Hallooooo!!!! Buona lettura!!!!
Per Sbadata93:Hallo!!! Waaaa!!! Non dirlo a me,
perché lo voglio pure io un Bill così coccolone!! Il
mio lo fa solo per ottenere ciò che sa che altrimenti non gli darei mai…(No, Tom, non c’è nessun doppio senso in questa frase!
Piantala^^!) La zia segugio effettivamente fa un po’ ridere…chissà da dove mi è
uscita!!! Comunque, questo capitolo per me ha del
potenziale…Fammi sapere, ok? Viel,
viel dank!!!
J
Per Laulove90: Halloooo! Ahaha! Grazie per la
tua recensione, è molto divertente! Ma non dirlo due
volte, prima che Bill mi molli a fanfiction
ancora in corso…Poi dopo se vuole… (Bill: Cos’è? Non
mi vuoi più? Cosa sono per te, un bel giocattolo???
Me: …. Bill…Ti prego…Già certe persone fanno della allusioni…Non dargli spunti! Bill,
sconsolato, prende Jumbie: Nessuno mi ama… Me:… Uff… ‘Sti
artisti… Vieni qua, piccolo!!!! Bill, sorride,
compiaciuto) Torniamo a noi… Di Tom non dico nulla…
Buona lettura^^!
Die schönsten Sterne…neun…
“Ciaooo!”
Aspettando che i miei genitori, che avevano
insistito per accompagnarmi in stazione, salissero in
macchina, continuai a salutare, sventolando la mano. Un minuto. Papà mise in
moto. Mentre si allontanavano, mamma salutò ancora.
Svanirono, girando all’incrocio. Ferma nel piazzale, fissai attenta
la strada per altri cinque minuti, per assicurarmi che non tornassero indietro.
Meticolosità maniacale, quando sapevo che stavo
facendo qualcosa che loro non avrebbero approvato. Sbuffai,
sventolandomi con una mano, per il caldo, poi, un po’ più convinta, entrai
nella stazione, lo zaino sulle spalle.
Dopo aver comprato il biglietto per il
paese successivo, dove abitavano gli zii, raggiunsi il binario dove, a breve,
sarebbe passato il regionale. Togliendomi lo zaino, mi lasciai cadere su una
panchina, gli occhiali da sole sul naso, per non essere accecata dal sole. La musica nelle orecchie, con la coda dell’occhio, notai un
movimento alla mia sinistra. Mi voltai.
Due signore sulla settantina, camminavano
per il binario, tenendosi a braccetto. Le scrutai, entrambe
avevano qualcosa di famigliare. Mordicchiandomi le labbra, iniziai a
riflettere su dove potessi averle viste, mentre loro,
con passo un po’ incerto, sostenendosi a vicenda, si avvicinarono, sedendosi
accanto a me. Per non apparire maleducata, spostai lo sguardo altrove,
continuando a riflettere, senza risultati.
Finita una canzone, continuai ad
osservare davanti a me ma, prima che l’mp3 potesse
iniziare la successiva, captai un pezzo di conversazione.
“Quella dannata bestia…”
Un brivido mi attraversò il corpo.
Muovendomi lentamente, schiacciai “Pause”, continuando a dondolare la testa,
fingendo di seguire il ritmo di una musica che, in realtà, non esisteva. Lo
sguardo, che vagava altrove.
“So che sembra pazzesco…” continuo la
signora più vicina a me “…ma devi credermi! Quella è una creatura demoniaca!”
esclamò con impeto, sottolineando l’ultima parola.
“Perché dici
così?” domandò l’altra, la voce che mal celava una punta di preoccupazione.
“E’ un demonio!” proseguì
la prima “Ti giuro! E’ perfettamente consapevole di fare qualcosa che
non deve, ed è proprio per quello che lo fa!”
L’altra tacque un secondo, probabilmente
ponderando cosa rispondere all’amica. “Non può essere! E’ una
bestia…agirà per istinto…” disse.
