza- mi chiese guardandomi dritto negli occhi.
-La prima non vuole più vedermi-
-Non dire così. È normale che i tuoi si sentano delusi, non da te ma da loro stessi perché non sono stati in grado di crescerti in maniera sana e si chiedono in cosa hanno mancato-
La guardai attentamente e mi stupii della sua maturità.
- Gli amici che si possono considerare veri, sono pochi- confessai.
-E tu devi farti forza con questi pochi amici, Zayn. Perché non serve avere tanti amici ai quali confessi i tuoi segreti; l'importante è che siano pochi ma buoni. Devi poterti fidare ciecamente di loro perché sai che non ti tradirebbero mai- mi parlò accennando un breve sorriso.
Almeno loro non mi avrebbero tradito.
Tradire... Perrie l'aveva fatto.
Stavo per essere inghiottito dall'ansia ma bastò guardare la ragazza di cui non conoscevo ancora il nome, per calmare anche il nervosismo.
- E l'unica ragazza che mi piacerebbe conoscere si trova proprio di fronte a me- dissi sorridendole malizioso.
Potei giurare di aver visto le sue guance colorarsi di un rosso porpora mai visto e ciò mi fece sorridere teneramente.
-Perché sei qui, Zayn?- mi richiese sperando di poter ottenere risposta.
-Perché sono un alcolizzato- risposi con ovvietà.
-Non è questo quello che volevo sentire. C'è sempre un motivo di fondo; il tuo qual è?-
Sospirai e quasi sconfitto risposi. Più aiutavo gli altri a capirmi e a guarirmi, meno tempo sarei stato qui.
-Perrie- dissi solamente.
-Perrie..è la tu..-
-Era- la interruppi brusco.
Annuì poi riprese -Ti ha lasciato?-
-Mi tradiva- fu tutto quello che le seppi dire.
Avrei potuto intavolare un lungo discorso sulla donna che credevo mi amasse, potevo dirle di come curava il suo aspetto esteriore tralasciando quello interiore, oppure di come godeva nel suo letto con un altro ragazzo la sera stessa che ebbi la conferma del tradimento, di quanto fosse stronza e irritante, ma nonostante tutto avevo accettato i suoi difetti anche se insopportabili.
-Oh- e questa fu la sua risposta.
-Non dispiacerti per me, perché comincio a credere sia un bene averla lasciata, essere diventato un alcolizzato, essere venuto qui, e averti incontrata- le confessai sincero ma con un sorriso seducente.
Solo allora mi resi conto che mi ero alzato e avevo raggiunto le sbarre.
Lei si alzò bruscamente facendo stridere i gambi della sedia sul pavimento.
-Il nostro rapporto si fermerà a strizzacervelli e alcolizzato. Niente di più, niente di meno- e mentre parlava i suoi occhi cominciarono a scurirsi e a divenire lucidi.
Rossa in viso poiché imbarazzata, continuò -Il nostro primo incontro termina qui.-
La freddezza della sua voce fu tradita da una lacrima che cominciò a percorrere il suo viso.
Perché piangeva?
-Quando ti rivedrò? - chiesi tenendo ben salde le sbarre.
-Domani, Zayn- e con questo si allontanò da me e cominciò a percorrere il corridoio, sparendo completamente dal mio raggio visivo.
Stetti chiuso per tutto il giorno in stanza a pensare a quella ragazza, e tentai di darle anche un nome.
Prima di addormentarmi mi promisi che glielo avrei chiesto, in modo tale da dare un nome ai miei pensieri.


¤¤¤¤¤


-Smettila di fissarmi, mi consumi così- esclamai quando notai con la coda dell'occhio la figura della ragazza dall'esterno della mia stanza.
La colsi di sorpresa dato che cominciò ad arrossire.
-Non ti stavo fissando- tentò.
Non ci credetti neppure per un secondo.
-Ah no? E come lo chiami tu perforare con lo sguardo un ragazzo dormiente?- la beffeggiai avvicinandomi a lei.
