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Autore: Therainsmelody    13/07/2014    5 recensioni
Charlotte è cresciuta e non crede più alle storie che sua madre le raccontava da piccola e che le sono costate il soprannome di Maeve la Pazza.
Eppure a volte si ritrova a pensarci: possibile che anche per le fate, le streghe e gli elfi le storie d'amore fossero un autentico dramma?
Su una cosa Charlotte non ha dubbi, la sua lo è stata.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Circle of Lost Tales'
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Prologo: La radura

 
And the heart is hard to translate
It has a language of its own

Charlotte camminava da quasi un’ora.
Aveva attraversato a piedi nudi tutta la spiaggia; aveva imboccato il sentiero, nascosto dagli scogli alti e appuntiti, che portava al bosco e non si era fermata finché non era giunta alla sua meta preferita: la radura. Anche dopo tutti quegli anni e tutto quel dolore restava sempre e comunque il posto che adorava di più al mondo.
Era lì, fra quelle alte fronde che la circondavano lasciandole però scorgere un piccolo pezzetto di cielo azzurro e i fili d’erba che si insinuavano fra le dita dei suoi piedi facendole il solletico, che Charlotte aveva dato il suo primo bacio.
Lo ricordava bene perché il ragazzo che aveva posato le sue labbra su quelle di lei era stato il suo primo amore.
Ah! Quanto aveva agognato quel momento! Quanto aveva ingenuamente sperato che quell’amore sarebbe durato per sempre!
Era sicura che loro due fossero fatti l’uno per l’altra e che quel bacio lo avesse suggellato definitivamente.
Era sicura che quello fosse il suo finale da favola.
“E vissero per sempre felici e contenti.”
Già, peccato che il “vissero” non la comprendeva affatto.
Lui aveva negato tutto spezzandole il cuore, l’aveva abbandonata per un’altra.
E a dieci anni da quel momento Charlotte era lì.
Sapeva che lui si era sposato e aveva avuto dei figli con l’Altra mentre lei era rimasta senza niente.
Il dolore era stato così grande e insopportabile che Charlotte si era chiusa in se stessa e non aveva più aperto bocca. Neanche una singola parola in dieci lunghi anni. Nessuno ne aveva mai capito il vero motivo, avevano buttato giù qualche ipotesi, certo, ma tutti erano arrivati alla conclusione che Charlotte era sempre stata un po’ strana e poi con una madre del genere cosa potevano aspettarsi? Era un miracolo che la ragazzina non fosse ammattita come la Pazza Maeve!
L’unico a conoscere la verità era James Leary, questo solo perché la colpa era stata sua.
Sua e di quell’oca vanitosa di Claire Riggs.
Charlotte si piazzò al centro della radura, nel punto esatto in cui lei e James si erano baciati.
Con la mente tornò indietro: sentì il vento che le scompigliava i capelli biondi e vide i raggi del sole che li facevano splendere di quella tenue sfumatura di rosso che aveva ereditato da suo padre. Percepì la leggerezza del vestito a fiori che indossava, il suo preferito, mentre le sfiorava le ginocchia procurandole un leggero brivido.
Poi lo vide davanti a sé: James.
Era veramente bellissimo, anche a distanza di anni poteva dire con certezza che fosse il ragazzo più bello su cui i suoi occhi si fossero mai posati.
I capelli, neri come la notte, scompigliati dalle raffiche e gli occhi azzurro cielo che sembravano sorridere solo per lei.
Loro due erano cresciuti assieme, spalla contro spalla. Avevano costruito capanne sugli alberi; si erano rincorsi sulla spiaggia fino allo sfinimento e avevano scoperto la radura.
Erano stati giorni memorabili quelli! I più spensierati e felici della sua vita.
Finché Charlotte non si era innamorata di lui.
