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Autore: Iaiasdream    14/07/2014    7 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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4° capitolo: CASTIEL NON SI ARRENDE



 
Mi sono sempre chiesta: quando si dice, vorrei che il pavimento mi inghiottisse all’istante, cosa si proverebbe se succedesse per davvero? Ora, non lo faccio più, perché lo sto letteralmente provando.
La tempesta nei suoi occhi mi sta colpendo il cuore, lo stesso suo viso è la prova schiacciante che mai, l’avrei potuto cancellare dalla mia mente, nonché dai miei ricordi.
Sotto di me, sento il pavimento muoversi, ma mi accorgo subito che non è questo, sono le mie gambe che tremano. Tremano perché è bastata solamente la sua voce a ritornare a invadere il mio udito, per distruggere lo scudo che mi ha protetta con tutto se stesso in questi lunghi quattro anni.
Mi ero costruita uno scudo contro i ricordi, le evidenze, ma non ho mai avuto il coraggio di innalzarlo su di lui. Perché?
Illusa, mi ero convinta che non sarebbe più tornato, che mai più Rea, avrebbe potuto rivedere Castiel, e invece… lui è davanti a me, e non mi toglie lo sguardo di dosso, e mi sorride, con un sorriso che non ricordo aver mai visto prima d’ora. Le parole mi sono morte in gola, anzi no, le ho dimenticate; e a poco a poco, sto dimenticando anche il motivo per il quale mi ritrovo in questo studio e perché siamo arrivati a questo punto.
Perché, perché il destino non è dalla mia parte? Ma soprattutto, per quale motivo il cuore sembra scoppiarmi in petto?
Nella mente ho ancora un flebile pensiero: Quanto vorrei che questo fosse uno dei soliti scherzi di Alain. Ma come diavolo può essere uno scherzo, se Castiel è qui in carne ed ossa proprio davanti a me?
<< Ciao, Rea >>
Repentinamente ritorno alla realtà. Lo guardo, non smetto di tremare, non ce la faccio a non piangere.
Devo farlo, devo resistere. Sorrido amaramente, abbassando la testa per ritrarre la triste espressione che si è disegnata sul volto.
Devo parlare, devo far qualcosa, perché è ovvio che il pavimento non si aprirà mai, per risucchiarmi al suo interno.
Decido di tacere, e non so per quale motivo sento il bisogno di vedere Alain, forse per istinto omicida, per scaricare la mia frustrazione su di lui. Per quale dannato motivo è suo cugino? Alzo la testa senza guardarlo. Lui rimane fermo, immobile, impassibile, e mi guarda, guarda tutte le mie mosse, anche se non so con quale sguardo.
Mi avvicino a lui, lentamente, insicura, e lo sorpasso per raggiungere la porta, portandomi dietro il suo forte, travolgente, indimenticabile profumo. Afferro smarrita la maniglia e la tiro verso il basso, mi affaccio nel corridoio, per fortuna sta passando Melody.
<< Serve qualcosa Rea? >> chiede quasi preoccupata.
Maledizione Melody, non ti ci mettere anche tu! Non fare quella faccia! È già abbastanza frustrante immaginare la mia!
<< S-sì, Melody. Puoi chiamarmi Alain? >>
Sento Castiel sbuffare un sorriso. Lei annuisce e si reca velocemente nella classe del moccioso.
Richiudo la porta senza voltarmi. Poi mi faccio coraggio e lentamente mi giro accorgendomi che si è accomodato sulla mia sedia dietro la scrivania. Che intenzioni ha? Mi chiedo. Castiel non mi sta guardando, i suoi occhi vagano per la stanza come per controllare che sia tutto a posto.
<< Non è cambiato nulla >> sussurra.
“Come fai a dirlo?”
<< Non è vero? >> chiede facendomi trasalire. "Che vuoi dire?". Lo guardo, mi guarda.
"È tutto cambiato Castiel", è questa la frase che brama di uscire dalla mia bocca, ma che impedisco abilmente. Lo vedo sbuffare, alzarsi, fare il giro della scrivania e avvicinarsi felino a me.
È cambiato, non riesco a riconoscerlo. Ha sempre i capelli rubino, ma la sua espressione, i suoi occhi, non sono più quelli di quattro anni fa. Possibile che non lo riesca a rimembrare più? Eppure ormai tutti i ricordi legati a lui, si sono fatti vividi. Allora cos’è? Chi è questo ragazzo che si trova a pochi centimetri dal mio viso.
Un momento! Ho detto pochi centimetri? Trasalisco, non riuscendo a capire che intenzioni abbia.
I suoi occhi sono incatenati ai miei, il suo respiro si diffonde sul mio volto mescolandosi con il mio.
<< C-che fai? >> chiedo balbettando con voce flebile. Lui sorride, si allontana e senza distogliermi lo sguardo di dosso esclama:
<< Allora non ti sei ingoiata la lingua! >>
Lo guardo smarrita, lui continua a sorridermi, ad un tratto sento bussare alla porta, l’apro, e incrocio gli occhi beffardi di Alain, che entra salutando con la sua solita maniera.
<< Ha voglia di me, signora preside? >>
Lo fulmino con uno sguardo. “Maledetto!”. Si accorge che nello studio non sono sola, e non appena vede Castiel, il suo sorriso scompare dalle sue labbra, mi accorgo che anche Castiel lo sta guardando serio.
“Mio Dio, non vorranno mica picchiarsi qui?”
<< è da tempo che non ci si vede, cuginetto! >> mormora Castiel.
<< Sai che odio essere chiamato così, non pensavo avessi accettato per davvero di venire a questa perdita di tempo! >>
<< Quando mi hai detto che la preside voleva parlarmi, non ho potuto fare a meno di accettare >> risponde Castiel volgendomi lo sguardo, io non perdo tempo a distogliere subito il mio.