“L’istinto?!?”
la signora vicino a me rise amaramente, prima di interloquire seria “Altro che
istinto… Lo fa apposta!!! Spacca i vasi, strappa via i panni dallo stendino…poi, non appena vede che inizio a correrle dietro
strillando, si ferma a guardarmi con quei suoi piccoli occhietti ed emette un
suono molto simile ad una risata…Si prende gioco di me, quella dannata bestia!”
L’altra rimase ancora in silenzio. “Non
ci credo…che comportamento strano…”
“E non è tutto!”
concluse l’altra “Una sera l’ho beccata che fissava immobile mia nipote…Quella è
una creatura del demonio! Altro che istinto!”
“Tua nipote…?”
“Si! Comunque ho
deciso…” disse ancora, la voce seria “Stasera vado a parlare col prete…Voglio
che venga a benedire la casa e, se anche questo non avrà effetto, chiamerò i
cacciatori. Non permetterò a quel
servitore del demonio di portarmi via mia nipote!”
Io, continuando a fingere di ascoltare
musica, sentii un altro brivido attraversarmi. Non appena aveva iniziato a
parlare di quell’animale dispettoso, il mio sesto
senso mi aveva urlato “Tom!”. Deglutii, consapevole
che dovevo spicciarmi a riconoscere quella signora, portare via il fratello di Bill dalle sue grinfie. Un brivido mi attraversò ancora, al
pensiero di ciò che sarebbe accaduto se, per disgrazia, non ci fossi riuscita.
Cercando di calmarmi, iniziai a spremermi le meningi più che potevo
sperando che, magari involontariamente, una delle due mi desse un piccolo
aiuto.
Un fischio.
Voltai il capo alla mia sinistra, il
treno che si avvicinava. Scheiße!...,
pensai, rendendomi conto che, come al solito, avevo poco tempo per risolvere il
problema.
Il treno rallentò, fermandosi. Ci
avvicinammo. Io, fingendo gentilezza, aprii la porta, poi mi
spostai, aiutando le due signore a salire. Loro mi sorrisero.
“Grazie cara.”
Disse quella che aveva in mente di far fuori il fratello di Bill.
Deglutii, cercando di sorriderle. Odiavo
dovermi comportare così, ma non sapevo cosa fare. Non era da me, ma non era il
momento di essere troppo rigidi. Dovevo assolutamente
capire chi fossero.
“Niente…” risposi.
Lei mi scrutò un
secondo “Ma tu non sei la nipote di…” iniziò, pronunciando il nome di
mia zia. Sgranai gli occhi, annuendo “Conosce la zia?” domandai, sperando che
mi dicesse di sua spontanea volontà chi diavolo fosse.
“Certo, cara!” continuò lei “Abito proprio
nella viletta di fianco al suo condominio!”
Sgranai gli occhi, sorridendo della mia
immensa fortuna “Ah!” risposi, incapace di aggiungere altro mentre lei si
allontanava, per raggiungere la sua amica.
Il treno fischiò. Mi riscossi subito,
saltando su. Restando accanto alla porta, gettai un’occhiata alla carrozza. Le
due donne si erano sedute, continuando a parlare. Le fissai col viso duro.
“Devo agire in fretta…” conclusi, a voce
alta.
Cinque minuti, il treno raggiunse la
stazione, le due donne si alzarono, avvicinandosi a me. La vicina della zia, mi
sorrise ancora. Deglutii, accennano un mezzo sorriso,
una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
La porta si aprì. Un secondo dopo, saltai
giù, iniziando a correre, decisa. Dovevo arrivare a casa della signora, prima
di lei.
Corsi per tre minuti, attraverso il
paese. Molte persone si voltarono a guardarmi. Ignorandole, continuai
imperterrita, fermandomi solo quando mi trovai davanti alla villetta.
“Era così vicino…” mi dissi, un mezzo
sorriso, pensando all’espressione felice che avrebbe assunto il volto di Bill, non appena avrebbe ritrovato suo fratello.