Rivide l’espressione sorpresa di James mentre lei scandiva le due parole più importanti della sua vita: ti amo. Provò di nuovo quel tuffo al cuore quando le labbra di lui si erano posate sulle sue e quella sensazione di “per sempre” tornò.
Dopo, come un turbinio, si fecero strada la rabbia e l’indignazione di vederlo mano nella mano con Claire mentre si baciavano per strada. L’aveva guardato negli occhi e lui aveva fatto finta di non vederla. Da quel giorno la loro amicizia, o qualunque cosa fosse diventata dopo quel bacio, era finita e Charlotte non aveva più aperto bocca.
Non si era presentata al loro matrimonio; non aveva mandato biglietti di congratulazioni dopo la nascita del primo figlio; non aveva nemmeno presenziato al funerale del padre di lui, l’unico dei suoi parenti che l’avesse mai accettata come parte integrante di quella famiglia, l’unico che non si sarebbe opposto alla loro storia ma l’avrebbe incoraggiata. Non aveva più avuto nessun contatto con loro e aveva cercato di averne il meno possibile con il resto del mondo, unica eccezione: sua madre Maeve.
Charlotte tornò alla realtà, era sola nella radura ed era nuovamente dieci anni più grande.
Si sdraiò sul prato così da poter osservare meglio il cielo e le nuvole che si spostavano pigre in esso. Iniziò a domandarsi quali altre tragiche storie avessero visto il suo villaggio; la lunga spiaggia di sabbia bianca e finissima; il bosco ombroso e pieno di uccellini che cantavano la loro gioia di vivere e anche la loro mite e verdeggiante radura. Spaziò con la mente e vide fate che amavano, a dispetto del loro distacco e del divieto di farlo; streghe che si nascondevano per paura di essere bruciate al rogo e altre che si sacrificavano per amore.
Vide elfi immortali innamorarsi dei mortali e lupi mannari ululare i loro sentimenti alla luna.
Per loro le storie d’amore non potevano essere state che drammi.
Forse una ninfa del bosco si era sdraiata dove ora si trovava lei e aveva pregato il cielo di poter rincontrare il suo grande amore.
Sto diventando pazza! Le storie di Maeve sulla nostra famiglia e le creature sopranaturali mi hanno contagiata!
Non c’era da stupirsi, sua madre ne parlava in continuazione! Era per questo motivo che tutti la ritenevano pazza e stavano alla larga dalla loro piccola casetta sulla spiaggia.
Come se la solitudine potesse turbarla!
Tutto questo a sua madre non era mai importato perché lei in quelle storie ci credeva davvero.
E anche Charlotte, all’inizio, ma ormai non era più una bambina e sapeva che le favole dovevano restare tali.
Ora, però, iniziava ad avere sonno, sentiva le palpebre sempre più pesanti.
Si lasciò cullare dal dolce soffiare del vento e diede un ultimo sguardo al cielo che iniziava a tingersi di rosso e di arancione, le tipiche sfumature del tramonto.
Charlotte chiuse i suoi grandi occhi nocciola, e le fate incominciarono a danzare.


Spazio autrice

Eccomi qui con una nuova storia! Prima di tutto spero vi piaccia e, seconda cosa, avrete notato tutti che si tratta di un prologo.
Ebbene sì! Questa sarà una serie di racconti brevi (tutti tra 1 e 10 capitoli) e mi sembrava carino tener separati il prologo e l'epilogo come se fossero due storie a parte.
Tutti i racconti (che in totale saranno otto più prologo ed epilogo) tratteranno storie d'amore, a volte molto simili l'una con l'altra, tra creature fatate e esseri umani. Sono legate l'una all'altra da piccoli elementi e si dipanano in un arco temporale di circa 270 anni. Tra l'altro ogni storia è ispirata da una canzone di cui si troveranno parti di testo all'inizio di ogni capitolo (in questo caso è All This and Heaven Too dei Florence and the Machine).


Mi auguro che la piccola introduzione vi sia stata di aiuto e che l'idea vi piaccia.

A presto (spero) con la prima storia della serie!

 
   
 
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