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Autore: Apalapucian_HP    13/07/2014    3 recensioni
"Non l'aveva mai, fino a quel momento, chiamata Lily."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The beginning of someday







Neanche i rumorosi rimproveri di una furiosa Madama Pince avrebbero potuto scuotere Lily Evans dalla sonnolenza, e la luce soffusa delle candele galleggianti della biblioteca non era d'aiuto. Picchiettò distrattamente la bacchetta contro il legno lucido del tavolo mentre leggeva accuratamente la stessa pagina da ormai dieci minuti; il leggero tap-tap svaniva nell'armonia monotona di pagine sfogliate e bassi mormorii.

Un libro di Trasfigurazione stava aperto di fianco ad una pergamena mezza scritta sul banco in fronte a lei, ma la sua piuma era da molto oziosa e la carta non brillava più di inchiostro fresco. I suoi occhi erano ancora aperti, ma appena. La sua testa continuava a pendere, e i suoi capelli erano una tenda scarlatta che nascondeva la sua propensione al sonno dal curioso Corvonero del terzo anno che lavorava ad un tavolo vicino.

Da uno scaffale non troppo lontano, James Potter fece scorrere le dita lungo una fila di libri di Incantesimi, gli occhiali che lampeggiavano qua e là mentre camminava per la biblioteca in infausto silenzio. Poteva vedere il vivido rosso della testa di Lily da dove stava, e non poté non sorridere alla vista. Non sembrava avere fretta di trovare un tomo; infatti, percorreva il luogo come se fosse qualsiasi altri corridoio, il passo sicuro e gli scaltri occhi nocciola tutt'altro che adatti all'ambientazione silenziosa e seria.

Era vagamente consapevole del quaderno di pelle verde che teneva nell'altra mano, ma appena prima di raggiungere la parte più illuminata della zona sembrò ricordarsene. Guardandolo e girandolo tra le dita allenate dal Quidditch, gli si disegnò un ghigno in volto.

Lei avrebbe dovuto vederlo ora, doveva solo guardare in su, ma – come James avrebbe scoperto dopo aver distolto lo sguardo dal quaderno – Lily era già crollata del tutto sul tavolo, cedendo al sonno.

La osservò per un istante, un frammento di esitazione lo radicava sul posto. Gli dispiaceva doverla svegliare dal pisolino per qualcosa di così infantilmente superficiale; sembrava davvero stanca. Il sesto anno, dopo tutto, si stava rivelando un po' più impegnativo di quanto si fossero aspettati. Anche Dorcas Meadowes, la quale giurava di ritirarsi da tutto lo studio serio dopo la corsa ad ostacoli dei GUFO l'anno prima, sembrava non avere altra opzione che rimangiarsi la parola. Per non parlare dei compiti di Lily come Prefetto...

Quasi fece per voltarsi ed andarsene. Quasi la lasciò stare, come Remus gli avrebbe raccomandato (e Sirius rimproverato). Ma lui era James Potter, ed era un insopportabile, esibizionista, senza-buone-intenzioni cretino... beh, almeno agli occhi della persona la cui opinione contava di più per lui. Quindi avanzò verso il di lei tavolo ed ignorò l'inevitabile ondata di odio verso se stesso che gli formava un groppo in gola. Prese una sedia, la girò, e vi si appollaiò così che le braccia fossero sullo schienale e le gambe da ambo i lati.

Quello del terzo anno si mosse, a disagio, un tavolo più in là. Con una corta occhiata apprensiva verso James e Lily – senza dubbio immaginandosi cosa succedeva di solito quando la coppia era nella stessa stanza ed il capitano di Quidditch aveva quella espressione in viso – raccolse le sue cose e si affrettò a raggiungere i compagni Corvonero ad una distanza più sicura.

James a malapena lo vide precipitarsi via, gli occhi fissi su Lily. La rossa, ora completamente inconscia, si mosse nel sonno. Una ciocca di capelli fulvi le cadde sul viso.

