Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |      
Autore: Rajaat    13/07/2014    0 recensioni
Bentornati su Radio Spes!
Qui è sempre il vostro Max che vi parla, che vi tiene aggiornati sui fatti e sulle notizie che arrivano da tutto il mondo.
Oggi è il giorno 7325 dalla fine della guerra...
Qualcosa sta cambiando là fuori... quelle bestie, i Projects, stanno iniziando a darsi la caccia tra di loro.
Questo avvenimento, se da una parte ci rincuora, visto che più si uccidono e meno ce ne sono pronti a sbranarci, dall'altro dovrebbe farci preoccupare poiché ciò significa che si stanno ambientando.
Quello che ci era sembrata una situazione temporanea, anche se estremamente pericolosa, adesso sta trasformandosi in qualcosa di definitivo.
Quindi vi chiedo: l'umanità riuscirà a salvarsi, questa volta?
Sembrerà folle, ma io ho uno strano presentimento... come se qualcosa di inaspettato stia per accadere.
Forse sarà colpa del sogno che faccio da un paio di settimane.
Un sogno terrificante.
Un incubo... porpora.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una nube densa, asfissiante, di quelle che seccano gola e polmoni. 
Mi sento quasi soffocare, ma una voce, la mia voce, mi ordina di stare concentrato, di non abbassare la guardia, perché in gioco c’è la mia stessa vita. Mi ripeto che non è la polvere ad essere il nemico, ma quella COSA che l’ha sollevata. 
Un essere letale, dotato di zanne, artigli, esoscheletro e veleno. Una macchina mortale perfetta... Peccato per il nome: Project40268. Come si può combattere contro un progetto?! 
C’è chi lo chiama Strappaossa. Nome terrificante, ma pur sempre un nome! Un nemico DEVE avere un nome! 
Vedo la polvere farsi sempre più scura e all'improvviso il mostro si mostra in tutto il suo schifoso aspetto: una specie di tigre con la pelle di coleottero fatta a placche, spessa dieci centimetri. Sembra quasi di combattere contro un cavaliere medievale venuto direttamente dall'Inferno. 
Mentre ringhia lascia colare a terra un misto di saliva e veleno. 
Non è la prima volta che ne incontro uno, ma ho come l’impressione che questa sia l’ultima. Un sentore di disfatta mi pervade, anche se continuo a ripetere che posso farcela...che già ci sono riuscito altre volte. Basta colpire un punto debole... 
Mi riprendo e lo osservo negli occhi gialli. 
Non l’ho attaccato io. È stato lui a fiutare un pasto succulento ed è sicuro di vincere. 
Ad un tratto mi sento stanco, senza forze. La mano destra che impugna il mio machete arrugginito quasi molla la presa. Le spalle si incurvano e mi sfugge un sospiro di rassegnazione. Lui se ne accorge e scatta verso di me. 
Tutto si conclude in un attimo eterno. 
Lo vedo spiccare un balzo da circa tre metri. Impugno stretto il machete e cerco di colpire sotto il collo, là dove la pelle è meno spessa per consentire alla testa di girare. 
Fallisco. 
Le sue possenti zampe mi colpiscono in pieno petto lasciandomi senza fiato. 
Vengo scaraventato a circa due metri di distanza. Ancora stordito per il colpo cerco disperatamente il machete tra la polvere, ma è troppo tardi. Lui è lì, davanti a me... sembra quasi divertito! 
Ad un tratto mi accorgo che una specie di sabbia color porpora fuoriesce dal collo della bestia, come quando si fa partire una clessidra. Quello è il suo sangue! 
Allora l’ho colpito. 
Con un ultimo guizzo riesce ad azzannarmi una spalla e mi ritrovo bocconi tra la polvere, con il braccio destro stritolato dalla sua mole immensa. 
Esala il suo ultimo respiro. 
Sento che oramai la fine è vicina...ma c'è qualcosa che non quadra. 