Fortunatamente per lei la porta era chiusa.
-Pensala come vuoi, ma io stavo osservando le bottigliette d'acqua ancora quasi piene-
Le sorrisi.
-Oh si. In realtà hanno uno strano sapore. Non mi fido di ciò che hanno messo in quelle bottiglie. Ci potrebbe essere cicuta o qualcos'altro.-
Rise di gusto e potei giurare di non aver mai sentito suono migliore.
-Certo che la fantasia non ti manca Zayn- Sollevai le spalle.
-Vuoi sapere cosa c'è veramente in quelle bottiglie che spacciano per acqua?- Annuii curioso.
-Ma ad una condizione- continuò lei seria.
Strani pensieri si fecero spazio nella mia mente e mi ritrovai a sorridere malizioso e la incitai a continuare dopo un "tutto quello che vuoi".
- Bene. Sei obbligato a tenerlo per te. Non dovrai dirlo a nessuno perché poi nessuno berrebbe più da lì-
Rimasi a dir poco sconvolto.
Davvero era questa la condizione?
-Oh andiamo! Mi aspettavo qualcosa di più sconcio! -
La sua risposta fu un'altra risata anche se imbarazzata.
Fui 'costretto' a sorridere con lei a causa di quel bel suono che mi contagiò.
- Nell'acqua sono stati inseriti degli integratori poiché studi e ricerche affermano che uno dei tanti modi per risolvere il problema dell'alcolismo è proprio l'assunzione di integratori, sali minerali e vitamine-
-Ah si? Quali sarebbero gli altri modi?-
-Beh si deve seguire un percorso di disintossicazione da alcool. Ciò prevede cinque fasi: una corretta alimentazione compensando con vitamine, e questo è quello che dovresti fare tu; poi seguono esercizi di comunicazione, e per questa fase sarà utile la sala d'incontri e confronti con gli altri ragazzi; la terza fase prevede una serie di esercizi fisici e sauna continuando ovviamente a prendere gli integratori; segue una fase didattica, lettura di libri, visione di un film, istruttivo ovviamente; l'ultima invece viene definita "la via della felicità" perché a fine percorso potrai essere in grado di condurre una vita felice senza alcool.-
Stare ad ascoltarla era così interessante che persi la cognizione del tempo e dello spazio.
Avrei seguito quelle fasi per ritrovare la felicità e sarei uscito da quella struttura.
-Sembri sconvolta- le dissi osservando il modo in cui mi guardava.
-In realtà sono stupita. Nessuno se n'è mai accorto del sapore strano nell'acqua. Sono tutti così stupidi-
-Mi stai dicendo indirettamente che io non lo sono? Se nel caso fosse così, grazie- le parlai sorridendole.
Mi sorrise anche lei andandosi a sedere e estraendo un block notes dalla sua valigetta, diverso da quello del giorno precedente.
Mi accigliai ma non le chiesi niente.
Eravamo entrambi silenziosi, ma ciò non era imbarazzante; il nostro sembrava un vero e proprio bisogno di stare insieme senza parlare.
Cominciò ad armeggiare con la penna sul foglio e mi diede l'impressione che stesse scrivendo.
Ogni tanto mi osservava e quando facevo incrociare i nostri sguardi, lei prontamente arrosiva.
-Signorina come sta andando con questo delinquente?- chiese Will sorridente fermandosi proprio dinanzi alla mia cella.
-Le sta dando fastidio? Perché se fosse così io..- continuò ma fu interrotto dalla voce della ragazza.
-In realtà Will sta andando più che bene e sono convinta sia davvero un bravo ragazzo- mi guardò sorridente.
Per la prima volta ero io ad arrossire.
Mi conosceva da un solo giorno, come faceva a credere così tanto in me?
Forse stava mentendo per fare una bella figura di fronte a Will?
Qual'era il suo scopo?
-Will dovrei chiederle un favore.
Vorrei lei mi aprisse questa porta.