Se solo per distrarre James dall'improvvisa brama di sistemargliela dietro l'orecchio, pensò che avrebbe fatto meglio mettersi al lavoro ed andarsene di lì al più presto. Si schiarì la gola.

Lei non si spostò.

Lui provò ancora, più forte.

Lei questa volta si mosse, ma solo per seppellire la testa tra le braccia per non sentirlo.

Sospirando, James allungò un braccio per scuoterla gentilmente. “Evans.”

Lei sussultò e stridette. In più, in un inaspettatamente alto livello di sorpresa, fece cadere la pila di libri e rovesciò la bottiglietta d'inchiostro. Anche James fu colto di sorpresa; saltò all'indietro per salvarsi dal liquido nero che gocciolava e si ricordò giusto in tempo di togliere il quaderno verde. La sua sedia cadde e colpì il bordo del tavolo, ed entrambi sapevano che Madama Pince sarebbe arrivata in pochi secondi – ma almeno James non era macchiato di denso ed appiccicoso nero.

Lily, ancora intontita e disorientata, non era così fortunata.

E così circa dieci minuti più tardi si trovarono fuori, cacciati dalla biblioteca dall'indignata, famigeratamente collerica bibliotecaria.

Lily era furiosa. Guardava fisso davanti a sé, respirando profondamente, e James stava tentando con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere.

Senti, mi dispiace...”

Non mi potevi lasciare stare, per una volta?” lei prese ad allontanarsi.

Mi dispiace,” insistette lui, ma non finì di dirlo che stava già ridacchiando.

Mi hai quasi fatto venire un dannato infarto, idiota.”

Stavo solo cercando di svegliarti,” James le spiegò, “Chi sapeva che tu fossi così tesa? E vergognati, Evans – scegliere la biblioteca per fare un pisolino e sognare apertamente di me. Voglio dire-”

Va a quel paese,” lo interruppe Lily, decisamente irritata. “E comunque, cosa ci facevi lì? Non ti sciogli nelle biblioteche?”

Le sopracciglia di James scattarono all'insù, divertite. “Simpatica. Vorresti scherzare sulle ripetizioni con Peter? Potrei programmartele io.”

Lei si fermò e si voltò, appoggiando le mani sui fianchi e assumendo la fin troppo familiare espressione da “James Potter giuro che sono a tanto così dal castrarti”. James, fermandosi anch'egli, rispose soltanto con quel suo esasperante sorrisetto.

Rimasero così per un po'; Lily che sembrava potesse davvero prendere la bacchetta e maledirlo da averne abbastanza per il millennio successivo, e James che se ne fregava altamente, ma poi gli occhi di lei (finalmente) corsero fino alla mano di lui e la sua attenzione esitò. Sebbene l'occhiata di disapprovazione diminuì un po', lui la vide deglutire prima di parlare.

Dove l'hai preso?”

Questo?” lui sorrise trionfante. “Oh, sai. In giro.”

Potter.

Evans,” replicò. “Amo quando dici il mio nome così. Tutta... autoritaria.”

Taci.”

Fammelo fare.”

Lei ignorò i suoi punzecchiamenti. “Me lo avresti ridato?”

Lui finse di pensarci per farla agitare di più – le sue sopracciglia si incontrarono nel mezzo in un'esagerata posa teatrale mentre alzava il quaderno come un cameriere farebbe con un vassoio, l'altra mano che saliva a farlo roteare con le dita agili. “Forse.”

Lei osò un passo in avanti, e la torcia sul muro a cui stava adiacente faceva sembrare i suoi capelli e i suoi occhi in fiamme. Gli tolse il respiro, e benché fosse determinato a mantenere integro il contegno, il quaderno dovette essere fermato.

Lei aprì la bocca per parlare, ma James alzò il diario sopra la testa quando vide la sua mano tendersi verso esso. “Me lo vuoi strappare via?”

Poteva quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello ronzare, poteva vedere il dibattito interno sulle labbra strette. A volte gli piaceva pensare di essere in grado di leggerla. E Merlino, si chiese se guardare in quegli occhi fosse tanto straordinario per lei com'era per lui.