Guardo il suo sangue e ne raccolgo una manciata con la mano sinistra. 
Non è sabbia...sembra quasi... 
Arriva un altro morso all'improvviso... Ma non era morto?!? Eccone un altro al braccio... uno al fianco...Aiuto! AIUTO! 


Mi sveglio di soprassalto, scaraventando il cuscino in mezzo alla camera da letto. Ci metto qualche secondo a capire che è stato tutto un incubo...il solito incubo! 
Guardo la sveglia grigia sul comodino. I caratteri digitali rossi mi dicono che sono ancora le 4:26 del mattino del 14 giugno 2065. 
Ma oramai che importanza ha il tempo? 
Mi alzo dal letto madido di sudore e infilo le ciabatte. Arrivo svogliato sino in bagno ed entro direttamente nella doccia, seminando i pezzi della mia tenuta da notte un po’ ovunque. 
Anche se poca, per fortuna anche stamattina l’acqua arriva. Significa che le piogge degli ultimi giorni hanno rimpinguato le falde quasi asciutte sui Monti Sabatini e che l’acquedotto Traiano porta di nuovo acqua a Roma. 
Da quando “l’esperimento” è sfuggito di mano, Roma ha ripreso ad utilizzare i vecchi acquedotti romani per rifornirsi d’acqua. L’elettricità è un bene prezioso e non si può sprecare per far funzionare delle gigantesche pompe sotterranee, se esiste un metodo alternativo per avere acqua. 
Mentre l’acqua mi scivola addosso, penso al percorso che ha fatto per giungere fino a me. Quest’acqua proviene dalla mia terra natale. Da Trevignano, il mio paese! Ricordo ancora il suo lungolago e le sue casette di tufo... 
Chissà cosa ne è rimasto ormai! Dopo vent’anni di abbandono sarà diventato una valle salmastra, in cui si annidano i mostri più viscidi e immondi? Oppure hanno resistito? I miei amici... I miei parenti... I miei genitori! Chissà cosa hanno passato! L’unica certezza che ho è che, tramite la radio, sanno che sono sopravvissuto sino ad oggi! 
Vorrei tanto rivederli un’ultima volta... 
Una lacrima mi scende lungo la guancia, si mischia con l’acqua del mio paese e insieme si portano via i pensieri nostalgici. Non è il momento di fare il sentimentale. 
C’è gente fuori che mi aspetta! Esco ancora bagnato dalla doccia e mi metto davanti allo specchio. Mi guardo sempre più di rado ed ogni volta che lo faccio mi accorgo di essere cambiato...in peggio. Ormai ho più di cinquant'anni e il peso dell’età comincia a farsi sentire. I capelli sono quasi del tutto bianchi, così come la barba. 
La luce fredda delle lampadine fa sembrare la mia pelle ancora più pallida. 
Lo squarcio sul lato sinistro del volto mi sembra sempre più evidente. Fortunatamente ho imparato a vedere con un occhio solo più velocemente del previsto. Mi avevano sempre detto che senza un occhio non si riesce a percepire la profondità, ma si sbagliavano. Basta solo abituarsi; così come ci siamo tutti abituati a vivere come topi, braccati continuamente da delle creature che noi stessi abbiamo creato per difenderci. 
Imbecilli! 
Mi chiedo se la fine dell’uomo causata da se stesso possa essere considerata “selezione naturale”. Con questi pensieri in testa mi trascino fino in camera dove indosso un paio di jeans strappati, una camicia logora e un paio di scarponi da trekking oramai scoloriti. Come al solito, prima di uscire, infilo il mio vecchio trench di pelle marrone. Guardo la foto sul comò prima di chiudere la porta. Dio, quanto mi manca! 
Mentre scendo le scale, un barrito in lontananza cattura la mia attenzione...eccone un altro. 
Uno stridio metallico mi lacera le orecchie. 
Ci siamo...qualcosa sta cambiando! 
Sono a caccia! 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Rajaat