Potreste fare un'eccezione oggi?- chiese speranzosa di ottenere una risposta affermativa dal vecchio omone.
Will le sorrise e infilò le chiavi nella serratura aprendo la porta.
-Vuole che resti con lei signorina?- le chiese Will.
-Non si preoccupi Will e la smetta di darmi del lei, mi fa sembrare vecchia- disse e il suo sguardo si rattristò.
Sembrava quasi timorosa del futuro.
Will ridacchiò e si allontanò dopo avermi indirizzato il gesto delle mani portate ad entrambi gli occhi con il significato "ti tengo d'occhio, stai attento". Sorrisi al vecchio e notai la ragazza entrare cauta nella mia camera.
-Lo credevi davvero?- chiesi restando seduto sul mio letto.
-Cosa?- mi chiese evidentemente confusa.
-Ciò che hai detto quando c'era Will; lo credevi davvero?- pronunciai quelle parole non distogliendo mai lo sguardo da lei.
-Zayn non mentirei mai- mi rassicurò sorridendomi.
Mi sentii strano.
-Perché credi così tanto in me? Non sono diverso dagli altri ragazzi che si trovano qui-
-Beh lo sei; primo perché hai scoperto che qualcosa non andava nelle bottiglie d'acqua- scossi la testa sorridendole, poi continuò -secondo perché ognuno è diverso a modo suo e poi credo in te Zayn perché so che ce la farai. Troverai anche tu la tua "via della felicità" prima o poi- parlò con occhi lucidi e questo mi diede la conferma che ciò che stava dicendo lo pensava veramente.
Si sedette sul mio letto e le feci spazio, poi osservai il suo quadernetto.
-Perché oggi hai scritto e ieri no? Prendi appunti su di me?- chiesi quasi infastidito.
Sapevo fosse normale per gli psicologi prendere annotazioni sui loro pazienti, ma avendolo sperimentato, mi resi conto di quanto potesse risultare piuttosto fastidioso.
-Io non prendo appunti sui pazienti. Non siete cavie da laboratorio. Se ci tengo a voi, mi ricordo la vostra storia. Amando il mio lavoro, tengo ai miei pazienti, so perfettamente tutto ciò che stanno passando e di conseguenza riesco a ricordare sempre la loro storia-
La sua umanità era impressionante e me ne stupii tanto.
Sembrava una donna per i suoi ragionamenti e non doveva avere neanche una ventina d'anni.
-È un perfetto sillogismo, sai?-
Mi sorrise consapevole.
-E comunque se non scrivi, che fai sulla tua agenda?-
Non seppe che rispondere e ciò non fece altro che incuriosirmi.
Mi allungai perciò verso il suo quaderno e riuscii a prenderlo nonostante avesse provato ad opporsi.
Si arrese alla fine.
Lo aprii e rimasi sconvolto.
Quella ragazza era una continua scoperta.
-Questo sono io! Mi hai disegnato!- potevo notare il suo imbarazzo e le sue guance colorarsi.
Cercava di non incrociare i miei occhi.
-È semplicemente stupendo- le dissi sincero.
-Posso tenerlo?- le chiesi e lei annuì sorridendo, contenta che il ritratto fatto da lei mi fosse piaciuto.
-Firmamelo, però!-
Mi porse il disegno e lessi una grafia elegante e raffinata.
"Per non dimenticare" c'era scritto, con seguente data e firma: Megan Motta.
Sorrisi alla consapevolezza di sapere il suo nome.
-Motta? Non mi sembra un cognome tipico di qui- notai.
-Origini italiane da parte di padre- mi confermò lei.
-Ci sei mai stata in Italia? Dicono sia bellissima-
-È uno dei miei tanti e irrealizzabili sogni-
-Non esistono desideri impossibili. Basta volerlo. Posso sapere questi tuoi 'tanti e irrealizzabili' sogni?- le chiesi alzando le sopracciglia.
Inizialmente sembrava imbarazzata, ma poi riuscì a sbloccarsi e a parlare tranquillamente, come se lo stesse facendo con un amico di vecchia data.