No.” disse ferma Lily.

Lui l'aveva sentito un milione di volte prima, ovvio, ma non mancava mai di deluderlo.

D'accordo allora,” rispose James, facendo un passo indietro.

Lily gli afferrò un polso. “Dove l'hai preso?” domandò “Perché se tu e la tua banda di criminali-”

Malandrini.

-avete in qualche maniera trovato un modo per entrare nel dormitorio delle ragazze, penso che dovrei saperlo e fare qualcosa al riguardo.”

Lui roteò gli occhi. “Oh, già visto, già fatto, Evans. E ti posso assicurare che non era per dare una sbirciatina ai vostri diari.”

Le guance di Lily si colorarono. “Sei un coglione, Potter. E quello non è un diario.”

James tirò via la mano, gentilmente. “Lo so che non lo è,” rispose. “L'hai lasciato ad Incantesimi. Un Tassorosso me l'ha dato.”

Te l'ha dato?”

Mhmm.”

Non hai fatto una fattura a nessuno?”

Lui apparve scandalizzato. “Certo che no,” la sbeffeggiò “Gliel'ho chiesto educatamente, sai – e poi con molta calma gli ho detto che l'avrei trasfigurato in un ramoscello e appeso alla mia Nimbus se non me l'avesse dato.”

Lei sospirò, scuotendo la testa. “Sei impossibile.”

Lui rise: “Lo so. Ma almeno non l'ho sgraffignato dal tuo comodino.”

Bene.”

Già.”

Ottimo.”

Giusto.”

Brillante.”

Precisamente.”

Smettila.”

Lui sorrise: “Sicura che non lo rivuoi indietro?”

Lei si morse il labbro e lo guardò - porca vacca, era davvero necessario? - e lui avrebbe mentito se avesse dovuto dire che si aspettava che lei se ne andasse, che fu esattamente ciò che fece.

Così dannatamente orgogliosa...

Prima che potesse evitarlo, la stava chiamando per nome – il suo nome. E sapeva che se fosse stato “Evans”o “Rossa” o “Pel di carota”(*) o qualche altro nomignolo con cui l'avesse mai chiamata, lei non avrebbe nemmeno considerato la possibilità di voltarsi per affrontarlo.

Cosa?” Era la stessa aria ostile, lo stesso tono sardonico, ma lui poteva distinguere la curiosità sotto di esso.

Non l'aveva mai, fino a quel momento, chiamata Lily. Appuntandosi mentalmente di darsi un cazzotto, più tardi, per quello, le lanciò il quaderno, con un passaggio perfezionato dal Quidditch che le rese possibile afferrarlo senza problemi anche se presa alla sprovvista.

Ecco a te,” esclamò James. “Non sono sempre un cretino, sai.”

Avresti potuto fregarmi,” borbottò Lily, tenendo il quaderno stretto al petto. “Ma grazie.”

Lui annuì. “Ci vediamo in giro.”

Si voltò e si incamminò verso la direzione opposta, l'immagine dei suoi capelli fieri e del suo sguardo intenso che si attardava e bruciava brillante nei suoi occhi. Non poteva scrollarselo di dosso, e capì che gli sarebbe potuta servire una bottiglia di Burrobirra dalle cucine.

Era già un buon numero di passi lontano quando pensò di sentirla parlare, ma non poteva essere perché...

James!” stava ripetendo, non avendo ricevuto risposta la prima volta.

Provò (e fallì) a tenere lontano lo stupido sorrisetto dal suo volto.

James.

Sì?”

Doveva già aver riposto il quaderno nella borsa, perché non lo stringeva più. “Dove stai andando?”

Vieni?”

No.”

James si strinse nelle spalle: “Solo in giro, allora.”

Allora l'hai letto?” pronunciò le parole un po' troppo velocemente per farle passare come un quesito casuale, e lo fece sorridere.

Un po', sì.”

Tranne che per il cipiglio di disapprovazione, non sembrava troppo sorpresa. Domandò invece: “Beh, allora che ne pensi?”

