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Autore: Sad Angel    31/08/2008    1 recensioni
E se i Tokio Hotel fossero i protagonisti di una strana favola?!? Se per sbaglio o per fortuna fossero caduti sotto uno strano incantesimo? Questo il tema di questa fanfiction! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Die schönsten Sterne

Hallooooo!!!! Buona lettura!!!!

Per Sbadata93:Hallo!!! Waaaa!!! Non dirlo a me, perché lo voglio pure io un Bill così coccolone!! Il mio lo fa solo per ottenere ciò che sa che altrimenti non gli darei mai…(No, Tom, non c’è nessun doppio senso in questa frase! Piantala^^!) La zia segugio effettivamente fa un po’ ridere…chissà da dove mi è uscita!!! Comunque, questo capitolo per me ha del potenziale…Fammi sapere, ok? Viel, viel dank!!! J

Per Laulove90: Halloooo! Ahaha! Grazie per la tua recensione, è molto divertente! Ma non dirlo due volte, prima che Bill mi molli a fanfiction ancora in corso…Poi dopo se vuole… (Bill: Cos’è? Non mi vuoi più? Cosa sono per te, un bel giocattolo??? Me: …. Bill…Ti prego…Già certe persone fanno della allusioni…Non dargli spunti! Bill, sconsolato, prende Jumbie: Nessuno mi ama… Me:… UffSti artisti… Vieni qua, piccolo!!!! Bill, sorride, compiaciuto) Torniamo a noi… Di Tom non dico nulla… Buona lettura^^!

 

Die schönsten Sterneneun

 

Ciaooo!”

Aspettando che i miei genitori, che avevano insistito per accompagnarmi in stazione, salissero in macchina, continuai a salutare, sventolando la mano. Un minuto. Papà mise in moto. Mentre si allontanavano, mamma salutò ancora. Svanirono, girando all’incrocio. Ferma nel piazzale, fissai attenta la strada per altri cinque minuti, per assicurarmi che non tornassero indietro. Meticolosità maniacale, quando sapevo che stavo facendo qualcosa che loro non avrebbero approvato. Sbuffai, sventolandomi con una mano, per il caldo, poi, un po’ più convinta, entrai nella stazione, lo zaino sulle spalle.

 

Dopo aver comprato il biglietto per il paese successivo, dove abitavano gli zii, raggiunsi il binario dove, a breve, sarebbe passato il regionale. Togliendomi lo zaino, mi lasciai cadere su una panchina, gli occhiali da sole sul naso, per non essere accecata dal sole. La musica nelle orecchie, con la coda dell’occhio, notai un movimento alla mia sinistra. Mi voltai.

Due signore sulla settantina, camminavano per il binario, tenendosi a braccetto. Le scrutai, entrambe avevano qualcosa di famigliare. Mordicchiandomi le labbra, iniziai a riflettere su dove potessi averle viste, mentre loro, con passo un po’ incerto, sostenendosi a vicenda, si avvicinarono, sedendosi accanto a me. Per non apparire maleducata, spostai lo sguardo altrove, continuando a riflettere, senza risultati.

Finita una canzone, continuai ad osservare davanti a me ma, prima che l’mp3 potesse iniziare la successiva, captai un pezzo di conversazione.

“Quella dannata bestia…”

Un brivido mi attraversò il corpo. Muovendomi lentamente, schiacciai “Pause”, continuando a dondolare la testa, fingendo di seguire il ritmo di una musica che, in realtà, non esisteva. Lo sguardo, che vagava altrove.

“So che sembra pazzesco…” continuo la signora più vicina a me “…ma devi credermi! Quella è una creatura demoniaca!” esclamò con impeto, sottolineando l’ultima parola.

Perché dici così?” domandò l’altra, la voce che mal celava una punta di preoccupazione.

“E’ un demonio!” proseguì la prima “Ti giuro! E’ perfettamente consapevole di fare qualcosa che non deve, ed è proprio per quello che lo fa!”