- Avere la possibilità di crearmi il mio futuro, crescere, trovare l'uomo della mia vita, avere un lavoro gratificante, avere dei figli, comprare una casa e viverci con la mia famiglia. Veder crescere i miei figli e stargli sempre accanto, aiutarli a compiere scelte corrette, far capir loro dove e quando sbagliano, essere fiera di loro, vederli al loro matrimonio, vorrei crescere i miei nipoti, viaggiare, amare ed essere amata infinitamente e infine morire con la consapevolezza di aver vissuto veramente e senza rimpianti.-
Osservai i suoi occhi colmi di lacrime e che per poco non sarebbero esplosi; osservai il suo labbro inferiore trattenuto e torturato dai suoi denti; osservai le sue mani tremare.
Faceva di tutto per non lasciarsi andare ad un pianto liberatorio.
A quella vista mi si strinse il cuore e l'istinto fu di abbracciarla.
Così feci.
La strinsi in un forte abbraccio.
-So che non è educato ma vorrei sapere la tua età Meg- le dissi continuando a tenerla tra le mie braccia.
Sussultó al diminutivo che le avevo affibbiato, consapevole che quella fosse la prima volta che la chiamavo per nome.
-Ho diciannove anni. Perché?-
-Perché sembra che tu abbia capito come funziona la vita da tempo. Sei così matura a differenza delle tue coetanee che pensano solo a divertirsi e neppure dotate di un briciolo di umanità, dignità e pudore. C'è un motivo di fondo per il quale tu sei così. Il tuo qual è?- le chiesi riprendendo le sue stesse parole.
Lei sciolse immediatamente l'abbraccio e si asciugò invano le lacrime che scorrevano copiose sul volto.
-Zayn ora dovresti cominciare la seconda fase; devi raggiungere la sala incontri, chiedi a Will se non ricordi come arrivarci, io qui ho finito..- parlava senza interruzioni ed era evidente che fosse nervosa; cominciò a sollevarsi dal mio letto, ma la fermai con un polso facendola risedere.
-Che cosa ti è successo Meg?- Il mio tono non era di certo scherzoso o amichevole. Volevo sapere che le succedeva.
Sospirò prima di parlare. Sollevò lo sguardo e lo puntò dritto nei miei occhi.
-Sono malata, Zayn-
-No, non sei malata! Non era quello che intendevo prima! Sei solamente diversa dalle altre, sei più matur..- cominciai tenendole il viso tra le mie mani.
-Ho la leucemia, Zayn-
Il mondo intero si fermò.
Il mio cuore smise di battere.
I miei occhi cominciarono a lacrimare e le mie mani a tremare.
Cominciai a scuotere le testa in segno di disapprovazione.
Non era possibile, ora mi avrebbe dovuto dire che fosse tutto un pessimo, stupido e maledetto scherzo.
Ma non fu così.
Cominciò a piangere e si allontanò, prendendo il quadernetto e raggiungendo la porta.
-Lo sapevo. Non avrei dovuto dirti la verità. Ora mi guarderai come una malata terminale quale sono e l'unico sentimento che proverai sarà solo la pena.-
-Non proverò pena per te, bensì compassione. Soffrirò insieme a te, è questo il significato di compassione. Non ti tratterò come una malata terminale ma come una ragazza alla quale sono interessato-
Confessai senza doppi fini e senza sorrisi maliziosi.
Corse verso di me abbracciandomi e scoppiando realmente a piangere.
-Quando te l'hanno diagnosticata?- chiesi nell'abbraccio.
-Due mesi fa- fece fatica a dirmelo.
Tra di noi era calato il silenzio, non sapeva che dire, molto probabilmente si vergognava.
-Sei bellissima-
Non riuscii a fermare le parole che minacciavano di uscire dalla mia bocca, lei tremò a quel complimento e abbassò la testa imbarazzata.
Le presi il mento sollevandoglielo con due dita e costringendola ad un contatto visivo con me.