Onestamente?”
“Credi che altrimenti vorrei la tua opinione?”

Lui incrociò le braccia e aggrottò le sopracciglia. “Sii carina, Evans, o non ti offrirò i miei servigi da critico.”

Dimmelo.”

Okay,” James cedette. E poi aggiunse solennemente “Penso che tu sia una scrittrice fantastica.”

Un sorriso istintivo le piegò gli angoli delle labbra, e James la osservò mentre cercava di combatterlo. Vedete, nonostante James Potter amasse vedere le guance di Lily Evans arrossire e gli occhi bruciare di rabbia come tutti sapevano che lui riuscisse a causare, lui non avrebbe neanche mai smesso di sperare di vedere la fine di ogni singolo mezzo sorriso – specialmente quest'ultimo, specialmente ora che lui ne era la ragione.

Ma poi Lily sembrò aver capito qualcosa, quell'unica cosa che sempre ostacolava i tentativi di James di forse cambiare l'irriducibile (e sfortunatamente non molto buona) impressione che aveva di lui. La riconobbe subito: lei non credeva ad una parola che lui avesse detto.

Ho detto che dovevi essere onesto.” disse Lily, chiaramente scettica.

Lui mise le mani in tasca e la guardò dritta negli occhi. “Sono onesto.”

Siiii.” esalò lei. Lo osservò meticolosamente.

Una volta, Remus aveva menzionato come Lily concludesse – con varie prove ed esperienze personali – che fosse impossibile entrare nella testa dell'onnipotente James Potter. Al tempo, James non era stato sicuro di che cosa volesse dire, né se fosse corretto o meno. Ora, guardando Lily, comprese che il suo verdetto sulla questione rimaneva invariato.

Sì,” ripeté lei, più forte e più chiaro. “Okay... dammi un evento nel passato in cui sei stato onesto con me.”

Nel silenzioso minuto che seguì, lui capì quanto lei fosse certa che non sarebbe riuscito a pensare a nulla. Quello che lei non sapeva, però, era che lui aveva qualcosa da dire – quella sola volta in cui era stato onesto con lei, quella sola volta in cui non era mai stato più onesto in vita sua – ma non era sicuro se adesso fosse il momento giusto per dirglielo (o se mai ci sarebbe stato un momento giusto).

La settimana prima, in uno stato di assoluta ebbrezza (da parte di lei) e idiota avventatezza (da quella di lui), per quanto fortemente lo negasse e pur tutte le fievoli scuse che si era fabbricato il mattino dopo, le aveva detto che l'amava.

L'aveva capito la settimana passata, nella calma notte senza luna con la testa di lei appoggiata alla spalla – lei stava cianciando di compiti e vestiti e Pozioni – e poi lui l'aveva detto a bruciapelo.

Io ti amo.

Puro. Intempestivo. Onesto.

La sua realtà quasi lo uccideva.

Ma lei non poteva ricordarselo, ovviamente, e lui non sapeva se il fatto che lei non ne avesse memoria fosse qualcosa per cui James dovesse essere grato o meno...

Allora?” disse Lily, guardandolo in attesa di una risposta, ignara dei suoi battiti irregolari, delle mani sudate, e del non voluto lasciarsi andare ai ricordi del suo calmo, bellissimo viso nel profondo sonno da ubriachi.

Lui si strinse nelle spalle e fece del suo meglio per lanciarle un convincente sguardo truce. “Senti, se non mi credi...”

Non ti credo,” lo interruppe Lily, e lo disse così regalmente, ma James la conosceva abbastanza bene da non poter mancare il distinto barlume di delusione nei suoi occhi. Lei non disse nient'altro, e lui pensò di dover rompere il silenzio, ma non poteva fidarsi che non avrebbe detto qualcosa che l'avrebbe agitata ancora di più.

Lily sospirò, un suono che lo colpì come una secchiata d'acqua gelata, e non volle altro che rubarlo dalle sue labbra con un bacio. “Ci vediamo in giro,” mormorò lei “Buona notte.”