L’altra tacque un secondo, probabilmente ponderando cosa rispondere all’amica. “Non può essere! E’ una bestia…agirà per istinto…” disse.

“L’istinto?!?” la signora vicino a me rise amaramente, prima di interloquire seria “Altro che istinto… Lo fa apposta!!! Spacca i vasi, strappa via i panni dallo stendino…poi, non appena vede che inizio a correrle dietro strillando, si ferma a guardarmi con quei suoi piccoli occhietti ed emette un suono molto simile ad una risata…Si prende gioco di me, quella dannata bestia!”

L’altra rimase ancora in silenzio. “Non ci credo…che comportamento strano…”

E non è tutto!” concluse l’altra “Una sera l’ho beccata che fissava immobile mia nipote…Quella è una creatura del demonio! Altro che istinto!”

“Tua nipote…?”

“Si! Comunque ho deciso…” disse ancora, la voce seria “Stasera vado a parlare col prete…Voglio che venga a benedire la casa e, se anche questo non avrà effetto, chiamerò i cacciatori. Non permetterò a quel servitore del demonio di portarmi via mia nipote!”

Io, continuando a fingere di ascoltare musica, sentii un altro brivido attraversarmi. Non appena aveva iniziato a parlare di quell’animale dispettoso, il mio sesto senso mi aveva urlato “Tom!”. Deglutii, consapevole che dovevo spicciarmi a riconoscere quella signora, portare via il fratello di Bill dalle sue grinfie. Un brivido mi attraversò ancora, al pensiero di ciò che sarebbe accaduto se, per disgrazia, non ci fossi riuscita. Cercando di calmarmi, iniziai a spremermi le meningi più che potevo sperando che, magari involontariamente, una delle due mi desse un piccolo aiuto.

 

Un fischio.

Voltai il capo alla mia sinistra, il treno che si avvicinava. Scheiße!..., pensai, rendendomi conto che, come al solito, avevo poco tempo per risolvere il problema.

Il treno rallentò, fermandosi. Ci avvicinammo. Io, fingendo gentilezza, aprii la porta, poi mi spostai, aiutando le due signore a salire. Loro mi sorrisero.

Grazie cara.” Disse quella che aveva in mente di far fuori il fratello di Bill.

Deglutii, cercando di sorriderle. Odiavo dovermi comportare così, ma non sapevo cosa fare. Non era da me, ma non era il momento di essere troppo rigidi. Dovevo assolutamente capire chi fossero.

“Niente…” risposi.

Lei mi scrutò un secondo “Ma tu non sei la nipote di…” iniziò, pronunciando il nome di mia zia. Sgranai gli occhi, annuendo “Conosce la zia?” domandai, sperando che mi dicesse di sua spontanea volontà chi diavolo fosse.

“Certo, cara!” continuò lei “Abito proprio nella viletta di fianco al suo condominio!”

Sgranai gli occhi, sorridendo della mia immensa fortuna “Ah!” risposi, incapace di aggiungere altro mentre lei si allontanava, per raggiungere la sua amica.

Il treno fischiò. Mi riscossi subito, saltando su. Restando accanto alla porta, gettai un’occhiata alla carrozza. Le due donne si erano sedute, continuando a parlare. Le fissai col viso duro.

“Devo agire in fretta…” conclusi, a voce alta.

 

Cinque minuti, il treno raggiunse la stazione, le due donne si alzarono, avvicinandosi a me. La vicina della zia, mi sorrise ancora. Deglutii, accennano un mezzo sorriso, una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

La porta si aprì. Un secondo dopo, saltai giù, iniziando a correre, decisa. Dovevo arrivare a casa della signora, prima di lei.

 

Corsi per tre minuti, attraverso il paese. Molte persone si voltarono a guardarmi. Ignorandole, continuai imperterrita, fermandomi solo quando mi trovai davanti alla villetta.