Presi un bel respiro, tentando di
mantenere la mente lucida. Mi avvicinai alla cancellata, guardando dentro. Nel
prato, perfettamente curato, non c’era nulla. “Scheiße!”
imprecai, prima di ricordare che la signora aveva parlato di uno stendino.
Uno stendino
sul davanti…,mi domandai, riflettendo tra me e me,…Non
farebbe una bell’impressione…
Sorrisi, iniziando a correre intorno alla
casa, per raggiungere il retro. Il giardinetto dietro era delimitato da una
rete di colore verde. Sulla sinistra, un grosso buco.
Probabilmente è da qua che passa…, mi
dissi, prima di raccogliere le mani ed iniziare a chiamare Tom
per nome.
Chiamai un paio di volte, poi attesi. Un
minuto. Nulla.
Screeck.
Il rumore di una
macchina che frenava.
Mi sporsi, gettando un’occhiata alla strada. Scorsi la signora che scendeva
lentamente. “Scheiße!” imprecai ancora, nascondendomi
subito. Deglutii.
“Tom!”
ricominciai a chiamare, un groppo alla gola, spaventata da ciò che poteva
accadergli.
All’improvviso, un fruscio.
Mi voltai di scatto, un
brivido mi attraversò la colonna vertebrale, trasmettendosi per tutto il
corpo.
Una volpe, il pelo più vicino al biondo
che al rossiccio, era uscita da sotto la siepe. Mi fissava, i piccoli occhietti
scuri.
Un groppo alla gola,
per via della gran voglia di piangere che mi aveva preso poco prima, sorrisi, gli
occhi ancora pieni di lacrime.
“Tom!” chiamai ancora. Lui continuò a fissarmi,
immobile. Un secondo. Iniziò a corrermi incontro. Gli occhietti, brillavano.
A pochi passi da me, saltò. Io, presa
alla sprovvista, aprii le braccia d’istinto, afferrando la volpe al volo.
Fissai il suo muso un secondo. Piegato in un modo strano, ebbi l’impressione
che mi stesse sorridendo poi, spiazzandomi del tutto, Tom mi strizzò l’occhio. Esterrefatta, mi ritrovai a
sorridere.
Tlack.
All’improvviso il
rumore di una porta che si apriva.
“Oh no!”
Sentii la voce della signora gemere
sconsolata. Tom, tra le mie braccia, emise quello
strano verso che, come la signora aveva ben interpretato, corrispondeva ad una
risata.
“Dove sei dannata bestia?” iniziò a urlare lei un secondo dopo. “Vieni, vieni…Vedrai che bella
sorpresa che ti ho preparato…”
La volpe smise di ridere, fissando seria
verso il giardino, prima di appoggiare i suoi occhietti su di me.
Sospirai. Più tranquilla, avendolo
trovato, sorrisi debolmente “Leviamoci dai piedi…” iniziai.
Appoggiai la volpe a terra. “Andiamo Tom…”
Iniziai a camminare, poi mi fermai,
notando che non mi stava seguendo. “Che c’è?”
domandai, girandomi a guardarlo.
La volpe mi si avvicinò, strusciandosi
sulle mie gambe, l’unica parte del mio corpo che riusciva a raggiungere. Io lo
fissai interdetta, completamente spiazzata. Un secondo dopo, Tom mi strizzò ancora l’occhio, saltandomi di nuovo in
braccio. Fortunatamente, anche questa volta, i miei riflessi furono abbastanza
pronti e riuscii ad afferrarlo in tempo. Iniziò a strusciarsi sul mio collo.
Nonostante fossi consapevole che era solo una
volpe, non potei evitare di arrossire. “Tom…ti
prego…” iniziai imbarazzata “Bill…”
La volpe si fermò, scrutandomi negli
occhi. Emettendo un sospiro, sconsolato, saltò a terra.
Continua…