Lentamente mi avvicinai al suo viso fissandole le labbra.
-Non farlo- sospirò spaventata.
Mi accigliai.
-Non so baciare- confessò sussurrando.
-Ora imparerai a farlo. C'è sempre la prima volta- le rifilai.
Le sorrisi e annullai quasi definitivamente la distanza che separava le nostre bocche.
-Zayn è l'ora dell'incontro con gli altri ragazzi- irruppe nella stanza Will guardandomi quasi con un'espressione arrabbiata.
Lasciai Megan lì nella mia camera, mentre il vecchio mi conduceva al luogo stabilito.


¤¤¤¤¤


Ero ancora scioccato dalla rivelazione di Meg, davvero non riuscivo ancora a crederci.
E difficilmente stavo prestando attenzione alle storie degli altri psicopatici alias ragazzi alcolizzati come me.
Quando fu il mio turno ed ero ancora distratto, un ragazzo seduto alla mia sinistra mi diede una gomitata.
-Ehm si, sono stati i miei gen...-
-Non così, ti devi presentare prima- mi interruppe lo stesso ragazzo di prima.
-Mbah, quindi è proprio come nei film?- quello annuì e mi fece cenno di cominciare il mio discorso.
-Sono Zayn e...-
-Ciao Zayn- si sollevò un coro.
Alzai gli occhi al cielo e con un ghigno stampato sul mio volto parlai.
-Permettetemi di dire che state messi proprio male, sembrate dei pazzi totali. Ma non vi stancate a salutare sempre? Vedete che un semplice "ciao a tutti" sarebbe più gradito e meno stancante. Poi ovviamente il mio è un consiglio-
Osservai le facce di tutti.
Erano sconvolti e guardavano tutti il medico addetto a quegli incontri, come per cercare aiuto.
-Parlaci di te, Zayn- mi spronó proprio quest ultimo.
-Okay- e mi sistemai al meglio sulla mia sedia -Sono stato sconfinato qui dai miei genitori per il vostro stesso motivo. Credevo di amare ed essere amato da una ragazza ma l'ho scoperta a letto con un altro ragazzo. L'ho lasciata e sono caduto nella spirale discendente quale l'alcool;- proprio da questo aggettivo, provai un senso di nostalgia della mia famiglia, ricordando come papà aveva definito questo mio problema.
-Poi ho incontrato una ragazza diversa da tutte le altre, diversa da Perrie, è uno spettacolo della natura, credo di provare un forte sentimento anche se non è da molto che la conosco, è una meraviglia di ragazza, ma ha un problema, come me e voi; solo che noi possiamo guarire, per lei invece ci vorrebbe un miracolo. Ha la leucemia.- i miei occhi cominciarono a lacrimare e io a singhiozzare come un bambino.
-Dio non vuole proprio vedermi felice- continuai, ma non potei farlo più perché le mie labbra iniziarono a tremare.
A me, diversamente dagli altri, tutti applaudirono e vidi qualcuno asciugarsi perfino qualche lacrima.


¤¤¤¤¤


I mesi passavano e ogni mattina Megan veniva a trovarmi.
Non si sedeva più sulla sedia posta all'estero della cella, nonostante Will la posizionasse costantemente, ma ormai il suo posto era accanto al mio sul mio letto.
Ci stendevamo su di esso e lei poggiava la sua testa sul mio petto.
Ad ogni carezza sui suoi capelli che profumavano di camomilla, lei non faceva altro che rilassarsi e chiudere gli occhi.
Si voltava verso di me e ripeteva tutti i giorni la stessa frase: "immaginati se in paradiso ci fosse un ragazzo che mi coccola proprio come stai facendo tu".
Le prime volte la mia risposta severa le diceva di smetterla di pensare oltre e di godersi la vita giorno per giorno, ma poi mi resi conto che almeno io dovevo alleggerirle il peso della malattia.