“Era così vicino…” mi dissi, un mezzo sorriso, pensando all’espressione felice che avrebbe assunto il volto di Bill, non appena avrebbe ritrovato suo fratello.

Presi un bel respiro, tentando di mantenere la mente lucida. Mi avvicinai alla cancellata, guardando dentro. Nel prato, perfettamente curato, non c’era nulla. “Scheiße!” imprecai, prima di ricordare che la signora aveva parlato di uno stendino.

Uno stendino sul davanti…,mi domandai, riflettendo tra me e me,…Non farebbe una bell’impressione…

Sorrisi, iniziando a correre intorno alla casa, per raggiungere il retro. Il giardinetto dietro era delimitato da una rete di colore verde. Sulla sinistra, un grosso buco.

Probabilmente è da qua che passa…, mi dissi, prima di raccogliere le mani ed iniziare a chiamare Tom per nome.

Chiamai un paio di volte, poi attesi. Un minuto. Nulla.

Screeck.

Il rumore di una macchina che frenava. Mi sporsi, gettando un’occhiata alla strada. Scorsi la signora che scendeva lentamente. “Scheiße!” imprecai ancora, nascondendomi subito. Deglutii.

Tom!” ricominciai a chiamare, un groppo alla gola, spaventata da ciò che poteva accadergli.

All’improvviso, un fruscio.

Mi voltai di scatto, un brivido mi attraversò la colonna vertebrale, trasmettendosi per tutto il corpo.

Una volpe, il pelo più vicino al biondo che al rossiccio, era uscita da sotto la siepe. Mi fissava, i piccoli occhietti scuri.

Un groppo alla gola, per via della gran voglia di piangere che mi aveva preso poco prima, sorrisi, gli occhi ancora pieni di lacrime. “Tom!” chiamai ancora. Lui continuò a fissarmi, immobile. Un secondo. Iniziò a corrermi incontro. Gli occhietti, brillavano.

A pochi passi da me, saltò. Io, presa alla sprovvista, aprii le braccia d’istinto, afferrando la volpe al volo. Fissai il suo muso un secondo. Piegato in un modo strano, ebbi l’impressione che mi stesse sorridendo poi, spiazzandomi del tutto, Tom mi strizzò l’occhio. Esterrefatta, mi ritrovai a sorridere.

Tlack.

All’improvviso il rumore di una porta che si apriva.

“Oh no!”

Sentii la voce della signora gemere sconsolata. Tom, tra le mie braccia, emise quello strano verso che, come la signora aveva ben interpretato, corrispondeva ad una risata.

“Dove sei dannata bestia?” iniziò a urlare lei un secondo dopo. “Vieni, vieni…Vedrai che bella sorpresa che ti ho preparato…”

La volpe smise di ridere, fissando seria verso il giardino, prima di appoggiare i suoi occhietti su di me.

Sospirai. Più tranquilla, avendolo trovato, sorrisi debolmente “Leviamoci dai piedi…” iniziai.

Appoggiai la volpe a terra. “Andiamo Tom…”

Iniziai a camminare, poi mi fermai, notando che non mi stava seguendo. “Che c’è?” domandai, girandomi a guardarlo.

La volpe mi si avvicinò, strusciandosi sulle mie gambe, l’unica parte del mio corpo che riusciva a raggiungere. Io lo fissai interdetta, completamente spiazzata. Un secondo dopo, Tom mi strizzò ancora l’occhio, saltandomi di nuovo in braccio. Fortunatamente, anche questa volta, i miei riflessi furono abbastanza pronti e riuscii ad afferrarlo in tempo. Iniziò a strusciarsi sul mio collo.

Nonostante fossi consapevole che era solo una volpe, non potei evitare di arrossire. “Tom…ti prego…” iniziai imbarazzata “Bill…”

La volpe si fermò, scrutandomi negli occhi. Emettendo un sospiro, sconsolato, saltò a terra.

 

 

Continua…

  
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