<< Mi dispiace per te >> sorride Alain << ma la mia preside non è una ragazza facile >>
I due si guardano. Io rimango allibita dalle parole del moccioso, e da quel mia, abbastanza sottolineato; mi allibisco ancor di più, perché continuo a tacere; poi li vedo sorridere, fino a quando non scoppiano in una fragorosa risata.
<< Ah, sei sempre il solito Alain! >> esclama Castiel reggendosi lo stomaco.
<< Merito dei tuoi insegnamenti! >>
Mi è bastato il loro modo di farmi irritare, ch’è completamente identico, per cancellare dalla mia mente tutti quei pensieri.
Loro continuano a ridere, io, stringo i pugni dirigendomi verso la scrivania e afferrato un libro, lo arrotolo, mi giro, avvicinandomi ad Alain e piantandoglielo violentemente sulla testa.
<< Smettila di ridere, moccioso pervertito! >> esclamo digrignando i denti.
<< Ahia! Ma veramente, sei una sadica, altro che preside >>
<< Taci Alain! E tu… >> dico indicando Castiel con il libro ancora arrotolato << insegna a questo piccolo pervertito un po’ di educazione! Tuo cugino è un grandissimo menefreghista, irrispettoso, ineducato, maniaco! >> continuo come una furia avvicinandomi alla porta e uscendo, facendogli segno di seguirmi. Mi dirigo verso un tabellone affisso sul muro del corridoio, punto il dito su una riga.
<< In una settimana, ha raccolto ben dieci note! >> esclamo con fare deciso. Non ne capisco il motivo, ma questo mio sbottare in un niente, mi sta sollevando il morale. È come se mi stessi sfogando.
Castiel continua a guardarmi e adesso mi accorgo che mi sta sorridendo.
<< Ti avviso Alain >> riprendo rivolgendomi seria verso quest’ultimo << un’altra nota e vieni sospeso! >>
Lui sbuffa un sorriso strafottente, e capisco che quella è la sua risposta, che non parlerà, non sputerà le sue solite perverse battutine, ché non vuole farlo davanti a suo cugino.
<< è tutto >> dico volgendo lo sguardo verso l’orologio. Guardo l’orario, è quasi mezzogiorno.
In quel preciso istante, ricordo che avevo permesso ad Etienne di venirmi a trovare al liceo. E un sussulto al cuore, non capendone il motivo, subito mi fa pensare che Castiel, non deve vederlo; che Etienne non deve vedere lui.  
<< Con permesso >> mi incammino verso il portone principale, inspiegabilmente alzo il passo, e come sto per spingere la porta a verto, mi sento catturare il gomito. Ingoio a fatica. Chiudo gli occhi raccogliendo tutta l’aria possibile per non sentirmi morire. Mi giro lentamente. Castiel mi guarda, e quell’espressione sconosciuta ritorna di nuovo in scena.
<< Cosa c’è? >> chiedo con voce tremante.
<< La riunione non è ancora finita >> risponde secco.
Sgrano gli occhi non capendo cosa vuole dire.
<< Non ho più niente da dire >> provo a divagare.
<< Ma ho da dire io >>
<< Castiel, lasciami, ho da fare >>
<< Ti accompagno >>
<< No, Castiel! >> esclamo, liberando il braccio dalla sua presa << Lasciami stare >> sibilo con voce di pianto. Mi giro un’altra volta verso il portone ed esco, lasciandomelo alle spalle. Raggiungo a passo svelto il cancello, mi accorgo di avere il cuore in gola e inizio a pregare come non ho mai pregato prima.
Non appena svolto a destra, sento dei passi velocissimi e decisi, raggiungermi. Il mio gomito viene catturato una seconda volta e vengo bruscamente girata. È ancora lui, e questa volta inizio ad avere paura, sentendo una macchina da lontano avvicinarsi sempre di più.
<< Pensi davvero che io sia venuto qui per Alain? >> chiede minaccioso. Non rispondo, lo guardo solo supplichevole, convinta che mi avrebbe lasciata andare, e invece…
<< Tu pensi davvero che per me è finita quattro anni fa? >> chiede afferrandomi dalle spalle e sollevandomi << credi che ti abbia lasciata andare perché mi sarei arreso?... Tzé, mia cara piccola illusa… >>
“Cos’è quel ghigno? Questo non è il mio Castiel… un momento, perché ho detto mio? Lui non è più mio”
<< Castiel, smettila. È tutto finito, tutto cambiato >>
<< No! Mi hai già detto troppe volte cosa fare… adesso sono io che conduco il gioco, e non è finita un bel niente >>
Detto questo, si avvicina al mio viso pronto per poggiare le sue labbra sulle mie, ma non lo fa. Qualcosa lo blocca, lo guardo ancora tremante, e vedo che i suoi occhi si sono spostati dai miei, e fissano lo sfondo alle mie spalle. Che gli prende? Mi chiedo. Quando poi mi sento chiamare, sgrano gli occhi trasalendo. “Dio, no! Non farmi questo!” non riesco a girarmi. Sento che le forze mi stanno abbandonando.
La salda e brusca presa di Castiel, si sta allentando. Lo vedo smarrito, incredulo, e fisso a guardare in quel punto dove la voce si sta facendo più vicina, e mi chiama, e lo fa con tutto il fiato che ha in gola.
Castiel barcolla, lasciandomi del tutto. I suoi occhi sono diventati lucidi, sembrano sconvolti ma allo stesso tempo pieni di rabbia, mi guarda scuotendo la testa << N-non è possibile >> sibila aspettando una mi reazione, che non riesco ad avere, perché sono bloccata ancora, dalla paura.
   
 
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