E quindi le rispondevo "nel caso dovesse esserci questo ragazzo, salirei lassù e prenderei subito il suo posto perché sono tremendamente geloso". Lei non faceva altro che ridacchiare ma sapevo che dentro stava morendo, e che la malattia la stava divorando, privandola di qualsiasi forza.
Cominciai la terza e la quarta fase in quei mesi.
Tutto in me sembrava migliorare, il pensiero fisso dell'alcool era diventato sporadico e addirittura del tutto inesistente quando trascorrevo le giornate in camera mia con lei.
L'avevo baciata due giorni dopo quel tentativo fallito a causa di Will, e da allora non facevo altro che baciarla e dedicarle una miriade di attenzioni.
Lei sembrava più serena ma sapevo fingesse solo per farmi contento.
Tenermi impegnato con l'attività fisica mi aiutava molto ad astrarmi dalla realtà, a dimenticare in un certo senso tutte le preoccupazioni che tormentavano la mia mente e le mia anima.
Per la fase didattica avevo chiesto a Megan di assistermi, di consigliarmi qualche bel libro o qualche bel film.
A volte capitava che lei si addormentasse durante la lettura o la visione del film e io, ogni volta che lo faceva, chiudevo il libro o mettevo in pausa il film e stavo ad osservarla mentre dormiva sul mio petto.
"Che cosa mi hai fatto?" le chiedevo sussurrando.
In quei mesi la mia famiglia non venne a trovarmi, mi chiamava solo dal telefono del centro di riabilitazione;
i miei quattro migliori amici si organizzavano durante il loro tempo libero per farmi visita e ciò non poteva che darmi piacere.
Ma la cosa più importante che accade in quei mesi fu il fatto che dichiarai i miei sentimenti alla mia ragazza e lei in lacrime mi rispose "Zayn lo sai che ti amo anch'io, ma abbiamo sbagliato sin dall'inizio. Io ti avevo detto che il nostro rapporto si sarebbe dovuto fermare al dottore e al paziente, ma non è stato così; e la colpa è di entrambi. In questo modo sono entrata nella tua vita, ne uscirò tra un po' e tu questo devi accettarlo. Dovrai andare avanti, devi prometterlo. Se tutto ciò che abbiamo passato insieme non si fosse verificato, tu non avresti mai sofferto della mia perdita. È così sbagliato e ingiusto"

Mi feci forza e le risposi "Meg ho sempre creduto nel destino. Certe cose accadono per un motivo. E sono sicuro che questo nostro incontro fosse stato già scritto e programmato. Anche se mi porterà a soffrire perché mi priverà della ragazza che amo, non farà altro che farmi apprezzare ancora di più la persona che sei, e mi renderò conto di quanto io sia stato fortunato ad averti incontrata".
In lacrime quella sera facemmo l'amore.
Trascorsi con lei la notte più bella della mia vita.
Per la prima volta in ventidue anni di vita, mi sentii vivo.


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Quella mattina del 26 Marzo, per la prima volta, dopo sei mesi in cui ero stato sconfinato qui, Will non posizionò la sedia bianca di plastica fuori dalla mia stanza.
E per la prima volta dopo sei mesi quella ragazza timida, che arrossiva a commenti più piccanti, che mi sorrideva, che mi parlava, che mi ascoltava, che credeva in me, che non si arrendeva con me, che mi amava, che mi salvava, quando in realtà quella bisognosa era lei, e soprattutto che amavo, quella ragazza non varcò mai la soglia della mia camera.
Fu allora che capii di averla persa per sempre.
Lei se n'era andata dopo avermi guarito, lasciandomi solamente un suo disegno e un suo ricordo che avrei custodito gelosamente.
Dopo sei mesi avevo raggiunto l'obiettivo di una vita libera dall'alcool, ma di certo non felice.
E tutto grazie solo ed esclusivamente a quella ragazza che chissà in quale angolo di paradiso si trovava ora e che molto probabilmente lasciava che un ragazzo le accarezzasse i capelli..
  
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