Lui annuì rigidamente, all'improvviso fermo e ammutolito (pensò che sarebbe stato più difficile non chiederle di rimanere se avesse aperto la sua stupida bocca).

E poi lei lo stava lasciando per quella che sembrava la centesima volta quella notte.

E a parte quelle tre stupide parole così incautamente sputate fuori la settimana prima, altre tre gli affliggevano la mente mentre andava verso le cucine.

Magari un giorno.



Lily pensò che fosse strano – la sensazione del terreno che ripetutamente le veniva tolto da sotto i piedi, la mente che divagava e si perdeva ogni volta che provava a guardare dentro di lui attraverso gli occhi cerchiati dagli occhiali. Era certa di stare solo immaginandosi il peso aggiunto del diario reso nella sua borsa mentre si allontanava da lui, ma in qualche modo non poteva fare a meno di immaginare come le dita di James dovessero essersi fatte strada tra pagine e pagine dei suoi casuali aneddoti...

Lui pensava che lei fosse brava.

Ma lo faceva davvero?

Cautamente e per un istinto convincente, allungò il collo per guardare dietro di sé e magari vederlo di sfuggita un'ultima volta.

Lui era già ben lontano, il buio del corridoio curvo che pian piano inghiottiva la sua figura. Si voltò del tutto per guardarlo allontanarsi, e fu appena prima che scomparisse che qualcosa la colpì. La sua voce, il suo viso e la notte e...

Non sapeva cosa fosse, ma sapeva che le mancava qualcosa, qualcosa riguardo James, qualcosa di grande e lampante e importante. Sforzò le meningi e provò a identificare cosa fosse, ma anche i passi di James ora stavano svanendo, e le sembrava che dovesse averlo vicino per essere capace di ricordare cosa fosse.

Allora lasciò perdere, stringendosi nelle spalle e andandosene.

Un po' più tardi quella sera, stanca com'era stata in biblioteca, la mente correva, non importa quanto stringesse gli occhi. Non poteva smettere di pensare a lui e immaginarlo camminare via ancora e ancora, e l'assillante pensiero di quel qualcosa le rimbalzava nella testa come un veloce e testardo boccino che lei non riusciva ad afferrare e catturare. Si girava e rigirava ed era estremamente frustrata.

Potter.

Improvvisamente il nome significò di più del tormento della sua esistenza, e lei desiderava sapere come e cosa e perché, in quanto la stava facendo diventare matta.

James dannato Potter...

Le loro gare di sguardi fissi erano diventati interessanti di recente, pensò Lily – stava diventando sempre di più una questione di incapacità di distogliere lo sguardo piuttosto che di essere l'unica che potesse fargli abbassare gli occhi.

James.

Il suo nome era uscito così facile, familiare e perfetto, come se tutto quel tempo lei avesse infranto una legge della natura chiamandolo “Potter”.

(Da qualche parte nel castello James stava mormorando sottovoce “Lily”, sentendosi poi ridicolo, ma non poteva fermarsi dal provarlo nella sua voce e chiedendosi cosa lei dovesse aver pensato).

Solo attimi prima che il sonno finalmente arrivasse, lei capì che per la prima volta in vita sua, era sinceramente dispiaciuta di averlo lasciato andare via. Il pensiero sarebbe andato avanti al mattino, e la mattina dopo, e ben presto un giorno si sarebbe svegliata con un anello che le adornava la mano sinistra e un sorridente James vicino a lei e una mutua promessa di rimanere insieme per un milione ancora di mattine.

Lily si voltò su un fianco e si addormentò con un sorriso in volto.

(James si buttò sul letto e si addormentò con il suo nome sulle labbra).























(*) Nella versione originale, James dice “Red” or “Ginger” - sono due cose un po' diverse in inglese, ma siccome in italiano sono equivalenti perché la traduzione è sempre “rossa”, ho usato “pel di carota” anche se qui da noi suona forse un po' più dispregiativo.

  
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